È un corso di storia dell’arte sui generis quello che la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia ha ideato, con il sostegno di Garage San Marco Spa, per il 2017. Da sabato 28 gennaio il museo lagunare esce, infatti, per calli e campielli della città veneta con la quarta edizione di «Guggenheim Art Classes», otto appuntamenti a cura di Alessandra Montalbetti della Pinacoteca di Brera.
«Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi»: è la frase, di Marcel Proust, scelta come filo conduttore delle visite guidate in cartellone. L’invito che la collezione veneziana fa, ai suoi concittadini (ma anche ai turisti), è, infatti, quello di avere «occhi pronti a riscoprire -si legge nella nota stampa- ciò che, per la nostra vita quotidiana, abbiamo dimenticato, ma che ci circonda, senza che noi ci accorgiamo».
«Guggenheim Art Classes» sarà così un vero viaggio alla scoperta di tesori nascosti che si celano a Venezia, la città -raccontano ancora gli organizzatori- «dove viviamo, camminiamo, e dove non abbiamo mai tempo per una sosta». Eppure basterebbe davvero poco per accorgersi delle meraviglie silenti, e da sempre presenti, che accompagnano i passi di chi cammina per calli e campielli, «come le amate «pietre di Venezia» di Ruskin, -spiegano ancora dalla collezione Guggenheim- intriganti abitanti di una città che Calvino aveva definito «Smeraldina» e dove non una retta, ma un suadente zigzag che si ramifica in tortuose varianti, ci conduce alla meta della dispersione».
Il corso sarà diviso in due cicli (gennaio/aprile e settembre/dicembre) e prevede, per ciascun incontro, due gruppi di partecipanti, uno mattutino e uno pomeridiano. L’iscrizione è aperta a tutti, con riduzioni speciali per i soci del museo, i possessori di Guggenheim Young Pass e gli insegnanti di ogni ordine e grado, ed è obbligatoria in quanto il numero dei posti è limitato. Le iscrizioni al primo ciclo sono già aperte, mentre quelle per il secondo ciclo si apriranno dal 31 maggio.
Ad aprire la rassegna sarà l’incontro «La scultura abbandona la propria casa», che farà tappa nelle sale monumentali della Biblioteca Marciana e a Palazzo Grimani a Santa Maria Formosa. Ci si sposterà, quindi, nella giornata nell’11 febbraio alla Basilica dei Frari e a Palazzo Albrizzi a San Polo. L’incontro successivo, in agenda il 18 marzo, sarà ambientato, invece, tra la Chiesa di San Giorgio dei Greci, la Scuola Dalmata di San Giorgio degli Schiavoni e Chiesa di San Giovanni Battista del Sovrano Militare Ordine di Malta. Mentre a chiudere il primo ciclo di «Guggenheim Art Classes» sarà un viaggio a Vicenza, a Villa Valmarana Ai Nani e a Villa Almerico Capra detta La Rotonda, in programma il 1° aprile.
Gli incontri riprenderanno il 9 settembre con una visita guidata alla Basilica dei Santi Maria e Donato a Murano e la Chiesa di Santa Maria Assunta a Torcello. La Basilica dei Santissimi Giovanni e Paolo e la Scuola Grande di San Marco saranno le protagoniste di un incontro sulla «Golden Age veneziana», in agenda il 28 ottobre. Mentre l’appuntamento «L’illuminata tradizione del mecenatismo a Venezia», previsto per il 18 novembre, farà tappa alla Basilica di San Giorgio Maggiore e alla Fondazione Giorgio Cini. A chiudere gli incontri sarà, nella giornata del 15 dicembre, un incontro sui mosaici alla Basilica di San Marco.
Informazioni utili
Collezione Peggy Guggenheim - Palazzo Venier dei Leoni, Dorsoduro 701 - Venezia. Orari: 10.00-18.00; chiuso il martedì. Ingresso: intero € 10.00; ridotto € 8.00; studenti € 5.00; gratuito 0-10 anni. Informazioni: tel. 041.2405440/429, fax 041.5206885, e-mail: info@guggenheim-venice.it o membership@guggenheim-venice.it. Sito web: www.guggenheim-venice.it.
ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
venerdì 20 gennaio 2017
giovedì 19 gennaio 2017
Da Tobey a Picasso: il 2017 della Guggenheim di Venezia
Si chiude con un record di visitatori il 2016 della della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia. Per la prima volta dalla sua apertura, avvenuta nel 1980, l’istituzione lagunare ha, infatti, raggiunto le 413.499 presenze durante i trecentoquindici giorni di attività, con una media giornaliera di 1.313 ospiti. A questa eccezionale cifra si aggiungono le 8.495 persone che hanno visitato la collezione in occasione di inaugurazioni, visite speciali, eventi istituzionali e privati.
Prosegue, nel frattempo, la grande retrospettiva su Tancredi Parmeggiani, a cura di Luca Massimo Barbero, che sta riscuotendo enorme successo di pubblico con oltre 65.000 visitatori.
Il 2017 vedrà Palazzo Venier dei Leoni fare da palcoscenico a un ricchissimo programma espositivo che con ben quattro mostre spazierà dall’arte surrealista della pittrice danese Rita Kernn-Larsen al linguaggio tutto astratto dell’americano Mark Tobey, per passare al tema della spiaggia nelle opere di Pablo Picasso e giungere al Simbolismo mistico dei Saloni de la Rose+Croix a Parigi.
Al programma si aggiunge la grande installazione collettiva frutto della quinta edizione del progetto Kids Creative Lab.
Le mostre saranno allestite non solo nella consueta area dedicata alle esposizioni temporanee, ma anche nelle due nuove sale espositive del museo, le Project Rooms, ovvero spazi destinati ad accogliere progetti raccolti e mirati, finalizzati ad approfondire il lavoro di un artista o specifiche tematiche legate alla produzione artistica di un determinato interprete del XX secolo, legato alla collezione di Peggy Guggenheim.
Le Project Rooms verranno inaugurate in occasione dell’apertura, il 25 febbraio, della mostra «Rita Kernn-Larsen. Dipinti surrealisti», a cura di Gražina Subelytė: un inedito approfondimento che il museo veneziano dedica all’artista danese con un’esposizione, intima e raccolta, che riunisce una preziosa selezione di dipinti della pittrice, tuttora poco nota al di fuori dell'ambiente danese e scoperta dalla mecenate americana che la espone nella galleria londinese Guggenheim Jeune nel 1938.
Dal 30 marzo al 17 aprile largo ai più piccoli: Palazzo Venier dei Leoni ospiterà l’installazione conclusiva di Kids Creative Lab, il progetto su scala nazionale ideato dalla Collezione Peggy Guggenheim insieme a Ovs, che nel corso delle sue cinque edizioni ha coinvolto milioni di bambini in tutta Italia. Dedicato quest’anno al tema della sostenibilità, dell’ecologia e del rispetto dell’ambiente, Kids Creative Lab vede la prestigiosa collaborazione con Lucy + Jorge Orta, artisti di fama internazionale che insieme al dipartimento di educazione del museo hanno ideato e sviluppato il laboratorio creativo «SostenArt», il cui risultato finale sarà esposto nelle sale delle mostre temporanee.
Dal 6 maggio al 10 settembre il museo veneziano ospiterà la mostra «Mark Tobey. Luce filante», a cura di Debra Bricker Balken. Con oltre sessanta opere, l’esposizione, organizzata dalla Addison Gallery of American Art, Phillips Academy, Andover, Massachusetts, si annuncia come la maggiore retrospettiva degli ultimi quarant’anni dedicata al percorso artistico, peculiare e originale, di Tobey, ed è volta a mettere in luce molti degli aspetti più caratteristici del suo intrigante lavoro, che fu fortemente influenzato dall’arte orientale. Il percorso espositivo non mancherà di contare le due opere dell’astrattista americano appartenenti al museo, «Spazio tremolante» (1961) e «Cammino della storia» (1964).
Dal 26 agosto, giorno del compleanno di Peggy, al 7 gennaio 2018, gli spazi delle Project Rooms ospiteranno «Picasso sulla spiaggia», progetto espositivo a cura di Luca Massimo Barbero.
Nata dalla collaborazione con il Musée Picasso di Parigi e il Musée des Beaux Arts di Lione, la mostra presenta una selezione di disegni e dipinti realizzati dall’artista tra il febbraio e il dicembre 1937 e si snoda intorno al suo capolavoro «Sulla spiaggia» (1937), proprietà della Collezione Peggy Guggenheim, esplorando così il tema della spiaggia, tema ricorrente nella produzione dell’artista spagnolo.
Infine, in autunno, dal 28 ottobre al 7 gennaio 2018, il museo celebra il Simbolismo e i suoi protagonisti, con la mostra «Simbolismo mistico. Il Salon de la Rose+Croix a Parigi 1892–1897», a cura di Vivien Greene. Si tratta della prima esposizione museale mai svolta sui Saloni de la Rose+Croix organizzati dall’eccentrico critico e scrittore rosacrociano Joséphin Péladan (1859-1918). Questi erano dedicati al Simbolismo, con artisti quali Antoine Bourdelle, Jean Delville, Henri Martin, Armand Point, Georges Rouault, Carlos Schwabe, Alexander Séon, Jan Toorop, Ville Vallgren e Félix Vallotton. In mostra verranno approfondite tematiche come il ruolo di Orfeo, l’adulazione dei Primitivi italiani e il dualismo delle femme fragile e femme fatale, sottolineando così i differenti, e talvolta opposti, concetti che caratterizzavano il Simbolismo negli anni ’90 del XIX secolo.
Un anno ricchissimo di mostre, dunque, che vedrà inoltre il fedelissimo gruppo di Guggenheim Intrapresæ spegnere venticinque candeline. Un traguardo molto speciale quello del progetto di corporate membership del museo, nato nel 1992, che da allora sostiene con coinvolgimento ed entusiasmo tutte le attività della Collezione, dalle mostre temporanee ai progetti speciali quali l’ampliamento del museo.
Informazioni utili
Collezione Peggy Guggenheim - Palazzo Venier dei Leoni, Dorsoduro 701 - Venezia. Orari: 10.00-18.00; chiuso il martedì. Ingresso: intero € 10.00; ridotto € 8.00; studenti € 5.00; gratuito 0-10 anni. Informazioni: tel. 041.2405411, fax 041.5206885, e-mail: info@guggenheim-venice.it. Sito web: www.guggenheim-venice.it.
Prosegue, nel frattempo, la grande retrospettiva su Tancredi Parmeggiani, a cura di Luca Massimo Barbero, che sta riscuotendo enorme successo di pubblico con oltre 65.000 visitatori.
Il 2017 vedrà Palazzo Venier dei Leoni fare da palcoscenico a un ricchissimo programma espositivo che con ben quattro mostre spazierà dall’arte surrealista della pittrice danese Rita Kernn-Larsen al linguaggio tutto astratto dell’americano Mark Tobey, per passare al tema della spiaggia nelle opere di Pablo Picasso e giungere al Simbolismo mistico dei Saloni de la Rose+Croix a Parigi.
Al programma si aggiunge la grande installazione collettiva frutto della quinta edizione del progetto Kids Creative Lab.
Le mostre saranno allestite non solo nella consueta area dedicata alle esposizioni temporanee, ma anche nelle due nuove sale espositive del museo, le Project Rooms, ovvero spazi destinati ad accogliere progetti raccolti e mirati, finalizzati ad approfondire il lavoro di un artista o specifiche tematiche legate alla produzione artistica di un determinato interprete del XX secolo, legato alla collezione di Peggy Guggenheim.
Le Project Rooms verranno inaugurate in occasione dell’apertura, il 25 febbraio, della mostra «Rita Kernn-Larsen. Dipinti surrealisti», a cura di Gražina Subelytė: un inedito approfondimento che il museo veneziano dedica all’artista danese con un’esposizione, intima e raccolta, che riunisce una preziosa selezione di dipinti della pittrice, tuttora poco nota al di fuori dell'ambiente danese e scoperta dalla mecenate americana che la espone nella galleria londinese Guggenheim Jeune nel 1938.
Dal 30 marzo al 17 aprile largo ai più piccoli: Palazzo Venier dei Leoni ospiterà l’installazione conclusiva di Kids Creative Lab, il progetto su scala nazionale ideato dalla Collezione Peggy Guggenheim insieme a Ovs, che nel corso delle sue cinque edizioni ha coinvolto milioni di bambini in tutta Italia. Dedicato quest’anno al tema della sostenibilità, dell’ecologia e del rispetto dell’ambiente, Kids Creative Lab vede la prestigiosa collaborazione con Lucy + Jorge Orta, artisti di fama internazionale che insieme al dipartimento di educazione del museo hanno ideato e sviluppato il laboratorio creativo «SostenArt», il cui risultato finale sarà esposto nelle sale delle mostre temporanee.
Dal 6 maggio al 10 settembre il museo veneziano ospiterà la mostra «Mark Tobey. Luce filante», a cura di Debra Bricker Balken. Con oltre sessanta opere, l’esposizione, organizzata dalla Addison Gallery of American Art, Phillips Academy, Andover, Massachusetts, si annuncia come la maggiore retrospettiva degli ultimi quarant’anni dedicata al percorso artistico, peculiare e originale, di Tobey, ed è volta a mettere in luce molti degli aspetti più caratteristici del suo intrigante lavoro, che fu fortemente influenzato dall’arte orientale. Il percorso espositivo non mancherà di contare le due opere dell’astrattista americano appartenenti al museo, «Spazio tremolante» (1961) e «Cammino della storia» (1964).
Dal 26 agosto, giorno del compleanno di Peggy, al 7 gennaio 2018, gli spazi delle Project Rooms ospiteranno «Picasso sulla spiaggia», progetto espositivo a cura di Luca Massimo Barbero.
Nata dalla collaborazione con il Musée Picasso di Parigi e il Musée des Beaux Arts di Lione, la mostra presenta una selezione di disegni e dipinti realizzati dall’artista tra il febbraio e il dicembre 1937 e si snoda intorno al suo capolavoro «Sulla spiaggia» (1937), proprietà della Collezione Peggy Guggenheim, esplorando così il tema della spiaggia, tema ricorrente nella produzione dell’artista spagnolo.
Infine, in autunno, dal 28 ottobre al 7 gennaio 2018, il museo celebra il Simbolismo e i suoi protagonisti, con la mostra «Simbolismo mistico. Il Salon de la Rose+Croix a Parigi 1892–1897», a cura di Vivien Greene. Si tratta della prima esposizione museale mai svolta sui Saloni de la Rose+Croix organizzati dall’eccentrico critico e scrittore rosacrociano Joséphin Péladan (1859-1918). Questi erano dedicati al Simbolismo, con artisti quali Antoine Bourdelle, Jean Delville, Henri Martin, Armand Point, Georges Rouault, Carlos Schwabe, Alexander Séon, Jan Toorop, Ville Vallgren e Félix Vallotton. In mostra verranno approfondite tematiche come il ruolo di Orfeo, l’adulazione dei Primitivi italiani e il dualismo delle femme fragile e femme fatale, sottolineando così i differenti, e talvolta opposti, concetti che caratterizzavano il Simbolismo negli anni ’90 del XIX secolo.
Un anno ricchissimo di mostre, dunque, che vedrà inoltre il fedelissimo gruppo di Guggenheim Intrapresæ spegnere venticinque candeline. Un traguardo molto speciale quello del progetto di corporate membership del museo, nato nel 1992, che da allora sostiene con coinvolgimento ed entusiasmo tutte le attività della Collezione, dalle mostre temporanee ai progetti speciali quali l’ampliamento del museo.
Informazioni utili
Collezione Peggy Guggenheim - Palazzo Venier dei Leoni, Dorsoduro 701 - Venezia. Orari: 10.00-18.00; chiuso il martedì. Ingresso: intero € 10.00; ridotto € 8.00; studenti € 5.00; gratuito 0-10 anni. Informazioni: tel. 041.2405411, fax 041.5206885, e-mail: info@guggenheim-venice.it. Sito web: www.guggenheim-venice.it.
mercoledì 18 gennaio 2017
«Disegni smisurati del ‘900 italiano» in mostra a Bologna
È senz’altro uno tra gli eventi più interessanti che la città di Bologna propone nei giorni di Arte Fiera la mostra «Cartoni. Disegni smisurati del ‘900 italiano», ideata da Marco Fabio Apolloni e Monica Cardarelli per lo Spazio Sympò, nell’ex Chiesa di Santa Maria del Buon Pastore. L’esposizione, allestita dal 25 al 31 gennaio, inanella ben venti cartoni di maestri come Adolfo De Carolis, Mario Sironi, Duilio Cambellotti, Giulio Bargellini, Achille Funi, Gino Severini, Galileo Chini, Publio Morbiducci, Achille Capizzano e Ottone Rosai.
Il cartone, com’è noto, è un disegno grande quanto l’opera o la parte di opera che l’artista intende realizzare. Debba essere questa un quadro, un affresco, una vetrata, un mosaico o un arazzo, il cartone è una realizzazione necessaria affinché l’opera sia portata a termine dall’artista stesso o dalle maestranze specializzate che devono materialmente compierla. E poiché questi cartoni spesso si riferiscono a realizzazioni di grandi e grandissime dimensioni, richiedono uno spazio espositivo altrettanto ragguardevole.
Ad essere qui svelata è la preziosissima raccolta, vera e propria collezione da grande museo, che la galleria del Laocoonte di Roma ha riunito, ricercando queste opere o sul mercato dell’arte o dagli eredi degli artisti. Per costituire una sorta di pinacoteca di disegni smisurati che evidenzi l’alto livello dell’esercizio del disegnare nella prima metà del secolo scorso.
Si va dal dannunziano Adolfo De Carolis, di cui si espone il grande foglio preparatorio del dipinto «Primavera» (1903), a una monumentale figura di Mario Sironi che pare scolpita nella roccia a colpi di grafite. Del poliedrico Duilio Cambellotti è esposto il cartone per il rosone realizzato in vetri colorati per la Cattedrale di Teramo, oltre a due disegni preparatori per i manifesti del film «Fabiola», peplum cristiano che fu uno dei primi kolossal italiani del immediato dopoguerra.
Due maestosi cartoni per gli affreschi dello scalone del palazzo dell’Ina a Roma – ora proprietà dell’Ambasciata americana – sono opera del quasi dimenticato Giulio Bargellini (Firenze, 1875- Roma, 1936), frescante instancabile di terme, banche e ministeri dove andò traducendo in italiano le archeologie viventi di Alma Tadema e le bellezze femminili che Klimt aveva trasformato in sontuose carte da parati.
Grande protagonista della rassegna bolognese, della quale rimarrà documentazione in un catalogo delle Edizioni De Luca, è Achille Funi (Ferrara, 1890 – Appiano Gentile, Como, 1972) non solo un formidabile frescante, ma anche un restauratore in chiave moderna dell’arte di Giotto e Piero della Francesca, rivisitata con l’intento di ridar vita nell’Italia contemporanea alla storia antica, al Medioevo e al Rinascimento, raccontandola ai contemporanei come una favola mitologica. L’artista è in mostra con due schiere di soldati romani disegnati per il «Martirio di S.Giorgio» dell’omonima chiesa milanese, le figure di Didone e della sorella Anna per la sala dell’«Eneide», affresco effimero eseguito per la Triennale di Monza del 1930, una «Zuffa di Cavalieri» per la Sala consiliare del Municipio di Bergamo e la «Vergine annunciata», cartone colorato a pastello per la pittura della chiesa di San Francesco a Tripoli.
Di Gino Severini è una «Madonna con Bambino» per la Cattedrale di Losanna; di Galileo Chini una delle virtù, che ornavano il Padiglione delle Esposizioni della Biennale di Venezia. Il cartone di carta lucida, perforato per il trasferimento a spolvero, ha assunto con il tempo l’aspetto di un’antica pergamena, mentre la figura, i cui contorni sono definiti dalla polvere di carboncino rimasta nei fori, ha l’aspetto di un apparizione irreale.
Publio Morbiducci (1889-1963), l’autore del «Monumento al Bersagliere a Porta Pia», firma in mostra una serie di disegni con trionfi di spoglie militari in cui le armi dell’antichità classica sono commiste con quelle moderne dell’ultima guerra. Del calabrese Achille Capizzano, al quale si devono alcuni mosaici del Foro italico, sono presentate due scene dalla «Divina Commedia» ispirate ad antiche xilografie.
Infine di Ottone Rosai è un «Giovinetto crocifisso» sospeso quasi a grandezza naturale su un vasto foglio, in cui il rovello del disegno per rendere l’anatomia del corpo si traduce in un’apparenza espressionista di grande pathos, in cui l’immagine sacra è anche sacra rappresentazione della propria tormentata omosessualità.
«Non deve stupire – afferma Marco Fabio Apolloni - che nel Novecento italiano sopravvivano questi grandi fogli su cui l’ispirazione dell’artista, già spesa in studi, schizzi, modelli e bozzetti, ha saputo trovare finalmente la vera misura e le linee definitive della forma del proprio lavoro. […] Il cartone è l’ultimo luogo delle incertezze, dei ripensamenti, dei cambiamenti improvvisi in corso d’opera. Sono le cancellature, le correzioni, ciò che rendono il cartone una sorta di sindone di carta di tutta la passione e le sofferenze di un artista nel corso della creazione del proprio capolavoro. È questa qualità del cartone in cui l’opera d’arte e il documento di lavoro si confondono che costituiscono la sua maggiore attrattiva. Se imperturbabile nella sua durevolezza è il buon fresco, brillante il mosaico, splendente la vetrata, il cartone invece non mostra solo gli accidenti occorsi durante la lavorazione, ma il tempo anche lo rende fragile come un antico documento autografo. Da qui la sua preziosità, la reverenza con cui esso va trattato e mostrato».
Informazioni utili
«Cartoni. Disegni smisurati del ‘900 italiano». Sympò (ex Chiesa di Santa Maria del Buon Pastore), via delle Lame, 83. Bologna. Orari: ore 10.00 – 19.00. Ingresso gratuito. Informazioni: Galleria del Laocoonte di Roma tel. 06.68308994 e laocoontegallery@libero.it. Dal 25 al 31 gennaio 2017.
Il cartone, com’è noto, è un disegno grande quanto l’opera o la parte di opera che l’artista intende realizzare. Debba essere questa un quadro, un affresco, una vetrata, un mosaico o un arazzo, il cartone è una realizzazione necessaria affinché l’opera sia portata a termine dall’artista stesso o dalle maestranze specializzate che devono materialmente compierla. E poiché questi cartoni spesso si riferiscono a realizzazioni di grandi e grandissime dimensioni, richiedono uno spazio espositivo altrettanto ragguardevole.
Ad essere qui svelata è la preziosissima raccolta, vera e propria collezione da grande museo, che la galleria del Laocoonte di Roma ha riunito, ricercando queste opere o sul mercato dell’arte o dagli eredi degli artisti. Per costituire una sorta di pinacoteca di disegni smisurati che evidenzi l’alto livello dell’esercizio del disegnare nella prima metà del secolo scorso.
Si va dal dannunziano Adolfo De Carolis, di cui si espone il grande foglio preparatorio del dipinto «Primavera» (1903), a una monumentale figura di Mario Sironi che pare scolpita nella roccia a colpi di grafite. Del poliedrico Duilio Cambellotti è esposto il cartone per il rosone realizzato in vetri colorati per la Cattedrale di Teramo, oltre a due disegni preparatori per i manifesti del film «Fabiola», peplum cristiano che fu uno dei primi kolossal italiani del immediato dopoguerra.
Due maestosi cartoni per gli affreschi dello scalone del palazzo dell’Ina a Roma – ora proprietà dell’Ambasciata americana – sono opera del quasi dimenticato Giulio Bargellini (Firenze, 1875- Roma, 1936), frescante instancabile di terme, banche e ministeri dove andò traducendo in italiano le archeologie viventi di Alma Tadema e le bellezze femminili che Klimt aveva trasformato in sontuose carte da parati.
Grande protagonista della rassegna bolognese, della quale rimarrà documentazione in un catalogo delle Edizioni De Luca, è Achille Funi (Ferrara, 1890 – Appiano Gentile, Como, 1972) non solo un formidabile frescante, ma anche un restauratore in chiave moderna dell’arte di Giotto e Piero della Francesca, rivisitata con l’intento di ridar vita nell’Italia contemporanea alla storia antica, al Medioevo e al Rinascimento, raccontandola ai contemporanei come una favola mitologica. L’artista è in mostra con due schiere di soldati romani disegnati per il «Martirio di S.Giorgio» dell’omonima chiesa milanese, le figure di Didone e della sorella Anna per la sala dell’«Eneide», affresco effimero eseguito per la Triennale di Monza del 1930, una «Zuffa di Cavalieri» per la Sala consiliare del Municipio di Bergamo e la «Vergine annunciata», cartone colorato a pastello per la pittura della chiesa di San Francesco a Tripoli.
Di Gino Severini è una «Madonna con Bambino» per la Cattedrale di Losanna; di Galileo Chini una delle virtù, che ornavano il Padiglione delle Esposizioni della Biennale di Venezia. Il cartone di carta lucida, perforato per il trasferimento a spolvero, ha assunto con il tempo l’aspetto di un’antica pergamena, mentre la figura, i cui contorni sono definiti dalla polvere di carboncino rimasta nei fori, ha l’aspetto di un apparizione irreale.
Publio Morbiducci (1889-1963), l’autore del «Monumento al Bersagliere a Porta Pia», firma in mostra una serie di disegni con trionfi di spoglie militari in cui le armi dell’antichità classica sono commiste con quelle moderne dell’ultima guerra. Del calabrese Achille Capizzano, al quale si devono alcuni mosaici del Foro italico, sono presentate due scene dalla «Divina Commedia» ispirate ad antiche xilografie.
Infine di Ottone Rosai è un «Giovinetto crocifisso» sospeso quasi a grandezza naturale su un vasto foglio, in cui il rovello del disegno per rendere l’anatomia del corpo si traduce in un’apparenza espressionista di grande pathos, in cui l’immagine sacra è anche sacra rappresentazione della propria tormentata omosessualità.
«Non deve stupire – afferma Marco Fabio Apolloni - che nel Novecento italiano sopravvivano questi grandi fogli su cui l’ispirazione dell’artista, già spesa in studi, schizzi, modelli e bozzetti, ha saputo trovare finalmente la vera misura e le linee definitive della forma del proprio lavoro. […] Il cartone è l’ultimo luogo delle incertezze, dei ripensamenti, dei cambiamenti improvvisi in corso d’opera. Sono le cancellature, le correzioni, ciò che rendono il cartone una sorta di sindone di carta di tutta la passione e le sofferenze di un artista nel corso della creazione del proprio capolavoro. È questa qualità del cartone in cui l’opera d’arte e il documento di lavoro si confondono che costituiscono la sua maggiore attrattiva. Se imperturbabile nella sua durevolezza è il buon fresco, brillante il mosaico, splendente la vetrata, il cartone invece non mostra solo gli accidenti occorsi durante la lavorazione, ma il tempo anche lo rende fragile come un antico documento autografo. Da qui la sua preziosità, la reverenza con cui esso va trattato e mostrato».
Informazioni utili
«Cartoni. Disegni smisurati del ‘900 italiano». Sympò (ex Chiesa di Santa Maria del Buon Pastore), via delle Lame, 83. Bologna. Orari: ore 10.00 – 19.00. Ingresso gratuito. Informazioni: Galleria del Laocoonte di Roma tel. 06.68308994 e laocoontegallery@libero.it. Dal 25 al 31 gennaio 2017.
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