ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

mercoledì 27 giugno 2018

A Massa Marittima undici capolavori di Ambrogio Lorenzetti

«A Massa [dipinse] una grande tauola et una capella». Con questa lapidaria, ma non troppo precisa indicazione, contenuta nei «Commentarii», l’architetto, scultore e scrittore Lorenzo Ghiberti (Pelago, 1378 – Firenze, 1º dicembre 1455), che probabilmente era ben informato sui fatti relativi al «famosissimo et singularissimo maestro» senese, indicava per primo l’attività di Ambrogio Lorenzetti (Siena, 1290 circa – Siena, 1348) nella città maremmana.
L’artista e storiografo fiorentino si riferiva alla grande tavola con la «Maestà», che «con la sua profonda dottrina, la sua bellezza figurativa, la sua calda e attraente gamma cromatica -per usare le parole di Alessandro Bagnoli, uno dei più attenti studiosi dell’opera di Lorenzetti- abbagliava dall’altare della piccola chiesa di San Pietro all’Orto, dove gli eremitani agostiniani di Massa Marittima avevano iniziato a svolgere la loro vita comunitaria e liturgica».
Questo importante dipinto, realizzato intorno al 1335, è al centro della mostra «Ambrogio Lorenzetti in Maremma. I capolavori dei territori di Grosseto e Siena», che allinea, fino al prossimo 16 settembre, nelle sale del Complesso museale di San Pietro all'Orto, undici tele dell’artista senese, alle quali sono affiancati video e pannelli illustrativi.
Il percorso espositivo si propone così non solo di essere facilmente fruibile da un pubblico di non esperti, ma anche di offrire una visione di insieme delle varie stagioni conosciute dal pittore nel corso della propria carriera, anche al fine di meglio contestualizzare la stessa «Maestà» nell’ambito di quella che in passato era considerata la Maremma senese.
Di questo straordinario dipinto a tempera e oro su tavola -si legge nella brochure che accompagna la mostra- «si erano perse le tracce da diversi secoli, quando gli studi eruditi dell’Ottocento proposero d’identi¬ficarla con l’opera allora conservata nella Cappella dei Priori del Palazzo comunale della città, che oggi ospita l’ufficio del sindaco. La tavola era stata ritrovata nel 1867 nella soffitta del Convento di Sant’Agostino divisa in cinque parti utilizzate in un deposito di carbone. La felice intuizione che in quelle tavole annerite si celasse l’opera perduta di Lorenzetti, confermata solo all’inizio del Novecento dopo una trentina di anni di studio, rappresentava la prova tangibile, dopo secoli d’incertezze, del fatto che uno dei più grandi pittori del Trecento italiano avesse davvero lavorato a Massa Marittima, sulla scia di altri maestri senesi del calibro di Duccio e Goro di Gregorio».
Ambrogio Lorenzetti elaborò per questo lavoro un’iconografia complessa, caratterizzata da un sovraffollamento di personaggi: le tre virtù teologali sono raffigurate sedute sui gradini che conducono al trono della Madonna con gli angeli musicanti, santi e profeti.
Si rivela così in questo straordinario dipinto tutta la maestria dell’artista, innovatore dei dipinti d'altare, di storie sacre e che ha allargato lo sguardo della pittura alla narrazione del paesaggio e della pittura d'ambiente.
Il percorso espositivo propone altre dieci opere a partire dagli anni 1320/25 con la ¬ figura del «Re Salomone», frammento che faceva in origine parte di una delle cornici di raccordo tra le scene che Ambrogio, assieme al fratello Pietro, eseguì per la Sala Capitolare del convento senese di San Francesco, ¬ fino al 1340 con il «Polittico di San Pietro in Castelvecchio» e il «Polittico della Madonna col Bambino e i Santi Pietro e Paolo» dipinto per la Chiesa di Roccalbegna.

Tra queste due date si collocano le altre opere in mostra: la «Croce dipinta» della Pieve di Montenero d’Orcia, la vetrata raffigurante il «San Michele Arcangelo vittorioso sul demonio», le sinopie dell’«Annunciazione» della cappella di San Galgano a Montesiepi, i «Quattro Santi» del Museo dell’Opera della Metropolitana di Siena, le scene affrescate lungo il lato orientale del Chiostro di San Francesco, sempre a Siena, e l’«Allegoria della Redenzione» della Pinacoteca di Siena. Il percorso della mostra si completa con la visita ad altri due importanti luoghi della città, dove Lorenzetti lavorò: la Chiesa di San Pietro all’Orto, o i Museo degli Organi Meccanici Antichi, e la Cattedrale di San Cerbone, dove sono presenti affreschi recentemente attribuiti al grande artista senese.
Il percorso espositivo della mostra si completa con la visita ad altri due importanti luoghi della città, dove Lorenzetti lavorò: la Chiesa di San Pietro all’Orto, oggi Museo degli Organi Meccanici Antichi, e la Cattedrale di San Cerbone, dove sono presenti a affreschi recentemente attribuiti al grande artista senese.
Tra questi si segnala una grande «Annunciazione», posta al lato sinistro della porta laterale.
Nonostante la perdita di metà della superficie affrescata e la consunzione della pellicola pittorica, è ancora possibile apprezzare la stupenda invenzione compositiva e l’accuratezza dell’esecuzione.
Ambrogio Lorenzetti ha costruito una complessa architettura: lo spazio è scandito in profondità e si dispiega dall’area di primo piano, alle due volte in alto, sopra le quali si vedono due bifore di modernissima architettura gotica, al vano voltato dov’è la Vergine, nel fondo del quale si apre una porta che immette in una più lontana stanza.
«L’espediente di immaginare la porta socchiusa e delineata con scorcio prospettico ben misurato torna a riprova della responsabilità di Ambrogio Lorenzetti, che fu l’unico pittore del Trecento senese a concepire e realizzare con impressionate acutezza simili soluzioni. La stessa capacità di rappresentare le cose in uno spazio profondo e tangibile -spiega Alessandro Bagnoli-, si percepisce nella figura della Vergine, nelle sue mani e nel libro socchiuso, dove fra i due blocchetti delle pagine spicca isolata quella sulla quale era fissata la lettura. L’attenta cura nell’esecuzione si percepisce ancora nella fine elaborazione del nimbo della Vergine, che è riempito dall’impressione di stampini puntiformi, a scacchiera e a rosetta».
Per tutti questi elementi si può affermare che l’«Annunciata» della cattedrale di Massa Marittima si riveli come un’ulteriore prova magistrale della fase matura di Ambrogio Lorenzetti, «pratico coloritore a fresco», che – ebbe a scrivere Giorgio Vasari, un altro importante biografo dell’artista- «nel maneggiar la tempera i colori gl’adoperò con destrezza e facilità grande».

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Ambrogio Lorenzetti, Madonna col Bambino e i santi Pietro e Paolo, circa 1340, tempera e oro su tavola, Roccalbegna, chiesa dei Santi Pietro e Paolo; foto di Andrea e Fabio Lensini, Siena © Diocesi di Pitigliano – Sovana - Orbetello; [fig. 2] Ambrogio Lorenzetti, Re Salomone, circa 1320-1325, affresco distaccato e applicato su supporto di vetroresina, Siena, Museo Diocesano; foto di Marcello Formichi © Arcidiocesi di Siena – Colle di Val d'Elsa – Montalcino; [fig. 3] Ambrogio Lorenzetti, Croce dipinta, circa 1320- 1325, tempera e oro su tavola, Montenero d’Orcia (Castel del Piano), pieve di Santa Lucia; foto di Andrea e Fabio Lensini, Siena © Arcidiocesi di Siena – Colle di Val d'Elsa – Montalcino; [fig. 4] Ambrogio Lorenzetti, Madonna col Bambino in trono con Virtù teologali, angeli musicanti, santi e profeti, 1335- 1336, oro, argento, lapislazzuli e tempera su tavole di legno di pioppo, Massa Marittima, Museo di Arte Sacra Provenienza: Massa Marittima, chiesa di San Pietro all’Orto Iscrizioni: FIDES, SPES, CARITAS (sui gradini del trono della Vergine) FOTO 19 foto di Marcello Formichi 

Informazioni utili
«Ambrogio Lorenzetti in Maremma. Capolavori dei territori di Grosseto e Siena». Complesso museale di San Pietro all'Orto, corso Diaz, 36 - Massa Marittima (Grosseto). Orari: fino al 30 giugno - da martedì a domenica, ore 10.00 – 13.00 e ore 16.00- 19.00, dal 1° luglio al 16 settembre - tutti i giorni, dalle ore 10.00 alle ore 12.00 e dalle ore 16.00 alle ore 20.00. Ingresso: intero 7 euro, ridotto 5 euro. Informazioni: Ufficio turistico Comune di Massa Marittima/ Musei di Massa Marittima, Musei di Maremma, tel.  0566901954, www.turismomassamarittima.it/news o www.museidimaremma.it.  Fino al 16 settembre 2018.

lunedì 25 giugno 2018

Pisa rende omaggio alla storia della sua ceramica

Quattro sedi espositive e oltre cinquecento pezzi per un omaggio alla ceramica pisana, che prevede anche percorsi guidati in città e sul territorio alla scoperta di inediti palazzi, chiese decorate da bacini ceramici, esempi di archeologia industriale e ceramisti ancora in attività: si presenta così la mostra «Pisa città della ceramica. Mille anni di economia e di arte, dalle importazioni mediterranee alle creazioni contemporanee», che rilegge un intero territorio, avanguardia nella tecnica destinata a cambiare le abitudini dell’Ottocento, cominciando dalla tavola per passare al resto.
Il cuore della rassegna è al Centro espositivo San Michele degli Scalzi (in viale delle Piagge), adiacente ai resti dell’ultimo baluardo della produzione in città, la fabbrica della Richard Ginori. L’allestimento si snoda nei locali disposti intorno all’antico chiostro, con vista sul campanile decorato dai bacini ceramici, ripercorrendo la storia di una produzione manifatturiera e artistica che ha caratterizzato Pisa e il suo territorio a livello nazionale e internazionale dal primo medioevo sino al XX secolo. Tra postazioni tattili, video e gigantografie d’impatto, è possibile approfondire le tecniche utilizzate prima dell’anno Mille, l’espansione del settore lungo il fiume Arno prima e sulle rotte del Mediterraneo poi, fino all’età industriale.
L’arte pisana della ceramica, nata già in età antica, affonda, infatti, le radici del suo sviluppo nelle importazioni via mare da aree islamiche e bizantine. In principio furono le Maioliche, manufatti realizzati prevalentemente per uso alimentare, con coperture vetrificate colorate, chiamate così per la provenienza dall’Isola di Maiorca. Acquisite le tecniche, all’inizio del Duecento i ceramisti pisani, primi in Toscana e tra i primi in Italia, avviano un’eccellente produzione di ceramica decorata. Ben presto gli allievi pisani superano i maestri spagnoli cominciando ad esportare in tutto il bacino del Mediterraneo. Rinnovatasi nel corso dei secoli, la produzione ceramica pisana si espande fino all’Ottocento, conquistando l’Europa e le Americhe.
Di epoca più recente la nascita di piccole fabbriche, in grado di rispondere al fabbisogno locale, ma anche di proseguire nelle esportazioni di manufatti di valore artistico: un panorama in cui s’impone tra primo e secondo dopoguerra il grande sviluppo industriale della Richard-Ginori.
Al nucleo principale di San Michele degli Scalzi faranno eco il Museo nazionale di San Matteo (in piazza San Matteo in Soarta, 1), con la sala espositiva dei bacini ceramici riallestita per l’occasione, e Palazzo Blu (sul lungarno Gambacorti, 9) con un percorso dedicato alle più antiche ceramiche medievali provenienti da scavi recenti praticati in zona. Il Novecento è, invece, protagonista nella sede della Camera di Commercio di Pisa (in piazza Vittorio Emanuele II, 5), che ospiterà una sezione espositiva dedicata alle produzioni tardo ottocentesche e novecentesche, compresi una serie di oggetti di uso quotidiano, come pipe, lampade e strumenti di vario genere, oltre ad una serie di incontri con i ceramisti contemporanei attivi in area pisana e mediterranea.
Per tutta la durata della mostra è, inoltre, possibile fruire di una serie di percorsi della ceramica in città e negli immediati dintorni, alla scoperta di chiese decorate da bacini ceramici, case-torri in cui è impiegato il cotto decorato, edifici del primo Novecento impreziositi da elementi ceramici e centri produttivi del territorio limitrofo.
La tradizione ceramista pisana, infatti, in età moderna si espande anche al territorio, conoscendo particolare fortuna tra ‘600 e ‘800 con l’apertura di numerose botteghe in alcuni dei centri del basso Valdarno. La capillarità delle produzioni ceramiche locali permette di creare un percorso ideale lungo le sponde dell’Arno («Un fiume di ceramiche»), che a partire da Vicopisano (con le produzioni di San Giovanni alla Vena), si snoda attraverso le realtà artigianali che caratterizzano le tradizioni di Calcinaia, Pontedera, Montopoli in Valdarno, S. Maria a Monte, Castelfranco di Sotto, per arrivare fino a S. Miniato e Fucecchio, tutti luoghi che ospiteranno allestimenti ed eventi paralleli alla mostra principale.

Informazioni utili 
«Pisa città della ceramica. Mille anni di economia e di arte, dalle importazioni mediterranee alle creazioni contemporanee». Orari: SMS - da maggio a luglio e da settembre a novembre, martedì e giovedì dalle ore 9:00 alle ore 13:00 e dalle ore 15:00 alle 17:00; il mercoledì e il venerdì dalle ore 9:00 alle ore 13:00; il sabato e la domenica dalle ore 10:00 alle ore 13:00 e dalle ore 15:00 alle ore 18:00 (ultimo ingresso 30 minuti prima della chiusura). Nel mese di agosto aperto sabato e domenica dalle 18:00 alle 22:00 |Camera di Commercio: da martedì a sabato, con orari in via di definizione. | Museo Nazionale di San Matteo: feriali: 8:30 - 19:30; festivi: 8:30 - 13:30 (ultimo ingresso 30 minuti prima della chiusura) Chiusura: ogni lunedì. Per informazioni specifiche Tel. 050 541865, pm-os.museosanmatteo@beniculturali.it | Palazzo Blu: Le collezioni della Fondazione Pisa sono fruibili dal martedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 19:00 e il sabato e la domenica dalle ore 10:00 alle ore 20:00 (ultimo ingresso un'ora prima della chiusura). Chiuso nel mese di agosto.  Per informazioni specifiche tel. +39 050 220.46.50; info@palazzoblu.it | Tutte le sedi espositive sono chiude il lunedì. Biglietti: accesso gratuito al centro SMS e alla sede espositiva presso la Camera di Commercio, e biglietto ridotto al Museo Nazionale di San Matteo e a Palazzo Blu – esposizione permanente. Informazioni e programma completo: www.pisacittaceramica.it. E-mail: info@pisacittaceramica.it; jenny.delchiocca@cfs.unipi.it. Prenotazioni: pisacittaceramica@gmail.com. Fino al 5 novembre 2018.

sabato 23 giugno 2018

Milano omaggia Alik Cavaliere

È una mostra diffusa che parte dalla Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale per estendersi all’intera città di Milano quella curata da Elena Pontiggia in occasione del ventennale della scomparsa di Alik Cavaliere (Roma 1926 - Milano 1998), artista fra i maggiori della scultura italiana del secondo Novecento. L’antologica, in programma dal 27 giugno al 9 settembre, intende ricostruire l’intero percorso dell’artista, soffermandosi sul tema della natura.
A Palazzo Reale verranno esposti lavori che mettono in luce le diverse fasi e tematiche dell’artista, dalle monumentali «Metamorfosi» dei tardi anni Cinquanta all’innovativo personaggio «Gustavo B.» dei primi anni Sessanta, protagonista di un racconto composito sulle tante esperienze dell’uomo del tempo, accostato a «Bimecus», una valigetta fai da te contenente elementi in bronzo e legno, un tempo componibili anche dall’osservatore per entrare in sintonia con l’autore.
Sarà, inoltre, possibile vedere capolavori di straordinaria bellezza come «Quae moveant animum res. Omaggio a Magritte» e il famoso «Monumento alla mela,» entrambi del 1963; in particolare in questi due lavori l’artista riprende da Magritte il tema della mela al quale associa il pensiero di Lucrezio secondo cui la mente umana genera immagini anche irreali e la natura è vista come un ciclo infinito di nascita e morte. Dello stesso periodo verranno, poi, esposte «Tibi suavis dedala tellus submittit. La terra feconda di frutti» e «Il tempo muta la natura delle cose», esposte nel 1964 in una sala personale alla Biennale di Venezia.
La mostra si soffermerà, inoltre, su un tema ricorrente nella poetica dell’artista, la gabbia, quale simbolo dei limiti e delle costrizioni che incombono sull’uomo. Una condizione, questa, ben rappresentata in «E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce» (1967) e approfondita nei numerosi lavori successivi dal titolo «W la libertà», in cui gli elementi naturali, imprigionati all’interno di rigide forme geometriche, tentano invano di evadere. Come afferma lo scultore: «La gabbia era un senso di oppressione di qualche cosa a cui non riusciamo a sfuggire. Ho anche imprigionato ricordi, memorie, cose che si erano perdute. La natura fioriva all’esterno di questa gabbia».
Di grande rilievo tra le opere scelte per l’antologica milanese sono sculture monumentali come lo spettacolare «Albero per Adriana» (1970) e «Mezzo albero» (1971). A chiudere il percorso sarà, invece, un’installazione degli anni Novanta: «Grande pianta Dafne» (cm 450x410x400). L’opera, riprendendo il mito di Apollo e Dafne narrato nelle «Metamorfosi» di Ovidio, ritrae la figura femminile avvolta da un intrico di rami e allude al legame simbiotico tra l’uomo e il mondo naturale.
L’esposizione nella Sala delle Cariatidi rivelerà così che l’artista ha anticipato di decenni problematiche e sensibilità che oggi sentiamo come nevralgiche, come il tema della natura, nei suoi aspetti di rigoglio e sofferenza, espansione e costrizione. Commenta a tale proposito Elena Pontiggia: «Nessun artista, nella scultura del Novecento, ha scolpito il mondo della vegetazione e, per essere più precisi, l’universo verde delle foglie, dei frutti, dei cespugli, degli arbusti, degli alberi, come Alik Cavaliere».
Quello in mostra è un lavoro in cui le tante fonti di ispirazione artistica - da De Chirico a Magritte, da Giacometti a Duchamp, dall’informale alla Pop Art all’arte concettuale, senza escludere qualche reminiscenza Liberty, pur reinterpretata con accenti insieme più ironici e più allarmati - si caricano di tante suggestioni poetiche e filosofiche con riferimenti a Lucrezio, Campanella, Petrarca, Leopardi, Giordano Bruno, Spinoza, Shakespeare, Rousseau, Ariosto, dando vita a opere ricche di significato, ma mai letterarie o meramente contenutistiche. Nell’ arte di Alik Cavaliere le domande esistenziali si mescolano al gioco dada, la precisione della forma di ascendenza surrealista si alterna alla libertà della materia di derivazione informale, il senso artigianale della scultura convive con l’operazione concettuale, generando opere tra le più singolari e le meno inquadrabili del nostro panorama espressivo.
Accanto al nucleo centrale di Palazzo Reale, la mostra propone focus specifici in altre cinque sedi.
Il Museo del Novecento ospiterà il ciclo «Le avventure di Gustavo B.», a partire da «Il Signor G.B. si innamora», opera acquisita dalle civiche raccolte nel 1984, in occasione dell’apertura del Cimac. In mostra saranno presentate al pubblico altre quattro sculture e un dipinto della medesima serie ideate dall’artista tra il 1960 e il 1963, dedicate alle vicende surreali dell’immaginario signor Gustavo B., in qualche modo alter ego dell’artista.
Palazzo Litta accoglierà l’opera «E sarà sempre di tutti quelli che credono con la loro arte di defraudare la natura» (1967) nel giardino interno al Cortile d’onore, mentre alle Gallerie d’Italia sarà ospitata la scultura «W la libertà» (1976-77), che riprende il tema delle piante rinchiuse nelle gabbie. L’Università Bocconi porrà, invece, l’accento sulle incisioni originali «Attraversare il tempo», realizzate a quattro mani con Vincenzo Ferrari; e, infine, il Centro artistico Alik Cavaliere offre un’ampia raccolta di lavori di piccole e grandi dimensioni, esposti sia all’interno, sia nel giardino.
La mostra, a ingresso gratuito, si inserisce nel percorso con il quale Palazzo Reale, per il terzo anno consecutivo, esplora nella programmazione estiva l’arte contemporanea, rafforzando quest’anno la proposta con la collaborazione del Museo del Novecento e presentando così alla città quattro artisti per raccontare la creatività dei nostri tempi: Agostino Bonalumi, Alik Cavaliere e Pino Pinelli a Palazzo Reale, Agostino Ferrari al Museo del Novecento.

Informazioni utili
Alik Cavaliere. L’universo verde. Le sedi: Palazzo Reale - Sala delle Cariatidi e Giardinetto, Piazza Duomo 12 – Milano. Ingresso libero. Orari: lunedì, ore 14:30 - 19:30; martedì, mercoledì, venerdì e domenica, ore 9:30 - 19:30; giovedì e sabato, ore 9:30 - 22:30; Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura. Internet: www.palazzorealemilano.it. | Museo del Novecento, piazza Duomo, 8 - Milano. Ingresso incluso nel biglietto del museo. Prima domenica del mese gratuito. Orari: lunedì, ore 14:30 - 19:30; martedì, mercoledì, venerdì e domenica, ore 9:30 - 19:30; giovedì e sabato, ore 9:30 - 22:30. Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura. Internet: www.museodelnovecento.org | Palazzo Litta, Corso Magenta, 24 - Milano. Ingresso libero. Orari: da lunedì a venerdì, ore 9.30 - 18.30. Internet: www.palazzolittacultura.org | Gallerie d’Italia, piazza della Scala, 6 - Milano.  Ingresso gratuito fino al 19 agosto 2018. Dal 21 agosto 2018: tariffe consultabili sul sito. Orari: da martedì a domenica, ore 9.30 - 19.30 (ultimo ingresso ore 18.30); giovedì, ore 9.30 - 22.30 (ultimo ingresso ore 21.30); lunedì chiuso. Internet: www.gallerieditalia.com | Università Bocconi, via Sarfatti, 25 - Milano. Ingresso libero. Orari: da lunedì a venerdì, ore 9.00 - 14.00; chiuso dal 4 al 19 agosto. Dal 27 giugno al 9 settembre 2018.