ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

mercoledì 18 novembre 2020

La rivista «Ferrania» rivive in digitale grazie alla Fondazione 3M

Era il gennaio del 1947 quando faceva la sua comparsa - in occasione della commercializzazione di Ferraniacolor, la prima pellicola a colori prodotta in Europa - il mensile «Ferrania», nato dall’acquisizione della rivista «Notiziario fotografico», fondata a Ivrea nel 1940 sotto la guida di Aristide Bosio.
Diffusa in un momento storico come quello del secondo Dopoguerra, dove la fotografia trovava sempre più spazio sui rotocalchi patinati -da «L'Espresso» a «L'Europeo», da «Epoca» a «Il Mondo»- ma anche in testate di carattere culturale, a partire dalla raffinata rivista «Il Politecnico», diretta da Elio Vittorini e impaginata da Albe Steiner, «Ferrania» si distinse subito per non essere un mero bollettino aziendale, ma un «veicolo di pubbliche relazioni», un prodotto di alto profilo culturale anche grazie all’illuminata direzione di Guido Bezzola, cattedratico di letteratura italiana, e di Alfredo Ornano, fotografo e grande esperto di chimica.
Su quelle pagine, che lo storico della fotografia Italo Zannier definì «una specie di Camera Work italiana», scrissero autori del calibro di Giuseppe Turroni, Ugo Casiraghi, Morando Morandini, Folco Quilici, Dino Formaggio, solo per citarne qualcuno.
L'impaginazione e la direzione artistica potevano, invece, contare sull'esperienza di Luigi Veronesi, fotografo e pittore astrattista, che diede alla rivista -come a tutte le pubblicità dell’azienda Ferrania- un’impronta di straordinaria modernità.
Sin dai primi numeri, il periodico dedicò ampio spazio alla fotografia in bianconero (la prima copertina a colori è del 1955 in contemporanea con la comparsa del sottotitolo «Rivista mensile di fotografia e cinematografia») pubblicando sia portfolio di grandi autori internazionali come Édouard Boubat, Brassaï, Izis e Otto Steinr sia opere di bravi fotoamatori, alcuni dei quali, come Mario De Biasi, Cesare Colombo, Gianni Berengo Gardin, Fulvio Roiter, si sarebbero poi imposti come professionisti.
La scoperta di nuovi talenti era strettamente legata al lancio di bandi fotografici, base per la creazione del prestigioso archivio dell’azienda Ferrania, un patrimonio di centodieci mila immagini (tra lastre, cartoline fotografiche, negativi, stampe vintage e riproduzioni), acquisito negli anni Sessanta da 3M.
Tirata in tremila e cinquecento copie per fascicolo nell’invariato formato A4 (24 x 30 centimetri) di quaranta pagine su carta patinata, «Ferrania» si caratterizzò, nel corso degli anni, per una struttura organizzata in una successione di articoli di natura critica, tra saggi, recensioni e profili degli autori. Le ultime pagine del periodico erano, invece, dedicate a schede monografiche relative a personalità artistiche del passato. Non mancavano, poi, consigli tecnici e suggerimenti sugli obiettivi, ovvero articoli che permettevano ai fotoamatori di conoscere i nuovi prodotti dell’azienda milanese.
Vicina all’estetica crociana, cara a una delle firme più attive della rivista - quella di Giuseppe Cavalli, sperimentatore della cosiddetta tecnica high-key e firmatario del celebre «Manifesto della Bussola» -, la rivista era attenta anche al mondo del cinema, che raccontava da un punto privilegiato visto che l'azienda Ferrania forniva le pellicole ai più grandi registi italiani, da Federico Fellini a Pier Paolo Pasolini.
Questa ossatura editoriale venne mantenuta fino all’ultimo numero, uscito nel dicembre 1967. Con il consueto annuario del meglio della fotografia dell’anno, pubblicato a partire dal 1957, «Ferrania» chiudeva i battenti, ma il suo stile – ricorda Roberto Mutti- «lasciava un’importante eredità con cui ancora oggi si fanno i conti».
È, dunque, prezioso il lavoro fatto dalla Fondazione 3M, istituzione culturale permanente, snodo di divulgazione e formazione, dove scienza e ricerca, arte e cultura, discipline economiche e sociali, vengono approfondite, tutelate, promosse e valorizzate, nella consapevolezza dei valori d'impresa e della cultura dell'innovazione. 
Si deve, infatti, a questo prestigioso ente italiano, con sedi a Roma e Milano, la digitalizzazione di tutti i numeri della rivista «Ferrania». Il progetto, che è stato realizzato in collaborazione con la Scuola normale superiore di Pisa, permette così, con un semplice clic, di sfogliare e di consultare la rivista comodamente da casa. Un’ottima occasione, questa, per gli studiosi (ma anche per i semplici appassionati di fotografia) nei giorni del secondo lockdown della cultura, con le biblioteche chiuse e la necessità di affidarsi solo a Internet (e alla propria biblioteca personale) per le ricerche e gli studi.

Informazioni utili 
Tutti i numeri della rivista sono disponibili al sito: https://www.fondazione3m.it/page_rivistaferrania.php

martedì 17 novembre 2020

«Cento anni di Fila», Corraini edizioni racconta in un libro un secolo di storie di colori e lapis

Era il 23 giugno 1920 quando a Firenze veniva costituita - su iniziativa di un gruppo di imprenditori, capitanato dal conte Giuseppe delle Gherardesca- la Fabbrica italiana di lapis e affini. Da quell’estate sono trascorsi cento anni e le aspettative dei fondatori «di fabbricare e commerciare lapis, oggetti e articoli di cancelleria e di durare per cinquant’anni» sono state ampiamente superate. Da allora Fila – che dialoga con il mondo attraverso il linguaggio senza confini e senza tempo della creatività – è, infatti, parte della storia, del costume, della quotidianità di intere generazioni di persone.
Alla vicenda ricca e intensa di questa società – oggi quotata alla Borsa di Milano, nel segmento Star, con tutti i suoi intramontabili e iconici marchi come, per esempio, Giotto, Tratto, Das, Didò e Pongo - hanno dato vita la penna dello scrittore Valerio Millefoglie e le matite dell’illustratore bolognese Andrea Antinori. È nato così il volume «Cento anni di Fila», appena uscito in libreria (e on-line) per i tipi di Corraini edizioni.
Scritto in doppia lingua, italiano e inglese, il libro è stato concepito come un viaggio tra i ricordi di quei milioni di uomini, donne e ragazze che hanno stretto tra le mani gli strumenti realizzati da Fila per scrivere, disegnare, colorare, modellare e dipingere, per dare ancora più colore alle loro storie variopinte. 
 Il volume si discosta così dal cliché del classico libro aziendale. «Cento anni di Fila» -commenta a tal proposito Massimo Candela, Ceo del gruppo- «parla del nostro heritage, delle nostre ambizioni, della nostra passione e della nostra visione per il futuro, ma lo fa – permettetemi il gioco di parole – in punta di matita, mettendo al centro le persone e il valore condiviso generato dalla potenza dirompente della creatività».
La struttura narrativa si sviluppa su un doppio livello. Nella prima parte, la penna di Valerio Millefoglie, dopo un certosino lavoro di analisi degli archivi aziendali e di ricostruzione storica, racconta al lettore cento anni di avvenimenti. Delinea in forma di racconto, attraverso evidenze storiche e aneddoti, la storia di Fila in un percorso che spazia dai documenti costituitivi dell’azienda (corrispondenze con fornitori e clienti, fotografie delle prime fiere campionarie, appunti di lavoro, bozzetti di nuove realizzazioni) alle innovazioni di prodotto, dalla strategia di acquisizioni internazionali avviata negli anni Novanta alle curiosità e alle testimonianze di chi ha contribuito a rendere l’azienda ciò che è oggi e che sarà domani. Il tutto è inserito nel contesto storico, che viene cadenzato per decenni, in una connessione continua tra società, cultura, costumi e vicende aziendali.
Così scopriamo tante piccole curiosità. La matita Telefono degli anni Trenta è indissolubilmente legata al cinema dei «telefoni bianchi» e delle dive. Si deve ad Alberto Candela (la cui famiglia è a capo del gruppo dal 1956) l’invenzione della matita per il trucco, del Tratto Pen (oggi esposto al MoMa di New York) e del Tratto Clip. Tra gli estimatori di Fila c’era Federico Fellini, che sulle pagine de «La Stampa» di Torino ricordò le matite colorate Giotto della sua infanzia. 
La narrazione è accompagnata e resa vivida da una selezione di immagini storiche e dalle illustrazioni prodotte dalla matita di Andrea Antinori che visualizzano i passaggi cruciali e sottolineano il legame tra Fila, la società e il colore.
La seconda parte è composta da cento testimonianze di persone diverse tra loro per vissuto e professione che hanno scelto di raccontarsi: il fil rouge che le accomuna è l’emozione, il ricordo e il senso di appartenenza a una grande comunità. Nel racconto corale la testimonianza del banchiere si fonde con quella della maestra, l’esperienza creativa dell’illustratore e dello scrittore si lega al ricordo della professoressa della stenografia in pensione, del taxista, della logopedista, dello studente.
  Il flusso narrativo si apre con il contributo di Simonetta Agnello Hornby che ci riporta all’Agrigento della sua infanzia e si chiude con il racconto di Matilde Rini, una bambina di nove anni che da grande vorrebbe lavorare nell’ufficio «non lo so», un luogo dove quello che fai lo scopri solo quando sei entrato.
Da un punto di vista grafico, i contributi si contraddistinguono da un font che ci riporta a una dimensione quasi diaristica, da un titolo che ci trasporta in un mondo personale e da un’immagine di prodotto che richiama il legame con Fila.
Il volume parla anche dei progetti educativi sviluppati negli anni da enti come il teatro alla Scala di Milano, la Biennale di Venezia o la Città della Scienza di Napoli con l’azienda di Pero.  
«Cento anni di Fila» è, poi, un libro per tutti, anche per il lettore. Il Lapiscento prodotto ad hoc per il centenario – una matita di grafite realizzata con un sistema di recupero degli scarti di legno cedro da filiera certificata Pefc – e inserito nel volume, è un invito ad alimentare la storia condivisa, a lasciare il proprio segno, a mischiare il proprio vissuto con quello degli altri per creare un arcobaleno di racconti e di colori.

Informazioni utili
Valerio Millefoglie, Andrea Antinori, «1920-2020. Cento anni di FILA. Un secolo di storie di colore, di lapis ed affini». Corraini edizioni, Mantova 2020. Dimensioni: 16.5 x 23.0 cm. Lingue: italiano e inglese. Rilegatura: cartonato con sovraccoperta e matita inserita. Pagine: 240. Edizione corrente: 11/2020. ISBN: 9788875708771. Prezzo: € 28,00. Informazioni: sales@corraini.com, www.corraini.com. Ufficio stampa: Benedetta Lelli, press@corraini.com, tel. 3286156940 | Antonella Laudadio – Cantiere di Comunicazione, a.laudadio@cantieredicomunicazione.com, 345.7131424, 02.87383180

lunedì 16 novembre 2020

«The Coluring Book», centocinquanta disegni di artisti contemporanei da colorare

Colorare fa bene alla salute e c’è chi definisce questa pratica addirittura terapeutica perché ci permette di dimenticare momentaneamente tutti i pensieri superflui. Adesso che il Coronavirus ci costringe ancora una volta a passare del tempo tra le pareti di casa può essere un’idea comprarsi una scatola di pennarelli e un album da colorare, magari il nuovo «The Coluring Book. 150 disegni di artisti contemporanei», il volume edito da 24 Ore Cultura, per la curatela di Rossella Farinotti e Gianmaria Biancuzzi, in libreria e on-line dal prossimo 19 novembre.
Il progetto ha preso avvio durante il lockdown della scorsa primavera grazie a un’idea di Milano Art Guide, che si è avvalsa per la realizzazione della collaborazione di Lara Facco P&C.
Per contribuire a rendere le distanze e il contenimento un po’ meno gravosi durante il periodo di quarantena, i curatori hanno invitato artisti di tutto il mondo e di diverse generazioni - tra i quali Maurizio Cattelan, Nico Vascellari, Patrick Tuttofuoco, Adrian Paci, Emilio Isgrò, Marzia Migliora, Vedovamazzei, Goldschmied & Chiari, Thomas Braida, Nathalie Du Pasquier, Ugo La Pietra e molti altri - a creare un «Colouring Book» per gli amanti dell’arte.
La risposta non si è fatta attendere, in pochi giorni sono state messe in rete decine e decine di disegni, molti dei quali realizzati ad hoc per l’occasione, che tutti da casa hanno potuto scaricare in formato A4 sui propri dispositivi, stampare e colorare.
Già dai primi trenta giorni il numero dei download è stato altissimo e a oggi i disegni sono stati scaricati in centodiciotto Paesi nel mondo.
L’arte è così entrata nelle case e, durante la quarantena forzata, è stata data a tutti la possibilità di distrarsi in un modo nuovo e fantasioso.
«The Colouring Book» è, dunque, diventato un album diffuso, composto nel tempo grazie al contributo unico degli artisti che, con la loro personale visione, hanno interpretato i momenti che stiamo vivendo in questi mesi.
Adesso, mentre siamo nel vivo della seconda ondata della pandemia (con zone gialle, rosse e arancioni a seconda della gravità della situazione), il progetto diventa un libro cartaceo, che è un vero e proprio «kit di sopravvivenza» - citando uno dei soggetti pubblicati- per passare bene il tempo, ma che contiene in sé anche un grande messaggio di speranza, soprattutto per le generazioni future.
I disegni di questo album nascono nei modi più diversi e nei luoghi più vari: dagli studi in cui gli artisti si erano trasferiti a vivere, fino a case isolate dove anche un foglio di carta era difficile da reperire.
Per questo, supporti e tematiche sono differenti e ingegnosi. Si spazia da carte da forno a fogli strappati dai quaderni di scuola dei figli, da piccole narrazioni quotidiane indicate attraverso una sola immagine a intime riflessioni più complesse, da istruzioni per l’uso a creazioni di giochi e passatempi. «Così -raccontano a 24 Ore Cultura- si susseguono ritratti di familiari, amici e animali domestici, dettagli casalinghi con cui ogni giorno si aveva a che fare, da un termosifone al cibo da mettere in tavola, forme geometriche per restituire un’evasione, elementi del corpo riscoperti e immortalati sulla carta come le mani, un soggetto ricorrente, o dettagli di occhi, bocche, nasi». 
Ci sono anche frasi scritte, scelte tra quelle che spesso pronunciamo nella quotidianità o pensiamo ripetutamente nei momenti difficili. «Sono off», per esempio, rappresenta una chiara indicazione di un sentimento diventato collettivo nei mesi della quarantena, mentre «In dark times we should dream with open eyes» è un monito positivo, quasi un mantra da ripetere quando il mondo sembra cascarci addosso.
Non mancano, poi, autoritratti, disegni di case, paesaggi naturali, alberi, fiori, funghi e foglie, rose e carciofi, un clown rovesciato, giochi di costruzioni, divertenti fumetti, favole – da «Cappuccetto rosso» alla «Bella addormentata nel bosco» – motociclette con cui farsi un giro e gabbie e reti da cui scappare. 
Ci sono anche storie inventate e luoghi immaginari: un ristoro dove prendere un caffè in mezzo al nulla, una casa con un cuore, un pericolo o un uomo che fuma guardando il cellulare.
«The Colouring Book» diventa così una traccia di questo 2020: un album di istantanee in continuo evolversi, di momenti condivisi e vissuti da tutti. Con approcci molto differenti, gli artisti ci mostrano il loro punto di vista e la loro testimonianza, offrendoci affascinanti risposte e domande a quello che ci circonda.
Ma non è tutto. Il libro uscirà anche dai suoi confini cartacei. Da fine novembre verrà lanciata una speciale call to action per dare forma alle mille risposte possibili di un’unica domanda, solo in apparenza semplice: «perché abbiamo bisogno di arte?».
A questo quesito il pubblico potrà rispondere creativamente reinterpretando a proprio gusto la copertina del libro con il disegno di «L.O.V.E», la scultura raffigurante un dito medio creata da Maurizio Cattelan per piazza Affari a Milano.
Ciascuno sarà chiamato a usare la tavolozza del proprio vissuto personale, innestandola sul lavoro dell’artista, attraverso i colori, il commento della parola, l’evocazione poetica o la riflessione intima, l'inserimento di frammenti materiali e di altre immagini (fotografie, ritagli di giornale o frammenti di altre opere d'arte) e qualsiasi altra tecnica.
Il gesto creativo, che sarà premiato anche con un buono del valore di 50 euro per cinquanta persone, darà vita a una mappa emozionale in grado di restituire i valori legati al bisogno di arte nella nostra società, veicolo di conoscenza, ma anche strumento per migliorare l’umore e liberare la nostra creatività. Perché, come diceva Pablo Picasso, «l’arte scuote dall’anima la polvere accumulata dalla vita di tutti i giorni». 

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Copertina del libro «The Coluring Book»; [fig. 2] Ugo La Pietra/ Tutto passa | © Ugo La Pietra; [fig. 3] Stefano Serusi / Non riesco a nascondere che tutto ciò che mi ispira sia fuori dalla porta di casa | © Stefano Serusi Courtesy of the artist; [fig. 4] Goldschmied e Chiari / Survival is a full time job | © Goldschmied & Chiari  

Informazioni utili
The Colouring Book A cura di: Rossella Farinotti e Gianmaria Biancuzzi. 24 ORE Cultura, Milano 2020. Formato: cartonato 24 x 33 cm. Pagine: 160 pp. Prezzo: € 39,00. Codice ISBN: 978-88-6648-525-4. In vendita dal 19 novembre in libreria e acquistabile on-line