ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

venerdì 18 ottobre 2024

«La main des autres», in una monografia di 5 Continents Editions il lavoro del designer Emmanuel Babled

Si intitola «La main des autres» la monografia che la casa editrice milanese 5 Continents Editions ha appena dedicato al lavoro di Emmanuel Babled, progettista francese, classe 1967, che ha stabilito il proprio studio a Lisbona - dopo aver vissuto a Parigi, Milano e Amsterdam - e che, in Italia, ha all’attivo una lunga collaborazione con la maison del vetro Venini. E il titolo del volume, uscito in libreria lo scorso settembre per la curatela di Angela Vettese e Veerle Devos, non poteva essere più azzeccato.

All’inizio della sua carriera, ispirato dal grande Ettore Sottsass, il designer francese si rese, infatti, conto che la sua vera passione non risiedeva nella realizzazione in serie di oggetti destinati a riprodursi in migliaia di copie, ma piuttosto nel creare pezzi in piccole quantità, essenzialmente unici, attraverso «la main des autres», ovvero «la mano degli altri». Nacque così una stretta collaborazione con maestri artigiani altamente specializzati, solitamente legati al materiale utilizzato, dove tradizioni secolari e artigianato altamente qualificato continuano a produrre magia: soffiatori del vetro, maestri cavatori e tecnici nella lavorazione del marmo, mediatori che conoscono le temperature necessarie per fare nascere e poi solidificare il plexiglass, esperti di legnami che padroneggiano le regole del materiale.

Così le opere di Emmanuel Babled possono considerarsi una summa che racchiude in sé la conoscenza collettiva dei maestri artigiani, il suo talento nel design e la sua capacità di collaborare con maestri di tutto il mondo. Perciò, il suo impareggiabile talento nell’integrare un pensiero progettuale fuori dagli schemi con una tecnologia all’avanguardia culmina in edizioni limitate che contengono un patrimonio mondiale immateriale di tradizioni preziose.

All’interno della monografia pubblicata da 5 Continents Editions, disponibile in lingua inglese e francese, possiamo osservare ciò che avviene «dietro le quinte» delle sue creazioni in edizione limitata, approfondendo lo spirito del designer che oggi celebra una carriera di successo che dura da oltre trent’anni. E, grazie a questo lavoro, il lettore è introdotto anche in quei luoghi generalmente inaccessibili al pubblico, dove i segreti dei maestri artigiani vengono tramandati di generazione in generazione.

Le regole d’azione vengono anzitutto dettate dal materiale prescelto, vissuto come una cosa viva, densa di richieste specifiche, mai come un’entità̀ amorfa. Semmai la materia viene concepita come qualcosa che non ha ancora espresso tutte le sue potenzialità̀, e che dunque si può̀ condurre in territori e a risultati a cui non era mai giunta. Qui si suturano la fase del disegno iniziale, a mano libera e privo di limiti immaginativi, e il risultato finale, che è un compromesso tra quel disegno e la traducibilità̀ in un oggetto reale.

Emmanuel Babled, peraltro, non si innamora di una sola tipologia di oggetto. Ha realizzato lampade, vasi, tavolini, tavoli, mobili, sedie, lampadari da soffitto, sedute. Non predilige un ambito di specializzazione, anche se ciò̀ che fa solitamente riguarda il corpo, segue le curve dei viventi, cerca forme che possono persino avere qualcosa di fantascientifico, ma che sono sempre fortemente compatibili con la fisicità: come se fossero nostre protesi o animali mai visti o esseri che potrebbero improvvisamente prendere vita. Anche in relazione a settori in cui la mediazione non è di carattere tecnologico, il designer francese osserva e ascolta le tradizioni che guidano l’uso e la composizione di certe materie, per poi metterle insieme in maniera innovativa, ma senza mai perdere di vista il dialogo con chi le conosce bene.

Può̀ anche non esserci alcuna tecnologia apparente, sostituita da un ritorno a un artigianato basico, fatto di gesti ripetuti, come accade per la parte di produzione iniziata in Tanzania dal 2021, quando lo studio Babled si è sdoppiato dando luogo a Zanzibar anche alla casa di produzione Kukua. In questo caso le mani da seguire, da consigliare e di cui accogliere i consigli lavorano senza elettricità, senza trapani, senza altro mezzo che una manualità molto educata da cui nascono sedie di pelle e legno flessibile, tavoli fatti con la tecnica dei cestini, lampade di rafia a forma di palma, sgabelli imbottiti, prodotti con l’aiuto della comunità̀ locale di falegnami e di circa seicento donne dell’organizzazione WomenCraft, nata quattordici anni fa nei campi di rifugiati dell’Onu. Se la tecnologia qui è scarsissima, la tradizione offre soluzioni che sarebbe sciocco evitare.

Attraverso tutte queste molteplici declinazioni, Emmanuel Babled supera il proprio ego e la propria firma individuale, incarnando l’idea che un designer non è un’entità solitaria ma un’impresa collettiva.

Oltre alla monografia, l’artista ha realizzato un’opera in edizione speciale e in serie limitata, fatta di vetro soffiato e legno pregiato, per racchiudere il volume, che trae ispirazione dalla celebre serie di oggetti «Osmosi».

In questo primo scorcio d’autunno, il lavoro di Emmanuel Babled può essere, dunque, conosciuto attraverso le pagine di un libro, ma anche grazie a una mostra: «Territorie», inaugurata alla Galerie Yves Gastou, in occasione della Paris Design Week, e aperta fino al 26 ottobre.
Ogni opera esposta, da pezzi iconici come la lampada Digit e il tavolo Quark a novità assolute, racconta l’evoluzione di un percorso creativo che si distingue per la continua ricerca e sperimentazione di tecniche artigianali d'eccellenza, reinterpretate con uno spirito contemporaneo e innovativo, attento alle contaminazioni culturali e al dialogo con le tradizioni locali.

Il vetro di Murano, il marmo di Carrara, i metalli e la pietra lavica dell’Etna sono i materiali utilizzati in questi lavori, dai quali si percepisce una riflessione profonda sul rapporto tra artigianato e tecnologia, uomo e materia, passato e futuro.
«Il lavoro del designer – racconta, a tal proposito, Emmanuel Babled - è quello di provocare un processo e coglierne i frutti. Il mio compito è quello di dirigere i materiali, come un direttore d’orchestra, per arrivare a un risultato finale che mantenga la grazia naturale originale, senza un’imposizione esterna». I materiali sono le note, gli artigiani gli orchestrali. Il risultato? Una sinfonia eterea e avvincente. Magica.

Didascalie delle immagini
1. Cover del libro Emmanuel Babled. La main des autres; 2. Ubuntu | © Babled Studio; 3 e 4. Venini blown glass (Paglia &  Cipria) - Tuya wood / Verre  Soufflé Venini (Paglia & Cipria) -  bois de tuya; 5. Emmanuel Babled, Osmosi_Furniture. Ph Nicole Marnati; 6. Emmanuel Babled, Etnastone Gueridon. Ph BabledStudio
 
Informazioni utili
Emmanuel Babled. La main des autres, 5 Continent Editions, Milano 2024. 27,5 x 35,5 cm, 336 pagine, 800 illustrazioni a colori. Cartonato con sovracoperta. Edizione bilingue, inglese e francese. ISBN: 979-12-5460-064-1. Prezzo: € 80. Data di pubblicazione: settembre 2024

giovedì 17 ottobre 2024

Nespolo & Chiarlo, una lunga storia tra vino e arte

Era l’estate del 2003 quando Michele Chiarlo, «il signore del Barbera e del Moscato», uno dei grandi nomi dell’enologia piemontese, dava vita sulle colline di Castelnuovo Calcea, in provincia di Cuneo, all’Art Park La Court, un museo a cielo aperto tra i vitigni di un territorio di indiscusso fascino, quello delle Langhe-Roero e del Monferrato, che da dieci anni è inserito all’interno dei Patrimoni mondiali dell’Umanità di Unesco.

A guidare la trasformazione in un cantiere artistico dei venti ettari di terreno disposti ad anfiteatro che circondano la tenuta La Court, dando così corpo alle parole di Cesare Pavese che definiva le viti di una vigna le «quinte di una scena favolosa, di un evento che né il ricordo né la fantasia conoscono», fu Giancarlo Ferraris (San Marzano Oliveto, 1950), pittore e illustratore di Nizza Monferrato, nonché insegnante al Liceo artistico di Torino, che già firmava le etichette per i vini dell’azienda di Michele Chiarlo (e che è presente all’interno del parco con un bell’omaggio a Umberto Eco).

Sarebbe nato così, nel cuore del Barbera astigiano, «il più esteso museo a cielo aperto in vigna» e «uno dei rari esempi italiani di land art tra i vigneti», le cui quinte scenografiche dedicate ai quattro elementi naturali - terra, acqua, aria e fuoco - portano la firma di Emanuele Luzzati (Genova, 1921 – 2007). 

 Il percorso, che regala un’atmosfera da fiaba al luogo, è disseminato anche di opere di altri artisti internazionali come il designer americano Chris Bangle (l’ideatore delle Big Bench, le panchine di grandi dimensioni), Balthasar Brennenstuhl, Dedo Roggero Fossati, Rolando Carbone e molti altri ancora.

A questa storia, che ora viene portata avanti dai figli di Michele Chiarlo, Stefano e Alberto, si aggiunge un nuovo capitolo. È stato, infatti, da poco inaugurato il «Cannubi Path», un cammino tra le vigne del cru più antico d’Italia, la collina del Barolo storicamente riconosciuta nel 1752, che prende ispirazione dal concetto dell’Art Park La Court, e che disegna un’esperienza multisensoriale e non una semplice decorazione estetica. Attraverso installazioni tra i filari e nel ciabot (un antico capanno caratteristico dei vigneti), i visitatori possono immergersi nell'essenza del paesaggio e nella passione di chi lo coltiva.

Il progetto, visitabile liberamente e aperto al pubblico tutto l’anno (fatta eccezione per i giorni di vendemmia), celebra la storicità vitivinicola del territorio e il suo valore culturale, consolidando il legame tra la tradizione della Michele Chiarlo e l’arte di Ugo Nespolo (Mosso - Biella, 29 agosto 1941), uno dei grandi nomi dell’arte italiana, noto per le sue opere vibranti e colorate, che spaziano dalla pittura alla scultura, dal design alle installazioni, nelle quali emerge un’impronta ironica, trasgressiva, ludica, per un personale senso del divertimento che rappresenta da sempre una sorta di marchio di fabbrica.
Ugo Nespolo è, infatti, uno degli artisti che, con la sua opera «La porta sul vigneto», una sorta di ingresso scanzonato e colorato realizzato nel 2013, «illumina» l’Art Park La Court. Sua è anche l’etichetta per il Nizza Docg Riserva La Court Vigna Veja, prodotto solo nelle annate d'eccezione e in un numero limitato di bottiglie.

Il «Cannubi Path», dedicato alla memoria di Michele Chiarlo, scomparso nel novembre del 2023 all’età di ottantotto anni, si unisce ad altre due novità che hanno visto la luce nel 2024: lo Sky Bar & Lounge, inaugurato a giugno all’interno del resort Palás Cerequio di La Morra, e la mostra «Nespolo & Chiarlo: dal 2010 arte in vigna», allestita nel caveau del Barolo. Nell’esposizione, visitabile fino alla fine dell’anno, si possono ammirare alcune delle opere più importanti dell’artista piemontese e scoprire anche bozzetti inediti che raccontano la sua lunga collaborazione con l’azienda piemontese, una delle eccellenze del vino in Italia, che dal 1956 parla il linguaggio della tradizione e della passione, della sostenibilità e della sperimentazione.

Informazioni utili

mercoledì 16 ottobre 2024

Illy Art Collection, i diritti delle donne sulle nuove tazzine del «Progetto Genesi»

Era il 1992 quando, su spinta di Matteo Thun, l’azienda triestina Illy dava il via a una pagina importante della sua storia, quella che univa all’attenzione per il gusto la passione per il bello e il ben fatto. Con l’intento di amplificare il piacere sensoriale dato dal caffè coinvolgendo anche la vista e l’intelletto, attraverso l’arte, quell’anno nacquero le illy Art Collection, celebri tazzine d’artista che hanno trasformato un oggetto quotidiano in una tela bianca su cui, negli anni, si sono cimentati centinaia di artisti di fama internazionale.

Da allora non c’è grande evento, in Italia e all’estero, che non faccia da scenografia alla presentazione di una nuova serie di tazzine. Ed ecco che, in occasione di Frieze London e di Art Basel Paris (mercoledì 16 ottobre alle ore 17:00 e giovedì 17 ottobre alle ore 11:30 alla Lounge illy, al pianterreno del Grand Palais), l’azienda friulana ha presentato la sua ultima collaborazione, quella con Genesi, associazione nata a Milano nel 2020 per volontà di Letizia Moratti, che è impegnata nella difesa dei diritti umani attraverso la valorizzazione delle differenti culture e dell’ambiente.

In questi anni l’istituzione lombarda ha dato vita a una collezione d’arte contemporanea e, con altre realtà, ha sviluppato il progetto E4Impact Foundation, per lo sviluppo dell’imprenditorialità in Africa.

In seno all’associazione è nato anche, nel 2021, il «Progetto Genesi. Arte e Diritti umani», curato da Ilaria Bernardi: un percorso interdisciplinare, itinerante e inclusivo, in edizioni annuali, che coniuga momenti espositivi ed educativi con l’obiettivo di fornire una formazione permanente in tema di diritti umani.

Proprio quest’ultimo progetto ha incontrato l’interesse di illy, azienda da sempre attenta alla funzione sociale dell’arte intesa come strumento capace di parlare a tutti e di incidere sulla società per trasformarla e favorirne il progresso. Sono nate così le illy Art Collection di «Progetto Genesi», tazzine in edizione limitata realizzate dalle quattro artiste di fama internazionale protagoniste dell’edizione 2024 del format espositivo, che ha fatto tappa a Gubbio (1 marzo – 7 aprile 2024), Pavia (4 maggio-2 giugno 2024), Torino (20 giugno-13 ottobre 2024) e Cesano Maderno (28 settembre-1 dicembre 2024), cittadina del Milanese dove è attualmente in corso una mostra che «parla» della condizione femminile nel mondo, del colore della pelle, della tutela dell’ambiente e delle tradizioni come memoria collettiva di un popolo.

La siriana Simone Fattal (Damasco, Siria, 1942), l’iraniana Shirin Neshat (Qazvin, Iran, 1957), l’italiana Monica Bonvicini (Venezia, Italia, 1965) e la milanese di origini senegalesi Binta Diaw (Milano, 1995), ognuna con il proprio linguaggio espressivo, hanno, dunque, utilizzato la tazzina illy come una tela bianca per riflettere attorno ad alcune delle più urgenti questioni culturali, ambientali e sociali, raccontando la propria esperienza di donne in differenti contesti geografici e sociali, e facendosi così portavoce della condizione femminile nel mondo.

Monica Bonvicini - poliedrica e pluripremiata artista veneziana, con base a Berlino, dove insegna scultura all'Universität der Künst, e che è attualmente in mostra nella scenografica cornice della chiesta sconsacrata di San Carlo a Cremona con la sua installazione «And Rose» - ha scelto, per esempio, per la sua tazzina illy Art Collection di replicare il motivo delle maglie della catena, elemento che compare in molte delle sue opere ispirate alla serie di disegni rossi «Hanging Heavy» del 2001. Le catene e i loro nodi, resi neri per l’occasione, si riferiscono a quei momenti che condividiamo davanti a un caffè, scambiandoci idee, impegnandoci in conversazioni, parlando di cose di nuovo. Rappresentano le relazioni e i ricordi, esprimono un senso di comunità e connessione.

La giovane artista visuale italo-senegalese Binta Diaw, la cui ricerca plastica fa parte di una riflessione filosofica sui fenomeni sociali che definiscono il mondo contemporaneo attraverso il corpo e la spazialità, ci porta, invece, a riflettere con la sua tazzina illy Art Collection sul tema dell’identità, in particolare di quella di «una donna nera in un contesto occidentale».

Mentre la siriana Simone Fattal, tra le più importanti artiste contemporanee internazionali e tra le protagoniste del Padiglione della Santa Sede alla Biennale d’arte di Venezia, ha realizzato per la sua tazzina un gioco di linee e segni colorati, che vogliono restituire l’intimità profonda dei sentimenti e dei pensieri degli esseri umani ed esprimono il valore e la fragilità della vita.

Infine, Shirin Neshat, artista conosciuta principalmente per il suo lavoro nel mondo del cinema e per le sue fotografie in bianco e nero che immortalano figure femminili velate sulle quali sono sovrascritti versi di poetesse iraniane, usa la porcellana bianca della sua illy Art Collection per una riflessione sulla complessità della condizione sociale della donna nella cultura islamica, esprimendo così il suo forte impegno civico a favore del femminismo e contro ogni forma di pregiudizio o censura.

La storia di illy, che subito richiama alla mente il sapore affascinante e retrò dei salotti culturali triestini di epoca asburgica, dove ci si scambiava opinioni davanti a un caffè, incrocia così il linguaggio contemporaneo di quattro artiste, di differenti origini, che mettono al centro del loro lavoro una riflessione sul mondo che viviamo, a partire dai diritti delle donne, troppo spesso ancora negati.

Informazioni utili
La collezione in edizione limitata di tazzine sarà disponibile nell’e-shop illy, negli store (illy Caffè e illy Shop), nei canali della grande distribuzione al dettaglio e nei canali di e-commerce indiretti, in diversi formati:

Kit da 4 tazzine da espresso al prezzo consigliato di € 94,00
Kit da 4 tazzine da cappuccino al prezzo consigliato di € 114,00
Kit da 2 tazzine da espresso al prezzo consigliato di € 51,00
Kit da 2 tazzine da cappuccino al prezzo consigliato di € 61,00

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