ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

giovedì 17 dicembre 2020

«Rhizome»: da Lachapelle a Gilberto Zorio, tredici artisti da vedere on-line e alla galleria Poggiali di Firenze

In presenza o on-line, nella sede di Firenze o davanti al proprio computer, nella tranquillità della propria casa: è una duplice fruizione quella che propone la Galleria Poggiali per «Rhizome», collettiva ispirata al concetto filosofico elaborato dai francesi Gilles Deleuze e Félix Guattari per parlare di un tipo di ricerca che procede per multipli, senza punti di entrata o uscita ben definiti e senza gerarchie interne. Le opere esposte, visibili fino al prossimo 6 marzo, «si interconnettono -specificano, a tal proposito, dallo spazio espositivo toscano- attraverso una relazione di carattere orizzontale priva della necessità di un centro, nella quale ogni elemento è funzionale al processo, priva di determinazioni gerarchiche proprie di un sistema verticale ad albero».
Ad aprire il percorso espositivo, che allinea i lavori di tredici artisti contemporanei, sono due opere in marmo di Fabio Viale: la nuova «Doar Release» (2020), riproduzione di una mano tatuata con l’indice rivolto verso il cielo, e «Kouros (Hollow)» (2019), un busto concavo in sospensione dal richiamo classico, concepito come una forza possente capace di uscire dal muro alla maniera di un trofeo, uno scudo, un’epidermide dirompente o un reperto.
Nella stessa sala è esposta «Paesaggio artificiale» di Goldschmied and Chiari, un’opera realizzata fotografando in studio fumogeni colorati e associandoli con vetro e superficie specchiante in un processo poeticamente e tecnicamente alchemico e performativo.
La fotografia è protagonista anche della seconda sala, dove si trovano - oltre a un aeroplanino in marmo bianco, sempre di Fabio Viale - i lavori di Slater Bradley e Grazia Toderi, della quale sono esposte due opere della serie «Atlante rosso». Si avvicendano, quindi, una serie di scatti di Luigi Ghirri, dedicati a Reggio Emilia e Padova, e un’opera della serie «Awakened» di David Lachapelle, esposta sul fondo del corridoio che porta alla terza sala.
Le radici di «Rhizome» si allargano fino a toccare Gilberto Zorio con la sua «Stella Africa», un’opera del 1983 particolarmente iconica nel quale la stella in porcellana è adagiata su una pelle nera. Nello stesso spazio si trovano altre opere di artisti appartenenti all’Arte povera. Di Claudio Parmiggiani – recentemente protagonista nella galleria fiorentina dell’ampia mostra «A cuore aperto», a cura di Sergio Risaliti - è proposta una bella arpa settecentesca ornata da farfalle gialle ed è stata selezionata una 'delocazione' di tre metri che ha per soggetto la celebre libreria, proposta anche al Maxxi di Roma, nella rassegna per il decennale, in una declinazione avvolgente di ventidue tavole di oltre due metri ciascuna a formare un’intera sala senza soluzione di continuità. 
Sempre in questa stanza si trova una carta di Eliseo Mattiacci, che era stata presentata nella monumentale monografia «Gong», tenutasi nel 2018 al Forte Belvedere di Firenze.
Claudio Parmiggiani ritorna protagonista anche nella sezione successiva con un lavoro ispirato a Giorgio Morandi, che materializza poeticamente l’assenza e il passaggio del tempo. In questo spazio della mostra si trova anche una selezione di lavori di Enzo Cucchi, uno dei protagonisti della Transavaguardia. In queste opere si manifesta l'ossessione dell'artista per la pittura, per Vincent Van Gogh, per i miti e per la tracimazione del perimetro della pittura. 
La parte finale della galleria è dedicata al ritorno alla pittura messasi in luce sul finire degli anni Novanta con Luca Pignatelli, Manfredi Beninati e Marco Fantini. Di quest’ultimo è esposta «Prima di Prima», un’opera su tavola di grandi dimensioni, già presentata  nella personale al Museo Licini di Ascoli Piceno e scelta per la copertina del catalogo del medesimo progetto espositivo, che sintetizza la complessità iconografica dell'artista.
Di Pignatelli soggetti classici come «Afrodite» e «Testa femminile» sono presentati sul supporto del telone ferroviario che ne ha sempre contraddistinto la poetica, sia nella versione bruna originaria, sia nelle sperimentazioni aggiornate con l’introduzione del colore, del legno di recupero oppure della carta.

Manfredi Beninati espone, invece, un lavoro recente, che è una sintesi della sua dimensione intima e che è una personale esplorazione del tema del viaggio della vita.
Il risultato è una bella collettiva, visitabile anche on-line grazie al lavoro dello Studio09, che, tra differenze e confronti, tratteggia anche un ritratto del lavoro della Galleria Poggiali negli ultimi anni.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Allestimento della mostra «Rhizome» alla Galleria Poggiali di Firenze. Nella foto: «Paesaggio artificiale» di Goldschmied & Chiari e «Kouros (Hollow)» di Fabio Viale; [fig. 2] Allestimento della mostra «Rhizome» alla Galleria Poggiali di Firenze. Nella foto: «Senza titolo» di Eliseo Mattiacci e «Senza titolo» di Claudio Parmiggiani; [fig. 3] Allestimento della mostra «Rhizome» alla Galleria Poggiali di Firenze. Nella foto: «Stella Africa» di Gilberto Zorio; [fig. 4] David Lachapelle, «Awakened Jonah», 2007, Digital Color C-print, cm 101,6x76,2; [fig. 5] Manfredi Beninati, «Senza titolo», 2019, olio su tela, cm 200x133

Informazioni utili
Rhizome. Galleria Poggiali, via della Scala, 35/Ar – Firenze. Orari: tutti i giorni, ore 10.00-13.00 e ore 15.00-19.00, domenica su appuntamento. Ingresso libero. Tour virtuale su , www.galleriapoggiali.com/it/virtual-exhibition, 24 ore su 24 sia in italiano che in inglese. Informazioni: tel. 055.287748 | info@galleriapoggiali.com. Fino al 25 gennaio 2021. La mostra è stata prorogata fino al 7 aprile 2021. 

[pubblicato il 17 dicembre 2020; aggiornato il 5 marzo 2021]

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