Tra le creazioni più iconiche occupano un posto d’onore i lampadari, la cui tradizione risale al XVII secolo. Si tratta di manufatti che incantano i collezionisti e i semplici amanti dell’arredamento di lusso con le loro braccia sinuose, i pendenti di cristallo trasparente o colorato, i dettagli floreali che sembrano sospesi in un tempo rarefatto.
Da due anni questo oggetto d’uso quotidiano è al centro del progetto espositivo «Murano illumina il mondo», promosso da «The Venice Glass Week», con il Comune di Venezia.
Per tutto il periodo natalizio e fino al 4 marzo 2025, al calare della sera, undici creazioni originali e inedite, nate dalla collaborazione tra undici importanti artisti e architetti di fama internazionale con alcune tra le più prestigiose fornaci muranesi, illumineranno «il salotto più bello del mondo»: la veneziana piazza San Marco.
Il risultato è una suggestiva installazione urbana che trasforma le volte delle Procuratie vecchie, che si estendono per centocinquantadue metri dalla Torre dell’Orologio verso l’Ala napoleonica, con un portico di ben cinquanta arcate a tutto sesto, in uno scintillante museo a cielo aperto, simbolo perfetto dello spirito che anima le feste natalizie, da sempre caratterizzate da un raffinato dialogo tra la bellezza e la luce, metafora di rinascita e speranza.
A selezionare i partecipanti per questa seconda edizione di «Murano illumina il mondo» è stato un Comitato scientifico composto dalla storica del vetro Rosa Barovier Mentasti, dai curatori Mario Codognato e Alma Zevi, da David Landau, trustee di Pentagram Stiftung, e da Chiara Squarcina, direttrice scientifica della Fondazione Musei civici di Venezia. Mentre il coordinamento tra artisti e fornaci è stato affidato a Matteo Silverio.
«Ognuno degli undici lampadari è stato disegnato, progettato e realizzato appositamente per la rassegna rispettando specifici parametri di dimensione, peso e caratteristiche strutturali per garantire il totale rispetto del delicato luogo in cui sono stati installati», fa sapere «The Venice Glass Week», l’ente organizzatore della mostra del quale fanno parte il Comune di Venezia, i locali Musei civici, «Le stanze del vetro» (con la Fondazione Giorgio Cini e Pentagram Stiftung), l’Istituto veneto di Scienze, Lettere ed Arti e il Consorzio Promovetro Murano.
Tra i grandi maestri internazionali che hanno accettato la sfida di confrontarsi con le tecniche vetrarie, fondendo il proprio inconfondibile stile con una sapiente artigianalità dalla tradizione millenaria, c’è Joseph Kosuth, esponente di punta dell’arte concettuale, noto per il suo approccio filosofico alla pratica creativa, che, con il maestro Marco Barbini, all’interno della fornace «Barbini Specchi Veneziani», ha realizzato «Enlighten’s the Word», un manufatto in vetro specchiato, invito a riflettere sui principi dell’Illuminismo, che ricrea la silhouette astratta di un lampadario classico «Rezzonico» e la rende tridimensionale e auto-riflettente.
Un riferimento alla storia veneziana è presente anche nell’opera realizzata dall’architetto giapponese Kengo Kuma, noto per le sue «creazioni contestuali» nelle quali si respira grande attenzione per l’ambiente culturale e naturale circostante, recentemente autore della nuova veste del Centro d’arte moderna «Gulbenkian» di Lisbona e delle scenografie per l’opera «Simon Boccanegra» di Giuseppe Verdi al teatro San Carlo di Napoli. Il lampadario «dieXe» (termine che significa «dieci» in lingua veneta) è una celebrazione delle «bricole» veneziane, le «sentinelle della Laguna» formate da due o più grossi pali in legno, che delimitano la parte navigabile anche in condizione di bassa marea, qui usate come calco per la texture delle lastre di vetro del lampadario, sviluppate in un percorso modulare a incastro. A rafforzare ulteriormente il legame tra l’opera e il territorio è la scelta del colore: l’iconico verde pavone della fornace Salviati, che ben rappresenta le magnetiche sfumature dell’acqua lagunare.
Suggestioni veneziane animano anche la creazione del pittore tirolese Hans Weigand che, con Nicola Causin della fornace «Berengo Studio», ha dato vita a «Venetian Wavebreakers Chandelie», raffigurazione di due dighe frangiflutti realizzate interamente in vetro, che vogliono raccontare la fragilità della Serenissima, sempre di più a confronto con il fenomeno dell'innalzamento delle acque, anche a causa del cambiamento climatico.
Mentre racconta il volto di Venezia come città di pesci e pescagione «Bilancia» di Marina e Susanna Sent, una lampada a sospensione dalle linee essenziali e geometriche, realizzata manualmente con la tecnica del vetro a lume, che usa come elementi di raccordo i fili delle caratteristiche reti da pesca della Laguna nord.
Il grande designer francese Philippe Starck ha, invece, raccolto la sfida realizzando, con Aristide Najean e sotto la supervisione del maestro vetraio Cristiano Rossetto, «Quadri», un lampadario surreale in ametista scura, con motivi floreali che trasportano in un mondo dominato dalla bellezza e dalla poesia.
I fiori caratterizzano anche «Colpo di vento», l’opera che l’artista nipponica Kimiko Yoshida ha realizzato, con il maestro vetraio Gianni Seguso, per «Murano illumina il mondo». Il suo lampadario reinterpreta il «Rezzonico» barchetta classico, in una commistione tra Rococò veneziano e minimalismo giapponese, che trae ispirazione dai colori del fiore di ciliegio, simbolo nazionale nel suo Paese natale.
Dal confronto con la tradizione, rivisitata in chiave moderna e sperimentale, nasce anche «TransFormation», la creazione di Deborah Czeresko che, in collaborazione con la fornace «Massimiliano Schiavon Art Team», ha rivisitato il lampadario classico sostituendo i suoi bracci a S con le forme sinuose di coloratissimi serpenti, dalle pelli magicamente squamate di murrine, dalle cui lingue fuoriescono fasci di luce.
Mentre il designer francese Emmanuel Babled, del quale è stata appena pubblicata una monografia sul suo lavoro da 5 Continents Editions, prosegue la sua ricerca più che trentennale sui materiali d’eccellenza, coadiuvata nella fase di produzione da «la main des autres», ovvero da «la mano degli altri». E presenta, in collaborazione con il maestro vetraio Marino Gabrielli della fornace «NasonMoretti», il suo «Digit Light», un gioioso lampadario composto da ventitré sfere in vetro soffiato a mano e otto sorgenti luminose che trae ispirazione dalla cultura Pop degli anni Sessanta.
Passeggiando sotto le volte delle Procuratie vecchie si trovano, poi, «Inariaa» di Arturo Tedeschi, un elegante ed etereo poliedro sospeso nel vuoto realizzato grazie alla maestria di Nicola Moretti e Stefano Bullo, «AZ 2024», un lampadario dalle tonalità blu creato dagli studenti dell’Istituto «Abate Zanetti» con Eros Raffael, e «Solomon Chopsticks», l’inedita creazione del duo Fiedler O Mastrangelo, ideata con la fornace di Giorgio Giuman, dove le linee astratte delle bacchette asiatiche evocano il simbolismo del nodo di Salomone, rappresentazione iconografica dell’eterno, ennesima prova della malleabilità del vetro e del suo alto potere espressivo.
Per gli amanti dell'artigianalità muranese e delle tradizioni natalizie si consiglia, infine, di dirigersi verso Rialto dove, nella chiesa di San Salvador, sarà visibile, dal 15 dicembre 2024 al 15 gennaio 2025, un grande albero di Natale in vetro, di due metri e mezzo di altezza e con quaranta luci. Il manufatto, anche questo ispirato al design iconico del lampadario veneziano, è realizzato dal maestro Pierpaolo Seguso della storica Vetreria Seguso, le cui radici risalgono al 1397 e che nel 2023 è stata riconosciuta dal Ministero della Cultura come «Patrimonio nazionale».
Il verde dell'albero e il bianco delle candele si fondono con decorazioni festose, rappresentate dai classici bastoncini di caramella - i «candy canes» rossi e bianchi -, da palle rigorosamente rosse e da tre preziose sfere dorate, in ricordo del primo Babbo Natale, San Nicola o San Nicolò, che è anche il patrono e il protettore dei vetrai, custodi di una tradizione che, da secoli, «illumina il mondo».
Didascalie delle immagini
1.Quadri, artista Philippe Starck e Aristide Najean, maestro Cristiano Rossetto, fornace Najean & Sy. Ph. Giorgio Bombieri; 2. Colpo di vento, artista Kimiko Yoshida, maestro Gianni Seguso, fornace Seguso Gianni Murano. Ph. Giorgio Bombieri; 3. TransFormation, artista Deborah Czeresko, maestri Giorgio Valentini, Claudio Zama e Massimiliano Schiavon + Wili Bardella (moleria), fornace Massimiliano Schiavon Art Team. Ph. Giorgio Bombieri; 4. Digit Light, artista Emmanuel Babled, maestro Marino Gabrielli, fornace NasonMoretti. Ph. Giorgio Bombieri; 5. dieXe, artista Kengo Kuma, fornace Salviati. Ph. Giorgio Bombieri; 6. Enlighten’s the Word, artista Joseph Kosuth, maestro Marco Barbini, fornace Barbini Specchi Veneziani. Ph. Giorgio Bombieri; 7. Venetian Wavebreakers Chandelier, artista Hans Weigand, maestro Nicola Causin, fornace Berengo Studio. Ph. Giorgio Bombieri; 8. Albero di Natale di Seguso Vetri d'arte per la Chiesa di San Salvador a Venezia
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