L’intervento conservativo, il cui quadro economico di spesa ha previsto un importo complessivo di 950mila euro (provenienti in massima parte dal Fondo Cultura), ha interessato il consolidamento strutturale e il miglioramento sismico della seconda e della terza campata dell’Ala ottocentesca; mentre l’atrio e la prima campata erano stati riqualificati nel 2018, lo stesso anno in cui le opere erano state temporaneamente spostate dalla loro sede originaria per consentire le operazioni di conservazione.
Contemporaneamente è stato attuato un riallestimento illuminotecnico di questo spazio, teso a esaltare la bellezza dei modelli originali in gesso, studi preparatori per le pregevoli opere marmoree di Antonio Canova, oggi presenti nei più prestigiosi musei del mondo.
Il nuovo impianto a Led indirizza fasci luminosi verso la volta, creando un effetto diffuso e riflesso che valorizza le opere e garantisce un’esperienza visiva immersiva. Inoltre, sono stati integrati dispositivi regolabili da remoto, progettati per generare scenari personalizzati e adattarsi alle diverse esigenze espositive.
In questi anni è stato, inoltre, possibile completare il progetto di digitalizzazione del complesso architettonico canoviano, grazie alla combinazione e integrazione di metodi e tecnologie innovative. Questo ha permesso la riproduzione immateriale dell’intero patrimonio artistico possagnese, arricchendo così l’offerta del museo con un nuovo virtual tour a disposizione del pubblico, che integra modelli 3D e fotografie sferiche ad alta definizione per offrire un’esperienza inclusiva e immersiva.
In questi anni, il museo veneto ha, comunque, garantito la propria continuità espositiva grazie agli altri suoi elementi fondanti: la Casa natale (dove sono custodite le opere pittoriche, i disegni, e incisioni e gli effetti personali dell’artista), l’Ala Scarpa della Gypsoteca, che trae il suo nome dal progettista Carlo Scarpa, invitato tra il 1955 e il 1957 a creare un Padiglione per le opere in argilla e una selezione di gessi canoviani provenienti da Venezia come «Ercole e Lica» e «Teseo in lotta con il centauro», nonché l’Ala Gemin (costruita nel 1992 per ospitare conferenze e seminari), la biblioteca, il giardino e il parco.
Ora, con la riapertura dell’Ala ottocentesca, il pubblico potrà nuovamente ammirare alcuni capolavori in gesso, tra i quali «Napoleone come Marte pacificatore» (1806), un’imponente statua celebrativa, alta oltre tre metri, che raffigura il generale Bonaparte nelle vesti di un dio greco mentre regge, con la mano sinistra, una lancia e, con la destra, il globo terrestre sormontato dalla dea Nike, personificazione della vittoria alata.
Tra le opere che ritornano visibili c’è anche il gesso dell’«Ercole e Lica» (1795-1796), prima delle statue colossali tra quelle eseguite da Antonio Canova, oggi alla Galleria nazionale di arte moderna di Roma, commissionata nel 1795 dal principe aragonese Onorato Gaetani, che dovette poi rinunciare all’acquisto per via delle sue avverse fortune politiche, e entrata, quindi, nella collezione del finanziere Giovanni Torlonia di Roma. «L’opera – si legge nella presentazione - è fortemente espressiva: il volto disperato dell’ingenuo Lica dalla cui bocca sembra diffondersi l’urlo di dolore; la mano aggressiva di Ercole che afferra i capelli del giovane traduce la forsennata aggressività e la ferocia dell’eroe; tutti i muscoli sono definiti nella più viva tensione».
Tra gli altri capolavori del museo si segnalano: «Le Grazie» (1813), commissionato da Giuseppina Beauharnais, ora all’Ermitage di San Pietroburgo, e in replica da John Russel, VI Duca di Bedford, e diventato patrimonio condiviso del Victoria & Albert Museum di Londra e delle National Galleries of Scotland di Edimburgo; e «Amore e Psiche» (1800), tra le opere più celebri della collezione, scelta spesso come emblema dell’amore, che rappresenta la contrastata e passionevole storia tra il dio Amore e la mortale Psiche, nel momento in cui si riuniscono dopo che lei ha affrontato le difficili prove inflittegli dalla dea Venere.
Passeggiare nel museo di Possagno, e nella ritrovata e restaurata Ala ottocentesca della Gypsoteca significa, dunque, immergersi nell’essenza dell’arte di Antonio Canova e scoprirne così il suo amore per la perfezione, la sua dedizione all’armonia. Le sculture in gesso dell’artista, modelli delle opere in marmo sparse nei musei di tutto il mondo, rivelano dettagli dall’eleganza senza tempo, perfetta sintesi di bello naturale e bello ideale.
Didascalie delle immagini
Le fotografie dell'Ala ottocentesca della Gypsoteca Antonio Canova di Possagno (Treviso) sono di Lino Zanuso
Informazioni utili
Possagno (TV), Museo Gypsotheca Antonio Canova, via Antonio Canova 74 - Possagno (Treviso). Orari: martedì-venerdì, 9.30-18.00; sabato, domenica e festivi, 9.30-19.00; ultimo ingresso un’ora prima della chiusura. Biglietti:. intero: €13,00; ridotto: €10. Informazioni: tel.0423.544323; posta@museocanova.it. Sito internet: www.museocanova.it
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