ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

lunedì 15 novembre 2010

«Il gioco serio dell’arte»? Un viaggio tra le note di Chopin e i colori di Botticelli

Saranno le note di Fryderyk Franciszek Chopin (1810-1849) a tenere a battesimo la quinta edizione della rassegna Il gioco serio dell'arte, ideata e condotta da Massimiliano Finazzer Flory, assessore alla Cultura del Comune di Milano, per conto de Il gioco del lotto - Lottomatica.
In occasione dei duecento anni dalla nascita del compositore polacco, Palazzo Barberini in Roma aprirà, infatti, le proprie porte al pianista statunitense Jeffrey Swann, allievo di Alexander Uninsky alla Southern Methodist University di Dallas e vincitore di numerosi riconoscimenti, tra i quali il Premio Dino Ciani al teatro alla Scala di Milano e la medaglia d'oro al Concors Queen Elisabeth di Bruxelles.
Con questo talento del pianoforte saranno in scena, nella serata di lunedì 15 novembre, anche Elena Ghiaurov e lo stesso Massimiliano Finazzer Flory, interpreti di una lettura teatrale sul tormentato rapporto amoroso tra Fryderyk Franciszek Chopin e la scrittrice George Sand. Rapporto, questo, che verrà ripercorso non solo attraverso lettere e scritti biografici, ma anche con la proiezione di una serie di ritratti realizzati da Eugène Delacroix, nel commento della storica dell'arte Anna Lo Bianco.
Perdere è il verbo scelto per fare da parola-chiave a questo primo appuntamento della rassegna, grazie alla quale sarà possibile partecipare anche a una visita guidata gratuita alle sale di Palazzo Barberini, all'interno del quale sono conservate pregevoli opere d'arte di Caravaggio, Guercino, Canaletto, Raffaello Sanzio, Hans Holbein e Domenico Beccafumi.
Il gioco serio dell'arte proseguirà, quindi, con sette incontri multi-disciplinari (tutti in programma alle 18.30), che, fino al 30 maggio 2011, porteranno negli scenografici spazi del Salone Pietro Cortona, recentemente restaurato anche grazie ai fondi de Il gioco del lotto, protagonisti di rilievo del mondo artistico e della scena culturale italiana quali Eleonora Abbagnato, Ermanno Bencivenga, Armando Massarenti, Mimmo Paladino, Michele Placido, Giovanni Reale, Sergio Romano e Rossella Vodret.
Ballare, convertire, girare, pensare, perdere, provocare, ricordare, scoprire sono gli otto verbi scelti come parole-chiave di questa nuova edizione della rassegna, alla quale prenderanno sempre parte le storiche dell’arte Anna Lo Bianco e Angela Negro, che proporranno una ricognizione storico-artistica dei temi affrontati, con una panoramica su tutta l'arte europea e, in particolare, sulla collezione di Palazzo Barberini.
L’appuntamento più atteso è senz’altro quello in programma lunedì 17 gennaio 2011, alle 21.00, nelle sale dell’auditorium Parco della Musica, dove si terrà Il tempo di Gustav Mahler, di e con Massimiliano Finazzer Flory. Lo spettacolo teatrale, organizzato per i cent'anni dalla morte del compositore austriaco e con la partecipazione del musicologo Quirino Principe e della ballerina Gilda Gelati, ripercorrerà la biografia del musicista, segnata dall'irrequietudine e attraversata dal fuoco del genio creativo, nel clima culturale della Vienna di fine secolo e dei primi '900.
Prima di questo appuntamento, lunedì 13 dicembre, sarà possibile discutere di gesto artistico con Mimmo Paladino; mentre il 28 febbraio 2011 Michele Placido e Rossella Vodret, soprintendente per il Polo museale della città di Roma, parleranno delle relazioni che intercorrono fra interprete, autore e regista, durante le riprese di un film. Il 14 marzo 2011 i riflettori saranno, invece, puntati sulla danza, della quale si converserà con Eleonora Abbagnato (prima ballerina dell’Opera di Parigi), e il 9 maggio sulla filosofia, grazie alla presenza di Ermanno Bencivenga e Armando Massarenti.
Non poteva, poi, mancare in questa edizione della rassegna Il gioco serio dell’arte un omaggio ai centocinquant’anni dell’Italia unita. Massimiliano Finazzer Flory li ricorderà, insieme con lo storico Sergio Romano, nella serata di lunedì 18 aprile, quando proporrà una lettura teatralizzata di alcune pagine di uno dei grandi capolavori della nostra storia letteraria: I promessi sposi di Alessandro Manzoni(1785-1873).
A chiudere il ciclo di appuntamenti sarà, nella serata di lunedì 30 maggio, un incontro su La Primavera di Sandro Botticelli (1445- 1510), al quale prenderà parte il filosofo Giovanni Reale e dove sarà possibile vedere alcune sequenze del film che Elisabetta Sgarbi ha dedicato a questo celebre dipinto, oggi conservato nella Galleria degli Uffizi di Firenze.

Didascalie delle immagini
[fig 1] Veduta esterna di Palazzo Barberini in Roma; [fig. 2] Eugène Delacroix, Ritratto incompiuto di Frédéric Chopin, 1938. Olio su tela, 46 × 38 cm. Parigi, Museo del Louvre; [fig. 3] Ritratto di Gustav Mahler; [fig. 4] Sandro Botticelli, La primavera, 1482 circa, tempera su tavola, 203 × 314 cm, Firenze, Galleria degli Uffizi.

Informazioni utili
Il gioco serio dell’arte - V edizione. Galleria nazionale d’arte antica di Palazzo Barberini, via Quattro Fontane 13 - Roma. Orari: ore 18.30. Ingresso libero (con prenotazione obbligatoria al numero 392.8159509). Informazioni: www.gruppolottomatica.it o www.finazzerflory.it. Da lunedì 15 novembre 2010 a lunedì 30 maggio 2011.

venerdì 12 novembre 2010

«Sei personaggi in cerca d’autore», sipario aperto sul «metateatro» pirandelliano

Uno dei testi più prestigiosi della tradizione teatrale italiana. Un dramma che contiene in sé tutte le future evoluzioni e trasformazioni della drammaturgia e della ricerca contemporanea. Uno spettacolo che raffigura una metafora insuperabile della condizione dell'uomo moderno, in bilico tra realtà e apparenza, verità e finzione. Un racconto di come vita e teatro possano incontrarsi su un palco, creando un magico e misterioso cortocircuito. Tutto questo è Sei personaggi in cerca d'autore (1921), prima opera della trilogia pirandelliana del «teatro nel teatro» (detto anche «metateatro»), completata da Ciascuno a modo suo (1924) e Questa sera si recita a soggetto (1928-1929).
I precedenti narrativi di questo componimento teatrale, tra i più rappresentati e amati dal pubblico, sono da ricondurre alle novelle Personaggi (1906), Tragedia di un personaggio (1911) e Colloqui coi personaggi (1915); la fonte diretta è, però, l’abbozzo di un romanzo, appena due pagine pervenute in foglietto, databile al 1910-‘12. Nasce così in Luigi Pirandello l’idea di mettere in scena il meccanismo della creazione artistica nel momento e nell’atto del proprio farsi, la volontà di raccontare il passaggio dalla persona al personaggio. E’ rottura con la struttura tradizionale del dramma, con gli schemi correnti: quello decadente e accentuatamente simbolista di Gabriele D’Annunzio, quello verista di Giovanni Verga e Giuseppe Giocosa, ma anche quello crepuscolare di Ercole Luigi Morselli e quello grottesco di Rosso di San Secondo. L’innovazione non viene immediatamente compresa né dal pubblico né dalla critica: la prima nazionale dello spettacolo, tenutasi il 9 maggio 1921 al teatro Valle di Roma, con la compagnia di Dario Niccodemi, (tra i protagonisti ci sono Vera Vergani e Luigi Almirante), viene accolta al grido di «Manicomio, manicomio!». Lo shock prodotto negli spettatori è tale che l’autore, all’uscita del teatro, viene investito da una baraonda di proteste e urla: alcuni gli gridano «Buf-fo-ne! Buf-fo-ne!», altri gli danno del «criminale». Come spesso accade nel mondo della drammaturgia e, soprattutto, dell’opera lirica, il successo arriva solo con la seconda replica, tenutasi il 27 settembre dello stesso anno al teatro Manzoni di Milano, sempre per iniziativa della compagnia di Dario Niccodemi. Da allora i Sei personaggi in cerca d’autore esibiscono senza sosta il loro fascino sottile e originale, attestandosi come uno tra gli spettacoli più rappresentati e amati dal pubblico di tutto il mondo.
Il testo viene tradotto presto in varie lingue: nel 1922 è già sul palco a Londra al Kingsway Theatre (a cura della Stage Society) e a New York al Princess (per iniziativa di Brock Pemberton); nel 1923 è la volta di Parigi, dove lo spettacolo è rappresentato alla Comédie des Champs-Elysées, per la regia di Georges Pitóeff (una regia, questa, che rimarrà nella storia del teatro per l’arrivo dei «sei personaggi» con il montacarichi di servizio, avvolti da una luce verdastra e totalmente vestiti di nero). Nel 1924 gli applausi arrivano da Vienna, con la messa in scena di Rudolf Beer al Raimund Theater, e da Berlino, dove a cimentarsi con l’allestimento del testo pirandelliano è Max Reinhardt al Komódie. Dall’anno dopo è la stesura della prefazione, pubblicata nella quarta edizione del testo; qui lo scrittore agrigentino fornisce un'interpretazione d'autore del dramma, chiarendone la genesi, gli intenti, le fondamentali tematiche, la natura dei personaggi e i rapporti che intercorrono fra loro. Questo scritto è importante per la ripresa dello spettacolo sulle scene romane (ripresa nella quale si trova anche un nuovo finale, quello ancor’oggi rappresentato): il 18 maggio 1925 il capolavoro pirandelliano ritorna, infatti, nella «Città eterna», questa volta al teatro Odescalchi, in un allestimento che vede in scena Lamberto Picasso, Marta Abba e Mario Cervi. E’ la consacrazione definitiva e i Sei personaggi in cerca d’autore diventano anche una storia di registi e di attori: a farsi ammaliare dal testo sono Guido Salvini, Orazio Costa, Giorgio De Lullo, Giuseppe Patroni Griffi, Giorgio Strehler e Giulio Bosetti, da un lato; Vera Vergani, Lina Satri, Rossella Falk, Romano Valli, Sergio Tofano e Antonio Salines dall’altro, solo per fare qualche nome.
La piéce pirandelliana affascina, però, anche fuori dai confini strettamente teatrali: ne nascono un soggetto cinematografico (mai realizzato), scritto dallo stesso Pirandello con Adolf Lantz, e un’opera lirica in tre atti, rappresentata a New York il 26 aprile 1959, con libretto di Denis Johnston e musica di Hugo Weisgall.
Ma che cosa ha reso questo lavoro una delle pietre miliari del nostro teatro? La trama non ha, in realtà, caratteristiche particolari; ha accenti da feuilleton borghese familiare, da romanzo d’appendice. Sulle tavole di un palcoscenico, dove si stanno facendo le prove del dramma pirandelliano Il gioco delle parti, si presenta una tormentata famiglia, composta da un padre, una madre, un figlio, una figliastra, un giovinetto e una bambina. Questi personaggi chiedono al capocomico e agli attori di mettere in scena la loro fosca e intricata vicenda, intessuta di tradimenti, abbandoni, riconciliazioni, sofferenza, desideri di vendetta, fino al tragico epilogo finale: la morte di due membri della famiglia. Ciò che colpisce l’attenzione dello spettatore non è, dunque, l’intreccio della storia, fitta di luoghi comuni, quanto le illuminazioni metateatrali pirandelliane. Per usare le parole di Francesca Malara e Roberto Alonge nella Storia del teatro moderno e contemporaneo di Einaudi, lo scrittore agrigentino inizia con questo dramma il suo passaggio dal «teatro d’attore», tipico della tradizione ottocentesca, al «teatro di regia», caratteristico della nuova temperie novecentesca. L’enfasi declamatoria degli interpreti e gli intrecci leggeri e mondani di tradizione francese lasciano, dunque, spazio a un «teatro di idee», dove protagonista è la «vita nuda», cioè la vita senza la maschera dell’ipocrisia e delle convenzioni sociali. Un teatro nel quale un ruolo importante assume la figura del regista (allora ancora chiamato «capocomico»), sguardo esterno che dà una corretta lettura del testo, istradando in qualche modo un'autorizzata e privilegiata ipotesi di regia.
In Sei personaggi scompare l’usuale suddivisione in atti e in scene ed appare, per la prima volta nel teatro di Luigi Pirandello, l’eliminazione della «quarta parete» di diderotiana memoria, cioè della parete trasparente che sta tra attore e pubblico, tra palcoscenico e platea. Una innovazione, questa, memore di certe soluzioni futuriste e dadaiste, che troverà la sua massima espressione nella rappresentazione simultanea dello spettacolo Questa sera si recita a soggetto, altra occasione importante per fare il punto sulla drammaturgia contemporanea.
Con i Sei personaggi in cerca d’autore, Luigi Pirandello, premio Nobel per la letteratura nel 1934, inizia, dunque, il suo rifiuto fermo e netto della «scatola teatrale» ottocentesca. Con questi personaggi «nati vivi», con la loro storia drammatica fatta di un tradimento e di un mancato incesto –una storia, questa, che sembra chiedere a gran voce di «entrare nel mondo dell’arte»- l’autore di Girgenti ci porta in un luogo fuori dal tempo. Racconta, per usare le parole di Enzo Lauretta in Luigi Pirandello. Storia di un personaggio fuori chiave, «un dramma che si conclude con quello che i filosofi esistenziali chiamano uno «scacco», dopo il quale ai personaggi-fantasmi non rimane che l’informale, il nulla». Un dramma che è «illusione di realtà», dal momento che –afferma il Padre dei «sei personaggi», parafrasando quanto già scritto in Uno, nessuno e centomila- è commedia della vita che non conclude, perché se domani conclude –addio- è finita»

Vedi anche
Ad Agrigento un convegno internazionale sul teatro di Pirandello

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Luigi Pirandello, in compagnia degli attori Marta Abba e Lamberto Picasso. Roma, teatro Agentina - 1928; [fig. 2] Copertina dell'edizione di Sei personaggi in cerca d'autore, pubblicata da Oscar Mondadori; [fig. 3] Una immagine dell'allestimento dei Sei personaggi in cerca d'autore di Georges Pitóeff, andato in scena il 10 aprile 1923 alla Comédie des Champs-Elysées di Parigi; [fig. 4]
Copertina dell'edizione di Sei personaggi in cerca d'autore, pubblicata da Oscar Mondadori.

Curiosando nel Web
Il testo di Sei personaggi in cerca d’autore su LiberLiber

Da leggere
Roberto Alonge e Francesca Malara, Il teatro italiano di tradizione in AA.VV., Storia del teatro moderno e contemporaneo. Avanguardie e utopie del teatro, Einaudi, Torino 2001;
Raffaele Cazzulli, Pirandello: la soglia del nulla, edizioni Dedalo, Bari 2003;
Enzo Lauretta, Luigi Pirandello. Storia di un personaggio fuori chiave, Ugo Mursia editore, Milano 1980.


martedì 9 novembre 2010

Da «Cahiers du cinéma» una collana sui più grandi registi di tutti i tempi

Dieci tra i migliori registi del nostro tempo per una dei marchi più leggendari dell’editoria cinematografica internazionale. Arriva in libreria, per i tipi della francese Cahiers du cinéma, una nuova collana di monografie -in lingua italiana, inglese e spagnola- sui più grandi cineasti del mondo. L’iniziativa editoriale, la prima da quando il gruppo parigino è stato acquisito dalla casa editrice londinese Phaidon, propone volumi dall’impaginato accattivante, dallo stile brioso e dalla consultazione agile, che, in un centinaio di pagine, offrono un’introduzione alla vita e alle opere di alcune delle figure più interessanti della storia del grande schermo.
Maestri del cinema, questo il titolo della nuova collana, amplia, dunque, la già ricca offerta di oltre quattrocento titoli proposta dalla casa editrice francese nata, a metà degli anni Ottanta, da una costola della leggendaria rivista Cahiers du cinéma, la cui fondazione avvenne nel 1951 per iniziativa di André Bazin, Jacques Doniol-Valcroze, Joseph Marie Lo Duca e Léonide Keigel. Una vera e propria Bibbia per i cinefili, questa, alla quale collaborarono Jean-Luc Godard, François Truffaut, Claude Chabrol e che ha cambiato la storia del cinema creando il concetto di «autore» e dando vita alla Nouvelle Vague.
La nuova iniziativa editoriale, che si avvia portando in libreria dieci titoli al costo economico di 7,95 euro, costituisce una risorsa essenziale di approccio e approfondimento, sia per il pubblico di intenditori sia per coloro che si avvicinano all’argomento per la prima volta.
Ogni volume, scritto da alcuni tra i più famosi e rispettati specialisti al mondo fra critici cinematografici e giornalisti del settore (tra le firme dei primi volumi si segnalano quelle di Florence Colombani del settimanale francese Le Point e di Thomas Sotinel de Le Monde), descrive la carriera di ciascun regista, organizzata cronologicamente dai primi lavori giovanili ai film più recenti. Ed offre, inoltre, una dettagliata biografia, la filmografia completa e la sintesi delle trame, oltre a testi di approfondimento come saggi critici sulle pellicole più importanti e interviste.
I volumi sono, infine, impreziositi da oltre cento immagini che includono fotografie di scena, set fotografici, sequenze di film e poster, alcuni dei quali raramente visti in precedenza.
Pedro Almodóvar, Tim Burton, Francis Ford Coppola, Clint Eastwood,Alfred Hitchcock, Stanley Kubrick, David Lynch, Martin Scorsese e Steven Spielberg sono i primi registi al centro della collana Maestri del cinema. Una collana che, sin dalle prime battute, si propone di immergere il pubblico dietro le quinte di grandi film, ma anche per guardare alla storia di attori famosi attraverso nuovi occhi.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Foto di insieme delle prime uscite della collana Maestri di cinema, pubblicata da
Cahiers du cinéma. [fig. 2] Immagine pubblicata a pagina 84 del volume Tim Burton di Aurélien Ferenczi, edito da Cahiers du Cinéma. Nella foto: Jordan Fry, Adam Godley, Johnny Depp, Freddie Highmore and David Kelly in Charlie and the Chocolate Factory (2005). Fonte: Cahiers du Cinéma. Crediti fotografici: Warner; [fig. 3] Immagine pubblicata a pagina 44 del volume Woody Allen di Florence Colombani, edito da Cahiers du Cinéma. Nella foto: Woody Allen and Diane Keaton in Annie Hall (1977). Fonte: Cahiers du cinéma. Credits: Jack Rollins & Charles H. Joffe Productions / Brian Hamill.
[Le immagini sono state messe a disposizione da Michela Beretta, ufficio stampa di Phaidon Press - Milano]


Informazioni utili
Woody Allen by Florence Colombani; Pedro Almodóvar by Thomas Sofinel; Tim Burton by Aurélien Ferenczi; Francis Ford Coppola by Stéphane Delorme; Clint Eastwood by Bernard Benoliel; Alfred Hitchcock by Bill Krohn; Stanley Kubrick by Bill Krohn; David Lynch by Thierry Jousse; Martin Scorsese by Thomas Sotinel; Steven Spielberg by Clélia Cohen. Volumi pubblicati da Cahiers du cinéma nella collana Maestri di cinema. Dati tecnici: pp. 104 pagine, ill. 100, prezzo: € 7,95 cadauno. Note: i testi saranno disponibili in libreria da novembre 2010. Informazioni: Phaidon - Cahiers du cinéma, Corso Sempione, 33 - 20145 Milano. Informazioni: Phaidon Italia, tel.02.43990450. Web site: www.phaidon.com.