Firenze ritrova il suo Dante. Ritorna in piazza Santa Croce la statua del «sommo poeta», sottoposta, nei mesi scorsi, a un completo intervento di restauro, integralmente sostenuto dall'Unità tecnica di missione della Presidenza del Consiglio dei ministri, in occasione dei centocinquanta anni dell'Unità d'Italia.
L’opera, uno dei cento monumenti italiani che ha subito un restyling nell’ambito del progetto «I luoghi della memoria», è stata realizzata da Enrico Pazzi (1819 -1899), scultore già allievo del Sarti a Bologna e molto attivo a Firenze attorno al 1860 dove, nello studio di Duprè, si accosterà al Romanticismo del maestro.
Nel 1851, l’artista aveva eseguito un piccolo modello della statua di Dante Alighieri con il proposito di farne una copia colossale in marmo da offrire al Municipio di Ravenna, sua città natale. L’offerta era stata, però, rifiutata a causa dell'enorme spesa che la città avrebbe dovuto sostenere anche se, successivamente, data l'ammirazione suscitata dal modello, era stato deciso di costituire un Comitato per aprire una pubblica sottoscrizione, al fine di realizzare l'opera ed offrirla al Comune di Firenze, affinché fosse collocata in una pubblica piazza come «espiazione dell'esilio dato al grande poeta dai suoi cittadini».
Raccolta la somma non rimaneva che eseguire l'opera e, a tal fine, venne utilizzato un blocco di marmo di Carrara di grandi dimensioni, che giunse a Firenze nell'estate del 1863.
Nell'aprile del 1865 la statua fu collocata sulla base dove fu, finalmente, completata.
Il Consiglio comunale aveva deliberato, con atto del marzo 1864, che, date le proporzioni (l'effige è alta quasi 10 metri e il manufatto ha una base quadrata di 4 metri e mezzo di lato), la scultura fosse collocata al centro di piazza santa Croce, anziché in piazza vecchia di santa Maria Novella, come in precedenza ipotizzato.
L'inaugurazione fu fissata per il 14 maggio 1865, in occasione del sesto centenario della nascita del poeta. Successivamente, con delibera del 15 giugno 1967, la Giunta municipale approvò i lavori per lo spostamento del monumento a Dante dal centro della piazza di Santa Croce, in modo da restituire a quello spazio il suo originario valore e consentire, così, lo svolgimento del calcio storico.
Per la sistemazione definitiva fu proposta, tra le altre, la collocazione su un'apposita piazzola realizzata sulla gradinata della basilica di santa Croce, nell'angolo con via san Giuseppe, ma questa soluzione suscitò numerose polemiche oltre all'opposizione dei frati francescani. Alla fine, comunque, tale sistemazione fu confermata e il progetto esecutivo, approntato dalla Belle arti, fu approvato dalla Soprintendenza nel febbraio 1969.
La crisi dell'Amministrazione comunale comportò un ritardo nella esecuzione dei lavori il cui inizio ebbe luogo il 19 maggio 1971, protraendosi fino al settembre quando la statua venne definitivamente ricollocata. L'inaugurazione della nuova collocazione avvenne il 7 ottobre 1971.
Da allora nessun intervento è stato più realizzato e lo stato del monumento, nelle sue componenti in marmo bianco di Carrara, rosso di Verona, marmo bardiglio e arenaria, mostrava non piccole problematiche. Per effetto dell'inquinamento atmosferico, dei turisti ma anche delle passate vicende del monumento.
Ad esempio, i silicati, quasi certamente impiegati nel restauro a fine anni Sessanta, interagendo negativamente con gli effetti delle escursioni termiche provocate dal clima sul monumento completamente esposto agli agenti atmosferici, potrebbero aver favorito il formarsi di fenomeni esfoliativi consistenti, evidenti in alcune porzioni più esposte, anche in concorso con l'azione acida dei depositi inquinanti presenti nell'atmosfera. Nelle porzioni dilavate dalle precipitazioni atmosferiche il modellato evidenziava una superficie opaca fortemente erosa e di consistenza zuccherina mentre, in tutte le porzioni in cui il particellato inquinante può accumularsi, erano evidenti croste nere di spessore anche consistente. Molte parti delle superfici scultoree del basamento, in particolare le teste dei marzocchi, apparivano soggette ad attacchi biologici e presentavano integrazioni anche estese e tassellature. La presenza di volatili andava aggiungendo agli strati inquinanti ulteriori depositi organici altamente corrosivi. A tutto ciò si andava ad aggiungere il degrado meccanico prodotto da un consistente flusso turistico verso la basilica di santa Croce, quindi tutt'intorno al basamento, spesso utilizzato come appoggio e talvolta addirittura oggetto di arrampicate.
Il piede in arenaria risultava consunto e soggetto alla classica rottura con esfoliazione della matrice in pietra. Inoltre già durante lo smontaggio del monumento, nel 1968, si era constato che la testa della statua presentava una grossa lesione all'attaccatura del collo con il busto, tanto da richiedere un consolidamento tramite l'inserimento di perni metallici.
Gli interventi di restauro, pur nella specificità dei diversi materiali impiegati nella realizzazione del monumento, hanno seguito una metodologia sostanzialmente omogenea. Alla fase di analisi, è seguito un intervento di eliminazione dei depositi e delle incrostazioni, seguito dal lavaggio con acqua deionizzata e dalla applicazione temporanea di un trattamento biocida, trattamento che dopo i tempi necessari di azione è stato eliminato. Alla nuova pulitura con bicarbonato d'ammonio in soluzione acquosa supportato da polpa di carta e sepiolite, è seguito un ulteriore lavaggio, per passare quindi ad una integrazione e alla stuccatura delle fessure, per completare il tutto con il consolidamento delle zone di distacco. Conclusa la fase di pulitura e consolidamento, là ove necessario, si è proceduto all'applicazione di un prodotto idrorepellente e di un secondo antiscritta, entrambi studiati ed applicati in modo da non alterare nel tempo le pietre sottostanti.
ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
lunedì 30 maggio 2011
giovedì 26 maggio 2011
«Flussidiversi», poesia e poeti a Caorle
Palloncini colorati, altoparlanti da spiaggia, bigliettini tipo «Baci Perugina», incursioni in discoteca, reading teatrali tra i campielli: nei suoi tre anni di vita «Flussidiversi», il meeting della comunità dei poeti che vivono tra l’Adriatico e il nord delle Alpi, ha escogitato ogni genere di trovata per avvicinare più pubblico possibile al linguaggio poetico.
In occasione della quarta edizione, in programma da venerdì 27 a domenica 29 maggio nell’antica città veneta di Caorle, la manifestazione farà tappa addirittura in chiesa, nella Cattedrale di santo Stefano. Tra le pareti romaniche di questo imponente edificio sacro, che accoglie al suo interno la famosa Pala d'Oro donata -secondo la leggenda- dalla regina cipriota Caterina Cornaro, sabato 28, intorno alle 19.15, Patrizia Valduga e il poeta magiaro Geza Szocs, padrino di questa edizione di «Flussidiversi», prenderanno parte alla Messa serale, dove leggeranno due odi sacre: «La Pentecoste» di Alessandro Manzoni e il «Mio Corpo» dello stesso Geza Szocs.
Poesia, dunque, come preghiera nella tre giorni lagunare, che, tra l’altro, renderà omaggio alla figura di Ernest Hemingway, il premio Nobel statunitense che passò due momenti diversi della sua vita in Veneto, negli anni del primo conflitto bellico (nelle trincee di Fossalta di Piave) e tra il 1952 e il 1954 (ospite di famiglie aristocratiche della zona). In queste verdi terre, l’autore de «Il vecchio e il mare» ambientò anche il suo romanzo «Across the River and into the Trees» («Di là dal fiume e tra gli alberi»), pubblicato in Italia nel 1965. Dovuto, dunque, l’omaggio di «Flussidiversi» e dei poeti dell’Alpe Adria, che sabato 28 maggio, alle ore 11.00, partiranno sulla «Nave dei Poeti», da Marina del Rio, alle Fondamente della Pescheria, disseminando per la laguna i versi dello scrittore americano. Gran nocchiero: Augusto Debernardi.
La quarta edizione del meeting caorlotto permetterà, inoltre, di confrontarsi con i più grandi disegnatori di libri per bambini e ragazzi, grazie alla rinnovata collaborazione con la «Mostra internazionale d’illustrazione per l’infanzia» di Sàrmede, che porterà, negli spazi del Centro culturale Bafile, una novantina di opere originali di autori che hanno partecipato alla rassegna «Echi di mari lontani», tenutasi nel 2009.
E’ questo uno dei tanti appuntamenti che «Flussidiversi» dedicherà ai più piccoli. Oltre agli incontri per le scuole primarie di Caorle, promossi sempre dall’associazione trevigiana, nel pomeriggio di sabato 28 maggio, in piazza Matteotti, si terranno, infatti, l’«Angolo della fiaba», con il cantastorie Giacomo Bizzai, lo spettacolo diassociazione culturale «Maga Camaja» di Cadoneghe.
In questa angolo del centro storico, farà tappa anche la musica dell’«Orchestra jazz di Alpe Adria», mentre la trentina di poeti protagonisti di «Flussidiversi 2011» sarà in piazza Vescovado, al Palazzo municipale, al Centro culturale «Bafile» e persino tra i fiori del vivaio «Bejaflor» di Portogruaro, dove venerdì 27 maggio, alle 12.30, si terrà la preview del festival. Un festival che avrà il profumo della lavanda di Venzone, in mostra in più luoghi della città.
La chiusura della manifestazione si terrà, invece, domenica 29 maggio, alle ore 16.30, sul lungomare di Caorle, all'altezza di piazza del Vescovado, dove il poeta, Géza Szőcs, che è anche viceministro alla cultura del Governo di Budapest, “firmerà” la sua annata culturale, incidendo sulla scogliere dei versi composti per l’occasione. Versi, questi, che andranno ad affiancarsi a quelli fissati sulla pietra, negli anni passati, da Andrea Zanzotto, Christoph Wilhelm Aigner e Patrizia Valduga.
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Locandina di «FluSSidiverSi 4 – 2011»; [fig. 2] Veduta della piazza del Vescovado di Caorle (Venezia); [fig. 3] Veduta del lungomare di Caorle (Venezia).
Informazioni utili
«FluSSidiverSi 4 – 2011». Poesia e poeti di Alpe-Adria. Sedi varie -Caorle (Venezia). Tutti gli appuntamenti sono a ingresso libero e gratuito. Informazioni: Comune di Caorle, Ufficio Cultura, tel. 0421.219254. Sito web: http://flussidiversi.jimdo.com. Da venerdì 27 a domenica 29 maggio 2011.
In occasione della quarta edizione, in programma da venerdì 27 a domenica 29 maggio nell’antica città veneta di Caorle, la manifestazione farà tappa addirittura in chiesa, nella Cattedrale di santo Stefano. Tra le pareti romaniche di questo imponente edificio sacro, che accoglie al suo interno la famosa Pala d'Oro donata -secondo la leggenda- dalla regina cipriota Caterina Cornaro, sabato 28, intorno alle 19.15, Patrizia Valduga e il poeta magiaro Geza Szocs, padrino di questa edizione di «Flussidiversi», prenderanno parte alla Messa serale, dove leggeranno due odi sacre: «La Pentecoste» di Alessandro Manzoni e il «Mio Corpo» dello stesso Geza Szocs.
Poesia, dunque, come preghiera nella tre giorni lagunare, che, tra l’altro, renderà omaggio alla figura di Ernest Hemingway, il premio Nobel statunitense che passò due momenti diversi della sua vita in Veneto, negli anni del primo conflitto bellico (nelle trincee di Fossalta di Piave) e tra il 1952 e il 1954 (ospite di famiglie aristocratiche della zona). In queste verdi terre, l’autore de «Il vecchio e il mare» ambientò anche il suo romanzo «Across the River and into the Trees» («Di là dal fiume e tra gli alberi»), pubblicato in Italia nel 1965. Dovuto, dunque, l’omaggio di «Flussidiversi» e dei poeti dell’Alpe Adria, che sabato 28 maggio, alle ore 11.00, partiranno sulla «Nave dei Poeti», da Marina del Rio, alle Fondamente della Pescheria, disseminando per la laguna i versi dello scrittore americano. Gran nocchiero: Augusto Debernardi.
La quarta edizione del meeting caorlotto permetterà, inoltre, di confrontarsi con i più grandi disegnatori di libri per bambini e ragazzi, grazie alla rinnovata collaborazione con la «Mostra internazionale d’illustrazione per l’infanzia» di Sàrmede, che porterà, negli spazi del Centro culturale Bafile, una novantina di opere originali di autori che hanno partecipato alla rassegna «Echi di mari lontani», tenutasi nel 2009.
E’ questo uno dei tanti appuntamenti che «Flussidiversi» dedicherà ai più piccoli. Oltre agli incontri per le scuole primarie di Caorle, promossi sempre dall’associazione trevigiana, nel pomeriggio di sabato 28 maggio, in piazza Matteotti, si terranno, infatti, l’«Angolo della fiaba», con il cantastorie Giacomo Bizzai, lo spettacolo di
In questa angolo del centro storico, farà tappa anche la musica dell’«Orchestra jazz di Alpe Adria», mentre la trentina di poeti protagonisti di «Flussidiversi 2011» sarà in piazza Vescovado, al Palazzo municipale, al Centro culturale «Bafile» e persino tra i fiori del vivaio «Bejaflor» di Portogruaro, dove venerdì 27 maggio, alle 12.30, si terrà la preview del festival. Un festival che avrà il profumo della lavanda di Venzone, in mostra in più luoghi della città.
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Locandina di «FluSSidiverSi 4 – 2011»; [fig. 2] Veduta della piazza del Vescovado di Caorle (Venezia);
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«FluSSidiverSi 4 – 2011». Poesia e poeti di Alpe-Adria. Sedi varie -Caorle (Venezia). Tutti gli appuntamenti sono a ingresso libero e gratuito. Informazioni: Comune di Caorle, Ufficio Cultura, tel. 0421.219254. Sito web: http://flussidiversi.jimdo.com. Da venerdì 27 a domenica 29 maggio 2011.
«Dialoghi del Lys», la video-arte incontra i luoghi della Resistenza piemontese
L'arte contemporanea incontra il territorio piemontese. Succede a «Video di Eco e Narciso», programma di arte pubblica promosso dalla Provincia di Torino e curato da Rebecca De Marchi ed Elena Volpato. Il progetto, realizzato con il supporto organizzativo della Fondazione Torino Musei, ha visto, nella primavera ed estate del 2010, otto artisti visivi lavorare in sette ecomusei del territorio, raccontando, attraverso il video, le storie di questi luoghi e della comunità che li vivono.
Le opere realizzate saranno in mostra, da aprile a novembre, presso la Videoteca della Galleria d’arte moderna di Torino, a cadenza mensile. Dopo «Lucignolo» di Elisabetta Benassi, la rassegna propone, fino al 18 giugno, la visione di «Dialoghi del Lys», video della durata di 44 minuti, realizzato da Gianluca e Massimiliano De Serio e girato sulle montagne che conobbero eventi, talvolta crudamente drammatici, della Resistenza partigiana in Piemonte.
Il lavoro si apre con un’immagine fissa: la fotografia seppiata di un giovane partigiano ucciso, il cui corpo fu esposto sulla scarpata della fossa comune perché la sua famiglia potesse riconoscerlo. Subito dopo, però, il dato storico lascia spazio alla realtà presente dei luoghi. Seguono, infatti, alcuni ritratti di coppie di amici, ragazzi e ragazze di oggi, che chiacchierano liberamente nel folto dei boschi attorno al colle. Quei ragazzi hanno la stessa età che avevano i giovani partigiani quando decisero d’impugnare le armi. I loro discorsi intessuti di semplici preoccupazioni e desideri quotidiani non devono essere troppo diversi da quelli che animavano i discorsi tra i ragazzi di allora. Lottavano per un grande ideale, per la libertà ma, come importanti pagine della letteratura ci ricordano, i loro discorsi, i loro sogni, i loro amori, erano quelli della vita semplice che avevano vissuto sino allora e che speravano di tornare a vivere una volta conquistato il diritto di pensare e dire ciò che il loro animo gli suggeriva, senza le proibizioni e le censure imposte dalla dittatura.
I partigiani morirono anche perché i ragazzi di oggi possano gioire della libertà di preoccuparsi del loro futuro, dei loro interessi e dei loro sogni, perché possano parlarne con una libertà tanto grande da sembrare a tratti persino dimentica di ciò che costò conquistarla. «I dialoghi del Lys» si chiudono con una domanda lasciata senza risposta, fatta da una ragazza al giovane protagonista del filmato: «Ma tu hai paura della morte?» perché è quell’interrogativo, in fondo, che sembra davvero separare l’odierne generazioni da quella di allora: la scelta, il coraggio e la disponibilità a morire per un ideale. Anche in tempi che non conoscono la dittatura e l’impegno diretto nella guerra, c’è sempre un momento nella vita di ogni giovane, in cui non si può fare a meno di chiedersi se c’è qualcosa per difendere la quale si sarebbe disposti a morire. Il ragazzo protagonista viene ritratto nella stessa posizione del partigiano ucciso della prima immagine. Il video trova, dunque, compimento: il passato e il presente si uniscono nell’eterno ritorno dei sentimenti e dei sogni umani. Ma c’è ancora un altro dialogo posto a chiusura dell’opera: il silenzioso colloquio col monumento alla memoria dei partigiani morti di un uomo e una donna, nella loro piena età matura. Dal valore presente di quella lotta si torna così al ricordo della sua storia, commemorato in una lapide inquadrata a lungo, senza movimenti di macchina, frontalmente, quasi a incastonare nel fotogramma le parole scolpite, mentre sulla sua superficie passa veloce l’ombra delle macchine e il loro rumore presente si sovrappone al sentimento del passato.
La rassegna «Video di Eco e Narciso» proseguirà con la proiezione dei lavori «Researches undertaken for the museum of Alessandro Cruto» (di Nick Laessing, dal 21 giugno al 23 luglio), «Variazione di velocità, 17 luglio 2010 13.39.50» (di Luca Rento, dal 26 luglio al 27 agosto), «Masso erratico» (di Elisa Sighicelli, dal 30 agosto al 2 ottobre) e «Trame» (di Luca Vitone, dal 4 ottobre al 6 novembre).
Didascalie delle immagini
[fig. 1, 2 e 3] Gianluca e Massimiliano De Serio, «Dialoghi del Lys», 2010. 44min. DVD HD
Informazioni utili
«Dialoghi del Lys» di Gianluca e Massimiliano De Serio. Videoteca Gam, via Magenta 31 - Torino. Orari: dal martedì al sabato, dalle 10.00 alle 18.00; e la prima domenica di ogni mese, dalle 10.00 alle 18.00. Ingresso libero. Informazioni: tel. 011.4429597 e videotecagam@fondazionetorinomusei.it. Fino al 18 giugno 2011.
Le opere realizzate saranno in mostra, da aprile a novembre, presso la Videoteca della Galleria d’arte moderna di Torino, a cadenza mensile. Dopo «Lucignolo» di Elisabetta Benassi, la rassegna propone, fino al 18 giugno, la visione di «Dialoghi del Lys», video della durata di 44 minuti, realizzato da Gianluca e Massimiliano De Serio e girato sulle montagne che conobbero eventi, talvolta crudamente drammatici, della Resistenza partigiana in Piemonte.
Il lavoro si apre con un’immagine fissa: la fotografia seppiata di un giovane partigiano ucciso, il cui corpo fu esposto sulla scarpata della fossa comune perché la sua famiglia potesse riconoscerlo. Subito dopo, però, il dato storico lascia spazio alla realtà presente dei luoghi. Seguono, infatti, alcuni ritratti di coppie di amici, ragazzi e ragazze di oggi, che chiacchierano liberamente nel folto dei boschi attorno al colle. Quei ragazzi hanno la stessa età che avevano i giovani partigiani quando decisero d’impugnare le armi. I loro discorsi intessuti di semplici preoccupazioni e desideri quotidiani non devono essere troppo diversi da quelli che animavano i discorsi tra i ragazzi di allora. Lottavano per un grande ideale, per la libertà ma, come importanti pagine della letteratura ci ricordano, i loro discorsi, i loro sogni, i loro amori, erano quelli della vita semplice che avevano vissuto sino allora e che speravano di tornare a vivere una volta conquistato il diritto di pensare e dire ciò che il loro animo gli suggeriva, senza le proibizioni e le censure imposte dalla dittatura.
I partigiani morirono anche perché i ragazzi di oggi possano gioire della libertà di preoccuparsi del loro futuro, dei loro interessi e dei loro sogni, perché possano parlarne con una libertà tanto grande da sembrare a tratti persino dimentica di ciò che costò conquistarla. «I dialoghi del Lys» si chiudono con una domanda lasciata senza risposta, fatta da una ragazza al giovane protagonista del filmato: «Ma tu hai paura della morte?» perché è quell’interrogativo, in fondo, che sembra davvero separare l’odierne generazioni da quella di allora: la scelta, il coraggio e la disponibilità a morire per un ideale. Anche in tempi che non conoscono la dittatura e l’impegno diretto nella guerra, c’è sempre un momento nella vita di ogni giovane, in cui non si può fare a meno di chiedersi se c’è qualcosa per difendere la quale si sarebbe disposti a morire. Il ragazzo protagonista viene ritratto nella stessa posizione del partigiano ucciso della prima immagine. Il video trova, dunque, compimento: il passato e il presente si uniscono nell’eterno ritorno dei sentimenti e dei sogni umani. Ma c’è ancora un altro dialogo posto a chiusura dell’opera: il silenzioso colloquio col monumento alla memoria dei partigiani morti di un uomo e una donna, nella loro piena età matura. Dal valore presente di quella lotta si torna così al ricordo della sua storia, commemorato in una lapide inquadrata a lungo, senza movimenti di macchina, frontalmente, quasi a incastonare nel fotogramma le parole scolpite, mentre sulla sua superficie passa veloce l’ombra delle macchine e il loro rumore presente si sovrappone al sentimento del passato.
La rassegna «Video di Eco e Narciso» proseguirà con la proiezione dei lavori «Researches undertaken for the museum of Alessandro Cruto» (di Nick Laessing, dal 21 giugno al 23 luglio), «Variazione di velocità, 17 luglio 2010 13.39.50» (di Luca Rento, dal 26 luglio al 27 agosto), «Masso erratico» (di Elisa Sighicelli, dal 30 agosto al 2 ottobre) e «Trame» (di Luca Vitone, dal 4 ottobre al 6 novembre).
Didascalie delle immagini
[fig. 1, 2 e 3] Gianluca e Massimiliano De Serio, «Dialoghi del Lys», 2010. 44min. DVD HD
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«Dialoghi del Lys» di Gianluca e Massimiliano De Serio. Videoteca Gam, via Magenta 31 - Torino. Orari: dal martedì al sabato, dalle 10.00 alle 18.00; e la prima domenica di ogni mese, dalle 10.00 alle 18.00. Ingresso libero. Informazioni: tel. 011.4429597 e videotecagam@fondazionetorinomusei.it. Fino al 18 giugno 2011.
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