«Alla fine di un viaggio c’è sempre un viaggio da ricominciare». Il verso di Francesco De Gregori avrebbe trovato d’accordo Joseph Conrad, romanziere di lingua inglese (ma con origini polacche), vissuto tra la seconda metà dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento, che sperimentò molte forme narrative, ma che deve la propria fama soprattutto ai racconti di viaggio e di mare, ancora oggi apprezzati per la loro straordinaria attualità e freschezza.
Alla vita avventurosa di questo scrittore vagabondo e pieno di inquietudini, che appena diciassettenne si imbarcò come marinaio semplice su una nave in partenza per le Indie occidentali e che in seguito diventò capitano di vascello per la Marina inglese, è dedicata la mostra «Cercando Conrad. Storie e navi di uno scrittore marinaio», allestita per tutta estate al Galata Museo del Mare di Genova, prima di spostarsi all’Acquario di Milano e, poi, al Museo della marineria di Cesenatico.
L’esposizione -curata da Pierangelo Campodonico, Giancarlo Costa e Massimo Rizzardini- intende ricordare i cent’anni dal passaggio dello scrittore in Italia e, nello stesso tempo, inaugura il programma di festeggiamenti per i dieci anni di attività della struttura ligure, realtà oggi gestita, con la Commenda di san Giovanni di Prè, dal Mu.Ma. – Istituzione musei del mare e della navigazione, e considerata uno dei più grandi musei marittimi del Mediterraneo, al pari di quello di Barcellona.
L’allestimento, concepito come un invito alla lettura di opere importanti per la storia della letteratura novecentesca come «Cuore di tenebra», si sviluppa al secondo piano del Galata, nelle sale che raccontano l’età della vela, dall’età di Napoleone al tramonto dei velieri, inquadrando storicamente così il contesto e l’opera dello scrittore.
Il percorso della mostra va a sovrapporsi sull’esistente, come un «gioco dell’oca», dove ogni tappa consente di scoprire la produzione letteraria e la vita di Joseph Conrad. Totem informativi raccontano la storia, la formazione, le esperienze del marinaio-scrittore; a fare da filo rosso tra di loro c’è un book carpet, ovvero una lunga striscia a pavimento che comprende copertine, titoli e pagine manoscritte delle sue opere. Mentre in casse e bauli, due elementi tipicamente marinari, sono collocate pagine significative della letteratura conradiana e prestigiose edizioni a stampa in possesso delle biblioteche cittadine «Berio» e «De Amicis».
Il percorso prosegue in una piccola sala di lettura dove è possibile sedersi comodamente su una poltrona, sfogliare uno o più libri, e farsi interrogare e affascinare dalle parole dello scrittore anglo-polacco. E, alla fine del viaggio, è possibile anche salire a bordo di un brigantino genovese, tipologia d’imbarcazione su cui Joseph Conrad navigò per oltre vent’anni. Qui le sue parole lasciano lo spazio agli oggetti e alla fisicità dell’ambiente, al racconto di una vita materiale che diventa avvolgente. È così che il cerchio si chiude: dal museo allo scrittore, dalla parola scritta all’oggetto e alla vita materiale che il museo raccoglie e conserva.
La rassegna racconta anche la Genova di Joseph Conrad. Lo scrittore visitò la città nel 1914 e vi rimase così impressionato da utilizzarla come scenario di un suo libro incompiuto, «Suspense», pubblicato postumo nel 1925. Ma il rapporto tra il capoluogo ligure e il romanziere non si limita solo a questi pochi giorni di permanenza. Joseph Conrad condivise fisicamente con la marineria dei liguri le navi, gli spazi, le rotte ma anche le avventure, le frustrazioni e i pericoli.
Tra il 1878 e il 1894 lo scrittore navigò, infatti, su velieri inglesi che i genovesi conoscevano molto bene, ospitandoli spesso in porto ed acquistandoli quando venivano posti in vendita dai loro armatori. Si spiega così come il «Narcissus», reso celebre dal racconto «Il negro del Narcissus», si ritroverà a Camogli, acquistato dall’armatore Bertolotto, dove farà bella mostra di sé fino al compimento del suo destino quando si infrangerà su una costa deserta del Brasile.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Joseph Conrad a bordo del Tuscania da Glasgow a New York, aprile 1923; [figg, 2, 3 e 4] Allestimento della mostra «Cercando Conrad. Storie e navi di uno scrittore marinaio» al Galata di Genova. Foto: Merlo Fotografia
Informazioni utili
«Cercando Conrad. Storie e navi di uno scrittore marinaio». Galata Museo del Mare, Calata de Mari – Darsena di Genova. Orari: ore 10.00-19.30 (ultimo ingresso ore 18.00). Ingresso: adulti € 12,00; ridotto € 10,00; ragazzi € 7,00; gruppi € 9,00; scuole € 5,50. Informazioni: tel. 010.2345655 o accoglienza@galatamuseodelmare.it. Sito internet: www.galatamuseodelmare.it. Fino al 12 ottobre 2014.
ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
mercoledì 18 giugno 2014
martedì 17 giugno 2014
«The Bridging Colours. White», la danza coreana va in scena a Venezia
I rituali degli sciamani coreani si incontrano con le suggestioni della danza contemporanea. Succede a Venezia, sull’Isola di San Giorgio Maggiore, dove l’Istituto di studi musicali comparati presenta la prima assoluta dello spettacolo «The Bridging Colours. White», dal noto coreografo Cho Yong Min, direttore della piattaforma di danza A+M (Asia Movement), che vede in scena anche la compagnia Pyung-In e l’ensemble di musica tradizionale coreana Nol Eum Pane. L’appuntamento, fissato per le ore 19 di mercoledì 18 giugno, si inserisce nel programma del seminario «La performance musicale: un approccio comparato» (18-19 giugno), coordinato da Gianmario Borio e Giovanni Giuriati, con la collaborazione dell’Ahrc Research Center for Musical Performance as Creative Practice, diretto da John Rink all’Università di Cambridge.
In una combinazione di musica e danza tradizionale coreane, derivate dai rituali degli sciamani locali, e coreografie contemporanee di Yong Min Cho, lo spettacolo esplora la simbologia del colore bianco, primo dei cinque colori tradizionali coreani (bianco, nero, rosso, blu e giallo). Ciascun colore è legato a una particolare simbolica, a sua volta connessa alle cinque direzioni, agli elementi e molteplici altri valori. In particolare, il bianco è associato all’Occidente, al metallo, alla castità, alla verità, all’innocenza e alla morte.
Nella prima parte dello spettacolo, dedicata alla tradizione, tre danzatori accompagnati dal suono di strumenti tipici come lo aiaeng (cetra a sette corde), il daegeum (flauto traverso), lo janggu (tamburo a clessidra), lo jing (gong) e il taepyongso (oboe), svolgeranno un’azione coreografica rivolta alla convocazione di uno spirito (un’anima), alla ricerca di una possibile riconciliazione che preceda il congedo, e così il ripristino della pace.
Le coreografie Salpuri Chum, Gijun Chum e Gopuri condurranno alla seconda parte dello spettacolo, concepita come una compenetrazione di musica tradizionale e danza contemporanea, nella quale non ci si dedicherà soltanto allo spirito (l’anima), ma ad una più profonda comprensione dei sensi umani e dello spazio, attraverso i ritmi delicati e la profondità del movimento, ai quali faranno da accompagnamento le note dell’ensemble Nol Eum Pan.
Tutti gli abiti di scena sono stati prodotti da Re;Code, fashion design brand nato in Corea del Sud, con base a Seoul ed interamente prodotto in Corea. Il marchio, già noto, promuove lo sviluppo di network tra designer indipendenti, uniti dal desiderio di creare attraverso l’utilizzo di materiali di riciclo e a basso impatto ambientale, facendo dell’eco-sostenibilità la sua la filosofia. Realizzando capi dal design unico (prodotti da uno ad un massimo di venti pezzi per ogni modello) tramite materiali di scarto, la moda ed il semplice re cycling, Re;Code abbraccia un nuovo scopo: creare un ciclo di consumo che riduca gli sprechi, promuovendo così una cultura per la valorizzazione dell’ambiente.
L’evento, a ingresso gratuito fino ad esaurimento dei posti disponibili, si inserisce nel seminario «La performance musicale: un approccio comparato», che vedrà al tavolo dei relatori Marco Lutzu della Ca' Foscari di Venezia, John Rink dell'università di Cambride, Francesco Giannattasio della Sapienza di Roma e Ingrid Pustijanic dell'ateneo di Pavia.
Didascalie delle foto
[Fig.1] Johmm Yong Min, direttore della piattaforma di danza A+M (Asia Movement). Foto: Mauro Valle; [fig. 2] Abiti per lo spettacolo «The Bridging Colours. White»; [fig. 3] Ensemble di musica tradizionale coreana Nol Eum Pane.
Informazioni utili
«The Bridging Colours. White». Isola di San Giorgio Maggiore – Venezia. Mercoledì 18 giugno, ore 19.00. Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili. Informazioni: Istituto interculturale di studi musicali comparati, tel. 041.2710357, fax 041.5238540, musica.comparata@cini.it. Sito internet: www.cini.it.
In una combinazione di musica e danza tradizionale coreane, derivate dai rituali degli sciamani locali, e coreografie contemporanee di Yong Min Cho, lo spettacolo esplora la simbologia del colore bianco, primo dei cinque colori tradizionali coreani (bianco, nero, rosso, blu e giallo). Ciascun colore è legato a una particolare simbolica, a sua volta connessa alle cinque direzioni, agli elementi e molteplici altri valori. In particolare, il bianco è associato all’Occidente, al metallo, alla castità, alla verità, all’innocenza e alla morte.
Nella prima parte dello spettacolo, dedicata alla tradizione, tre danzatori accompagnati dal suono di strumenti tipici come lo aiaeng (cetra a sette corde), il daegeum (flauto traverso), lo janggu (tamburo a clessidra), lo jing (gong) e il taepyongso (oboe), svolgeranno un’azione coreografica rivolta alla convocazione di uno spirito (un’anima), alla ricerca di una possibile riconciliazione che preceda il congedo, e così il ripristino della pace.
Le coreografie Salpuri Chum, Gijun Chum e Gopuri condurranno alla seconda parte dello spettacolo, concepita come una compenetrazione di musica tradizionale e danza contemporanea, nella quale non ci si dedicherà soltanto allo spirito (l’anima), ma ad una più profonda comprensione dei sensi umani e dello spazio, attraverso i ritmi delicati e la profondità del movimento, ai quali faranno da accompagnamento le note dell’ensemble Nol Eum Pan.
Tutti gli abiti di scena sono stati prodotti da Re;Code, fashion design brand nato in Corea del Sud, con base a Seoul ed interamente prodotto in Corea. Il marchio, già noto, promuove lo sviluppo di network tra designer indipendenti, uniti dal desiderio di creare attraverso l’utilizzo di materiali di riciclo e a basso impatto ambientale, facendo dell’eco-sostenibilità la sua la filosofia. Realizzando capi dal design unico (prodotti da uno ad un massimo di venti pezzi per ogni modello) tramite materiali di scarto, la moda ed il semplice re cycling, Re;Code abbraccia un nuovo scopo: creare un ciclo di consumo che riduca gli sprechi, promuovendo così una cultura per la valorizzazione dell’ambiente.
L’evento, a ingresso gratuito fino ad esaurimento dei posti disponibili, si inserisce nel seminario «La performance musicale: un approccio comparato», che vedrà al tavolo dei relatori Marco Lutzu della Ca' Foscari di Venezia, John Rink dell'università di Cambride, Francesco Giannattasio della Sapienza di Roma e Ingrid Pustijanic dell'ateneo di Pavia.
Didascalie delle foto
[Fig.1] Johmm Yong Min, direttore della piattaforma di danza A+M (Asia Movement). Foto: Mauro Valle; [fig. 2] Abiti per lo spettacolo «The Bridging Colours. White»; [fig. 3] Ensemble di musica tradizionale coreana Nol Eum Pane.
Informazioni utili
«The Bridging Colours. White». Isola di San Giorgio Maggiore – Venezia. Mercoledì 18 giugno, ore 19.00. Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili. Informazioni: Istituto interculturale di studi musicali comparati, tel. 041.2710357, fax 041.5238540, musica.comparata@cini.it. Sito internet: www.cini.it.
lunedì 16 giugno 2014
Venezia, a Palazzo Mocenigo i ventagli dell’hotel Metropole
Aprirlo con un movimento secco è arte; dischiuderlo con lentezza e sguardi maliziosi un esercizio di stile: il ventaglio è da sempre molto più di un semplice accessorio d’abbigliamento, è un modo per comunicare in maniera pudica e riservata i propri sentimenti. Con un semplice e vanitoso battito di stecche e di tessuto, si possono, infatti, raccontare bronci e sorrisi. Lo sapevano bene le donne della corte di Maria Antonietta di Francia o quelle dell’Inghilterra vittoriana che avevano un loro invisibile codice per parlare con l’amato: un ventaglio chiuso e appoggiato al cuore significava fedeltà, uno aperto e agitato con veemenza l’impossibilità di dare seguito a una passione.
A questo piccolo e frivolo accessorio femminile, inventato dagli antichi egizi e diffusosi in Europa tra il XVII e il XVIII secolo, è dedicata la nuova mostra che la Fondazione Musei civici di Venezia promuove per tutta estate negli spazi di Palazzo Mocenigo – Centro studi di storia del tessuto e del costume, edificio recentemente oggetto di un radicale intervento di restyling realizzato con il fondamentale apporto dell’architetto e scenografo di fama internazionale Pier Luigi Pizzi, in cui vengono fedelmente riproposte le suggestioni di un’abitazione nobiliare veneziana e l’evolversi delle tendenze della moda tessile.
Nel portico del museo è visibile, fino al prossimo 14 settembre, una straordinaria selezione di ventagli antichi provenienti dalla collezione privata dell’hotel Metropole, esercizio commerciale di proprietà dal 1968 della famiglia Beggiato, ubicato all’interno di uno dei più antichi palazzi della città, affacciato sulla Riva degli Schiavoni, a pochi passi da piazza San Marco. Lo stabile, che ebbe tra i suoi ospiti più illustri Sigmund Freud, Marcel Proust e Thomas Mann, appare, infatti, per la prima volta nel 1500 in una celebre pianta di Jacopo De Barbari. La sua notorietà è, poi, dovuta soprattutto alla permanenza tra le sue mura di Antonio Vivaldi, che qui impartì lezioni di musica e compose i suoi più celebri capolavori, tra cui i «Concerti», l’«Estro armonico» e le «Quattro stagioni».
Gli oggetti esposti a Palazzo Mocenigo sono complessivamente ventiquattro e sono esempi di un antiquariato di classe che attraversa i secoli e le mode; sono stati selezionati tra i pezzi solitamente in mostra nell’albergo veneziano, all’interno delle camere e su un intero piano dove la proprietà ha ricreato una stravagante Wunderkammer, nella quale sono visibili porta-biglietti da visita dell’800, trousse da sera della Belle Epoque, insoliti cavatappi, schiaccianoci e crocifissi.
La maestosa originalità dei ventagli vanta nondimeno un Étage a sé, con più di duecento pezzi: dipinti a mano, in pizzo, seta, tartaruga, madreperla, ma anche eclettici in piuma di struzzo, che ne rappresentano la collezione forse più stravagante.
Considerato soprattutto per uso aristocratico ed artistico, con immagini dipinte sia sulla pagina che sulle montature, questo accessorio ha rappresentato per lungo tempo un oggetto indispensabile per le dame della classe superiore che lo usavano come mezzo per proclamare il proprio status e la propria femminilità. Ma il ventaglio non è solo un manufatto vezzoso e bello da vedere, è anche una testimonianza di mode passate, un accessorio che parla un linguaggio d’altri tempi fatto di eleganza, ricercatezza e seduzione.
Per saperne di più
Apre a Venezia il museo più profumato d’Italia
Informazioni utili
Ventagli. Collezione Hotel Metropole. Palazzo Mocenigo - Centro studi di storia del tessuto e del costume, Santa Croce, 1992 - Venezia. Orari: martedì-domenica, ore 10.00–17.00 (la biglietteria chiude mezz'ora prima, alle ore 16.30); chiuso lunedì. Ingresso: intero € 8,00; ridotto € 5,50. Informazioni: call center 848082000 (dall’Italia), + 3904142730892 (dall’estero). Sito internet: mocenigo.visitmuve.it. Fino al 14 settembre 2014.
A questo piccolo e frivolo accessorio femminile, inventato dagli antichi egizi e diffusosi in Europa tra il XVII e il XVIII secolo, è dedicata la nuova mostra che la Fondazione Musei civici di Venezia promuove per tutta estate negli spazi di Palazzo Mocenigo – Centro studi di storia del tessuto e del costume, edificio recentemente oggetto di un radicale intervento di restyling realizzato con il fondamentale apporto dell’architetto e scenografo di fama internazionale Pier Luigi Pizzi, in cui vengono fedelmente riproposte le suggestioni di un’abitazione nobiliare veneziana e l’evolversi delle tendenze della moda tessile.
Nel portico del museo è visibile, fino al prossimo 14 settembre, una straordinaria selezione di ventagli antichi provenienti dalla collezione privata dell’hotel Metropole, esercizio commerciale di proprietà dal 1968 della famiglia Beggiato, ubicato all’interno di uno dei più antichi palazzi della città, affacciato sulla Riva degli Schiavoni, a pochi passi da piazza San Marco. Lo stabile, che ebbe tra i suoi ospiti più illustri Sigmund Freud, Marcel Proust e Thomas Mann, appare, infatti, per la prima volta nel 1500 in una celebre pianta di Jacopo De Barbari. La sua notorietà è, poi, dovuta soprattutto alla permanenza tra le sue mura di Antonio Vivaldi, che qui impartì lezioni di musica e compose i suoi più celebri capolavori, tra cui i «Concerti», l’«Estro armonico» e le «Quattro stagioni».
Gli oggetti esposti a Palazzo Mocenigo sono complessivamente ventiquattro e sono esempi di un antiquariato di classe che attraversa i secoli e le mode; sono stati selezionati tra i pezzi solitamente in mostra nell’albergo veneziano, all’interno delle camere e su un intero piano dove la proprietà ha ricreato una stravagante Wunderkammer, nella quale sono visibili porta-biglietti da visita dell’800, trousse da sera della Belle Epoque, insoliti cavatappi, schiaccianoci e crocifissi.
La maestosa originalità dei ventagli vanta nondimeno un Étage a sé, con più di duecento pezzi: dipinti a mano, in pizzo, seta, tartaruga, madreperla, ma anche eclettici in piuma di struzzo, che ne rappresentano la collezione forse più stravagante.
Considerato soprattutto per uso aristocratico ed artistico, con immagini dipinte sia sulla pagina che sulle montature, questo accessorio ha rappresentato per lungo tempo un oggetto indispensabile per le dame della classe superiore che lo usavano come mezzo per proclamare il proprio status e la propria femminilità. Ma il ventaglio non è solo un manufatto vezzoso e bello da vedere, è anche una testimonianza di mode passate, un accessorio che parla un linguaggio d’altri tempi fatto di eleganza, ricercatezza e seduzione.
Per saperne di più
Apre a Venezia il museo più profumato d’Italia
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Ventagli. Collezione Hotel Metropole. Palazzo Mocenigo - Centro studi di storia del tessuto e del costume, Santa Croce, 1992 - Venezia. Orari: martedì-domenica, ore 10.00–17.00 (la biglietteria chiude mezz'ora prima, alle ore 16.30); chiuso lunedì. Ingresso: intero € 8,00; ridotto € 5,50. Informazioni: call center 848082000 (dall’Italia), + 3904142730892 (dall’estero). Sito internet: mocenigo.visitmuve.it. Fino al 14 settembre 2014.
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