ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

giovedì 8 gennaio 2015

Fondazione Torino Musei, tutta l'arte della Gam e di Palazzo Madama a portata di app

Andare per mostre e musei con un semplice click sullo smartphone o sul tablet non è più un sogno. il Google Cultural Institute ha, infatti, da poco lanciato in Europa un nuovo progetto che permette di visitare prestigiosi spazi espositivi del nostro Paese, ma anche di Francia e Olanda, attraverso un’applicazione mobile scaricabile gratuitamente da Google Play.
Il progetto pilota, nato da una costola dell’Art Project, coinvolge in Italia cinque realtà, tre delle quali di Torino: l’Emergence Festival Giardini di Naxos, il Maga di Gallarate e, nel capoluogo piemontese, la Gam – Galleria d’arte moderna, Palazzo Madama e il Mao - Museo d’arte orientale.
Il gruppo di Mountain View fa sapere che questo è solo l'inizio di un lavoro di più ampio respiro: tutti i musei, le fondazioni e gli enti culturali partner del Google Cultural Institute avranno, infatti, l’opportunità di creare gratuitamente la propria applicazione mobile Android per visitare le proprie mostre e collezioni anche da dispositivi mobili. In Italia si tratta di oltre quaranta realtà, tra le quali i Musei capitolini, gli Uffizi, la Venaria Reale, il Poldi Pezzoli di Milano, il Mart di Rovereto e Palazzo Grassi a Venezia.
Il lavoro realizzato per conto della Fondazione Torino Musei ha dato vita a tredici percorsi fruibili dai visitatori tramite smartphone o tablet Android così da esplorare le collezioni della Galleria d'arte moderna, di Palazzo Madama e del Museo d'arte orientale. Si spazia dal «museo in mezz’ora» per i più frettolosi a percorsi legati alle emozioni, fino allo speciale per la mostra temporanea «Women of Vision».
Il lancio delle app si inserisce nella strategia digital della fondazione torinese, che si attualmente occupando anche del completo rifacimento dei siti web istituzionali, mentre continua l’impegno di incontro, ascolto e comunicazione sulle piattaforme sociali.
Ciascuna applicazione dà accesso a testi e fotografie ad alta risoluzione che suggeriscono visite inusuali, stimolanti e curiose alle collezioni. Grazie alla tecnologia Street View, le persone possono, poi, visitare virtualmente gli interni dei tre musei. Una risorsa imperdibile, dunque, quella offerta dal Google Cultural Institute per prepararsi al meglio prima di entrare in museo, per orientarsi tra le opere esposte durante la visita o per conservarne il ricordo una volta tornati a casa.
Nello specifico, la app dedicata alla Galleria d’arte moderna presenta quattro percorsi tematici: due che accompagnano i visitatori alla scoperta dei capolavori del museo e dei colori delle opere, una che spiega i lavori d'arte contemporanea di più difficile interpretazione, e un'altra, intitolata «Humans of Gam», che presenta una gallery alla scoperta di donne, uomini, adulti e bambini protagonisti dei capolavori delle collezioni.
La app dedicata a Palazzo Madama permette, invece, un viaggio dal Medioevo all’Ottocento attraverso cinque tour che esplorano le collezioni da diversi punti di vista. «Il museo in mezz’ora» aiuta i più frettolosi a scoprire i capolavori imperdibili. «In the mood for» è ideato per chi vuole lasciarsi trasportare dagli stati d’animo, mentre «#GoPink» permette di esplorare le varie sale della realtà museale torinese attraverso le sue protagoniste. Ci sono, poi, una guida speciale alla mostra «Women of vision», allestita fino all’11 gennaio, e la proposta di un viaggio tra i colori delle opere esposte, dal bianco e nero allo splendore degli ori.
La app dedicata al Museo d’arte orientale offre, invece, la solita visita per i più frettolosi («Il Mao in mezz’ora), grazie alla quale è possibile scoprire le opere più significative di ogni regione e periodo storico esposti; ci sono, quindi, vari percorsi inusuali: da «Colori d’Oriente», dedicato agli accostamenti cromatici, a «Mantra mode: on», sulle opere che “parlano” di meditazione, senza dimenticare il tour «Mostri, animali e strane posizioni».

Informazioni utili 
g.co/palazzomadamaapp 
g.co/maoapp
g.co/gamtorinoapp

mercoledì 7 gennaio 2015

Dalla mostra «A cavallo dell’anno» alle «Passeggiate d’autore» tra le contrade del Palio: un gennaio ricco di eventi a Siena

Le feste a Siena non sono finite, ma continuano per tutto gennaio. Fino alla fine del mese la città toscana propone, infatti, un ricco cartellone di appuntamenti tra arte, gusto e musica, pensati anche per i più piccoli, che spaziano dalle mostre al Santa Maria della Scala agli itinerari alla scoperta degli angoli più suggestivi del centro storico, da corsi di cucina a concerti di musica classica. Le varie iniziative sono proposte nell’ambito del cartellone di «Tutto il Natale di Siena», una rassegna ideata dall’amministrazione comunale, con il contributo di Banca Monte dei Paschi, in occasione delle festività di fine anno.
Grande protagonista sarà l’arte con la mostra «Rosalba Parrini: giochi, battaglie, storie» al Palazzo pubblico e con il percorso espositivo «Il corpo e l’anima. I luoghi e le opere della cura ospedaliera in Toscana dal XIV al XIX secolo» al Santa Maria della Scala, che racconta con originalità la storia secolare di sette grandi luoghi della sanità nella terra di Giotto e Michelangelo: gli ospedali fiorentini di Santa Maria Nuova, San Giovanni di Dio e degli Innocenti, il Santa Maria della Scala di Siena, il Misericordia e Dolce di Prato, il Santa Chiara di Pisa e il Ceppo di Pistoia.
Negli stessi spazi è visibile, fino al prossimo 31 gennaio, anche la rassegna «A cavallo dell’anno», tre mostre che permetteranno di vedere lavori di grandi artisti del Novecento come Floriano Bodini, Carlo Carrà, Giorgio De Chirico o Marino Marini che hanno raffigurato il mondo equino, oltre a una grande opera del senese Piero Sadun e a un’ottantina di tele e sculture di estrosi autori contemporanei, tra i quali Ignazio Fresu e Fabio Mazzieri.
Tra gli appuntamenti da non perdere per gli appassionati d’arte ci sono, poi, la visita guidata al Duomo (11 gennaio) e la «Passeggiata d’autore» (10 gennaio) tra i vicoli del centro storico, incentrata sulla storia dei Drappelloni del Palio.
Al Museo civico in piazza del Campo sarà, invece, possibile partecipare a un percorso teatrale animato da attori (22 gennaio), che si caleranno nei panni di antichi protagonisti dell’epoca, come balie brontolone, finti bordoni, malfattori, potenti e campanari curiosi per raccontare la vita e i segreti del Palazzo Pubblico tra il Duecento e il Trecento.
Grande spazio nel gennaio senese avrà anche la musica con una serie di iniziative animate dall’Accademia musicale Chigiana, dall’Istituto superiore di studi musicali Rinaldo Francie e dalla Fondazione Siena jazz, con il liceo musicale della città e varie associazioni storiche. Tra gli appuntamenti da non perdere si segnalano i concerti del Coro di Vico Alto (18 gennaio), dell’Unione corale senese (25 gennaio) e dell’Orchestra della Toscana, diretta da John Axelrod (30 gennaio), oltre all’incontro «Tosti a casa D’Annunzio» (16 gennaio).
Per i più piccoli sono, invece, in programma laboratori creativi di pittura e di lettura (10, 15, 16, 19, 23, 24, 30, 31 gennaio) e una mostra in sala San Leopoldo, visibile fino al 25 gennaio, con le tavole originali della storia «Babbo Natale e la piccola renna» di Giovanni Manna. Ai bambini sono dedicati anche il tour «Benedetti animali» (17 gennaio), promosso in occasione della festività di Sant’Antonio abate, e lo spettacolo «Una giornata con Giulio Coniglio» (31 gennaio) al teatro dei Rozzi.
Nel cartellone di eventi promosso dal Comune di Siena per questo inizio anno si segnalano, infine, i corsi di cucina sulle ricette della tradizione toscana (9, 13 e 21 gennaio) e l’apertura, per tutti i venerdì del mese, del mercato dei produttori agricoli.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Siena. Foto di Giulia Brogi; [fig. 2] Interno con i drappelloni del Palio. Contrada della Tartuca, Siena; [fig. 3] Tavola di Giovanni Manna per la storia storia «Babbo Natale e la piccola renna»; [fig. 4] OPpera di Ignazio Fresu per la mostra «A cavallo dell’anno» [Si ringrazia l'Agenzia RobesPierre di Siena per le foto]

Informazioni utili
Tutto il Natale di Siena. Informazioni:: Santa Maria della Scala - Palazzo Squarcialupi, Piazza Duomo, 1 – Siena, tel. 0577.280551 o siena@terresiena.it. Sito internet: www.comune.siena.it/Tutto-il-Natale-di-Siena. Fino al 31 gennaio 2015. 

lunedì 15 dicembre 2014

«Katër i Radës», l’arte non dimentica. Fumetto e musica ricordano la «strage del Venerdì santo»

È il 28 marzo 1997. Mancano due giorni a Pasqua. La motovedetta «Katër i Radës» (letteralmente «Battello in rada»), omologata per dieci uomini di equipaggio, parte dal porto di Valona con a bordo un centinaio di persone: uomini, donne e bambini in fuga dall’Albania che sta vivendo un grave periodo di crisi economica e di criminalità dilagante, oltre a una difficile situazione politica seguita al crollo della dittatura comunista di Enver Hoxha e originata, in quei primi mesi del 1997, anche dalle continue rivolte anarchiche contro il governo del presidente Sali Berisha.
Per questi migranti, così come per gli oltre duecentomila albanesi che raggiunsero le coste pugliesi tra il 1990 e il 2000, l’Italia rappresenta la terra promessa, un luogo che sembra garantire migliori condizioni di vita e la libertà. Ma quel «viaggio della speranza» per i profughi imbarcati sulla «Katër i Radës» si trasforma in tragedia. La piccola motovedetta militare di produzione russa viene speronata dalla corvetta «Sibilla», una nave della Marina militare italiana giunta nel canale di Otranto, a seguito della segnalazione della fregata «Zeffiro», per attuare «manovre cinematiche di interposizione» tali da convincere gli scafisti a invertire rotta e a ritornare verso il porto di partenza.
È da meno di una settimana che è stata siglata l’operazione «Bandiere bianche», nome in codice di una politica di respingimento in mare delle cosiddette «carrette albanesi» stabilita dal governo Prodi, senza alcun passaggio parlamentare e in accordo con Sali Berisha, in cambio di aiuti umanitari a Tirana che è in guerra civile. E l’applicazione di quella direttiva data ai vertici della nostra Marina militare è subito destinata a rimanere nella storia, ad essere associata all’espressione «strage del Venerdì santo».
L’urto tra le due imbarcazioni è, infatti, violentissimo. In meno di quindici minuti la «Katër i Radës» affonda con il suo carico di uomini, donne e bambini, molti dei quali rimangono bloccati nella stiva della nave che da riparo sicuro diventa trappola. I morti sono ottantuno, ventiquattro dei quali non verranno mai trovati e rimarranno sepolti per sempre in fondo all’Adriatico; i superstiti sono solo trentaquattro.
Da allora sono passati diciassette anni e due gradi di giudizio non sono ancora riusciti a restituire la verità dei fatti: la sentenza del 29 giugno 2011, l’ultima, ha condannato a tre anni il pilota albanese della «Katër i Radës», Namik Xhaferi, e a due anni il comandante della «Sibilla», Fabrizio Laudadio, per omicidio colposo, reato derubricato per lesioni colpose; mentre ai parenti delle vittime sono andati pochi spiccioli di risarcimento danni. Nessuno, dunque, sta pagando abbastanza e veramente per quelle ottantuno vite annegate a poche miglia dalla costa salentina.
Nel frattempo il relitto della barca è stato posizionato su una banchina del porto di Otranto per iniziativa dell’associazione Integra Onlus, che ne ha evitato lo smantellamento ed è stato trasformato in un’opera d’arte grazie alla creatività dello scultore greco Costas Varotsos. Francesco Niccolini e Dario Bonaffino ne hanno, invece, parlato in un fumetto uscito lo scorso ottobre per i tipi di BeccoGiallo, in occasione dell’ultima edizione di Lucca Comics & Game: «Il naufragio della speranza».
Sempre quest’anno la storia della motovedetta «Katër i Radës» è stata raccontata in un’opera da camera per le musiche di Admir Shkurtaj, straordinario compositore albanese arrivato in Italia negli anni Novanta su un barcone, e per il libretto di Alessandro Leogrande, presentata in anteprima lo scorso 12 ottobre alle Corderie dell’Arsenale di Venezia, nell’ambito della cinquantottesima edizione della Biennale internazionale di musica contemporanea, dalla compagnia Koreja. Lo spettacolo, accolto con favore dal pubblico e dalla critica, sarà di nuovo in scena a Lecce dal 18 al 20 dicembre, sempre per la regia di Salvatore Tramacere e con la direzione musicale di Pasquale Corrado, all’interno del progetto «Arti e migrazioni. Esuli profughi raminghi».
Attraverso un mosaico di linguaggi vocali, che spaziano da melodie jazz ad urla, l'atto unico racconta, per usare le parole di Alessandro Leogrande, «i sommersi e i salvati, chi è sopravvissuto e chi è scomparso, le loro voci, i loro pensieri, e soprattutto il loro viaggio verso il buio, pieno di grandi ansie e piccoli desideri, sogni e paure, digressioni, apparizioni, improvvise rammemorazioni».

Didascalie delle immagini 
[Figg. 1, 2 e 3] Una scena dell’opera da camera «Katër i Radës – il naufragio», per le musiche di Admir Shkurtaj e su libretto di Alessandro Leogrande. Produzione: Biennale di Venezia – Koreja. 

Informazioni utili 
«Katër i Radës – il naufragio». Cantieri Teatrali Koreja, via Guido Dorso, 70 – Lecce. Orari: dal 18 al 20 dicembre, ore 20.45. Ingresso: intero € 15,00, ridotto per convenzionati € 12,00, ridotto per under 30 e over 60 € 8,00. Informazioni e prenotazioni: tel. 0832.242000. Sito internet: www.teatrokoreja.itDal 18 al 20 dicembre 2014.