Laboratori, workshop, conferenze, visite guidate, ma anche performance, happening e flash mob: sarà una giornata ricca di eventi quella promossa dai dipartimenti educativi delle realtà riunite nella rete Amaci - Associazione dei musei d’arte contemporanea italiani per domenica 19 aprile.
A firmare l’immagine guida di questo primo Educational Day sono Botto & Bruno. Il loro lavoro, intitolato «Silent Walk», propone una riflessione sul rapporto uomo-paesaggio. Una figura di profilo occupa metà dello spazio visivo ed è intenta a compiere un’azione. Il volto è tagliato, non si distinguono né il sesso né l’età, l’attenzione è focalizzata sulle sue mani e sul gesto che sta compiendo: con una forbice ritaglia della carta, sta costruendo un proprio paesaggio, un luogo mentale attraverso il quale tracciare il proprio cammino. Sullo sfondo una distesa verde, il cui orizzonte si confonde con la nebbia e il cielo. Non ci sono case, non c’è architettura, non c’è altra presenza umana. C’è solo una rete metallica che divide la figura dal paesaggio, anche se in realtà si intravede un’apertura, un passaggio, che le dà la possibilità di non essere isolata, di mettersi in relazione con l’ambiente che la circonda. La figura rappresentata è, quindi, intenta a costruire; la sua gestualità, che indica partecipazione, è silenziosa, ma non passiva. Ed è proprio l’azione del creare dal nulla, in modo semplice, quasi come fosse un gioco, il proprio mondo e il proprio futuro il fulcro di «Silent Walk», che gli artisti hanno scelto di indicare come metafora della costruzione di una società migliore attraverso il ruolo, fondamentale, dell’educazione.
L’Educational Day rimette, infatti, al centro della scena la funzione educativa dei musei, in particolare d’arte contemporanea, e il loro imprescindibile legame con il territorio cui fanno riferimento, ribadendo che non sono asettici contenitori di oggetti, bensì luoghi vivi, aperti, inclusivi, che hanno un’importante responsabilità sociale nei confronti delle loro comunità di appartenenza. I musei sono, e possono diventare sempre di più, centri di formazione permanente, luoghi di scambio e di crescita, laboratori per lo sviluppo del pensiero critico, piattaforme educative per l’inclusione sociale e l’integrazione culturale.
E l’Educational Day serve a ribadire che per poter esercitare questa imprescindibile funzione sociale, che è sempre parte integrante della loro missione istituzionale e del loro progetto culturale, i musei devono sapersi porre in una posizione aperta, di ascolto, nei confronti delle loro comunità e del loro pubblico, anche potenziale, interrogandosi continuamente sul proprio ruolo e trovando modalità sempre nuove di interagire efficacemente con l’attualità, sempre più complessa e dinamica. In questa direzione i musei d’arte contemporanea per loro natura possono svolgere un ruolo sociale importante, e hanno il dovere di farlo, offrendosi come terreno di sperimentazione per nuove forme di cittadinanza culturale, promuovendo e sostenendo coesione sociale e appartenenze territoriali, rendendo il proprio pubblico motore di processi innovativi, dove le persone diventino protagoniste della creazione e diffusione di un nuovo modo di pensare, vivere e diffondere la cultura.
Moltissime le iniziative messe in cantiere per questa giornata, con il coinvolgimento, in alcuni casi, di Accademie di belle arti, università pubbliche e private, istituti di alta formazione. Laboratori, workshop, conferenze, visite guidate, incontri con gli artisti, ma anche performance, happening e flash mob, o ancora percorsi speciali per non vedenti e sordo-muti, seminari di approfondimento per operatori e insegnanti, corsi di educazione allo sguardo compongono il programma rivolto ad adulti, giovani e bambini con le famiglie.
Si spazia dagli incontri a sorpresa nelle strade di Prato con il Centro Pecci ai focus sulla collezione permanente del Castello di Rivoli, passando per i percorsi di avvicinamento all’Arte povera della veneziana Ca’ Pesaro o per il workshop su come raccontare il museo nell’epoca dei social network promosso dal Madre a Napoli.
Al Museion di Bolzano sono state, invece, organizzate visite a occhi bendati per imparare a guardare con gli altri sensi, mentre al Palazzo Fabroni di Pistoia ci saranno laboratori nella lingua dei segni. Ritratti e autoritratti saranno, poi, al centro delle iniziative promosse dal Museo Marino Marini di Firenze e dalla Gam di Torino; la musica sarà, invece, protagonista al Macro di Roma.
Iniziative per l’Educational Day, quasi tutte a ingresso gratuito con prenotazione, saranno organizzate anche da prestigiose realtà come il Mart di Rovereto, la Gnam di Roma, il Mambo di Bologna e il Pac di Milano.
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Botto & Bruno per l’Educational Day, «Silent walk», fotocollage, 2014; [fig. 2] Visite guidate con gli occhi bendati nella mostra di Rossella Biscotti al Museion di Bolzano. Foto: Luca Meneghel; [fig. 3] Visitatori al Madre di Napoli.
Informazioni utili
Educational Day - 19 aprile 2015. Italia, sedi varie. Programma: http://www.amaci.org/sites/default/files/attach/activity/amaci_programma_musei_ed00_27.03.2015.pdf. Informazioni: Amaci, via San Tomaso, 53 - Bergamo, tel. 035.270272 o info@amaci.org. Sito internet: www.amaci.org.
ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
giovedì 16 aprile 2015
mercoledì 15 aprile 2015
Brera, un restauro al gusto di miele per l'Atrio dei gesuiti
Sarà un restauro «dolce» quello dell'atrio dei Gesuiti all’interno del Palazzo di Brera. Toccherà, infatti, alla Rigoni, prestigiosa azienda familiare che sull’Altipiano di Asiago produce mieli e marmellate, riportare alla sua antica bellezza l’area di ingresso di uno dei simboli di Milano nel mondo.
L’intervento di recupero, su progetto degli architetti Alessandra Quarto e Angelo Rosi, sarà realizzato entro il prossimo settembre da Fondaco, società veneziana specializzata nella gestione di interventi di restauro di beni pubblici, che ha già curato una cinquantina di cantieri in dieci anni di attività.
L’atrio, che oggi versa in pessime condizioni di conservazione, è un’elegante aula a due navate separate da coppie di colonne binate in granito rosa di Baveno, coperta da volte a calotta con cornici grigie, che in passato aveva una funzione importante all’interno del complesso di Brera.
In passato, questo spazio fungeva, infatti, da area di accesso al complesso formato dal convento e dal collegio affidato ai gesuiti da San Carlo Borromeo, trasformato nel 1773, per volere di Maria Teresa Imperatrice d’Austria, in un vero e proprio polo culturale, in cui ancora oggi trovano sede l’Accademia, la Biblioteca braidense, l’Orto botanico e la celebre pinacoteca con i suoi tesori d’arte.
Qui si trovano, inoltre, importanti testimonianze storico-architettoniche come i monumenti in memoria di Ruggero Giuseppe Boscovich (fondatore dell’Osservatorio astronomico di Brera), di Giovanni Perego (restauratore e scenografo per il teatro alla Scala), di Giuseppe Sommaruga (architetto, autore del Palazzo Castiglioni a Milano,simbolo del liberty italiano), oltre al bassorilievo dell’incoronazione di Napoleone (realizzato da Gaetano Monti per l’Arco della pace di Milano) e al portale del Santo Sepolcro con il busto seicentesco in memoria di San Carlo Borromeo.
Quando a rovinare al suolo sono state porzioni più o meno estese degli intonaci originali, per sostituirli sono stati utilizzati nuovi intonaci in malta cementizia, che hanno impedito o limitato la fisiologica traspirazione dei muri. Gli elementi in pietra, marmo o granito hanno così, molto pesantemente, risentito di umidità e scarsa cura, con situazioni di sfarinamento o di sfaldamento. Non è andata meglio alle strutture lignee, ai ferri, ai bassorilievi, alle lapidi commemorative. Non solo l’architettura quindi, ma anche il prezioso complesso di memorie milanesi custodito nell’atrio appariva in pericolo. Di qui l’appello della Soprintendenza di Milano e dell’associazione Amici di Brera per trovare chi potesse farsi carico di un intervento la cui urgenza era davanti agli occhi di tutti. La risposta di Fondaco e di Rigoni è stata entusiasta. Ma non è tutto.
In occasione del restauro e dell’imminente Esposizione universale, l’azienda vicentina promuove una serie di iniziative intorno al cibo. La prima di queste, intitolata «Dal quadro al piatto», verrà realizzata in collaborazione con la pinacoteca e il Cnr – Consiglio nazionale delle ricerche di Roma e si sostanzierà in una serie di tavole rotonde, in programma dal 21 maggio al 15 ottobre, nel corso delle quali si potrà disquisire di arte ed enogastronomia, a partire da quadri come «La fruttivendola» di Vincenzo Campi, la «Cena in Emmaus» del Caravaggio o il «San Gerolamo» di Cima da Conegliano.
Per contribuire alla valorizzazione delle varie realtà che operano a Brera si sta, inoltre, avviando una collaborazione con la Biblioteca nazionale per la ricerca nei famosi archivi di documenti storici riguardanti il settore d'interesse della Rigoni: le confetture, il miele e le mele. L'auspicio è che si possa trovare qualche ricetta del passato da elaborare e magari proporre al mercato.
Informazioni utili
Fondaco S.r.l. - Palazzo Gradenigo, Santa Croce 764 - 30135 Venezia, tel. 041.5242851, fax 041.7792403. Sito internet: www.fondacovenezia.org.
L’intervento di recupero, su progetto degli architetti Alessandra Quarto e Angelo Rosi, sarà realizzato entro il prossimo settembre da Fondaco, società veneziana specializzata nella gestione di interventi di restauro di beni pubblici, che ha già curato una cinquantina di cantieri in dieci anni di attività.
L’atrio, che oggi versa in pessime condizioni di conservazione, è un’elegante aula a due navate separate da coppie di colonne binate in granito rosa di Baveno, coperta da volte a calotta con cornici grigie, che in passato aveva una funzione importante all’interno del complesso di Brera.
In passato, questo spazio fungeva, infatti, da area di accesso al complesso formato dal convento e dal collegio affidato ai gesuiti da San Carlo Borromeo, trasformato nel 1773, per volere di Maria Teresa Imperatrice d’Austria, in un vero e proprio polo culturale, in cui ancora oggi trovano sede l’Accademia, la Biblioteca braidense, l’Orto botanico e la celebre pinacoteca con i suoi tesori d’arte.
Qui si trovano, inoltre, importanti testimonianze storico-architettoniche come i monumenti in memoria di Ruggero Giuseppe Boscovich (fondatore dell’Osservatorio astronomico di Brera), di Giovanni Perego (restauratore e scenografo per il teatro alla Scala), di Giuseppe Sommaruga (architetto, autore del Palazzo Castiglioni a Milano,simbolo del liberty italiano), oltre al bassorilievo dell’incoronazione di Napoleone (realizzato da Gaetano Monti per l’Arco della pace di Milano) e al portale del Santo Sepolcro con il busto seicentesco in memoria di San Carlo Borromeo.
Quando a rovinare al suolo sono state porzioni più o meno estese degli intonaci originali, per sostituirli sono stati utilizzati nuovi intonaci in malta cementizia, che hanno impedito o limitato la fisiologica traspirazione dei muri. Gli elementi in pietra, marmo o granito hanno così, molto pesantemente, risentito di umidità e scarsa cura, con situazioni di sfarinamento o di sfaldamento. Non è andata meglio alle strutture lignee, ai ferri, ai bassorilievi, alle lapidi commemorative. Non solo l’architettura quindi, ma anche il prezioso complesso di memorie milanesi custodito nell’atrio appariva in pericolo. Di qui l’appello della Soprintendenza di Milano e dell’associazione Amici di Brera per trovare chi potesse farsi carico di un intervento la cui urgenza era davanti agli occhi di tutti. La risposta di Fondaco e di Rigoni è stata entusiasta. Ma non è tutto.
In occasione del restauro e dell’imminente Esposizione universale, l’azienda vicentina promuove una serie di iniziative intorno al cibo. La prima di queste, intitolata «Dal quadro al piatto», verrà realizzata in collaborazione con la pinacoteca e il Cnr – Consiglio nazionale delle ricerche di Roma e si sostanzierà in una serie di tavole rotonde, in programma dal 21 maggio al 15 ottobre, nel corso delle quali si potrà disquisire di arte ed enogastronomia, a partire da quadri come «La fruttivendola» di Vincenzo Campi, la «Cena in Emmaus» del Caravaggio o il «San Gerolamo» di Cima da Conegliano.
Per contribuire alla valorizzazione delle varie realtà che operano a Brera si sta, inoltre, avviando una collaborazione con la Biblioteca nazionale per la ricerca nei famosi archivi di documenti storici riguardanti il settore d'interesse della Rigoni: le confetture, il miele e le mele. L'auspicio è che si possa trovare qualche ricetta del passato da elaborare e magari proporre al mercato.
Informazioni utili
Fondaco S.r.l. - Palazzo Gradenigo, Santa Croce 764 - 30135 Venezia, tel. 041.5242851, fax 041.7792403. Sito internet: www.fondacovenezia.org.
martedì 14 aprile 2015
Google Art Project, il Mao di Torino è anche in 3D
È il Mao di Torino il primo museo italiano ad aver aderito al progetto pilota del Google Cultural Institute, la celebre piattaforma digitale per la promozione e la tutela della cultura on-line, che da qualche giorno ha integrato il suo Art Project con una nuova funzione 3D.
Frutto di mesi di lavoro da parte degli ingegneri del colosso di Mountain View, il nuovo nato in caso Google permette di rendere ancora più coinvolgente la fruizione dell’arte in Rete. Gli utenti potranno, infatti, ammirare oltre duecento oggetti provenienti da tutto il mondo nella loro versione tridimensionale: dall’estesa collezione di teschi animali della California Academy of Sciences alle celebri maschere millenarie custodite nel Israel Museum a Gerusalemme e considerate le prime forme di ritratto realizzate dall’uomo.
Per attivare la visione tridimensionale è sufficiente selezionare le immagini che riportano la scritta «oggetto 3D» e utilizzare il mouse del computer per far ruotare i manufatti a 360° e ammirarne i dettagli più nascosti.
Non solo, dunque, visite virtuali ai musei per il “nuovo” Art Project, un vero e proprio catalogo di disegni, sculture, dipinti, fotografie e opere religiose presentato minuziosamente con informazioni dettagliate, una guida audio e la possibilità di zoomare la propria ricerca, ma anche visioni tridimensionali di manufatti preziosi.
Il tutto è stato reso possibile grazie al lavoro degli ingegneri del Google Cultural Institute che hanno lavorato a stretto contatto con i sei musei partner del progetto pilota e che hanno realizzato un’apposita apparecchiatura scanner in grado di elaborare oggetti delle dimensioni massime di 40cm.
In Italia il primo museo ad aver aderito è il Mao, il Museo d’arte orientale di Torino. Al momento venti opere delle sue raccolte sono visibili in 3D, con un alto livello di dettaglio e angolazione. I lavori presentati spaziano dalla collezione cinese con vasellame in terracotta bianca della cultura Dawenkou risalente al. 2900-2400 a.C. e statuine della dinastia degli Han datate III secolo d.C., ai bronzi provenienti della regione himalayana del XVII-XVII secolo d.C. Il numero degli oggetti visibili on-line in versione tridimensionale è, però, destinato a crescere in pochi giorni; a breve si potranno, infatti, apprezzare anche alcune opere d’arte islamica, di stili e materiali diversi, conservate al Mao.
Dopo il lancio della piattaforma che consentiva ai musei partner di realizzare gratuitamente una propria applicazione mobile, il Google Cultural Institute continua, dunque, il suo prezioso lavoro per promuovere l’arte, la storia e la cultura anche on-line, per consentire a studiosi o semplici appassionati di ammirare tutti i particolari di un’opera d’arte anche da casa o dalla panchina di un parco.
Per saperne di più
Dal Mart di Rovereto alla Fondazione Torino Musei, nuove gallery sulla piattaforma Google Art Project
Fondazione Torino Musei, tutta l'arte della Gam e di Palazzo Madama a portata di app
Informazioni utili
Google - Alessio Cimmino, tel. 02.36618598 o alessioc@google.com
Frutto di mesi di lavoro da parte degli ingegneri del colosso di Mountain View, il nuovo nato in caso Google permette di rendere ancora più coinvolgente la fruizione dell’arte in Rete. Gli utenti potranno, infatti, ammirare oltre duecento oggetti provenienti da tutto il mondo nella loro versione tridimensionale: dall’estesa collezione di teschi animali della California Academy of Sciences alle celebri maschere millenarie custodite nel Israel Museum a Gerusalemme e considerate le prime forme di ritratto realizzate dall’uomo.
Per attivare la visione tridimensionale è sufficiente selezionare le immagini che riportano la scritta «oggetto 3D» e utilizzare il mouse del computer per far ruotare i manufatti a 360° e ammirarne i dettagli più nascosti.
Non solo, dunque, visite virtuali ai musei per il “nuovo” Art Project, un vero e proprio catalogo di disegni, sculture, dipinti, fotografie e opere religiose presentato minuziosamente con informazioni dettagliate, una guida audio e la possibilità di zoomare la propria ricerca, ma anche visioni tridimensionali di manufatti preziosi.
Il tutto è stato reso possibile grazie al lavoro degli ingegneri del Google Cultural Institute che hanno lavorato a stretto contatto con i sei musei partner del progetto pilota e che hanno realizzato un’apposita apparecchiatura scanner in grado di elaborare oggetti delle dimensioni massime di 40cm.
In Italia il primo museo ad aver aderito è il Mao, il Museo d’arte orientale di Torino. Al momento venti opere delle sue raccolte sono visibili in 3D, con un alto livello di dettaglio e angolazione. I lavori presentati spaziano dalla collezione cinese con vasellame in terracotta bianca della cultura Dawenkou risalente al. 2900-2400 a.C. e statuine della dinastia degli Han datate III secolo d.C., ai bronzi provenienti della regione himalayana del XVII-XVII secolo d.C. Il numero degli oggetti visibili on-line in versione tridimensionale è, però, destinato a crescere in pochi giorni; a breve si potranno, infatti, apprezzare anche alcune opere d’arte islamica, di stili e materiali diversi, conservate al Mao.
Dopo il lancio della piattaforma che consentiva ai musei partner di realizzare gratuitamente una propria applicazione mobile, il Google Cultural Institute continua, dunque, il suo prezioso lavoro per promuovere l’arte, la storia e la cultura anche on-line, per consentire a studiosi o semplici appassionati di ammirare tutti i particolari di un’opera d’arte anche da casa o dalla panchina di un parco.
Per saperne di più
Dal Mart di Rovereto alla Fondazione Torino Musei, nuove gallery sulla piattaforma Google Art Project
Fondazione Torino Musei, tutta l'arte della Gam e di Palazzo Madama a portata di app
Informazioni utili
Google - Alessio Cimmino, tel. 02.36618598 o alessioc@google.com
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