Sarà Gavino Murgia, sassofonista che ama sperimentare linguaggi diversi, ad aprire la prima edizione «Comin’ Jazz», festival musicale in cartellone da giovedì 9 a mercoledì 15 marzo a Como, per iniziative dell’assessorato comunale alla Cultura e di varie realtà associative del territorio, dall’AsLiCo alla scuola di musica «Nota su Nota». Il musicista sardo sarà protagonista, al teatro Sociale, di un concerto che mescola e sintetizza con originalità il jazz di tradizione, la musica etnica e i ritmi del Mediterraneo. Con lui sul palco ci saranno altri tre mostri sacri della musica internazionale come il fisarmonicista Luciano Biondini, il batterista Patrice Heral e Michel Godard al basso tuba.
Seguirà, quindi, una settimana ricca di eventi, aperitivi in musica, concerti e marching band, rivolti ad appassionati del genere e a neofiti, oltre a iniziative dedicate alle scuole. Il tutto contribuirà a riscoprire la vocazione jazzistica di Como che, negli anni Ottanta e Novanta, ha visto numerosi interpreti del genere esibirsi nelle piazze e nei teatri cittadini.
La prima edizione del festival vuole, inoltre, celebrare il centenario della pubblicazione del primo disco jazz, «Livery Stable Blues» dell'«Original Dixieland Jass Band», gruppo guidato da Nick La Rocca, figlio di un immigrato italiano in Louisiana. Questa data simboleggia la nascita ufficiale del jazz, genere musicale che già si poteva sentire qualche anno prima nei quartieri neri di New Orleans.
Dopo il debutto al teatro Sociale (giovedì 9 marzo, alle ore 20.30), il cartellone proseguirà con i ritmi coinvolgenti e dinamici dello Tsunami Trio (venerdì 10 marzo, alle ore 21.30, al Nerolidio Music Factory), nato su iniziativa del pianista Carlo Uboldi, soprannominato nell'ambiente jazzistico Oscar per lo stile e la bravura che spesso si ispirano al grande Oscar Peterson.
Sarà, poi, la volta della parata All Stars Dixieland Marching Band (sabato 11 marzo, alle ore 16), che porterà le vivaci sonorità del jazz per le vie della città, alla quale seguirà l’originale progetto Disney Jazz song (sabato 11 marzo, alle ore 18, al Chiostrino di Sant’Eufemia), presentato da Alceste Ayroldi e con i Bebe Vibe, che offrirà al pubblico un repertorio personalizzato delle colonne sonore dei cartoni animati di Walt Disney con rimandi ai capolavori della musica afroamericana.
Spazio, quindi, all’evento «Il canto del ritmo» (domenica 12 marzo, alle ore 20.30, al teatro Sociale), con tre artisti che affascinano per la loro versatilità e creatività: Enzo Zirilli alla batteria e ale percussioni, Jason Rebello al pianoforte e Marco Micheli al contrabbasso. Ma prima ci sarà «La rivoluzione di un incontro» (domenica 12 marzo, alle ore 17.30, al Chiostrino di Sant’Eufemia), una reinterpretazione improvvisata e libera di pezzi del trombettista Miles Davis e del pianista Bill Evans, il cui incontro storico risale a poco più di sessant’anni fa, che vedrà in scena Luca Garro e Roberto Quadroni.
Nel festival è anche incluso un appuntamento della rassegna «I lunedì del cinema – Il cinema va a teatro», durante il quale verrà proiettato il film «Yo-Yo Ma e i musicisti della via della seta» (lunedì 13 marzo, alle ore 20.30, al teatro Sociale), che mostra attraverso le vicende vissute dai cinquanta componenti del gruppo internazionale «Silk Road Ensemble» -strumentisti e cantanti, compositori e arrangiatori- come la musica abbia la capacità di oltrepassare i confini geografici e di unire diversi continenti e culture.
Il programma prevede, poi, un appuntamento con i Percussion Staff (martedì 14 marzo, alle ore 21.30, al Nerolidio Music Factory), band che con i suoni di pelli, legni, metalli e strumenti consueti e inconsueti crea uno spettacolo che si avvicina all’happening, nel quale anche i corpi in movimento diventano un elemento imprescindibile.
A chiudere il programma sarà, invece, il Marco Bianchi Lemon Quartett (mercoledì 15 marzo, alle ore 21.30, al Nerolidio Music Factory) con la presentazione del nuovo album «Pixel», caratterizzato da influenze rock, jazz e fusion.
Importante, infine, è la proposta didattica dal titolo «La storia del jazz» (lunedì 13 marzo, alle ore 9.30, che ripercorre le tappe salienti del jazz, dalle lotte dei neri d’America per l’emancipazione agli anni indimenticabili legati alle città di New Orleans, Chicago, New York, fino al free jazz, al jazz rock e alla fusion.
Informazioni utili
Comin’ Jazz 2017. Como – sedi varie. Informazioni: Ufficio Cultura del Comune di Como, tel. 031.252451/472 o cultura@comune.como.it. Programma completo suwww.visitcomo.eu. Dal 9 al 15 marzo 2017.
ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
lunedì 27 febbraio 2017
venerdì 24 febbraio 2017
Dante secondo Dalì. In mostra in Puglia le xilografie della «Divina Commedia»
Hanno «l'aspetto variopinto d'ali di farfalla», come amava dire Luis Buñuel, le cento xilografie a colori che Salvador Dalì realizzò tra il 1951 e il 1960 per illustrare la «Divina Commedia» di Dante Alighieri.
Il viaggio iconografico dell’estroso artista spagnolo tra i tre regni ultraterreni nati dalla penna dello scrittore toscano -Inferno, Purgatorio e Paradiso- rivive, in questi giorni, in Puglia. Fino al 5 marzo tre comuni appartenenti dall’Ecomuseo di Peucetia omaggiano, infatti, questo prezioso corpus di illustrazioni, nel quale si ritrovano, per usare le parole di Maurizio Vanni, tutte le caratteristiche dello stile Dalì: «le allucinazioni degli anni Trenta, la mistica del cubismo gotico, del nucleare e dell'arte atomica, il metodo paranoico-critico e l'estetica del molle unita a riferimenti classici».
Le tre sedi pugliesi al centro della rassegna, proposta nell’ambito del progetto «Opere fuori contesto», sono Palazzo de’ Mari ad Acquaviva delle Fonti, il Castello Caracciolo a Sammichele di Bari, e la Chiesa di Sant’Oronzo a Turi.
Composta da cento opere a colori, firmate, numerate e pubblicate da «Les Heures Claires» a Parigi nel 1960, «La Divina Commedia» di Salvador Dalì riunisce trentatré trittici, ognuno dei quali è composto di tre tavole riferite rispettivamente al Paradiso, al Purgatorio e all'Inferno danteschi.
L’opera fonde simboli, allusioni, magia e allegorie in un connubio perfetto, diventando una delle maggiori espressioni del metodo pittorico «paranoico-critico» caratteristico dell’artista surrealista.
Dalì creò questi capolavori nel suo periodo illustrativo migliore e lavorò per quasi nove anni alla realizzazione dei cento acquerelli. In seguito all’esposizione al Musée Galliera di Parigi nel 1960, questi lavori furono trasposti in altrettante xilografie, dopo quattro anni di assiduo lavoro con il maestro stampatore Raymond Jacquet.
Il risultato è eccellente, sia dal punto di vista tecnico che artistico. Il soggetto de «La Divina Commedia», illustrato in precedenza da Botticelli, Blake, Bocklin e Doré, diventa per Dalì un viaggio nella memoria della sua poliedrica sperimentazione e rappresenta una summa della propria arte. Il maestro spagnolo ha raggruppato in questo corpus vari aspetti della sua ricerca stilistica, dalla cosiddetta «estetica del molle» alla curiosità verso i miti classici, dall'interesse per la costruzione michelangiolesca delle figure al gusto per l'incisione circolare che dona loro una forma dinamica. Nell'uso del colore ci si trova davanti ad una vera e propria antologia di modi, dal tratto fragile e guizzante all’uso plastico, come nei panneggi pesanti e materici. Come ne «La Divina Commedia» anche nell’opera di Dalì si respira così un’atmosfera di grandezza, di ostentazione consapevole del sublime.
Affiancano la mostra numerose attività collaterali, tra cui visite guidate e laboratori didattici rivolti ai più piccoli con l’obiettivo di far conoscere il linguaggio espressivo di Dalì. I bambini tra i 7 e i 14 anni potranno, per esempio, sperimentare di persona la metamorfosi degli oggetti e dei corpi partendo dalle immagini bidimensionali delle xilografie, fino ad arrivare alle immagini create da loro stessi. Per la fascia d'età tra i 10 ed i 14 anni il momento pratico sarà, invece, dedicato anche alla lettura delle opere di Dalì tramite il «Gioco dei cadaveri squisiti» inventato dai Surrealisti.
Informazioni utili
«Salvador Dalì- La Divina Commedia» Inferno > Acquaviva delle Fonti, Palazzo de’ Mari | Purgatorio > Sammichele di Bari, Castello Caracciolo | Paradiso > Turi, Chiesa di Sant’Oronzo. Orari: venerdì e sabato, ore 16.00 - 20.30; domenica e festivi, ore10.30 - 13.00 e ore 16.00 - 20.30. Ingresso: intero € 7,00, ridotto € 3,00 (da 6 a 18 anni, gruppi superiori alle 15 unità); gratuito per diversamente abile ed accompagnatore, bambini fino a 5 anni, giornalisti accreditati con tesserino, insegnante accompagnatore di scolaresche. Informazioni: Call center 199.151.123; callcenter@sistemamuseo.it. Sito internet: www.sistemamuseo.it. Fino al 5 marzo 2017.
Il viaggio iconografico dell’estroso artista spagnolo tra i tre regni ultraterreni nati dalla penna dello scrittore toscano -Inferno, Purgatorio e Paradiso- rivive, in questi giorni, in Puglia. Fino al 5 marzo tre comuni appartenenti dall’Ecomuseo di Peucetia omaggiano, infatti, questo prezioso corpus di illustrazioni, nel quale si ritrovano, per usare le parole di Maurizio Vanni, tutte le caratteristiche dello stile Dalì: «le allucinazioni degli anni Trenta, la mistica del cubismo gotico, del nucleare e dell'arte atomica, il metodo paranoico-critico e l'estetica del molle unita a riferimenti classici».
Le tre sedi pugliesi al centro della rassegna, proposta nell’ambito del progetto «Opere fuori contesto», sono Palazzo de’ Mari ad Acquaviva delle Fonti, il Castello Caracciolo a Sammichele di Bari, e la Chiesa di Sant’Oronzo a Turi.
Composta da cento opere a colori, firmate, numerate e pubblicate da «Les Heures Claires» a Parigi nel 1960, «La Divina Commedia» di Salvador Dalì riunisce trentatré trittici, ognuno dei quali è composto di tre tavole riferite rispettivamente al Paradiso, al Purgatorio e all'Inferno danteschi.
L’opera fonde simboli, allusioni, magia e allegorie in un connubio perfetto, diventando una delle maggiori espressioni del metodo pittorico «paranoico-critico» caratteristico dell’artista surrealista.
Dalì creò questi capolavori nel suo periodo illustrativo migliore e lavorò per quasi nove anni alla realizzazione dei cento acquerelli. In seguito all’esposizione al Musée Galliera di Parigi nel 1960, questi lavori furono trasposti in altrettante xilografie, dopo quattro anni di assiduo lavoro con il maestro stampatore Raymond Jacquet.
Il risultato è eccellente, sia dal punto di vista tecnico che artistico. Il soggetto de «La Divina Commedia», illustrato in precedenza da Botticelli, Blake, Bocklin e Doré, diventa per Dalì un viaggio nella memoria della sua poliedrica sperimentazione e rappresenta una summa della propria arte. Il maestro spagnolo ha raggruppato in questo corpus vari aspetti della sua ricerca stilistica, dalla cosiddetta «estetica del molle» alla curiosità verso i miti classici, dall'interesse per la costruzione michelangiolesca delle figure al gusto per l'incisione circolare che dona loro una forma dinamica. Nell'uso del colore ci si trova davanti ad una vera e propria antologia di modi, dal tratto fragile e guizzante all’uso plastico, come nei panneggi pesanti e materici. Come ne «La Divina Commedia» anche nell’opera di Dalì si respira così un’atmosfera di grandezza, di ostentazione consapevole del sublime.
Affiancano la mostra numerose attività collaterali, tra cui visite guidate e laboratori didattici rivolti ai più piccoli con l’obiettivo di far conoscere il linguaggio espressivo di Dalì. I bambini tra i 7 e i 14 anni potranno, per esempio, sperimentare di persona la metamorfosi degli oggetti e dei corpi partendo dalle immagini bidimensionali delle xilografie, fino ad arrivare alle immagini create da loro stessi. Per la fascia d'età tra i 10 ed i 14 anni il momento pratico sarà, invece, dedicato anche alla lettura delle opere di Dalì tramite il «Gioco dei cadaveri squisiti» inventato dai Surrealisti.
Informazioni utili
«Salvador Dalì- La Divina Commedia» Inferno > Acquaviva delle Fonti, Palazzo de’ Mari | Purgatorio > Sammichele di Bari, Castello Caracciolo | Paradiso > Turi, Chiesa di Sant’Oronzo. Orari: venerdì e sabato, ore 16.00 - 20.30; domenica e festivi, ore10.30 - 13.00 e ore 16.00 - 20.30. Ingresso: intero € 7,00, ridotto € 3,00 (da 6 a 18 anni, gruppi superiori alle 15 unità); gratuito per diversamente abile ed accompagnatore, bambini fino a 5 anni, giornalisti accreditati con tesserino, insegnante accompagnatore di scolaresche. Informazioni: Call center 199.151.123; callcenter@sistemamuseo.it. Sito internet: www.sistemamuseo.it. Fino al 5 marzo 2017.
giovedì 23 febbraio 2017
Nanda Vigo e la sua «Exoteric gate» in mostra all'Università di Milano
Rende omaggio a Nanda Vigo, architetto e designer milanese di respiro internazionale, la seconda edizione del progetto «La Statale Arte», che invita artisti italiani e stranieri a dialogare, attraverso lavori e installazioni site-specific, con la suggestiva struttura architettonica degli spazi seicenteschi della sede di via Festa del Perdono.
«Exoteric gate» è il titolo del lavoro esposto fino a sabato 11 marzo al centro del Cortile della Ca’ Granda, per la curatela di Donatella Volontè. Si tratta di un’installazione –la prima realizzata dalla Vigo per uno spazio esterno– che si pone come sintesi di una lunga ricerca avviata con i cronotopi negli anni Sessanta, ambienti o oggetti in cui la luce indiretta filtrata da materiali riflettenti e rifrangenti – vetri stampati, acciai, specchi – genera impressioni incerte che dilatano i concetti di spazio e tempo.
Il ritmo di «Exoteric gate» è quello scandito dalla luce prodotta dai 400 metri di led, mentre il movimento non programmabile è quello dato dalle superfici riflettenti che rendono lo spazio fluido stimolando imprevedibili percezioni.
Le forme dell’installazione creata per il cortile del Richini sono quadrati, cerchi e triangoli, forme primordiali e transculturali che Nanda Vigo considera il vocabolario di base per la costruzione di un linguaggio in cui il codice dei segni muta nell’interazione con la luce e le superfici specchianti.
Le otto piramidi di altezze diverse sono riconducibili sia ai lavori degli anni Settanta, definiti «Stimolatori di spazio», sia ai più recenti «Deep Space»: i primi sono piramidi-specchio in grado di attrarre lo spazio, le architetture circostanti e lo spettatore per restituire una visione multipla e smaterializzata della realtà; quelle del secondo tipo sono invece strutture dalle triangolazioni acute e direzionali, che suggeriscono uno spostamento ascensionale.
Il cilindro centrale si inserisce nella serie dei «Totem» creati dal 2005, e fa riferimento in particolare a quella dei «Neverending Light», strutture verticali che, dalla terra, si prolungano in alto verso lo spazio.
Il titolo «Exoteric Gate», già utilizzato in lavori diversi dal ’76, traduce quel passaggio esoterico e quel viaggio filosofico che Nanda Vigo ha intrapreso già negli anni Sessanta alla ricerca di una sapienza umana. Si tratta dunque di un esoterismo umanista, che sta a fondamento dei diversi piani in cui la sua indagine si è sempre mossa: i piani del reale, dell’irreale e della trascendenza, tradotti in materia luminosa.
Informazioni utili
Exoteric Gate. Cortile della Ca’ Granda - Università Statale di Milano, via Festa del Perdono, 7 – Milano. Orari: lunedì – venerdì, ore 9.00-20.00 e sabato, ore 9-17.30. Ingresso libero. Sito web: www.lastatalearte.it . Fino all’11 marzo 2017
«Exoteric gate» è il titolo del lavoro esposto fino a sabato 11 marzo al centro del Cortile della Ca’ Granda, per la curatela di Donatella Volontè. Si tratta di un’installazione –la prima realizzata dalla Vigo per uno spazio esterno– che si pone come sintesi di una lunga ricerca avviata con i cronotopi negli anni Sessanta, ambienti o oggetti in cui la luce indiretta filtrata da materiali riflettenti e rifrangenti – vetri stampati, acciai, specchi – genera impressioni incerte che dilatano i concetti di spazio e tempo.
Il ritmo di «Exoteric gate» è quello scandito dalla luce prodotta dai 400 metri di led, mentre il movimento non programmabile è quello dato dalle superfici riflettenti che rendono lo spazio fluido stimolando imprevedibili percezioni.
Le forme dell’installazione creata per il cortile del Richini sono quadrati, cerchi e triangoli, forme primordiali e transculturali che Nanda Vigo considera il vocabolario di base per la costruzione di un linguaggio in cui il codice dei segni muta nell’interazione con la luce e le superfici specchianti.
Le otto piramidi di altezze diverse sono riconducibili sia ai lavori degli anni Settanta, definiti «Stimolatori di spazio», sia ai più recenti «Deep Space»: i primi sono piramidi-specchio in grado di attrarre lo spazio, le architetture circostanti e lo spettatore per restituire una visione multipla e smaterializzata della realtà; quelle del secondo tipo sono invece strutture dalle triangolazioni acute e direzionali, che suggeriscono uno spostamento ascensionale.
Il cilindro centrale si inserisce nella serie dei «Totem» creati dal 2005, e fa riferimento in particolare a quella dei «Neverending Light», strutture verticali che, dalla terra, si prolungano in alto verso lo spazio.
Il titolo «Exoteric Gate», già utilizzato in lavori diversi dal ’76, traduce quel passaggio esoterico e quel viaggio filosofico che Nanda Vigo ha intrapreso già negli anni Sessanta alla ricerca di una sapienza umana. Si tratta dunque di un esoterismo umanista, che sta a fondamento dei diversi piani in cui la sua indagine si è sempre mossa: i piani del reale, dell’irreale e della trascendenza, tradotti in materia luminosa.
Informazioni utili
Exoteric Gate. Cortile della Ca’ Granda - Università Statale di Milano, via Festa del Perdono, 7 – Milano. Orari: lunedì – venerdì, ore 9.00-20.00 e sabato, ore 9-17.30. Ingresso libero. Sito web: www.lastatalearte.it . Fino all’11 marzo 2017
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