È partito ormai da qualche giorno il conto alla rovescia per la presentazione di «You Are Leo», il primo virtual reality guide street tour dedicato a Leonardo da Vinci (1452-1519), in occasione dell’anniversario dei cinquecento anni dalla morte. La preview, prevista per la mattinata del 23 maggio alla Fonderia Napoleonica Eugenia di Milano, permetterà di scoprire tutti i segreti di questa inedita passeggiata nel centro di Milano, che è al contempo un viaggio nel tempo.
Grazie ad avanzate tecnologie immersive, il visitatore potrà ripercorrere i passidel genio vinciano, partendo dalla Fabbrica del Duomo passando, poi, per Palazzo Reale, nella cui Corte Vecchia c’era lo studio dell’artista, per proseguire, quindi, verso la Pinacoteca Ambrosiana, dove è conservato il Codice Atlantico, e la Porta Vercellina, con la vista medioevale del Naviglio di San Gerolamo e della campagna. La visita virtuale, realizzata da Way – We Augment You con Artem, si concluderà al complesso di Santa Maria delle Grazie, dove è conservato uno dei capolavori di Leonardo: l’«Ultima cena».
In seguito a un’importante ricerca scientifica per una corretta ricostruzione filologica, che ha guardato alle fonti letterarie e iconografiche legate alla storia del Rinascimento milanese legata al Ducato di Ludovico il Moro, è stato creato un virtual tour che mostra Milano come poteva essere ammirata dal maestro della «Gioconda».
Ne è nato un viaggio turistico reale attraverso la città e virtuale attraverso il tempo: «Leonardo da Vinci -raccontano a tal proposito gli ideatori del percorso- ci ha donato i suoi occhi per mostrarci la sua Milano, mettendo le persone al centro di un'esperienza totalmente immersiva nella Milano di allora». Per questo motivo nella realizzazione del progetto si è guardato anche all'architettura del Quattrocento ancora visibile nel capoluogo lombardo: l’Ospedale Maggiore, il Castello di Porta Giovia, i resti dell’antico Palazzo Ducale, come pure alle miniature di Cristoforo de Predis.
Verrà compiuto concretamente un percorso a piedi di circa un miglio lombardo (1,8 km) della durata di un’ora e quaranta minuti, durante la quale il visitatore vedrà ricostruirsi e animarsi l’area intorno a sé, così come le opere d’arte connesse alla narrazione, che verranno visualizzate e raccontate in ambienti limbo a 360°.
Ciascun partecipante verrà munito di un avanzatissimo visore VR, all’interno del quale si attiveranno le esperienze virtuali.
Ad accompagnare il viaggio sarà un esperto storico dell’arte, che accoglierà e guiderà il visitatore nel percorso e gestirà l’attivazione delle esperienze VR.
A quel punto la guida reale lascerà il posto a quella virtuale che offrirà gli occhi di Leonardo per immergersi nei suoi luoghi e vedere ciò che lui stesso vedeva. Un viaggio, dunque, tra realtà e virtuale che farà diventare lo spettatore Leonardo, come recita lo stesso titolo del progetto: «You are Leo».
Informazioni utili
www.youareleo.com. Biglietti: intero € 25,00, ridotto € 20,00 per over 65 e under 18, famiglia adulto € 15,00, famiglia bambino € 15,00, gratuito fino a 6 anni, turisti stranieri € 30,00 (visita in inglese). Prenotazione gruppi e scuole, Ad Artem, tel. 026597728, info@adartem.it.
ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
martedì 14 maggio 2019
domenica 12 maggio 2019
Guala Bicchieri, la Magna Charta e il suo lascito a Vercelli
La concessione della Magna Charta Libertatum, strappata al re Giovanni Senzaterra dai baroni del suo Regno il 15 giugno 1215 a Runnymede, è uno dei grandi momenti della storia inglese e non solo.
Questo documento, scritto in latino, è, infatti, la prima carta di natura giuridica che elenca i diritti fondamentali del popolo, o meglio di una parte di esso (alto clero, nobili, baroni e funzionari di Stato), sancendo che nessuno, sovrano compreso, è al di sopra della legge e che chiunque, secondo il principio dell’habeas corpus integrum, ha diritto a un processo equo.
Per queste ragioni la Magna Charta viene ancora oggi ritenuta da molti studiosi il primo documento fondamentale per il riconoscimento universale dei diritti del popolo, nonostante fosse inscritta nel quadro di una giurisprudenza di tipo feudale, nonché il documento che ha decretato la nascita del moderno stato di diritto o per certi versi della forma moderna della democrazia.
Pochi, invece, sanno o si ricordano che dietro a questo testo c’è anche una mano italiana, quella del cardinale Guala Bicchieri (Vercelli, 1150 circa – Roma, 1227), in quegli anni legato pontificio alla corte inglese, che fece da «supervisore» al documento ponendo il proprio sigillo nelle versioni revisionate del 1216 e del 1217.
Questa terza variante del documento, solitamente conservata nel Capitolo della Cattedrale di Hereford, è esposta per la prima volta in Italia all’Arca di San Marco a Vercelli, in occasione delle manifestazioni per gli ottocento anni dalla fondazione dell’Abbazia di Sant’Andrea, la cui prima pietra venne posata il 19 febbraio 1219 proprio dal cardinale Guala Bicchieri.
L’importanza delle missioni affidategli dal pontefice e il ruolo che giocò sullo scacchiere internazionale, non fecero, infatti, mai dimenticare al prelato piemontese, tra l’altro tutore del giovane re Enrico III durante la reggenza di Guglielmo il maresciallo, il legame con la sua terra natale.
Al mecenatismo di Guala Bicchieri, la cui famiglia faceva parte dell’operoso ceto dei cives legato alla Chiesa vercellese, si deve, infatti, anche il sostegno economico per la realizzazione di Sant’Andrea, uno dei primi esempi di costruzione gotica in Italia, che vide la sua inaugurazione nel 1227.
A questa storia guarda la mostra «La Magna Charta - Guala Bicchieri e il suo lascito», prima tappa di un progetto espositivo corale e diffuso che coinvolge più realtà vercellesi, dall’archivio fotografico del Museo Borgogna per arrivare all’Archivio di Stato, senza dimenticare il Museo Francesco Leone e il Museo del Tesoro del Duomo.
L’allestimento scenografico nello spazio dell’ex chiesa di San Marco mette in luce le caratteristiche e l’importanza della Magna Charta e del cardinale Guala Bicchieri, permettendo ai visitatori di conoscere la storia del prelato, e il legame con la città di Vercelli, in un viaggio temporale attraverso il Medioevo e i secoli successivi.
Accanto alla pergamena della Magna Charta, che rappresenta uno dei momenti più importanti della nostra storia, la mostra accoglie opere di eccezionale valore storico-artistico, che raccontano la sensibilità e il gusto di Guala Bicchieri, come il prezioso cofano e gli smalti di Limoges, provenienti dal Palazzo Madama - Museo civico d’arte antica di Torino, o il raffinato coltello eucaristico, usualmente custodito dalle Civiche raccolte di arte applicata – Castello Sforzesco di Milano.
A completare il percorso espositivo, ideato da Daniele De Luca, sono due ritratti del XVII e del XIX secolo raffiguranti il cardinale, concessi in prestito dall’Asl-Ospedale di Sant’Andrea di Vercelli, e un nucleo di documenti inediti: codici, fogli e pergamene della Biblioteca diocesana agnesiana, oltre a documenti della Biblioteca civica di Vercelli, tra cui uno dei due codici detti «dei Biscioni».
Un’occasione, dunque, quella promossa dalla Città di Vercelli, con il polo universitario cittadino e con la collaborazione della Fondazione Torino Musei, per riannodare i fili della propria storia e per conoscere le vicende di un suo illustre concittadino, quel Guala Bicchieri, intelligente giurista e appassionato cultore dell’arte, «la cui missione inglese – scrive Gianna Baucero nel libro «In viaggio con il cardinale»- ha i contorni di un affascinante romanzo medievale nel quale intrigo, ardore militare e lotte religiose si stagliano contro lo sfondo della corte d'Inghilterra».
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Magna Charta, redazione del 2017. Prestito concesso dal Capitolo della Cattedrale di Hereford, Regno Unito. Fronte del documento; [fig. 2] Magna Charta, redazione del 2017. Prestito concesso dal Capitolo della Cattedrale di Hereford, Regno Unito. Retro del documento; [fig. 3] Cofano di Guala Bicchieri. Limoges, 1220-1225 circa. Rame traforato, sbalzato, cesellato, stampato, inciso e dorato, smalto champlevé, paste vitree, legno di noce verniciato, tela di canapa grigia. Torino, Palazzo Madama – Museo civico d’arte antica; [fig. 4] Cofano di Guala Bicchieri. Limoges, 1220-1225 circa. Rame traforato, sbalzato, cesellato, stampato, inciso e dorato, smalto champlevé, paste vitree, legno di noce verniciato, tela di canapa grigia. Torino, Palazzo Madama – Museo civico d’arte antica
Informazioni utili
«La Magna Charta: Guala Bicchieri e il suo lascito. L’Europa a Vercelli nel Duecento». Arca - ex chiesa di San Marco, piazza San Marco 1 – Vercelli. Orari: martedì-domenica, ore 10.00-19.00. Ingresso: intero € 5,00; gratuito per giovani fino ai 24 anni, over 65, studenti universitari, Abbonamento Musei Piemonte, Abbonamento Musei Lombardia, Tesserati FAI, Soci Touring Club. Informazioni, prenotazioni e visite guidate gruppi: ATL Valsesia Vercelli, cell. 335.709.6337 o info@santandreavercelli.com. Sito internet: http://santandreavercelli.com. Fino al 9 giugno 2019
Questo documento, scritto in latino, è, infatti, la prima carta di natura giuridica che elenca i diritti fondamentali del popolo, o meglio di una parte di esso (alto clero, nobili, baroni e funzionari di Stato), sancendo che nessuno, sovrano compreso, è al di sopra della legge e che chiunque, secondo il principio dell’habeas corpus integrum, ha diritto a un processo equo.
Per queste ragioni la Magna Charta viene ancora oggi ritenuta da molti studiosi il primo documento fondamentale per il riconoscimento universale dei diritti del popolo, nonostante fosse inscritta nel quadro di una giurisprudenza di tipo feudale, nonché il documento che ha decretato la nascita del moderno stato di diritto o per certi versi della forma moderna della democrazia.
Pochi, invece, sanno o si ricordano che dietro a questo testo c’è anche una mano italiana, quella del cardinale Guala Bicchieri (Vercelli, 1150 circa – Roma, 1227), in quegli anni legato pontificio alla corte inglese, che fece da «supervisore» al documento ponendo il proprio sigillo nelle versioni revisionate del 1216 e del 1217.
Questa terza variante del documento, solitamente conservata nel Capitolo della Cattedrale di Hereford, è esposta per la prima volta in Italia all’Arca di San Marco a Vercelli, in occasione delle manifestazioni per gli ottocento anni dalla fondazione dell’Abbazia di Sant’Andrea, la cui prima pietra venne posata il 19 febbraio 1219 proprio dal cardinale Guala Bicchieri.
L’importanza delle missioni affidategli dal pontefice e il ruolo che giocò sullo scacchiere internazionale, non fecero, infatti, mai dimenticare al prelato piemontese, tra l’altro tutore del giovane re Enrico III durante la reggenza di Guglielmo il maresciallo, il legame con la sua terra natale.
Al mecenatismo di Guala Bicchieri, la cui famiglia faceva parte dell’operoso ceto dei cives legato alla Chiesa vercellese, si deve, infatti, anche il sostegno economico per la realizzazione di Sant’Andrea, uno dei primi esempi di costruzione gotica in Italia, che vide la sua inaugurazione nel 1227.
A questa storia guarda la mostra «La Magna Charta - Guala Bicchieri e il suo lascito», prima tappa di un progetto espositivo corale e diffuso che coinvolge più realtà vercellesi, dall’archivio fotografico del Museo Borgogna per arrivare all’Archivio di Stato, senza dimenticare il Museo Francesco Leone e il Museo del Tesoro del Duomo.
L’allestimento scenografico nello spazio dell’ex chiesa di San Marco mette in luce le caratteristiche e l’importanza della Magna Charta e del cardinale Guala Bicchieri, permettendo ai visitatori di conoscere la storia del prelato, e il legame con la città di Vercelli, in un viaggio temporale attraverso il Medioevo e i secoli successivi.
Accanto alla pergamena della Magna Charta, che rappresenta uno dei momenti più importanti della nostra storia, la mostra accoglie opere di eccezionale valore storico-artistico, che raccontano la sensibilità e il gusto di Guala Bicchieri, come il prezioso cofano e gli smalti di Limoges, provenienti dal Palazzo Madama - Museo civico d’arte antica di Torino, o il raffinato coltello eucaristico, usualmente custodito dalle Civiche raccolte di arte applicata – Castello Sforzesco di Milano.
A completare il percorso espositivo, ideato da Daniele De Luca, sono due ritratti del XVII e del XIX secolo raffiguranti il cardinale, concessi in prestito dall’Asl-Ospedale di Sant’Andrea di Vercelli, e un nucleo di documenti inediti: codici, fogli e pergamene della Biblioteca diocesana agnesiana, oltre a documenti della Biblioteca civica di Vercelli, tra cui uno dei due codici detti «dei Biscioni».
Un’occasione, dunque, quella promossa dalla Città di Vercelli, con il polo universitario cittadino e con la collaborazione della Fondazione Torino Musei, per riannodare i fili della propria storia e per conoscere le vicende di un suo illustre concittadino, quel Guala Bicchieri, intelligente giurista e appassionato cultore dell’arte, «la cui missione inglese – scrive Gianna Baucero nel libro «In viaggio con il cardinale»- ha i contorni di un affascinante romanzo medievale nel quale intrigo, ardore militare e lotte religiose si stagliano contro lo sfondo della corte d'Inghilterra».
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Magna Charta, redazione del 2017. Prestito concesso dal Capitolo della Cattedrale di Hereford, Regno Unito. Fronte del documento; [fig. 2] Magna Charta, redazione del 2017. Prestito concesso dal Capitolo della Cattedrale di Hereford, Regno Unito. Retro del documento; [fig. 3] Cofano di Guala Bicchieri. Limoges, 1220-1225 circa. Rame traforato, sbalzato, cesellato, stampato, inciso e dorato, smalto champlevé, paste vitree, legno di noce verniciato, tela di canapa grigia. Torino, Palazzo Madama – Museo civico d’arte antica; [fig. 4] Cofano di Guala Bicchieri. Limoges, 1220-1225 circa. Rame traforato, sbalzato, cesellato, stampato, inciso e dorato, smalto champlevé, paste vitree, legno di noce verniciato, tela di canapa grigia. Torino, Palazzo Madama – Museo civico d’arte antica
Informazioni utili
«La Magna Charta: Guala Bicchieri e il suo lascito. L’Europa a Vercelli nel Duecento». Arca - ex chiesa di San Marco, piazza San Marco 1 – Vercelli. Orari: martedì-domenica, ore 10.00-19.00. Ingresso: intero € 5,00; gratuito per giovani fino ai 24 anni, over 65, studenti universitari, Abbonamento Musei Piemonte, Abbonamento Musei Lombardia, Tesserati FAI, Soci Touring Club. Informazioni, prenotazioni e visite guidate gruppi: ATL Valsesia Vercelli, cell. 335.709.6337 o info@santandreavercelli.com. Sito internet: http://santandreavercelli.com. Fino al 9 giugno 2019
venerdì 10 maggio 2019
Un «tesoro ritrovato» al Musec di Lugano: in mostra nuove sculture della collezione Brignoni
Era il 1984 quando, grazie a una donazione di arte etnica di proprietà di Serge Brignoni, la Municipalità di Lugano decideva di inaugurare il Museo delle Culture.
La sede prescelta per ospitare questa nuova realtà fu l’Heleneum, una bella villa neoclassicheggiante in riva al lago, giusto all’inizio del sentiero che da Castagnola porta all’antico abitato di Gandria.
Cinque anni dopo, il 23 settembre 1989, il museo apriva i battenti.
Al suo interno si muovevano due differenti ideologie gestionali: Serge Brignoni, appassionato dell’art nègre con Giacometti e Miró, voleva dimostrare come le opere esposte fossero parte delle fonti che avevano rinnovato i linguaggi artistici del Novecento; i giovani studiosi che la Municipalità di Lugano aveva coinvolto nel progetto intendevano costruire principalmente un centro di competenza che si occupasse delle culture e delle società non occidentali.
I risultati dei primi anni di gestione della neonata organizzazione dimostrarono che ambedue le prospettive erano probabilmente troppo ambiziose per la realtà socio-culturale e per gli interessi locali di allora. Il museo finì per chiudere i battenti.
Solo nel 2005 la Municipalità di Lugano decise di ridare nuova linfa a quella realtà, tanto da trovargli due anni fa, nella primavera del 2017, anche una nuova sede negli spazi di Villa Malpensata.
Sin dalla riapertura il Museo delle Culture aveva un sogno: riunire l’intera collezione di Serge Brignoni. Delle originali ottocento opere che il collezionista aveva immaginato di donare a Lugano ne era arrivate 541 al momento dell’inaugurazione e altre 127 negli anni successivi.
Una parte abbastanza importante della raccolta era rimasta nella casa bernese di Brugnoni o era stata venduta o destinata altrove.
Il più importante dei nuclei non giunto a Lugano era stato donato, alla fine del 1998, al Kunstmuseum Bern che, a sua volta, poco tempo dopo, aveva deciso di depositarlo al Musée d’ethnographie di Neuchâtel.
Queste opere, in tutto venticinque, sono state da poco acquisite dal Museo delle Culture, dopo una trattativa con Berna iniziata dalla Fondazione Culture e Musei due anni fa, al tempo del passaggio del Musec a Villa Malpensata. Il Museo di Neuchâtel ha, infatti, riconosciuto Lugano come la sede migliore per ospitare anche quella parte della raccolta di Brignoni.
Le opere acquisite dal museo luganese diretto da Francesco Paolo Campione sono soprattutto sculture di legno provenienti dall’Indonesia, dall’Oceania e dall’Africa, che fanno sì che oggi il Musec abbia la più rilevante collezione al mondo di grandi sculture di legno del Borneo.
La nuova acquisizione è attualmente al centro di una mostra, aperta fino al prossimo 10 novembre, nello «Spazio Cielo» di Villa Malpensata nell’ambito delle «anteprime» organizzate in vista dell’inaugurazione ufficiale del “nuovo” Musec, fissata per l’aprile del 2019.
L’allestimento è particolare: le opere sono esposte come se fossero state appena disimballate e, per questo, accanto a ognuna di esse vi è una lunga descrizione. «Abbiamo immaginato -raccontano dal museo- il titolo della scheda per suggerire l’emozione di chi, dell’opera, percepisce prima di tutto un valore unitario. Il contenuto della scheda è stato, invece, immaginato per condurre per mano il visitatore alla scoperta di alcuni valori remoti dell’opera d’arte, quelli espressi dall’originario creatore e dal contesto culturale».
Tra i pezzi esposti è possibile ammirare una scultura balinese di legno nobile interamente rivestita di antiche monete forate al centro, raffigurante la divinità Sri Sedana, la cui immagine è associata alla ricchezza materiale e al sostentamento.
Ci sono, poi, interessanti testimonianze di vari popoli locali: gli Abelam con una maschera di fibra vegetale, gli Asmat e i Toraja con la raffigurazione di un corpo finemente intarsiato con motivi geometrici a rilievo.
Merita, infine, una segnalazione il palo cerimoniale (sapundu) originario dell’isola del Borneo, realizzato nel XIX secolo, che veniva impiegato dal popolo Ngaju nelle feste di “seconda sepoltura” per immolare i bufali in onore dei defunti.
Un percorso, dunque, curioso e interessante quello proposto dal Musec, con l’intento anche di ricreare una gioia, quella di chi è riuscito a ottenere per Lugano questa raccolta e quella di Serge Brignoni, che con questi pezzi, espressioni creative di alto grado, è riuscito anche a trasmetterci le sue aspirazioni e gli ideali di un’intera generazione di artisti alla ricerca di una fuga dal realismo figurativo che aveva condizionato secoli di arte europea.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] cultura balinese di legno nobile interamente rivestita di antiche monete forate al centro. Raffigura la divinità Sri Sedana, la cui immagine è associata alla ricchezza materiale e al sostentamento. [Indonesia, Bali, XIX - inizio del XX secolo. Collezione Brignoni]. ©2019 MUSEC, Lugano; [fig. 2] Parte alta di un palo cerimoniale (sapundu) originario dell’isola del Borneo. Era impiegato dal popolo Ngaju nelle feste di “seconda sepoltura” per immolare i bufali in onore dei defunti. [Indonesia, Borneo, XIX secolo. Collezione Brignoni]. ©2019 MUSEC, Lugano; [fig. 3] cultura raffigurante un antenato del popolo Asmat. [Indonesia, Papua, XX secolo. Collezione Brignoni]. ©2019 MUSEC, Lugano; [fig. 4] Grande maschera di fibra vegetale intessuta, raffigurante un antenato del popolo Abelam. [Nuova Guinea, Maprik, XX secolo. Collezione Brignoni]. ©2019 MUSEC, Lugano.
Informazioni utili
«Un tesoro ritrovato. Nuove opere della Collezione Brignoni». MUSEC, Villa Malpensata, Riva Caccia 5 / Via Mazzini 5 – Lugano (Svizzera). Orari: tutti i giorni, dalle ore 14.00 alle ore 18.00, martedì chiuso. Ingresso: Chf 5.-. Informazioni: +41 (0)58 866 6964. Sito internet: https://www.mcl.lugano.ch/. Fino al 16 giugno 2019. Prorogata fino al 10 novembre 2019.
La sede prescelta per ospitare questa nuova realtà fu l’Heleneum, una bella villa neoclassicheggiante in riva al lago, giusto all’inizio del sentiero che da Castagnola porta all’antico abitato di Gandria.
Cinque anni dopo, il 23 settembre 1989, il museo apriva i battenti.
Al suo interno si muovevano due differenti ideologie gestionali: Serge Brignoni, appassionato dell’art nègre con Giacometti e Miró, voleva dimostrare come le opere esposte fossero parte delle fonti che avevano rinnovato i linguaggi artistici del Novecento; i giovani studiosi che la Municipalità di Lugano aveva coinvolto nel progetto intendevano costruire principalmente un centro di competenza che si occupasse delle culture e delle società non occidentali.
I risultati dei primi anni di gestione della neonata organizzazione dimostrarono che ambedue le prospettive erano probabilmente troppo ambiziose per la realtà socio-culturale e per gli interessi locali di allora. Il museo finì per chiudere i battenti.
Solo nel 2005 la Municipalità di Lugano decise di ridare nuova linfa a quella realtà, tanto da trovargli due anni fa, nella primavera del 2017, anche una nuova sede negli spazi di Villa Malpensata.
Sin dalla riapertura il Museo delle Culture aveva un sogno: riunire l’intera collezione di Serge Brignoni. Delle originali ottocento opere che il collezionista aveva immaginato di donare a Lugano ne era arrivate 541 al momento dell’inaugurazione e altre 127 negli anni successivi.
Una parte abbastanza importante della raccolta era rimasta nella casa bernese di Brugnoni o era stata venduta o destinata altrove.
Il più importante dei nuclei non giunto a Lugano era stato donato, alla fine del 1998, al Kunstmuseum Bern che, a sua volta, poco tempo dopo, aveva deciso di depositarlo al Musée d’ethnographie di Neuchâtel.
Queste opere, in tutto venticinque, sono state da poco acquisite dal Museo delle Culture, dopo una trattativa con Berna iniziata dalla Fondazione Culture e Musei due anni fa, al tempo del passaggio del Musec a Villa Malpensata. Il Museo di Neuchâtel ha, infatti, riconosciuto Lugano come la sede migliore per ospitare anche quella parte della raccolta di Brignoni.
Le opere acquisite dal museo luganese diretto da Francesco Paolo Campione sono soprattutto sculture di legno provenienti dall’Indonesia, dall’Oceania e dall’Africa, che fanno sì che oggi il Musec abbia la più rilevante collezione al mondo di grandi sculture di legno del Borneo.
La nuova acquisizione è attualmente al centro di una mostra, aperta fino al prossimo 10 novembre, nello «Spazio Cielo» di Villa Malpensata nell’ambito delle «anteprime» organizzate in vista dell’inaugurazione ufficiale del “nuovo” Musec, fissata per l’aprile del 2019.
L’allestimento è particolare: le opere sono esposte come se fossero state appena disimballate e, per questo, accanto a ognuna di esse vi è una lunga descrizione. «Abbiamo immaginato -raccontano dal museo- il titolo della scheda per suggerire l’emozione di chi, dell’opera, percepisce prima di tutto un valore unitario. Il contenuto della scheda è stato, invece, immaginato per condurre per mano il visitatore alla scoperta di alcuni valori remoti dell’opera d’arte, quelli espressi dall’originario creatore e dal contesto culturale».
Tra i pezzi esposti è possibile ammirare una scultura balinese di legno nobile interamente rivestita di antiche monete forate al centro, raffigurante la divinità Sri Sedana, la cui immagine è associata alla ricchezza materiale e al sostentamento.
Ci sono, poi, interessanti testimonianze di vari popoli locali: gli Abelam con una maschera di fibra vegetale, gli Asmat e i Toraja con la raffigurazione di un corpo finemente intarsiato con motivi geometrici a rilievo.
Merita, infine, una segnalazione il palo cerimoniale (sapundu) originario dell’isola del Borneo, realizzato nel XIX secolo, che veniva impiegato dal popolo Ngaju nelle feste di “seconda sepoltura” per immolare i bufali in onore dei defunti.
Un percorso, dunque, curioso e interessante quello proposto dal Musec, con l’intento anche di ricreare una gioia, quella di chi è riuscito a ottenere per Lugano questa raccolta e quella di Serge Brignoni, che con questi pezzi, espressioni creative di alto grado, è riuscito anche a trasmetterci le sue aspirazioni e gli ideali di un’intera generazione di artisti alla ricerca di una fuga dal realismo figurativo che aveva condizionato secoli di arte europea.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] cultura balinese di legno nobile interamente rivestita di antiche monete forate al centro. Raffigura la divinità Sri Sedana, la cui immagine è associata alla ricchezza materiale e al sostentamento. [Indonesia, Bali, XIX - inizio del XX secolo. Collezione Brignoni]. ©2019 MUSEC, Lugano; [fig. 2] Parte alta di un palo cerimoniale (sapundu) originario dell’isola del Borneo. Era impiegato dal popolo Ngaju nelle feste di “seconda sepoltura” per immolare i bufali in onore dei defunti. [Indonesia, Borneo, XIX secolo. Collezione Brignoni]. ©2019 MUSEC, Lugano; [fig. 3] cultura raffigurante un antenato del popolo Asmat. [Indonesia, Papua, XX secolo. Collezione Brignoni]. ©2019 MUSEC, Lugano; [fig. 4] Grande maschera di fibra vegetale intessuta, raffigurante un antenato del popolo Abelam. [Nuova Guinea, Maprik, XX secolo. Collezione Brignoni]. ©2019 MUSEC, Lugano.
Informazioni utili
«Un tesoro ritrovato. Nuove opere della Collezione Brignoni». MUSEC, Villa Malpensata, Riva Caccia 5 / Via Mazzini 5 – Lugano (Svizzera). Orari: tutti i giorni, dalle ore 14.00 alle ore 18.00, martedì chiuso. Ingresso: Chf 5.-. Informazioni: +41 (0)58 866 6964. Sito internet: https://www.mcl.lugano.ch/. Fino al 16 giugno 2019. Prorogata fino al 10 novembre 2019.
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