ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

domenica 25 ottobre 2020

«La Treccani dei ragazzi», un’enciclopedia sul mondo contemporaneo che parla anche il linguaggio del fumetto

Che cosa ne sa la generazione dei Post-Millennials, i giovani nati tra il 1995 e il 2010, delle enciclopedie? Poco o niente. Per i nativi digitali, quelli che passano il loro tempo su Tik Tok e che hanno come modelli di riferimento influencer e youtuber, l’approfondimento passa attraverso la Rete. È, dunque, una bella sfida quella dell’Istituto italiano di enciclopedia Treccani che ha pensato a una nuova iniziativa editoriale interamente dedicata ai giovani cresciuti a pane e social.
È nata così - si legge nella nota di presentazione – «un’opera destinata all’educazione delle generazioni a venire», una stimolante «guida interdisciplinare alla comprensione del mondo contemporaneo e della sua storia», con approfondimenti sulle nozioni e i personaggi più significativi ed emblematici, utile sia per la crescita culturale e personale dei giovani studenti che per il loro percorso scolastico.
Al progetto hanno lavorato pedagogisti, giornalisti, storici, scienziati ed esperti di vari settori con lo scopo - si legge ancora nella presentazione – di «fornire ai ragazzi e ai loro genitori uno strumento di efficace funzione educativa che fosse complementare a quella della scuola».
La proposta di Treccani appare, dunque, molto utile in questo momento storico nel quale la frequenza scolastica non è più così scontata e c’è bisogno di nuovi strumenti per stimolare la mente dei ragazzi e per aiutarli a superare il momento di incertezza e disorientamento che stiamo vivendo.
L’opera può essere usata a seconda dell’età e dei vari livelli di apprendimento ed è pensata addirittura per la generazione Alpha, ovvero per i bambini che frequentano il primo ciclo scolastico. Ma è certo che la nuova enciclopedia soddisferà anche le curiosità dei genitori e dei fratelli maggiori grazie all’attualità e alla varietà dei temi trattati.
«La Treccani dei ragazzi», questo il nome dell'ultimo progetto della casa editrice romana, dà così vita a «un modo di fare cultura - si legge nella presentazione - che crea condivisione, capace di unire le generazioni, grazie al quale scoprire o riscoprire anche il piacere di sfogliare, mentre si acquisiscono le conoscenze necessarie per porre le basi di una visione del mondo corretta e consapevole, presupposto per la formazione di coscienze e persone migliori».
Acquistabile sul portale Emporium dallo scorso 15 ottobre, l'opera è composta da dieci volumi agili, maneggevoli e di facile consultazione, con all’interno 2500 voci, 40 box di approfondimento, circa 6000 immagini tra mappe, disegni, illustrazioni scientifiche e fotografie, e 10 storie a fumetti. Questi ultimi sono racconti «educativi e di formazione» illustrati da altrettanti artisti: Ilaria Palleschi, GUD, Eleonora Antonioni, Rita Petruccioli, Virginio Vona, Marta Baroni, Capitan Artiglio, Daniel Cuello, Rachele Aragno e Loputyn.
Quella della Treccani è anche un’enciclopedia al passo con i tempi: l’opera è, infatti, arricchita da una serie di contenuti digitali e percorsi scolastici di approfondimento a cui ogni giovane studente può accedere direttamente da casa.
Per rendere ancora più accattivante e stimolante l’enciclopedia si è pensato a copertine colorate diverse per ogni volume, il cui allineamento disegna una vivace scala cromatica con sfumature cha vanno dal rosso al blu, passando per il giallo e il verde.
Tra le tante voci, la selezione include parole e nomi come «arte», «ambiente», «Abramovic», «Banksy», «blockchain», «Brexit», «Cattelan», «comunità», «design», «equazioni», «ghetto», «Hirst», «labirinto», «paura» e «Zuckerberg», spiegate con grande chiarezza. Si vuole così sottolineare l'importanza di costruire un sapere trasversale alla base della conoscenza e dell'apprendimento.
La Treccani mette, dunque, a disposizione dei più giovani uno strumento di conoscenza certificata per guidarli nella comprensione del mondo e per aiutarli ad orientarsi nell’epoca delle fake news e dell’utilizzo del web come filtro della realtà, talvolta ingannevole. Ma non è tutto: la nuova enciclopedia offre alle generazioni Z e Alpha anche il piacere, ormai quasi dimenticato in quest’epoca iper-connessa, di sfogliare un bel libro.

Didascalie delle immagini
[Figg. 1 e 2] La Treccani dei ragazzi, 2020; [fig. 3] Illustrazione di Eleonora Antonioni per la voce Do Giovanni dell'enciclopedia La Treccani dei ragazzi, 2020; [fig. 4] Illustrazione di Ilaria Palleschi per la voce Bello e bellezza dell'enciclopedia La Treccani dei ragazzi, 2020; [fig. 5] Illustrazione di Rita Petruccioli per la voce Fake news dell'enciclopedia La Treccani dei ragazzi, 2020

Informazioni utili 

sabato 24 ottobre 2020

Milano, al Poldi Pezzoli la ‘nuova’ «Madonna con il Bambino» di Andrea Mantegna

Era il 1861 quando Gian Giacomo Poldi Pezzoli (1822-1879) acquistava dallo storico dell’arte Giovanni Morelli (1816-1891), in difficoltà per un debito di gioco, un’opera destinata a diventare iconica all’interno della sua collezione: il piccolo e prezioso dipinto della «Madonna con il Bambino» (1490-1499) di Andrea Mantegna (1431 – Mantova, 1506).
Due anni dopo, nel 1863, il collezionista lombardo affidava la tela alle cure di Giuseppe Molteni (1800–1867), conservatore della Pinacoteca di Brera nonché ritrattista e amico di famiglia, noto nell’ambiente artistico per i suoi interventi di tipo «integrativo», che avevano la pretesta di migliorare l’aspetto estetico dei quadri antichi secondo il gusto accademico in vigore nel secondo Ottocento così da incontrare il favore della ricca committenza dell’epoca.
Per la «Madonna con il Bambino» quel restauro, purtroppo non solo conservativo, rappresentò una vera e propria metamorfosi.
Giuseppe Molteni eseguì, dapprima, una foderatura incollando sul retro una nuova tela, in modo tale da conferire sostegno al delicatissimo supporto originale, che risultava lacerato in corrispondenza della mano della Vergine.
L’artista impreziosì, poi, la veste rossa della Madonna con marezzature dorate e ridipinse completamente il suo manto blu dal risvolto verde, i cui pigmenti originali in azzurrite apparivano irrimediabilmente alterati.
Ma l’intervento conservativo non si limitò a questo: il restauratore prolungò anche arbitrariamente le braccia di Maria sui bordi laterali, dando l’impressione che la scena si svolgesse davanti a una finestra e, in tal mondo, alterò completamente l’impostazione compositiva e prospettica data all’immagine dal Mantegna.
Infine, Giuseppe Molteni verniciò la superficie, per saturare i colori originali percepiti come troppo «piatti» e «polverosi», con un effetto finale di «scurimento» dei toni, che alterò l’equilibrio cromatico della composizione e rese meno intellegibile la distinzione fra il fondo scuro e il manto della Vergine.
L’intero lavoro di restauro fece sì che i critici facessero fatica a inquadrare storicamente la tela, attribuita negli anni alle più varie fasi di attività dell’artista padovano: dal periodo giovanile, trascorso nella città natale, all'inizio del soggiorno mantovano, avvenuto tra il 1462 e il 1470, fino alla tarda attività, nell’ultimo decennio del Quattrocento.
Nel marzo 2019 il museo Poldi Pezzoli di Milano ha affidato, anche grazie al sostegno economico della Fondazione Giulio e Giovanna Sacchetti onlus, il recupero della tela all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze.
Il lavoro di restauro -realizzato da Lucia Maria Bresci, con la collaborazione di Ciro Castelli, sotto la direzione di Marco Ciatti e Cecilia Frosinini, e in collaborazione con Andrea Di Lorenzo- è stato anticipato da un’approfondita campagna diagnostica. Questa prima fase è stata utile per comprendere a fondo la tecnica esecutiva e lo stato conservativo del dipinto, ma anche per definire più accuratamente l’entità dell’intervento di Giuseppe Molteni e, infine, per chiarire alcune piccole scoperte che si andavano rivelando.
«Dagli studi -raccontano i responsabili del restauro- è stato possibile comprendere che la «Madonna con il Bambino» era caratterizzata in origine da un effetto opaco e quasi pulvirulento della superficie, a imitazione degli stendardi o della pittura murale». La vernice a mastice, usata da Giuseppe Molteni per proteggere gli strati pittorici, aveva alterato profondamente l’opera rendendola esteticamente simile a un dipinto a olio e celando le peculiarità della tecnica esecutiva a tempera magra utilizzata dal Mantegna in questa tela e anche in altri suoi lavori come il «Cristo morto» della Pinacoteca di Brera, il grande «San Sebastiano» del Museo del Louvre e la «Madonna con Bambino» dell’Accademia Carrara di Bergamo.
Diffuso nel Quattrocento soprattutto nel Nord Europa, questo particolare procedimento pittorico -raccontano ancora i responsabili del restauro- «consiste nel dipingere su una finissima tela di lino, priva di preparazione e trattata tramite una leggera stesura di amido che la rende più impermeabile alla possibile penetrazione della componente liquida della miscela colore-legante. Quanto al film pittorico, questo è legato a tempera magra (verosimilmente colla animale) e applicato in sottilissime stesure pittoriche per ottenere come effetto estetico finale un’apparenza arida e opaca, enfatizzata e accompagnata, infatti, dall’assenza di verniciatura finale».
Per i restauratori non è stato semplice tornare alla versione antica, che oggi si ritiene essere stata realizzata dal Mantegna negli anni Novanta del Quattrocento, sul finire della vita. 
All’Opificio delle Pietre Dure di Firenze hanno, infatti, affrontato una vera e propria sfida, della quale, in letteratura, esisteva solo un altro caso di parziale successo, operato sull’«Adorazione dei Magi», sempre del Mantegna, del Getty Museum di Los Angeles, da parte di Andrea Rothe, restauratore di formazione italiana, recentemente scomparso.
Oggi possiamo dire che la sfida è stata vinta e che il restauro, iniziato con la graduale rimozione della vernice messa da Giuseppe Molteni, ha riservato anche qualche sorpresa: in corso di pulitura è affiorata una traccia della scritta «Nigra sum sed formosa», espressione tratta dal «Cantico dei Cantici». 
Non visibile a occhio nudo, questo lacerto può essere ammirato, fotograficamente e su un grafico di ricostruzione, nella mostra-dossier «Mantegna ritrovato», allestita al Museo Poldi Pezzoli di Milano, nel Salone dell’affresco, per il ritorno a casa della «Madonna con il Bambino».
L’allestimento della rassegna - realizzato da Unifor, su progetto di Luca Rolla e Alberto Bertini - presenta due stanze: la prima, introduttiva, con i pannelli esplicativi e un video che raccontano le diverse fasi di lavorazione; la seconda spoglia, con la sola opera di Mantegna. Una tenda cinge il tutto isolandolo dal resto del museo e concentrando l’attenzione unicamente sul capolavoro. Il visitatore si trova così a tu per tu con la Madonna mantegnesca. Può ammirare l’armonia estetica e, di conseguenza, contenutistica dell'opera, permeata da sentimenti di tenerezza e semplicità. Può lasciarsi ammaliare dall’immagine di una maternità, intima e dolcissima, lontana da ogni intento celebrativo e regale, quasi nobilitata dalla stessa povertà ed umiltà della Vergine, ben sottolineata dalla scritta, appena rinvenuta, «Nigra sum sed formosa». «Sono nera, ma bella».
 
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Madonna con Bambino Andrea Mantegna, Madonna con Bambino, 1490-1499. Tempera magra su tela, 35,5 x 45,5 cm. Milano, Museo Poldi Pezzoli; [figg. 2, 3 e 4] allestimento della mostra Mantegna ritrovato al Poldi Pezzoli di Milano, ottobre 2020; [fig. 5] Mantegna. Adorazione dei Magi, 1495-1505 ca. Tempera a colla e oro su tavola, cm 54,6x70,7. Los Angeles, Getty Museum

Informazioni utili
Mantegna ritrovato. Museo Poldi Pezzoli, via Manzoni, 12 – Milano. Orari: dal mercoledì al lunedì, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00; il museo resterà eccezionalmente aperto anche martedì 27 aprile e sabato 1° maggio.. Ingresso:  ridotto promozionale dal 26 aprile € 7,00. Informazioni: biglietteria, ferraris@museopoldipezzoli.it; tel. 02.79 4889/6334. Note: sono in programma visite guidate e laboratori per bambini; per informazioni e prenotazioni è possibile scrivere a servizieducativi@museopoldipezzoli.it. Sito internet: www.museopoldipezzoli.it.

giovedì 22 ottobre 2020

«Un marziano a Roma», un Ennio Flaiano precursore dei tempi al Menotti di Milano

Era il 1954 quando Ennio Flaiano scriveva il racconto satirico-scientifico «Un marziano a Roma», nel quale narrava il singolare, quanto imprevisto, atterraggio a Roma, e più precisamente a Villa Borghese, di una aeronave proveniente da Marte. Nel 1960 il racconto breve, pubblicato per la prima volta sulla rivista «Il mondo», diventava una surreale, quanto discussa versione teatrale, pubblicata dalla casa editrice Einaudi di Torino.
Nello stesso anno, il 23 novembre 1960, lo spettacolo debuttava al Lirico di Milano, nell’allestimento della Compagnia del teatro popolare italiano; il debutto, con Vittorio Gassman nel ruolo del marziano Kunt, veniva accolto dal pubblico con fischi e pernacchie. Quella commedia anticipatrice dei nostri tempi e satira sui costumi italiani finiva così per essere il più grande fiasco nella storia teatrale recente. 
Ennio Flaiano -ricorda l’attrice Ilaria Occhini nel suo libro di memorie «La bellezza quotidiana» - non la prese benissimo, ma, pur nello stordimento per la situazione inattesa, se ne uscì con una delle sue battute caustiche e stranianti: «l’insuccesso mi ha dato alla testa».
Al di là dell’aneddoto, che racconta molto dello spirito divertente e divertito dello scrittore, e malgrado l’infelice “prima”, lo spettacolo è stato più volte riproposto nel corso degli anni da varie compagnie e nel 1983 è diventato anche un film per la televisione, prodotto dalla Rai, con la regia di Bruno Rasia e Antonio Salines.
A questa storia, che ha colpito anche l’attenzione di Federico Fellini, guarda il teatro Menotti di Milano per l’apertura della rassegna «Fragili come la terra», dedicata alle crisi ambientale, sociale e culturale che stiamo vivendo.
L’appuntamento è fissato per sabato 24 ottobre e sono già in calendario delle repliche per altre quattro giornate: il 25, il 30, il 31 ottobre e il 1° novembre.
Sul palco salirà un’attrice di talento e spessore come Milvia Marigliano, più volte candidata al Premio Maschere del teatro italiano, accompagnata dal trombettista Raffaele Kohler, diventato famoso nei giorni del lockdown per il video, virale sui social, nel quale suona «O Mia Bela Madunina» dietro a un’inferriata, alla finestra, in occasione di un flashmob
Firma la regia e l’adattamento dello spettacolo, una produzione Tieffe Teatro, Emilio Russo; il disegno luci porta la firma di Mario Loprevite.
«Un marziano a Roma» anticipa l’idea, oggi molto attuale, di società effimera, omologata e in bilico, tra il reale e l’immaginario, alla vana ricerca di un senso al nulla virtuale che ci circonda.
Il testo racconta l’epopea tragicomica di Kunt, un marziano arrivato sulla terra, con l’idea di fare un viaggio in un pianeta accogliente, placido e blu. 
La sua storia si consuma in pochi giorni, dal 12 ottobre 1953 al 6 gennaio 1954. 
Al suo atterraggio è il caos: il marziano è la novità, la notizia da raccontare a tutti. 
In poco tempo, Kunt diviene una superstar, tutti lo conoscono e tutti vogliono incontrarlo. Le televisioni lo invitano nei loro talk show. I giornali fanno «titoloni» sulle sue avventure. Le donne, infatuate, gli scrivo appassionate lettere d’amore. I cittadini romani si aspettano che lui risolva tutti i loro problemi e renda migliore la vita della città. 
Passata la curiosità iniziale, il marziano viene dapprima ignorato, costretto ad aggirarsi solo e malinconico per la città. Poi viene addirittura deriso. 
Quel mondo pieno di intellettuali annoiati, giornalisti venditori di fumo, gente che dibatte sul nulla, con la sua superficialità e la sua vanità, non è adatto a Kunt. Il marziano lo capisce e non gli resta che una scelta: fare ritorno nello spazio in silenzio e di nascosto senza nemmeno salutare. Così va la vita.

Vedi anche

Informazioni utili
Un marziano a Roma. Teatro Menotti, via Ciro Menotti, 11 – Milano. Orari biglietteria: dal lunedì al sabato, dalle ore 15.00 alle ore 19.00 | domenica, ore 14.30- 16.00 solo nei giorni di spettacolo | i biglietti sono acquistabili anche on line, con carta di credito, sul sito del teatro. Orari spettacolo: sabato 24 ottobre ore 20.00, domenica 25 ottobre ore 16.30, venerdì 30 ottobre ore 20.00, sabato 31 ottobre ore 19.30, domenica 1 novembre ore 19.30 Ingresso: intero 15,00, ridotto € 10,00. Informazioni: tel. 02.36592544 – biglietteria@tieffeteatro.it