ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

venerdì 5 febbraio 2021

Settecento anni senza Dante Alighieri. Progetti virtuali e in presenza omaggiano il «Sommo poeta»

Dopo Leonardo da Vinci e Raffaello Sanzio, l’Italia ricorda un altro dei suoi figli illustri. Nel 2021 ricorrono i settecento anni dalla scomparsa di Dante Alighieri, l’autore della «Divina Commedia», simbolo e icona della cultura italiana nel mondo. 
Il calendario delle iniziative messo in cantiere per omaggiare il «sommo poeta» è veramente fitto e, pandemia permettendo, si potrà viaggiare sulle tracce dello scrittore facendo tappa in vari luoghi italiani: dalla natia Firenze a Ravenna, la città dove riposano le sue spoglie mortali, passando per Verona e Forlì, senza dimenticare Roma,Torino, Arezzo, Pisa e Bologna (con tutta la Via Emilia).
Mostre e spettacoli, restauri e convegni, manifestazioni di approfondimento scientifico e attività formative, restauri ed eventi on-line, ma anche itinerari turistici e pubblicazioni di libri compongono il ricco cartellone, che viene presentato attraverso vari siti, tra i quali www.vivadante.it, www.700dantefirenze.itwww.danteverona.it e www.dantesettecen-to.it.
Ora che i musei hanno riaperto in zona gialla, pur nell’incertezza della continuità che potrebbe avere l’offerta culturale legata al mantenimento dell’Rt sotto l’uno nelle varie regioni italiane, può ripartire la macchina organizzativa per celebrare degnamente l’anniversario, che cade il prossimo 13 settembre, ma che avrà un primo momento ufficiale con il DanteDì, previsto per il 25 marzo, la data nella quale, secondo gli studiosi, il poeta toscano avviò il suo viaggio nell’aldilà, iniziando la stesura della «Divina Commedia».

Da Zuccari a Dorè: disegni e incisioni sulla «Divina Commedia» per il primo omaggio fiorentino 
Tra gli eventi che hanno già preso il via c’è «Dante. Il poeta eterno», un progetto «multimodale» di Felice Limosani per il Complesso monumentale di Santa Croce, a Firenze, che prende spunto dalla straordinaria opera dell'incisore francese Gustave Dorè (Strasburgo, 6 gennaio 1832 – Parigi, 23 gennaio 1883), pubblicata nel 1861, con centotrentacinque tavole sulla «Divina Commedia» - settantacinque sull’«Inferno», quarantadue sul «Purgatorio» e diciotto sul «Paradiso» -, che emanano un indubbio gusto romantico e un grande virtuosismo tecnico.
La mostra, visitabile fino al 22 gennaio 2022, prende spunto dalla digitalizzazione in altissima risoluzione di queste immagini, rese disponibili dalla collezione privata della Fratelli Alinari e messe in esposizione in un percorso perfettamente in armonia con il Chiostro del Brunelleschi, la Cappella Pazzi, la Cripta e il Cenacolo di Santa Croce. 
«L’allestimento – si legge nella nota stampa - prevede tre livelli di esposizione con immagini statiche retro illuminate, immagini animate con proiezioni e movimento nelle immagini attraverso la realtà virtuale, per una fruizione intimistica e contemplativa abbinata all’esperienza interattiva e digitale. Un unicum che offrirà un’esperienza museale aggiornata ai nuovi linguaggi, rispettosa del luogo ed evoluta nella sua narrazione».
Sempre made in Firenze è il progetto espositivo «A riveder le stelle», promosso dagli Uffizi, una rassegna virtuale, o meglio un’«ipervisione», dedicata all’intero corpus di disegni realizzato alla fine del Cinquecento dal pittore Federico Zuccari per illustrare la «Divina Commedia». 
Si tratta di ottantotto fogli appartenenti alla raccolta del museo fiorentino, digitalizzati in alta definizione e presentati per l’occasione nella loro totalità con un apparato didattico scritto da Donatella Fratini, curatrice dei disegni dal Cinquecento al Settecento degli Uffizi.
Ideata tra il 1586 e il 1588, durante il soggiorno di Federico Zuccari in Spagna, l’intera raccolta è entrata nella collezione degli Uffizi nel 1738, grazie alla donazione di Anna Maria Luisa de’ Medici
Da allora, custodita nel Gabinetto dei disegni e delle stampe, è stata esposta al pubblico, parzialmente, soltanto in due occasioni: nella grande mostra dantesca tenuta a Firenze, in Palazzo Medici-Riccardi, nel 1865 e alla Casa di Dante, in Abruzzo, nel 1993.
A parte questi episodi, i disegni di Federico Zuccari - uno dei maestri del Manierismo, famoso per aver affrescato la Cupola di Santa Maria del Fiore - sono rimasti perlopiù noti a un pubblico ristretto di studiosi e appassionati: infatti, come tutte le opere su carta, sono normalmente custoditi in ambienti protetti, termoregolati, senza luce e possono (salvo limitate esigenze di studio) essere esposti solo ogni cinque anni. Anche da qui deriva la scelta degli Uffizi di digitalizzare nella sua completezza, rendendolo disponibile a tutti, questo consistente nucleo di fogli fisicamente fragile e per sua natura non adatto ad esser consultato regolarmente.
Il percorso creativo di Federico Zuccari, la più imponente compagine illustrativa della «Commedia» realizzata prima dell’Ottocento, si dipana dalla «selva oscura» in cui Dante smarrisce la «diritta via» fino alle alte sfere del «Paradiso», in un complesso gioco di rimandi tra parole e immagini. I fogli erano, infatti, anticamente rilegati in un volume: aprendolo, all’illustrazione sulla pagina destra corrispondeva, a sinistra, la trascrizione dei versi del poema e un breve commento dello stesso artista.
Sempre nella sezione «Ipervisioni» del museo fiorentino, è presente il percorso virtuale «Non per foco ma per divin’arte», una scelta di undici lavori dalle suggestioni dantesche, presentate da Paolo Procaccioli, tra cui il celeberrimo affresco di Andrea del Castagno raffigurante il poeta, ma anche scene dalla «Divina Commedia» come «La selva oscura» di Federico Zuccari e l’«Ingresso nell’Ade con Virgilio» di Livio Mehus, oltre a capolavori di Cimabue, Giotto, Botticelli e Pio Fedi.

Da Firenze a Verona, passeggiate «sulle tracce» di Dante
Racconta il rapporto tra Dante e Firenze anche il volume «Emergenze dantesche» (pp. 144; 14,5X20 cm; brossura; 15,00 euro; ISBN: 978-88-314991-9-4) del giornalista Marco Ferri, appena pubblicato dalla casa editrice Linea di Padova, con una prefazione di Cristina Acidini, già Soprintendente per il Polo museale fiorentino.
Del «Sommo poeta» non è noto alcun documento autografo, ma la sua presenza a Firenze è un po’ ovunque, a cominciare dal Battistero di San Giovanni, in piazza Duomo, dove, davanti ai suggestivi mosaici di Coppo di Marcovaldo, lo scrittore trasse quasi certamente ispirazione per la sua «Commedia». Il viaggio dove «incontrare» le «tracce» del poeta toscano porta, poi, al Museo nazionale del Bargello, all’antica sede dell’Arte dei giudici e notai, all’ex-Chiesa di San Pier Scheraggio, oggi inglobata negli Uffizi, a piazza Santa Croce, alle storiche biblioteche di città e alla Società dantesca.
Una passeggiata per la città viene proposta anche da Verona, primo approdo del poeta dopo l’esilio da Firenze e luogo nel quale videro la luce il «De vulgari eloquentia» e buona parte del «Paradiso». 
Dalla chiesa di Sant’Elena ai palazzi scaligeri affacciati su piazza dei Signori, dalle Arche scaligere alle chiese di San Zeno, San Fermo e Sant’Anastasia, il visitatore potrà seguire le tracce dello scrittore, percorrendo le sue stesse strade, entrando nei palazzi e nelle chiese che egli ammirò.
Il percorso e le tappe della mostra diffusa sono contenuti in un'agile mappa, un prezioso vademecum cartaceo e virtuale per guidare il visitatore in un immaginario viaggio spazio-temporale. 
Questa iniziativa è il primo tassello di un ricco programma ideato da Verona per ricordare Dante Alighieri.
Tra la primavera e l’autunno sono, infatti, in calendario la rassegna «Dante e Shakespeare: il mito di Verona» alla Gam, la mostra «L’Inferno di Michael Mazur» a Castelvecchio, il restauro della Statua di Dante di Ugo Zannoni, in piazza dei Signori, ma anche il convegno «Con altra voce omai, con altro vello. Dante tra antico e moderno» e, quando i teatri riapriranno, gli spettacoli «Visioni di Dante» del Teatro Stabile del Veneto, «Dantexperience», con la Budapest National Philarmonic Orchestra e Sonia Bergamasco, e «Cantiere Dante» di Marco Martinelli e Ermanna Montanari.
 
Dall’Inferno ai luoghi e ai personaggi danteschi, quando la mostra è virtuale 
Tra le mostre già inaugurate, visibile sia in presenza che on-line, c’è, poi, «Visioni dell’Inferno» a Rovigo, nelle sale di Palazzo Roncale. L'esposizione allinea le opere di grandi artisti come il francese Gustave Doré (Strasburgo, 6 gennaio 1832 – Parigi, 23 gennaio 1883), lo statunitense Robert Rauschenberg (Port Arthur, 22 ottobre 1925 – Captiva Island, 12 maggio 2008) e la tedesca (a noi contemporanea) Brigitte Brand, che si sono lasciati ispirare dalla Cantica più ricca di potenza evocativa dell'opera simbolo dantesca.
A completare la rassegna ci sono, poi, alcune preziose edizioni della «Commedia», la prima del 1512, importanti per le glosse o per le illustrazioni, proprietà dell’Accademia dei Concordi e della Biblioteca del seminario, realtà entrambe rodigine.
Lungo il percorso sono presenti anche le illustrazioni di Patrick Waterhouse e Walter Hutton, due giovani artisti in residenza a Fabrica, il laboratorio artistico Benetton, e «L’Inferno di Topolino», l’edizione speciale del celebre fumetto, disegnata da Angelo Bioletto e sceneggiata in terzine dantesche da Guido Martina.
In modalità virtuale è visibile anche «Dante 700», un racconto del mondo lirico, politico e biografico di Dante Alighieri attraverso venti fotografie, a cura del fotoreporter Massimo Sestini, che ritraggono il volto del poeta in luoghi che ne conservano memoria, da Firenze a Ravenna, passando per Venezia, Roma, Verona Poppi e la sorgente dell'Arno sul Monte Falterona.      
Anche la Fondazione Creberg di Bergamo partecipa al cartellone di #Dante700 con un docu-film sui personaggi della «Divina Commedia». Il filmato, della durata di circa quarantacinque minuti, si avvale delle suggestive illustrazioni di Angelo Celsi.  Le musiche originali sono state appositamente composte ed eseguite da Alessandro Fabiani; mentre l'elaborazione grafica è di Eleonora Valtolina. Nato da un progetto di Angelo Piazzoli ed Enzo Noris, il docu-film - disponibile su tutti i canali social della fondazione bergamasca - narra nel dettagli personaggi più o meno noti delle tre Cantiche, da Paolo e Francesca a Ciacco, da Farinata degli Uberti a Pier Delle Vigne, da Ulisse al Conte Ugolino, da Piccarda Donati a San Bernardo di Chiaravalle.                            
Si apre così il ricco calendario di appuntamenti che nei prossimi mesi celebrerà Dante Alighieri e l’attualità della sua scrittura. Una scrittura capace di descrivere, oggi come ieri, i vizi e i difetti dell’uomo e, dunque, sempre di interessante lettura. (sam)

giovedì 4 febbraio 2021

«A History of Style», la nuova collezione di Boucheron guarda alla creatività dell’ Art Déco


Glamour, opulento, eclettico, ricercato, moderno: sono questi gli aggettivi più spesso abbinati all’Art Déco, lo «stile figlio della Prima guerra mondiale», con cui la ricca borghesia del tempo cercò di lasciarsi alle spalle gli orrori del recente passato. All’arte dei «ruggenti Anni Venti» guarda la nuova collezione di alta gioielleria «A History of Style, Art Déco» di Boucheron, proposta in occasione di Paris Haute Couture, a partire dalle creazioni del secolo scorso rivisitate oggi dall’occhio creativo di Claire Choisne
La creative director dell’azienda francese, che oggi vanta sessantasei boutiques in tutto il mondo, ha estrapolato lo spirito, la linea, la semplicità assoluta di un tempo in cui le donne parigine affermavano la propria femminilità indossando capi maschili, mettendo in bella mostra scollature, pantaloni a vita alta, collane lunghe e capelli corti.
Claire Choisne ha scelto di celebrare lo spirito dell’Art Déco, un tempo in cui lo stile era una questione di atteggiamento, focalizzandosi sul femminile e sul maschile, sull’opulenza delle linee pure, sul contrasto tra bianco e nero, accentuato da un tocco di colore.
Anelli, spille, collane, ma anche cravatte e cinture diventano così pezzi multiwear dal gusto genuinamente contemporaneo. Un gusto nuovo, ma che guarda al passato, al seme gettato dal sarto Paul Poiret, che per la prima volta, negli anni '20, propose una costruzione verticale e ripulita dalle ridondanze, quindi più pratica.
Geometrismo assoluto e stile asciutto caratterizzano, per esempio, la «Cravate Émeraude», una collana in oro bianco, soffice e delicata come la seta, su cui poggia una spilla removibile con uno smeraldo da 8,02 carati e un gioco in lacca e onice nero, che è eco della couture di quegli anni di emancipazione, in cui le donne affermavano il proprio stile indossando accessori rubati dai guardaroba dei propri compagni.
Si trasforma in un elegante cravatta anche «Lavallière Diamants», collana costellata di diamanti e decorata da tre trecce impreziosite da grandi anelli in lacca nera. Sembra, invece, una corazza il «Plastron Émeraudes», vistosa cravatta da cerimonia che si ispira alle collane Boucheron create sul finire dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento per il maharaja di Patiala. Nella tradizione del multiwear di Boucheron, questo prezioso mozzafiato - realizzato con duecento perle di smeraldo, per un totale di 1071,97 carati - è in grado di trasformarsi in choker e in un bracciale e può essere abbinato a anello grafico e a due diverse coppie di orecchini disponibili nel medesimo design.
Uno tocco di verde impreziosisce anche «Chevron Émeraude», una catena in morbido oro bianco su un pavé di diamanti, che termina con una goccia di smeraldo da 61,35 carati. L ’audacia di questo pezzo, che usa il motivo a gallone, risiede nel suo fermaglio, che permette di regolare la catena alla lunghezza perfetta e che è anche un gioiello di per sé.
Il motivo a gallone, vera e propria icona dell’Art Déco, viene usato anche in «Ruban Diamants», un gioiello versatile che può essere indossato tanto come cintura da uomo su smoking quanto come cerchietto o collarino da donna e perfino come una coppia di braccialetti genderless.
«Nœud Diamants» è un altro pezzo di alta gioielleria che gioca sui contrasti. L’occhio creativo di Claire Choisne ha fatto di un papillon una spilla in lacca nera e oro bianco, impreziosita da una base di diamanti, che può essere appuntata su un abito nero, ma anche su un’acconciatura da valorizzare. Il versatile papillon può anche essere trasformato in un anello: un solitario da 1,50 carati, con il bordo nero, oppure un anello da papillon couture.
Eleganza senza tempo emana anche la linea «Liseré Diamants», orecchini e anelli con un diamante taglio goccia da 5,27 carati, bordato di nero. 
Dal fascino intramontabile è, poi, «Col Émeraudes», una collana dal design puro, che segue la linea nitida di una scollatura a V e ci dice tanto sulle modernità dell’Art Déco e sulle inconfondibili peculiarità di Boucheron. Il suo design estremo vuole osare molto, posizionando ventotto smeraldi in orizzontale, per un totale di 24,59 carati.
Le pietre con taglio smeraldo, intagliate nel cristallo e costeggiate di onice, richiamano la forma di place Vendôme, ma anche l’eleganza cromatica che Claire Choisne desidera conferire alla sua collezione con il verde luminoso, il bianco intenso e il nero grafico. La stessa linea si trova in un anello e in una coppia di orecchini a leverback, che richiamano il motivo a ciottoli della piazza parigina.
Uno smeraldo e il richiamo stilistico a place Vendôme impreziosiscono, infine, anche «Chevalière Émeraude», anello con sigillo dal design ottagonale.
Con le sue asciutte geometrie e le sue sinuose linearità, con il suo gioco elegante di bianco e nero, accentuato da un tocco di verde, con il suo lusso sfarzoso e la sua capacità di farsi notare con eleganza, la collezione «A History of Style, Art Déco» dimostra di essere una dichiarazione di libertà e di stile, di modernità e di joe de vivre, gioia di vivere di una generazione che, appena uscito dalla guerra, guardava con fiducia al domani. Quella stessa fiducia di cui ha tanto bisogno il nostro tempo. 

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Lavallière Diamants. Versione spilla; [fig. 2] Col Emeraudes. Collana; [fig. 3] Chevalière Emeraude. Anello; [fig. 4] Noeud Diamants. Versione gioiello per capelli 

Informazioni utili
www.noucheron.com 

mercoledì 3 febbraio 2021

Dieci anni di «Inventario», il bookzine di Foscarini Spa dove «tutto è progetto»

«Inventario non è una rivista, Inventario non è un libro. Inventario è un nuovo progetto editoriale che getta uno sguardo illuminato e libero sulla scena del design». Così la veneziana Foscarini Spa, azienda che illumina la nostra vita con le sue lampade decorative, presentava nel 2010 il suo originale house organ, nato dall’incontro con la casa editrice Corraini di Mantova e l'architetto ferrarese Beppe Finessi, docente al Politecnico di Milano.
Dieci anni dopo, l'inedito bookzine, che nel 2014 si è aggiudicato anche il prestigioso Compasso d'oro ADI per l'editoria di settore, continua a rappresentare una singolare voce «fuori dal coro» per chi si occupa di indagare la cultura del progetto nelle sue varie sfaccettature. «Tutto -raccontano, infatti, da Foscarini Spa - è progetto perché ogni opera – sia essa di design, di architettura, di fotografia, di arte in generale – nasce come dialogo tra un concetto e una forma. Tutto è ‘inventariabile’, perché niente – in quest’ottica di scambio reciproco tra le diverse manifestazioni del creare – ha maggiore o minore dignità. Tutto ha valore. Da tutto si può apprendere».
In questi giorni, «Inventario» esce nei migliori bookshop del mondo con il suo quindicesimo numero, ulteriore tappa di un viaggio elegantemente raffinato nel mondo, sempre in fermento, della creatività internazionale, analizzata e raccontata con sguardo attento e curioso.
A metà tra libro e magazine, con un format originale e indipendente, la pubblicazione continua anche con la nuova uscita a offrire contributi critici inediti, mantenendo sempre alta la qualità dei contenuti offerti, ma soprattutto garantendo la totale libertà nella ricerca, nei temi e negli approfondimenti proposti con una linea progettuale estremamente coerente e ricca di spunti.
Ancora oggi nel bookzine di Foscarini Spa si respira, dunque, quell’aria frizzante che lo portò a vincere il Compasso d'oro ADI per la capacità di «sintetizzare argomenti culturalmente elevati con leggerezza, illustrandoli con una forte identità visiva e qualità del prodotto editoriale».
Il nuovo numero è anche quello della festa del decennale, un anniversario importante che porta con sé ricordi e considerazioni: «Era il 2009 e volevamo rinnovare il nostro house organ – ricorda a tal proposito Carlo Urbinati, presidente di Foscarini Spa -. Gli incontri con Beppe Finessi e, a seguire, con l’editore Corraini e il grafico Artemio Croatto di Designwork hanno da subito acquisito l’energia di una valanga, che ci ha portato dal debutto di Inventario ad agosto 2010 fino al Compasso d’oro del 2014 assegnatoci per l’editoria di design. Ai contributori tutti va il nostro grazie riconoscente: per aver creato un bookzine di pensiero che, proponendo ‘inventari analitici’ di progetti, aspira a suscitare associazioni. Questo quindicesimo numero segna quindi anche il decennale di Inventario: il nostro augurio è che sia solo il primo».
Da sempre la pubblicazione, disponibile in italiano e inglese, non parla di Foscarini Spa, presente solo in apertura e chiusura attraverso l'interpretazione di fotografi internazionali, uno diverso per ogni numero, ma si fa portavoce dei valori dell’azienda, con la volontà di praticare i territori dell’innovazione e della ricerca, come è nello spirito della realtà veneta, con sede a Marcon, che da sempre fa della promozione culturale una delle sue cifre stilistiche, come provano la collaborazione con il Museo Poldi Pezzoli e con la Biennale di Venezia.
Le immagini che aprono e chiudono il numero quindici di «Inventario» sono di Valentina Sommariva, fotografa milanese che riflette nei suoi progetti, in particolare, sull'identità e sulla relazione tra persone, oggetti e ambiente.
La storia di copertina, a cura di Luca Cotini e con un testo di Stefano Salis, parla della classica matita di legno, «piccolo oggetto quotidiano, portatore sano di storie, aneddoti e meraviglie, che a saperle scovare riservano stupore e gratitudine», «bacchetta magica, piena di sogni, di evoluzioni, di linee, di idee».
Con testi brevi ed efficaci e un ricco corredo di fotografie, nelle sue più di ottanta pagine il nuovo volume prosegue con una sorta di reportage dal titolo «Rimbalzi», che porta lo stile del social Pinterest sulla carta. Beppe Finessi esplora i significati della relazione tra «pieno» e «vuoto», «visibile» e «invisibile» mettendo a confronto immagini come «4514 cm. di Cenerentola» (1997) di Laura Matei, «Pliant de voyage» (1916 / 1964) di Marcel Duchamp e «Le orecchie di Jasper Johns» (1966) di Michelangelo Pistoletto
In «Accoppiamenti giudiziosi», Stefania Di Maria raccoglie, dunque, opere accomunate dal tema del no; mentre «Inventario per autori» propone un originale manuale di progettazione, con diciotto chiavi di lettura, che attraversa l’intera opera di Corrado Levi, architetto, artista, curatore, designer e collezionista, che ha sfidato e continua a sfidare le regole restrittive delle singole discipline, aprendo di volta in volta nuove possibilità espressive nella cultura contemporanea. A sua volta, Corrado Levi presenta attraverso i suoi «Perché» la «Seduta da bordo strada» di Lina Bo Bardi, realizzata nel 1967.
Dopo aver raccontato l’arancione e il verde negli scorsi numeri, la rubrica «Cromie» di Manolo De Giorgi si sofferma, ora, su opere, oggetti e spazi caratterizzati dal marrone, un colore – quello della terra, del legno e della pelle - che non passa da un’unica formula, ma che è frutto di varie alchimie. «Ci si arriva - si legge, infatti, su «Inventario» - da così tante strade! Posso mescolare l’arancio con il blu, combinare il verde con il rosso, aggiungere del giallo a del viola, o dosare un 40% di rosso con un 40% di blu e completarlo a volontà con del giallo per ottenere il tono più o meno profondo che desidero».
Proseguendo nella lettura, si trova la sezione «Normali meraviglie», firmata da Paolo Bocchie e con disegni di Marco Manini, dove  oggetti comuni – dal cavatappi al campanello, dall’àncora alla mirrorball – vengono trasformati in «Anonimi poetici», astraendoli attraverso immagini e versi. In «Miti d’oggi», poi, Francesca Picchi racconta James Irvine, ripercorrendo le tappe del suo lavoro di designer; mentre le «Brevi note» di Giulio Iacchetti sono dedicate alla pipa, con una selezione di dodici modelli iconici.
In «Lezioni», Alberto Meda descrive la sua idea di industrial design attraverso alcuni dei progetti sviluppati nel corso della sua carriera. Mentre protagonista di «Temporalia» di Elisa Testori è lo scotch: materiale caro agli artisti contemporanei, lo scotch può diventare progetto e oggetto di attenzioni anche da parte di grafici e designer che se ne servono per modificare, per saldare, per coprire, per comporre, per giocare e lo ripensano. Gli «Altri sguardi» di Roberta Valtorta, infine, sono dedicati alle giostre e alla loro forza evocativa, tra viaggio, gioco, sogno.
Alla raccolta di «Inventario» si aggiunge così un nuovo numero da sfogliare, leggere, collezionare, per scoprire che «tutto è progetto», perché ogni cosa nasce da un’idea e dallo successivo studio per renderla realtà.

Informazioni utili 
Inventario 15 | Tutto è progetto. ISBN:  9788875708801. Editore: Corraini, Mantova. Curatore: Beppe Finessi. Book Design: Designwork. Lingua: italiano e inglese. Rilegatura: brossura. Pagine: 160. Formato 21 x 27. Prima Edizione: 2020. Sito internet: https://www.foscarini.com/it/culture/inventario/