ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

venerdì 25 febbraio 2022

«Tra la carne e il cielo», le parole di Pasolini incontrano la musica di Bach

Intellettuale «corsaro», regista provocatorio, scrittore e poeta di straordinaria sensibilità, giornalista dalla penna acuta e pungente, «profeta laico», Pier Paolo Pasolini ha segnato il Novecento con il suo pensiero indipendente e scomodo. A cento anni esatti dalla nascita, Lucca ricorda l’artista bolognese con lo spettacolo «Tra la carne e il cielo», in programma sabato 5 marzo, alle ore 21, nella chiesa di San Francesco.

Letteratura e musica si incontreranno sotto la volta dell’elegante e austero edificio duecentesco con un appuntamento ideato da Valentino Corvino, direttore di orchestre nazionali e internazionali, con all’attivo numerose collaborazioni con celebri cantanti e cantautori come Mina, Vasco Rossi, Adriano Celentano, Renato Zero e molti altri.
 
Sul palco salirà Moni Ovadia, uno degli artisti più amati e popolari in Italia, straordinario intrattenitore nonché ideatore, regista e attore di un teatro musicale assolutamente peculiare, dagli importanti risvolti sociali e politici. 

 Protagoniste dell’incontro, a ingresso gratuito con prenotazione on-line da martedì 1° marzo sul sito www.fondazionecarilucca.it, saranno le memorie, le lettere, i testi e le poesie di Pier Paolo Pasolini, estratti dai famosi «Quaderni rossi», dalla corrispondenza contenuta in «Vita attraverso le lettere», dalla sceneggiatura del film «Accattone» e perfino dall’intervista che lo scrittore concesse a Furio Colombo solo poche ore prima di morire.
 
La lettura di queste pagine si intersecherà costantemente con l’esecuzione di tutti i brani di Johann Sebastian Bach, usati da Pier Paolo Pasolini come colonna sonora di molti suoi film, tra i quali si ricordano «Accattone» (1961), «Il Vangelo secondo Matteo» (1964), «Sopralluoghi in Palestina per Il Vangelo secondo Matteo» (1963-64), «Appunti per un film sull’India» (1968), «Sequenza del fiore di carta» (1968) e «Salò o le 120 giornate di Sodoma» (1975).
 
L’intellettuale bolognese amava, infatti, profondamente le musiche del compositore tedesco, tanto da dedicargli tra il 1944 e il 1945, un testo poco noto e incompiuto, «Studi sullo stile di Bach», ispirato alle sei sonate per violino BWV 1001-1006, edito nel 1999 nel primo dei due volumi di «Saggi sulla letteratura e sull’arte», pubblicato dalla Mondadori nella pregevole collana «I Meridiani». 

Ciò che più lo affascinava di quelle note, alle quali lo iniziò, nella primavera friulana del 1943, la violinista slovena Pina Kalc, profuga a Casarsa in seguito all’occupazione tedesca della Slovenia, era la convivenza a volte pacifica, a volte sofferta, tra le pulsioni terrene e un’elevata spiritualità. Da qui il titolo dello spettacolo: «Tra la carne e il cielo», un’espressione dello stesso scrittore, tratta dai «Quaderni rossi» e usata per parlare del «Siciliano della prima sonata in Sol minore».

A eseguire l’accompagnamento musicale saranno la violinista Valentino Corvino, Benedetta Mazzucato, contralto solista che ha debuttato nei più prestigiosi teatri di tutto il mondo, e l’ensemble Sonora Corda, composto da un quartetto vocale, violini, viole, violoncelli, oboi, flauto e contrabbasso.
Lo spettacolo, distribuito da Reggio Iniziative Culturali e proposto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, sarà, inoltre, arricchito dalla proiezione di una selezione di rare e preziose foto, gentilmente concesse dalla Cineteca di Bologna, che riproporranno al pubblico la magia dei set di film quali «Teorema», «Uccellacci e uccellini» e «Vangelo Secondo Matteo», tre vette della cinematografia pasoliniana.

Anche la fotografia e il linguaggio filmico racconteranno, dunque, a Lucca il legame tra Pier Paolo Pasolini e la musica di John Sebastian Bach, un mondo di note, insieme sacre e sublimi, che lo scrittore mise a contatto, in «Accattone», con l’umile, il profano, il volgare e, nel «Vangelo secondo San Matteo», con l’umanità del Cristo e il suo messaggio nella lotta di emancipazione dalle ingiustizie e dalle sofferenze patite dall’umanità. 
 
Informazioni utili
www.fondazionecarilucca.it

domenica 20 febbraio 2022

#notizieinpillole, cronache d'arte della settimana dal 14 al 20 febbraio 2023

A Ivrea, la capitale italiana del libro 2022, una mostra sull’illustratore Jean-Michel Folon
È Ivrea, la città che re Arduino scelse come prima capitale d’Italia e che Adriano Olivetti trasformò in un laboratorio del futuro, la Capitale italiana del libro 2022.
La visione comunitaria che costituì il periodo olivettiano è stato il tema scelto per il dossier di candidatura, alla cui elaborazione hanno partecipato oltre cinquanta persone e sette community del mondo del libro. Grande spazio nel progetto è stato dato alla Lettera 22, la mitica macchina per scrivere portatile ideata dalla Olivetti, una vera e propria icona del nostro tempo, che compare addirittura nel logo di Ivrea Capitale italiana del libro.
La città festeggia la vittoria, annunciata lo scorso 16 febbraio, con una mostra di Jean-Michel Folon (Uccle, 1º marzo 1934 – Principato di Monaco, 20 ottobre 2005), secondo appuntamento del ciclo espositivo «Olivetti e la cultura nell’impresa responsabile», che proseguirà a settembre con una rassegna sui dodici libri strenna ideati da Giorgio Soavi.
Jean-Michel Folon, «l’ultimo grande cartellonista del Novecento», nasce in Belgio nel 1934. Studia architettura a Bruxelles, ma nel 1955 abbandona gli studi universitari per dedicarsi al disegno. Si trasferisce a Parigi, dove è influenzato dalla pittura d’avanguardia di Pablo Picasso e dei surrealisti. Nei primi anni ’60 i suoi disegni sono accolti da alcune riviste americane, ma il suo stile, decisamente anticonformista e straniante, non si afferma immediatamente. La svolta avviene grazie all’incontro con Giorgio Soavi, che in Olivetti ha incarichi di art director nell’ambito della Direzione Pubblicità e Stampa, diretta da Renzo Zorzi. L’artista inizia così la sua collaborazione con l’azienda piemontese. Il sodalizio dura per oltre trent’anni e dà vita a grafiche, poster, libri illustrati, mostre e installazioni, alcune entrate decisamente nella storia.
La rassegna al Museo Garda, visibile fino al 5 giugno, illustra questo incontro fecondo, partendo dai carteggi Folon-Soavi e proponendo, tra l’altro, l’iconico manifesto pubblicitario per la Lettera 22 (1968), le illustrazioni per la prima agenda da tavolo dell’azienda (1969) e per le strenne «La metamorfosi» di Franz Kafka (1973) e «Cronache marziane» di Ray Bradbury (1979), nonché l’installazione nella stazione Waterloo della metropolitana di Londra (1975).
Una sezione dell'esposizione è, poi, dedicata al libro «Le message» (1967), storia di un «petit bon homme», un omino qualunque che, capitato in una grande stanza arredata con un’enorme macchina per scrivere, inizia a saltare di tasto in tasto e, una volta riempito il foglio di lettere e numeri, lo piega a forma di aeroplanino e lo lancia in aria. In modo poetico e fantasioso le immagini di Jean-Michel Folon descrivono così un aspetto tipico della filosofia olivettiana: lanciare le idee e renderle libere, a disposizione di tutti.
Il visitatore si ritrova così immerso in un mondo fatto di colori evanescenti nei toni pastello, di disegni contraddistinti da pochi elementi simbolici e da forme stilizzate: omini volanti e metropolitani, aeroplanini, frecce colorate. Il tutto parla il linguaggio della poesia e del sogno, invitando a sperare in un mondo migliore.
Per maggiori informazioni è possibile consultare i siti https://ivreacapitaledellibro.it/ e https://www.museogardaivrea.it/

Le fotografie sono di Mariano Dallago 

Torino: al via «Futura», la nuova stagione di Casa Fools
Dalla commedia brillante alla performance di teatro-danza, dalla lirica dal vivo alla stand up comedy, passando per spettacoli che riflettono sull’arte contemporanea, su vicende epocali della storia recente o sul nostro presente: è ricco il cartellone della rassegna torinese «Futura – È arrivata la bella stagione», la programmazione 2022 di Casa Fools che ha visto alla direzione artistica il Collettivo Cartellone Condiviso, venticinque persone fra appassionati di teatro e commercianti e residenti del quartiere Vanchiglia.
Ad aprire la stagione è stato, nelle serate di venerdì 18 e sabato 19 febbraio, il monologo comico «Le donne baciano meglio», di e con Barbara Moselli, che ha raccontato, con ironia e leggerezza, il percorso di scoperta dell’omosessualità femminile, partendo dall’esperienza autobiografica dell’autrice.
La programmazione proseguirà il 4 e il 5 marzo con lo spettacolo «Una canzone infinita», delle compagnie Odemà e Filo di paglia, che racconta il golpe di Pinochet attraverso una performance di teatro e danza. L’11 marzo sarà, invece, in scena una nuova produzione originale di Casa Fools: «Opera Pop Live». Luigi Orfeo, regista lirico e attore, si fa autore e interprete di uno show che unisce all’evocazione del racconto teatrale la potenza emotiva del canto lirico, dando vita a un lavoro di ricerca e contaminazione per diffondere fra il grande pubblico l’eccellenza, tutta italiana, del melodramma.
Il 18 e 19 marzo sarà, quindi, la volta di «Io che odio solo te - and f**k you Mrs Maisel», nuovo lavoro di Corinna Grandi che torna alla stand up partendo dalla presa di coscienza epocale dell’arrivo dei 40 anni. L’1 e il 2 aprile sarà, poi, il turno di «Due passi sono» del duo teatrale Carullo – Minasi, la cui cifra stilistica è l’indagine dell’assurdità compulsiva del vivere quotidiano. Mentre il 29 e il 30 aprile si rifletterà con «L’indispensabile *Capitolo 1» del collettivo l’Amalgama, un'indagine all’interno della nostra società attraverso incontri e interviste con persone di diversa età, genere ed estrazione sociale.
A chiudere il cartellone sarà la compagnia Asterlizze che, il 13 e 14 maggio, metterà in scena «Arte», commedia brillante e ironica di Yasmina Reza, vincitrice del premio Molière, che scandaglia con sarcasmo le relazioni umane, attraverso una riflessione sull'arte contemporanea.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.casafools.it.

Nelle foto: 1.«Due passi sono», del duo teatrale Carullo – Minasi, sarà in scena a Torino, a Casa Fools, nelle serate dell'1 e del 2 aprile 2022; 2.«Io che odio solo te - and f**k you Mrs Maisel», nuovo lavoro di Corinna Grandi, sarà in scena a Torino, a Casa Fools, il 18 e il 19 marzo 2022  

Venezia, Carnevale al museo per «ricordare il futuro»
«E più di tutto mi ricordo il futuro». È una citazione del pittore Salvador Dalì a fare da filo rosso a «Remember the future», il cartellone di eventi che Massimo Checchetto, scenografo del teatro La Fenice, ha ideato per il Carnevale 2022 di Venezia.
Tra le tante iniziative in programma fino al primo marzo nelle strade e nei luoghi culturali della città lagunare, tutte consultabili sul sito www.carnevale.venezia.it, ci sono anche quelle promosse dal Muve che ha organizzato, a partire da venerdì 18 febbraio e fino al martedì grasso, l’apertura serale straordinaria, fino alle ore 22, dei Musei di piazza San Marco (Palazzo Ducale e Museo Correr) e del circuito dei Musei del Settecento veneziano (Ca’ Rezzonico, Museo di Palazzo Mocenigo - Centro studi di storia del tessuto, del costume e del profumo e Casa di Carlo Goldoni), visitabili per l’occasione con biglietto cumulativo dalla tariffa particolarmente vantaggiosa (16 euro per l’intero e 13 euro per il ridotto).
«A Venezia anche il Carnevale ha una storia magnifica - spiega Mariacristina Gribaudi, presidente della Fondazione Musei civici di Venezia - con usanze che si sono stratificate anno dopo anno nelle feste popolari e hanno prodotto i dipinti e i racconti che oggi i musei custodiscono, a partire da quel gioiello che è Ca' Rezzonico, il nostro Museo del Settecento veneziano. Il Carnevale è festa di strada e può sembrare strano invitare a festeggiarlo nei musei, ma il Carnevale di Venezia è anche festa antica, le sue immagini sono famose nel mondo e ammirarle è sempre una gioia. Grandi artisti veneziani del passato ci hanno lasciato opere importantissime».
Tra questi c’è Pietro Longhi, che ha dedicato svariati dipinti al Carnevale, il più celebre dei quali è, forse, quello con il rinoceronte Clara, che ci ricorda come nel Settecento durante questa festività, che durava ben tre mesi, in piazza San Marco venivano allestiti dei «casotti» con venditori di vario genere - burattinai, maghi, astrologi, ciarlatani - e anche con animali esotici come leoni, elefanti e, in questo caso, il rinoceronte. Sempre Pietro Longhi rappresenta la bauta, la celebre maschera veneziana, uno dei travestimenti più comuni nel Carnevale antico, soprattutto a partire dal XVIII secolo, rimasto in voga fino a oggi.
Venezia celebra, inoltre, nei suoi musei una tra le più celebri maschere della commedia dell’arte, il Pulcinella, soggetto dei magnifici affreschi di Giandomenico Tiepolo, dipinti per la villa di famiglia a Zianigo vicino a Venezia e oggi custoditi a Ca' Rezzonico, uno dei musei che fanno parte della rete dedicata al Settecento veneziano.
Alle aperture straordinarie si aggiunge un evento gratuito dedicato a bimbi e famiglie a Ca' Pesaro. Domenica 27 febbraio, alle ore 11 e alle ore 14:30, si terrà l’incontro «Una casetta Pop-up», per far scoprire le infinite possibilità creative della carta.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.visitmuve.it

Nelle foto: 1. Pietro Longhi (1701-1785), Colloquio tra baute, Venezia, Ca’ Rezzonico, Museo del Settecento veneziano; 2.Giandomenico Tiepolo (1727-1804), L’altalena dei Pulcinella.Venezia, Ca’ Rezzonico, Museo del Settecento veneziano

Verona, in mostra a Palazzo Maffei il primo Manifesto del futurismo

«Noi vogliamo cantare l'amore del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità»: era il 20 febbraio del 1909 quando sulla prima pagina del quotidiano francese «Le Figaro» veniva pubblicato il Manifesto del Futurismo, l’unica Avanguardia artistica del XX secolo di matrice italiana che, in quegli anni, stava pervadendo tutte la arti con la sua voglia di futuro e la sua rinnovata modalità di linguaggio.
A più di cento anni di distanza, il 19 febbraio, una copia originale del famoso «Le Figaro» con il «Manifeste du Futurisme», elaborato del poeta Filippo Tommaso Marinetti, sarà esposto a Palazzo Maffei di Verona, nella sala che raccoglie alcune delle opere futuriste più significative della Collezione Carlon.
La casa-museo scaligera metterà in mostra anche il facsimile della prima pagina de «L’Arena» del 9 febbraio 1909, rinvenuta negli archivi storici del quotidiano, grazie alla collaborazione del Gruppo editoriale Athesis. Si dimostrerà così come la città di Verona abbia avuto un ruolo di primo piano nella divulgazione dei principi futuristi: «L'Arena» fu, infatti, uno dei sette giornali della penisola a pubblicare il Manifesto di Marinetti in anticipo di almeno una decina di giorni rispetto a «Le Figaro».
A Palazzo Maffei «le sale dedicate al Futurismo - spiega la direttrice Vanessa Carlon- si aprono con un'opera quasi programmatica di Mario Schifano (nella foto, ndr) che riprende e reinterpreta una fotografia famosa del 1912 - realizzata proprio per «Le Figaro» - con Russolo, Carrà, Marinetti, Boccioni e Severini, in occasione della loro prima mostra a Parigi».
Tutti questi artisti sono esposti lungo il percorso espositivo. Tra le tante eccellenze una menzione particolare spetta al nucleo di lavori firmati da Giacomo Balla, tra cui si segnalano «Mercurio che passa davanti al sole» (1914) e «Compenetrazioni iridiscenti 1» (1912), che vede l’artista futurista impegnato nella resa del dinamismo e delle rifrazioni luminose, evocando le sequenze delle onde elettromagnetiche attraverso moduli geometrici. «Linea di velocità e vortice» è, invece, una sorta di installazione in ottone cromato ideata da Giacomo Balla negli stessi anni, ma realizzata intorno al Trenta, quando l’artista si mostra vicino alle posizioni degli aeropittori e alle loro formulazioni su tela di strutture a vortice dinamico nello spazio. Significativo è anche «Linea-forza del pugno di Boccioni», probabile cartone preparatorio per un arazzo progettato per l’Exposition des arts decoratifs di Parigi del 1925. Colpito dalla morte improvvisa di Umberto Boccioni, avvenuta nel 1916, Giacomo Balla «disegna una sagoma grafica che sintetizza il pugno che l’amico, simbolicamente, aveva sferrato al passatismo e al ‘ventre molle’ della borghesia».
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito https://palazzomaffeiverona.com/.

Milano, una statua per Margherita Hack. a realizzarla sarà l’artista bolognese Sissi
Sarà l’artista e accademica bolognese Sissi, nome d’arte di Daniela Olivieri (Bologna, 1977), docente all’Accademia di Firenze e vincitrice di premi internazionali come il Gotham Prize e il New York Prize, a realizzare la scultura per Margherita Hack che verrà inaugurata nel mese di giugno a Milano, in largo Richini, di fronte all’ingresso dell’università degli studi, in un luogo di grande passaggio di cittadini e studenti.
L’opera - commissionata dalla Fondazione Deloitte, in collaborazione con la Casa degli artisti e con il supporto del Comune di Milano - Ufficio Arte negli spazi pubblici - è la prima scultura su suolo pubblico, a Milano e in Italia, dedicata a una donna scienziata.
«Sguardo fisico», questo il titolo del lavoro in bronzo, rappresenterà Margherita Hack, di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita, intenta a osservare le stelle mentre emerge da un vortice raffigurante una galassia. L’astrofisica è raffigurata mentre alza le braccia verso l’alto, simulando un telescopio: un gesto emblematico e un vero e proprio invito alla scoperta e all’immaginazione, che dichiara quella determinazione e tenacia che le permisero di affrontare la sfida con il mondo scientifico, al tempo dominato da figure maschili.
Il progetto di Fondazione Deloitte si inserisce in un percorso iniziato due anni fa con l’istituzione dell’Osservatorio sulle materie Stem, nato con l’obiettivo di contribuire ad alimentare il dibattito nazionale tra università, governo, istituzioni e aziende sulla necessità di stimolare i giovani a seguire un percorso di studi in un ambito come quello Stem (Science, Technology, Engineering e Mathematics), sempre più strategico per il nostro Paese e non solo.
L’opera di Sissi ha vinto un concorso di idee, la cui giuria era presieduta dall’accademico e critico d’arte Vincenzo Trione, a cui hanno partecipato in totale otto artiste italiane e internazionali: oltre a Sissi, infatti figurano Chiara Camoni, Giulia Cenci, Zhanna Kadyrova, Paola Margherita, Marzia Migliora, Liliana Moro e Silvia Vendramel. Fino al 20 febbraio, alla Casa degli artisti, sarà possibile visitare la mostra che presenta al pubblico i testi, i disegni, i rendering e le maquette di tutti gli otto progetti che hanno aderito al concorso.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito: www.casadegliartisti.net

Nelle immagini: 1.Sissi, «Sguardo fisico» : una scultura a Margherita Hack. Schizzo preparatorio, tecnica mista, acquarello, china, 44x37cm; 2. Sissi, «Sguardo fisico» : una scultura a Margherita Hack. Rendering, Largo Fresco Richini, Milano Credits Riccardo Orsini 

«L'uomo dal fiore in bocca», Lucrezia Lante della Rovere ‘rivisita’ Pirandello
È una lettura inedita dell’atto unico «L’uomo dal fiore in bocca» di Luigi Pirandello, dramma borghese che fece il suo debutto al Manzoni di Milano il 24 febbraio 1922, quella che va in scena dal 22 al 27 febbraio al teatro Menotti. A cento anni dalla prima rappresentazione, lo spettacolo pirandelliano ritorna nel capoluogo lombardo con una rilettura che fa uscire dall’oscurità la «Donna vestita di nero», il personaggio femminile che osserva il dialogo, o meglio il semi-monologo, tra un uomo ammalato di epitelioma, prossimo alla morte, e il «pacifico avventore» di un bar, ubicato all’interno di una stazione ferroviaria.
L’uomo ammalato ha deciso di allontanarsi dalla vita e anche dalla moglie che rappresenta il passato, i ricordi, la vita stessa. La sua non è una scelta facile; è una decisione coraggiosa che porta con sé la struggente consapevolezza di quanto tutto sia precario e di come il caso, a volte, si faccia beffa dei nostri piani. Nel testo pirandelliano, ogni elemento della quotidianità passa al vaglio dell’uomo malato, dai braccioli delle sedie ai gesti che i commessi dei negozi compiono per fare un nodo a un pacco, dall’arredamento delle sale d’attesa dei medici all’imprevedibilità dei terremoti in un estremo e unico punto di contatto con la vita che sfugge, della quale egli vuole goderne fino allo stremo delle sue possibilità esistenziali, «come un rampicante alle sbarre d’una cancellata».
Nello spettacolo in scena al Menotti di Milano, per l’adattamento e la regia Francesco Zecca, Lucrezia Lante della Rovere dà voce alla donna muta che Luigi Pirandello ha solo fatto intravedere, una figura femminile a cui l’unica cosa rimasta è quella di «attaccarsi con l’immaginazione alla vita» cercando di non lasciar andare il marito.
L’allestimento, che si avvale delle musiche originali di Diego Buongiorno e del disegno luci di Alberto Tizzone, riprende le indicazioni pirandelliane: la donna è «vestita di nero, con un vecchio cappellino dalle piume piangenti». Nuove, invece, sono le parole di quella donna dolorante che Luigi Pirandello ci ha fatto solo intravedere dietro un cantone.
«Basta scambiarsi un bacio per sentire lo stesso gusto della vita? – si legge nelle note allo spettacolo -. Basta avvicinare le labbra al proprio amore per sentirne il sapore? Basta sciacquarsi la bocca con il presente per non sentire più il sapore persistente del passato? […] Quante domande ci vogliono per sollevare un peso dal cuore? Quante risposte non dobbiamo trovare per amare un dettaglio?». Che cosa può dire e chiedersi una donna che sta per rimanere sola? Lucrezia Lante della Rovere lo racconta, dando nuova vita a un grande classico pirandelliano, a cento anni dalla prima messa in scena.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.teatromenotti.org

Fotografie di Manuela Giusto 

#unmuseoalminuto: all’Adi Design Museum un’installazione permanente per celebrare la creatività e il saper fare delle imprese italiane
Ci sono luoghi che raccontano la storia del nostro saper fare, mettendo sotto i riflettori le idee e le opere che hanno reso celebre nel mondo il «made in Italy». Si tratta dei musei e degli archivi di impresa, protagonisti dell’installazione permanente appena inaugurata all’ingresso dell’Adi Design Museum di Milano: #unmuseoalminuto.
Un grande orologio digitale, con lo scandire del tempo che passa, svela al pubblico oltre centodieci luoghi che conservano oggetti e documenti per raccontare storie straordinarie, di donne e uomini che, consapevoli della dignità del fare impresa, hanno inventato, sperimentato, prodotto, costruito benessere, lavoro, bellezza e inclusione sociale.
Ogni museo è rappresentato da un’immagine identitaria che si alterna, ogni minuto, a quelle degli altri musei e archivi sul quadrante di un grande orologio, metafora della stratificazione nel tempo della cultura di impresa. Il movimento della lancetta dei secondi compone ogni volta un quadrante diverso. Il pendolo, con la sua scansione ritmica, è la rappresentazione simbolica di passato, presente, futuro, e racconta della capacità delle aziende di guardare alla propria storia, di operare nell’oggi e di volgere lo sguardo al futuro in un processo di continua innovazione.
Con questa installazione si sottolinea l’attualità di musei e archivi d’impresa, istituzioni di riferimento, nel tempo e nello spazio, per le comunità e i territori, per la custodia dei saperi locali e della cultura materiale, nei centri urbani così come nei territori in cui si radicano le tante manifatture italiane.
L’opera, progettata da Neo [Narrative Environments Operas], avrà anche una vetrina sui social grazie a un’iniziativa di Assolombarda e Museimpresa, l’associazione Italiana archivi e musei d’Impresa, fondata nel 2001, che rispecchia la grande varietà del tessuto industriale e imprenditoriale nostrano, riunendo realtà rappresentative di vari settori, dal design alla chimica e alle assicurazioni, dalla produzione di macchine per caffè alle società sportive, dai giganti della gomma e della plastica all’industria tessile. Ogni settimana, il lunedì, il mercoledì e il venerdì, fino al prossimo ottobre, sul profilo Instagram di Museimpresa verranno raccontate le storie degli archivi e musei che partecipano all’iniziativa, pubblicando l’immagine del loro quadrante. L’obiettivo è quello di avvicinare anche i più giovani alla cultura d’impresa, uno strumento utile per insegnarci come affrontare le sfide del presente e come progettare il futuro, tanto più in un contesto come quello che stiamo vivendo di profonda trasformazione economica e sociale.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.assolombardia.it.

domenica 13 febbraio 2022

#notizieinpillole, cronache d'arte della settimana dal 7 al 13 febbraio 2022

All’Off Off Theatre di Roma lo spettacolo «Preghiera Per Černobyl’»
«Non si vedeva la morte, non si toccava, non aveva odore. Mancavano persino le parole per raccontare della gente che aveva paura dell’acqua, della terra, dei fiori, degli alberi. Perché niente di simile era accaduto prima». Con queste parole la giornalista e scrittrice bielorussa Svetlana Aleksievic, premio Nobel per la letteratura nel 2015, raccontava nel 1995 il disastro nucleare di Černobyl’, la terribile tragedia ambientale che nella notte tra il 25 e il 26 aprile 1986 causò la dispersione nell'atmosfera di grandi quantità di materiale radioattivo, contaminando, dapprima, l’Ucraina e la Russia e, poi, gran parte dell’Europa occidentale.
Dal 16 al 20 febbraio, il racconto di Svetlana Aleksievic, intitolato «Preghiera per Černobyl’» e oggi conosciuto per la fortunata serie televisiva «HBO Chernobyl», sarà sotto i riflettori dell’Off Off Theatre di Roma, nell’adattamento e per la regia di Massimo Luconi, con l’interpretazione di Mascia Musy e le musiche di Mirio Cosottini.
Il testo, edito in italiano nel 2012 da e/o edizioni, non ricostruisce gli avvenimenti, ma i sentimenti di quei giorni. In circa trecento pagine è condensato tutto il dramma, lo smarrimento e il senso di morte di un popolo e, nello stesso tempo, si racconta la grande forza dell'amore fra due persone, un uomo che, senza nessuna preparazione e protezione, fu fra i primi volontari andati a riparare il reattore nucleare e una donna che continua, giorno dopo giorno, ad amare, nonostante la morte del suo compagno.
Svetlana Aleksievic affronta così, con un mix tra denuncia politica e racconto emotivo, la tragedia di Černobyl’ e la disfatta del mondo comunista, restituendo «con implacabile fedeltà – si legge nella presentazione dello spettacolo - le voci e i sentimenti delle persone al centro di un disastro ambientale che non ha eguali nella storia contemporanea».
«Di quella tragedia, oggi più che mai, abbiamo ancora da imparare», racconta l’attrice Mascia Musy. Il teatro, con la forza e l’unicità del suo linguaggio, può aiutarci a non dimenticare, a non ripetere gli errori del passato.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito http://off-offtheatre.com/

Marta Cuscunà in scena al Piccolo Teatro di Milano con le sue «R3sistenze Femminili»
Si apre con lo spettacolo «È bello vivere liberi!», premio Scenario per Ustica 2009, la personale milanese dell’attrice e performer friulana Marta Cuscunà, classe 1982, che dal 15 al 20 febbraio sarà in scena al Piccolo Teatro Grassi con suoi tre titoli, frutto di un lavoro in bilico tra attivismo e palcoscenico che racconta il mondo femminile e le sue resistenze per una società sempre meno sbilanciata al maschile.
Il primo titolo, in cartellone il 15 e il 16 febbraio, è «un progetto di teatro civile per un’attrice, cinque burattini e un pupazzo» ed è ispirato alla biografia di Ondina Peteani, prima staffetta partigiana d’Italia. A soli 17 anni, la giovane si scopre incapace di restare a guardare l'oppressione del fascismo e sceglie di agire, cosciente e determinata, per cambiare il proprio Paese. Il suo percorso, iniziato con le riunioni clandestine della scuola di comunismo di Alma Vivoda e proseguito con l’attività nella Brigata proletaria, viene bruscamente stravolto due anni dopo, nel 1943, con l’arresto e la deportazione ad Auschwitz. Ma è proprio in questo drammatico momento che Ondina Peteani ritrova con ostinata consapevolezza l’amore per la libertà, quell’amore che la accompagnerà fino alla sua morte, avvenuta nel 2003.
Il progetto proseguirà, nelle giornate del 17 e 18 febbraio, con «La semplicità ingannata», «una satira per attrice e pupazze» che dà voce alle testimonianze di un gruppo di donne che, nel Cinquecento, lottarono contro le convenzioni sociali, rivendicando libertà di pensiero e di critica nei confronti dei dogmi della cultura maschile. Protagoniste del racconto sono le Clarisse del Santa Chiara di Udine, che crearono una sorprendente micro-società tutta al femminile, in un tempo in cui le donne erano escluse da ogni aspetto politico ed economico della vita.
A chiudere la personale sarà, nelle giornate del 19 e 20 febbraio, «Il canto della caduta», spettacolo costruito intorno a un antico racconto epico della tradizione popolare ladina (minoranza etnica delle Dolomiti): il mito di Fanes, storia di una leggendaria età̀ dell'oro in cui gli esseri umani avevano un rapporto di alleanza con la natura e la guida del popolo era compito femminile.
A introdurre la trilogia è stata venerdì 11 febbraio, alle ore 18, la presentazione, al Chiostro Nina Vinchi, del libro «R3sistenze Femminili» (Forum Edizioni, 2019), che vedrà Marta Cuscunà in dialogo con Marina Pierri, cofondatrice e direttrice artistica di «FeST».
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.piccoloteatro.org

Nelle foto: 1. «È bello vivere liberi!». Foto di Belinda De Vito; 2.«La semplicità ingannata». Foto di Alessandro Sala

Al via l’ottava edizione del bando Anghiari Dance Hub per coreografi
C'è tempo fino al 29 aprile per candidarsi al bando di Anghiari Dance Hub, centro toscano di promozione della danza, diretto da Gerarda Ventura, nato nel gennaio 2015 per fornire a giovani coreografi strumenti di approfondimento del proprio percorso creativo.
Giunto alla sua ottava edizione, il progetto si configura come un percorso di accompagnamento alla creazione nell'ambito del quale gli artisti selezionati, tutti under 35, avranno la possibilità di confrontarsi con esperti di diversi settori che metteranno a disposizione le proprie conoscenze con l'obiettivo di supportare la realizzazione dei singoli progetti coreografici.
Il progetto, che si terrà ad Anghiari tra il 5 settembre e il 3 dicembre, prevede l’assegnazione di borse di studio per un minimo di tre e un massimo di cinque coreografi under 35 e i loro interpreti. I lavori realizzati verranno presentati al pubblico nelle giornate del 2 e 3 dicembre.
Anghiari Dance Hub offrirà i propri spazi per residenze di creazione e collaborerà alla ricerca di altri luoghi di residenza. Il progetto prevede un accompagnamento di tipo organizzativo per approfondire le capacità degli stessi autori a dare una struttura efficace alla propria promozione. Nell'arco del progetto i coreografi avranno, inoltre, anche la possibilità di realizzare attività di audience development in particolare con studenti di scuole elementari, medie o superiori, o con adulti, per sperimentare e approfondire specifiche modalità di sensibilizzazione del pubblico.
Fra i tutor si segnalano Mariagia Maggipinto, Guy Cools, Elena Lamberti, Matteo Fargion, Gianni Staropoli, Luca Ricci, Marco Valerio Amico e Andrea Merendelli.
I coreografi interessati a partecipare al progetto dovranno inviare i materiali richiesti dal bando (lettera di motivazione, progetto coreografico con l’indicazione dell’eventuale collaboratore artistico o organizzativo, curriculum personale e curriculum interpreti, link video dell’ultima creazione realizzata), scaricabile dal sito www.anghiaridancehub.eu, entro le 23,59 di venerdì 29 aprile 2022, all’indirizzo organizzazione@anghiaridancehub.eu.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.anghiaridancehub.eu

Lucio Fontana e Bruno Munari tra i protagonisti della fiera «C'era una volta... Il libro»
Filippo Tommaso Marinetti
, Lucio Fontana e Bruno Munari sono i grandi protagonisti di «C’era una volta il libro», evento dedicato ai volumi antichi, introvabili e fuori catalogo, giunto alla sua decima edizione, in programma sabato 19 e domenica 20 febbraio alla Fiera di Cesena.
Oltre duecento espositori presenteranno testi d’antan di pregio, dal XV secolo in poi, ma anche tante curiosità bibliografiche del più recente Novecento, da ricercate prime edizioni a volumi autografi, oltre a un'infinita varietà di poster cinematografici e pubblicitari, fotografie, cartoline, mappe geografiche, santini sacri e documenti storici di vario tipo.
Tra le proposte più interessanti sarà in fiera la riproduzione anastatica di «Zang Tumb Tuuum» (Edizioni Futuriste di Poesia, Milano 1914) di Filippo Tommaso Marinetti, cinquanta copie numerate in tutto, di quello che è il primo volume delle parole in libertà nonché pil rimo esempio concettuale e pratico di «libro d’artista» del ’900, concepito per una diffusione non più elitaria (come avveniva nei libri simbolisti), ma più allargata, influente, e militante.
In mostra ci sarà anche «Good design. All’insegna del Pesce d’Oro» (Vanni Scheiwiller, Milano 1963), libro di grande importanza che sottopone le forme della natura al giudizio ironico di Bruno Munari. Tra gli esempi di good design c’è, per esempio, l’arancia, «un oggetto quasi perfetto – scrive l’autore - dove si riscontra l’assoluta coerenza tra forma, funzione e consumo».
Sempre a proposito di arte un altro importante testo esposto a Cesena sarà quello di Guido Ballo e Lucio Fontana: «Idea per un ritratto» (1970). In fiera sarà possibile trovare anche un volume che fece epoca per la polemica che accese tra i poeti visiti sul tema del collage: «Entropico» di Franco Vaccari (Sampietro editore, Bologna, 1966).
A completare l’offerta della fiera ci sarà anche una mostra collaterale dedicata alle macchine per scrivere d’epoca: «Quando la mano declinò sul tasto». Curata dal collezionista Cristiano Riciputi, l’esposizione presenta una trentina pezzi che hanno la storia, dalla seconda metà dell’800 agli anni ’30 del secolo successivo. Tra questi, ci saranno la «primatista» Taurus (1908, Milano), la più piccola macchina da scrivere al mondo, grande quanto un orologio da tasca, la prima italiana costruita, pubblicizzata e venduta, di cui esistono una dozzina di esemplari in tutto.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.ceraunavoltantiquariato.com

«Fil Rouge», una web app per scopre la storia di Campari e del suo museo
Si intitola «Fil rouge» la web app realizzata dalla Galleria Campari, con la collaborazione di sedici studenti del secondo anno del College Story Design, uno dei programmi di studio della Scuola Holden di Torino, per raccontare la storia dell’azienda.
In occasione del corso «Racconti di impresa» (2020-2021), tenuto dalla docente Elisa Fulco, gli allievi hanno realizzato quattordici pillole audio, tante quanto le fermate della Linea rossa della Metropolitana che collegano il museo aziendale di Sesto San Giovanni al Camparino, lo storico caffè fondato nel 1915 da Davide Campari in Galleria Vittorio Emanuele II, nel cuore di Milano.
Scritte in versi e in prosa, le pillole audio rappresentano la versione moderna de «Il Cantastorie di Campari», il visionario e innovativo progetto di comunicazione pubblicato in cinque diversi volumi dal 1927 al 1932. Voluto fortemente da Davide Campari, «Il Cantastorie» nasceva dalla volontà di raggiungere il pubblico con uno strumento di comunicazione innovativo, promuovendo i prodotti Campari attraverso la raffinata poesia di Renato Simoni e le illustrazioni di Sergio Tofano, Bruno Munari, Primo Sinòpico e Ugo Mochi. La storia di Campari, poi, è fortemente legata a quella della metropolitana milanese come ben documenta il celebre manifesto Campari di Bruno Munari ideato in occasione dell’inaugurazione della prima linea nel 1964.
Insieme alla web-app, accessibile in doppia lingua attraverso un QR Code presente al link https://camparifilrouge.orpheo.app/, Galleria Campari ha prodotto anche un agile volumetto di supporto all’ascolto delle pillole audio. Il libretto tascabile, disponibile in Galleria Campari e al Camparino in Galleria, raccoglie al suo interno tutti i testi e le immagini delle opere raccontate.
A ispirare l’innovativo progetto è l’opera icona del brand, lo «Spiritello» – il manifesto realizzata nel 1921 dall’artista Leonetto Cappiello, recentemente celebrato nella mostra Spiritello 100 di Galleria Campari –, personaggio a metà tra il saltimbanco e il giullare, che suggerisce il recupero della tradizione orale, dando voce all’essenza del marchio in chiave contemporanea.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.campari.com.
 
«I colori dell’arte», su Rai 5 una puntata di «Art Night» dedicata al blu
Si intitola «Blu. I colori dell’arte» il documentario trasmesso venerdì 11 febbraio su Rai5, in occasione della consueta puntata di «Art Night», trasmissione di Rai Cultura dedicata alla storia dell’arte, con Neri Marcorè nei panni del presentatore.
Inesistente nella preistoria, apprezzato dagli egizi (autori del primo pigmento artificiale dell’umanità), poco amato dai greci e dai romani che gli preferivano il rosso come simbolo di regalità, il blu incomincia a essere apprezzato nel Medioevo quando diventa il colore dei re di Francia e viene usato per dare nuova luce al manto della Vergine, alle volte stellate dei mosaici bizantini e ai cieli giotteschi. Da allora, la stima prosegue di secolo in secolo e oggi, secondo i sondaggi, il blu in tutte le sue infinite sfumature – dall’amato cobalto di Pierre-Auguste Renoir e Vincent van Gogh al nuovo YlnMn, scoperto per caso dal chimico Mas Subramanian della Oregon State University di Corvallis - è il colore preferito dell’Occidente.
La storia di questo pigmento è stata ripercorsa nel documentario, in prima visione assoluta su Rai5, attraverso un viaggio che spazia dalle pitture parietali del neolitico a Rignano Garganico al Museo Egizio di Torino, dalla Cappella degli Scrovegni a Padova agli affreschi della Basilica di Assisi. Ci sono, poi, immagini riprese alla Sinagoga Fausto Levi di Soragna (Parma), nelle piantagioni di guado ad Ancona e nel vicino Museo diocesano, all’Oratorio di San Giovanni e all’Orto Botanico di Urbino, alla Fabbrica di colori Maimeri di Milano.
Il documentario - ricco di interviste a direttori di musei, restauratori, maestri tintori e storici dell’arte - ha fatto tappa anche alla Galleria di arte moderna e contemporanea di Roma, che possiede preziosi dipinti di Monet, Cezanne e Pino Pascali (l’opera «32 mq di mare») in cui il blu è protagonista, e a Villa Farnesina a Roma, dove l’Accademico dei Lincei Antonio Sgamellotti, ha scoperto l’utilizzo del blu egizio nel «Trionfo di Galatea» di Raffaello.
La serata di «Art Night» è proseguita con il documentario «Ettore Spalletti. Così com’è», dedicato a uno dei grandi nomi dell’arte contemporanea mondiale, scultore e pittore tra i più apprezzati del Novecento, che ha esposto a Venezia, Parigi, New York e Anversa.
Per maggiori informazioni: https://www.raiplay.it/programmi/artnight.

«Shuma», al Funaro di Pistoia una favola per raccontare il dramma dei migranti
Racconta il dramma dei migranti con il linguaggio dolce e poetico delle favole lo spettacolo «Shuma», patrocinato dell’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr), che venerdì 11 febbraio, alle ore 21, è andato in scena al Funaro di Pistoia.
La storia, scritta e interpretata da Peppe Macauda, artista già apprezzato dal pubblico del centro pistoiese con «Kryptonite», prende spunto da un fatto di cronaca: un ragazzino del Mali, recuperato in mare dopo il naufragio del 18 aprile 2015, era stato trovato con una pagella cucita all’interno della propria giacca. Quel fatto, raccontato nel libro «ShumaTragliabissi», di Dario Muratore, è stato ridotto per la scena ed è nata così una favola per tutti, compresi i bambini dai 10 anni in su, che si avvale del disegno luci di Simone Fini e della produzione di Santa Briganti.
Il bambino protagonista della storia, mentre cade in mare, inizia un lungo percorso verso il SopraSopra, allegoria delle rotte dei migranti. «In compagnia di un cavalluccio marino, tra mille peripezie e incontri stupefacenti, - si legge nella presentazione - Shuma affronta anche un viaggio interiore in cui si pone il problema di come si possa ridare dignità a un essere umano morto e rimasto senza nome, che si somma alle migliaia di vite perse, che aspirano al diritto di stare meglio. Ci chiede, andando dritto al cuore, di assumerci la responsabilità collettiva di ciò che accade oggi nel nostro mondo, perché siamo tutti parte della medesima comunità, anche se siamo nati dalla ‘parte giusta’ del pianeta».
Lo spettacolo si muove tra realtà e fantasia, attualità e leggenda, tradizione e innovazione. Peppe Macauda, da solo sulla scena, affronta la narrazione attraverso la parola (rifacendosi anche alla tradizione del «cuntu»), il gesto, il canto, la danza. Alla presenza in carne e ossa dell’attore fanno da contrappunto le illustrazioni delicate ed evocative di Bruna Fornaro, proiettate su uno schermo, che pungolano le coscienze degli spettatori.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito: www.ilfunaro.org

«Le storie dell’architettura», al Maxxi quattro incontri sull’evoluzione al femminile della professione di architetto
Si è inaugurato sabato 12 febbraio, alle ore 11:30, il ciclo di incontri «Le storie dell’architettura», a cura di Irene de Vico Fallani, in programma al Maxxi - Museo nazionale delle arti del XXI secolo, in occasione della mostra «Buone nuove. donne in architettura», che racconta l’evoluzione al femminile della professione di architetto dalle pioniere di inizio ‘900 fino alle archistar di oggi.
Il primo incontro, intitolato «Dall’Interior a Tafuri. Alcune riflessioni su riviste di architettura e direzioni femminili», ha visto la presenza la presenza della storica, ricercatrice e critica d’arte contemporanea Paola Nicolin. Introdurrà l’incontro Pippo Ciorra, senior curator del Maxxi Architettura (Auditorium | ingresso € 5 su prenotazione, gratuito per gli architetti iscritti all’Oar).
Obiettivo dell’appuntamento era tracciare un affresco sulla storia delle riviste di architettura dirette da sguardi femminili, con un focus sulle pioniere Piera Peroni e Cynthia Davidson, fondatrici rispettivamente della rivista di culto «Abitare» e del magazine internazionale di architettura «Log».
Sabato 19 febbraio, alle 11:30, è previsto un appuntamento con lo storico e critico di architettura contemporanea Mario Lupano, introdotto da Margherita Guccione, che terrà una conferenza dal titolo «Il posto loro. Donne, modernismo e architettura», dedicata al mitico Bauhaus e alle felici incursioni della progettualità femminile nell’architettura del modernismo come quelle di Eileen Gray e Charlotte Perriand.
Si proseguirà sabato 5 marzo, alle 11:30, con «Architettura in transizione». Pippo Ciorra, introdotto da Margherita Guccione, approfondirà i temi della mostra «Buone nuove» focalizzandosi in particolare sull’impatto che l’emergere di figure femminili sta avendo sull’architettura contemporanea e su temi come sostenibilità ambientale ed energetica, inclusione e utilizzo delle nuove tecnologie digitali.
L’ultimo appuntamento è fissato per sabato 12 marzo, alle 11:30, e vedrà la presenza di Margherita Guccione. L’incontro, intitolato «La sfida delle donne. Da Lina Bo Bardi a Zaha Hadid», sarà introdotto da Elena Tinacci e offrirà l’occasione per approfondire i percorsi distanti nel tempo, ma paralleli per ambizione e determinazione, di queste due straordinarie architette.
Per maggiori informazioni: https://www.maxxi.art/.

Strega Ragazze E Ragazzi, nasce il Premio alla migliore narrazione per immagini
La settima edizione del «Premio Strega ragazze e ragazzi», che accoglie le candidature di libri editi in Italia e all’estero tra il 1° aprile 2021 e il 31 marzo 2022, si arricchisce di una nuova sezione. Per il 2022 è stato il premio alla migliore narrazione per immagini, che va ad aggiungersi alle tre categorie già esistenti del concorso, una per libri destinati a lettrici e lettori dai 6 ai 7 anni (6+), una per lettrici e lettori dagli 8 ai 10 anni (8+), una per lettrici e lettori dagli 11 ai 13 anni (11+) e al premio per il migliore libro d’esordio, lanciato nel 2021.
Il nuovo premio, che mette al centro anche la componente visiva del libro, è dedicato a graphic novel, fumetti, albi illustrati e libri senza parole destinati ai lettori dai 6 ai 13 anni.
Sarà compito del Comitato scientifico, presieduto da Giovanni Solimine e composto da operatori culturali e studiosi di letteratura e editoria per l’infanzia, selezionare la terna dei libri finalisti del nuovo premio alla migliore narrazione per immagini. Il vincitore verrà proclamato nell'ambito della Bologna Children’s Book Fair 2022, dal 21 al 24 marzo a BolognaFiere, palcoscenico quanto mai ideale per un premio che vede nelle immagini il suo fulcro e la sua stessa origine. Sia la terna finalista sia il libro vincitore saranno selezionati dal Comitato scientifico. In aggiunta a quello per l’autore, è previsto anche un premio per l’illustratore dell’opera vincitrice e uno per il traduttore, nel caso sia un libro in traduzione.
Il Comitato scientifico esaminerà, inoltre, le opere candidate nelle tre categorie dai 6 ai 7 anni (categoria 6+), dagli 8 ai 10 anni (categoria 8+) e dagli 11 ai 13 anni (categoria 11+) e sceglierà tra queste le terne finaliste e il vincitore del premio per il migliore libro d’esordio. Gli studenti di oltre cento scuole primarie e secondarie di primo grado, distribuite sul territorio nazionale e all’estero, determineranno con il loro voto le opere vincitrici nelle tre categorie di concorso. Il premio per le categorie di concorso 6+, 8+, 11+, sarà consegnato agli autori vincitori nell’autunno 2022 contestualmente al premio per il migliore libro di esordio. In caso di parità di voti per il primo posto, il premio sarà assegnato ex aequo. Nel caso in cui l’opera più votata sia in traduzione, è previsto un premio di pari entità per il traduttore offerto da BolognaFiere.
Per maggiori informazioni: www.fondazionebellonci.it.