«Non si vedeva la morte, non si toccava, non aveva odore. Mancavano persino le parole per raccontare della gente che aveva paura dell’acqua, della terra, dei fiori, degli alberi. Perché niente di simile era accaduto prima». Con queste parole la giornalista e scrittrice bielorussa Svetlana Aleksievic, premio Nobel per la letteratura nel 2015, raccontava nel 1995 il disastro nucleare di Černobyl’, la terribile tragedia ambientale che nella notte tra il 25 e il 26 aprile 1986 causò la dispersione nell'atmosfera di grandi quantità di materiale radioattivo, contaminando, dapprima, l’Ucraina e la Russia e, poi, gran parte dell’Europa occidentale.
Dal 16 al 20 febbraio, il racconto di Svetlana Aleksievic, intitolato «Preghiera per Černobyl’» e oggi conosciuto per la fortunata serie televisiva «HBO Chernobyl», sarà sotto i riflettori dell’Off Off Theatre di Roma, nell’adattamento e per la regia di Massimo Luconi, con l’interpretazione di Mascia Musy e le musiche di Mirio Cosottini.
Il testo, edito in italiano nel 2012 da e/o edizioni, non ricostruisce gli avvenimenti, ma i sentimenti di quei giorni. In circa trecento pagine è condensato tutto il dramma, lo smarrimento e il senso di morte di un popolo e, nello stesso tempo, si racconta la grande forza dell'amore fra due persone, un uomo che, senza nessuna preparazione e protezione, fu fra i primi volontari andati a riparare il reattore nucleare e una donna che continua, giorno dopo giorno, ad amare, nonostante la morte del suo compagno.
Svetlana Aleksievic affronta così, con un mix tra denuncia politica e racconto emotivo, la tragedia di Černobyl’ e la disfatta del mondo comunista, restituendo «con implacabile fedeltà – si legge nella presentazione dello spettacolo - le voci e i sentimenti delle persone al centro di un disastro ambientale che non ha eguali nella storia contemporanea».
«Di quella tragedia, oggi più che mai, abbiamo ancora da imparare», racconta l’attrice Mascia Musy. Il teatro, con la forza e l’unicità del suo linguaggio, può aiutarci a non dimenticare, a non ripetere gli errori del passato.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito http://off-offtheatre.com/.
Marta Cuscunà in scena al Piccolo Teatro di Milano con le sue «R3sistenze Femminili»
Si apre con lo spettacolo «È bello vivere liberi!», premio Scenario per Ustica 2009, la personale milanese dell’attrice e performer friulana Marta Cuscunà, classe 1982, che dal 15 al 20 febbraio sarà in scena al Piccolo Teatro Grassi con suoi tre titoli, frutto di un lavoro in bilico tra attivismo e palcoscenico che racconta il mondo femminile e le sue resistenze per una società sempre meno sbilanciata al maschile.
Il primo titolo, in cartellone il 15 e il 16 febbraio, è «un progetto di teatro civile per un’attrice, cinque burattini e un pupazzo» ed è ispirato alla biografia di Ondina Peteani, prima staffetta partigiana d’Italia. A soli 17 anni, la giovane si scopre incapace di restare a guardare l'oppressione del fascismo e sceglie di agire, cosciente e determinata, per cambiare il proprio Paese. Il suo percorso, iniziato con le riunioni clandestine della scuola di comunismo di Alma Vivoda e proseguito con l’attività nella Brigata proletaria, viene bruscamente stravolto due anni dopo, nel 1943, con l’arresto e la deportazione ad Auschwitz. Ma è proprio in questo drammatico momento che Ondina Peteani ritrova con ostinata consapevolezza l’amore per la libertà, quell’amore che la accompagnerà fino alla sua morte, avvenuta nel 2003.
Il progetto proseguirà, nelle giornate del 17 e 18 febbraio, con «La semplicità ingannata», «una satira per attrice e pupazze» che dà voce alle testimonianze di un gruppo di donne che, nel Cinquecento, lottarono contro le convenzioni sociali, rivendicando libertà di pensiero e di critica nei confronti dei dogmi della cultura maschile. Protagoniste del racconto sono le Clarisse del Santa Chiara di Udine, che crearono una sorprendente micro-società tutta al femminile, in un tempo in cui le donne erano escluse da ogni aspetto politico ed economico della vita.
A chiudere la personale sarà, nelle giornate del 19 e 20 febbraio, «Il canto della caduta», spettacolo costruito intorno a un antico racconto epico della tradizione popolare ladina (minoranza etnica delle Dolomiti): il mito di Fanes, storia di una leggendaria età̀ dell'oro in cui gli esseri umani avevano un rapporto di alleanza con la natura e la guida del popolo era compito femminile.
A introdurre la trilogia è stata venerdì 11 febbraio, alle ore 18, la presentazione, al Chiostro Nina Vinchi, del libro «R3sistenze Femminili» (Forum Edizioni, 2019), che vedrà Marta Cuscunà in dialogo con Marina Pierri, cofondatrice e direttrice artistica di «FeST».
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.piccoloteatro.org.
Si apre con lo spettacolo «È bello vivere liberi!», premio Scenario per Ustica 2009, la personale milanese dell’attrice e performer friulana Marta Cuscunà, classe 1982, che dal 15 al 20 febbraio sarà in scena al Piccolo Teatro Grassi con suoi tre titoli, frutto di un lavoro in bilico tra attivismo e palcoscenico che racconta il mondo femminile e le sue resistenze per una società sempre meno sbilanciata al maschile.
Il primo titolo, in cartellone il 15 e il 16 febbraio, è «un progetto di teatro civile per un’attrice, cinque burattini e un pupazzo» ed è ispirato alla biografia di Ondina Peteani, prima staffetta partigiana d’Italia. A soli 17 anni, la giovane si scopre incapace di restare a guardare l'oppressione del fascismo e sceglie di agire, cosciente e determinata, per cambiare il proprio Paese. Il suo percorso, iniziato con le riunioni clandestine della scuola di comunismo di Alma Vivoda e proseguito con l’attività nella Brigata proletaria, viene bruscamente stravolto due anni dopo, nel 1943, con l’arresto e la deportazione ad Auschwitz. Ma è proprio in questo drammatico momento che Ondina Peteani ritrova con ostinata consapevolezza l’amore per la libertà, quell’amore che la accompagnerà fino alla sua morte, avvenuta nel 2003.
Il progetto proseguirà, nelle giornate del 17 e 18 febbraio, con «La semplicità ingannata», «una satira per attrice e pupazze» che dà voce alle testimonianze di un gruppo di donne che, nel Cinquecento, lottarono contro le convenzioni sociali, rivendicando libertà di pensiero e di critica nei confronti dei dogmi della cultura maschile. Protagoniste del racconto sono le Clarisse del Santa Chiara di Udine, che crearono una sorprendente micro-società tutta al femminile, in un tempo in cui le donne erano escluse da ogni aspetto politico ed economico della vita.
A chiudere la personale sarà, nelle giornate del 19 e 20 febbraio, «Il canto della caduta», spettacolo costruito intorno a un antico racconto epico della tradizione popolare ladina (minoranza etnica delle Dolomiti): il mito di Fanes, storia di una leggendaria età̀ dell'oro in cui gli esseri umani avevano un rapporto di alleanza con la natura e la guida del popolo era compito femminile.
A introdurre la trilogia è stata venerdì 11 febbraio, alle ore 18, la presentazione, al Chiostro Nina Vinchi, del libro «R3sistenze Femminili» (Forum Edizioni, 2019), che vedrà Marta Cuscunà in dialogo con Marina Pierri, cofondatrice e direttrice artistica di «FeST».
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.piccoloteatro.org.
Nelle foto: 1. «È bello vivere liberi!». Foto di Belinda De Vito; 2.«La semplicità ingannata». Foto di Alessandro Sala
Al via l’ottava edizione del bando Anghiari Dance Hub per coreografi
C'è tempo fino al 29 aprile per candidarsi al bando di Anghiari Dance Hub, centro toscano di promozione della danza, diretto da Gerarda Ventura, nato nel gennaio 2015 per fornire a giovani coreografi strumenti di approfondimento del proprio percorso creativo.
Giunto alla sua ottava edizione, il progetto si configura come un percorso di accompagnamento alla creazione nell'ambito del quale gli artisti selezionati, tutti under 35, avranno la possibilità di confrontarsi con esperti di diversi settori che metteranno a disposizione le proprie conoscenze con l'obiettivo di supportare la realizzazione dei singoli progetti coreografici.
Il progetto, che si terrà ad Anghiari tra il 5 settembre e il 3 dicembre, prevede l’assegnazione di borse di studio per un minimo di tre e un massimo di cinque coreografi under 35 e i loro interpreti. I lavori realizzati verranno presentati al pubblico nelle giornate del 2 e 3 dicembre.
Anghiari Dance Hub offrirà i propri spazi per residenze di creazione e collaborerà alla ricerca di altri luoghi di residenza. Il progetto prevede un accompagnamento di tipo organizzativo per approfondire le capacità degli stessi autori a dare una struttura efficace alla propria promozione. Nell'arco del progetto i coreografi avranno, inoltre, anche la possibilità di realizzare attività di audience development in particolare con studenti di scuole elementari, medie o superiori, o con adulti, per sperimentare e approfondire specifiche modalità di sensibilizzazione del pubblico.
Fra i tutor si segnalano Mariagia Maggipinto, Guy Cools, Elena Lamberti, Matteo Fargion, Gianni Staropoli, Luca Ricci, Marco Valerio Amico e Andrea Merendelli.
I coreografi interessati a partecipare al progetto dovranno inviare i materiali richiesti dal bando (lettera di motivazione, progetto coreografico con l’indicazione dell’eventuale collaboratore artistico o organizzativo, curriculum personale e curriculum interpreti, link video dell’ultima creazione realizzata), scaricabile dal sito www.anghiaridancehub.eu, entro le 23,59 di venerdì 29 aprile 2022, all’indirizzo organizzazione@anghiaridancehub.eu.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.anghiaridancehub.eu.
«Shuma», al Funaro di Pistoia una favola per raccontare il dramma dei migranti
Racconta il dramma dei migranti con il linguaggio dolce e poetico delle favole lo spettacolo «Shuma», patrocinato dell’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr), che venerdì 11 febbraio, alle ore 21, è andato in scena al Funaro di Pistoia.
La storia, scritta e interpretata da Peppe Macauda, artista già apprezzato dal pubblico del centro pistoiese con «Kryptonite», prende spunto da un fatto di cronaca: un ragazzino del Mali, recuperato in mare dopo il naufragio del 18 aprile 2015, era stato trovato con una pagella cucita all’interno della propria giacca. Quel fatto, raccontato nel libro «ShumaTragliabissi», di Dario Muratore, è stato ridotto per la scena ed è nata così una favola per tutti, compresi i bambini dai 10 anni in su, che si avvale del disegno luci di Simone Fini e della produzione di Santa Briganti.
Il bambino protagonista della storia, mentre cade in mare, inizia un lungo percorso verso il SopraSopra, allegoria delle rotte dei migranti. «In compagnia di un cavalluccio marino, tra mille peripezie e incontri stupefacenti, - si legge nella presentazione - Shuma affronta anche un viaggio interiore in cui si pone il problema di come si possa ridare dignità a un essere umano morto e rimasto senza nome, che si somma alle migliaia di vite perse, che aspirano al diritto di stare meglio. Ci chiede, andando dritto al cuore, di assumerci la responsabilità collettiva di ciò che accade oggi nel nostro mondo, perché siamo tutti parte della medesima comunità, anche se siamo nati dalla ‘parte giusta’ del pianeta».
Lo spettacolo si muove tra realtà e fantasia, attualità e leggenda, tradizione e innovazione. Peppe Macauda, da solo sulla scena, affronta la narrazione attraverso la parola (rifacendosi anche alla tradizione del «cuntu»), il gesto, il canto, la danza. Alla presenza in carne e ossa dell’attore fanno da contrappunto le illustrazioni delicate ed evocative di Bruna Fornaro, proiettate su uno schermo, che pungolano le coscienze degli spettatori.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito: www.ilfunaro.org
C'è tempo fino al 29 aprile per candidarsi al bando di Anghiari Dance Hub, centro toscano di promozione della danza, diretto da Gerarda Ventura, nato nel gennaio 2015 per fornire a giovani coreografi strumenti di approfondimento del proprio percorso creativo.
Giunto alla sua ottava edizione, il progetto si configura come un percorso di accompagnamento alla creazione nell'ambito del quale gli artisti selezionati, tutti under 35, avranno la possibilità di confrontarsi con esperti di diversi settori che metteranno a disposizione le proprie conoscenze con l'obiettivo di supportare la realizzazione dei singoli progetti coreografici.
Il progetto, che si terrà ad Anghiari tra il 5 settembre e il 3 dicembre, prevede l’assegnazione di borse di studio per un minimo di tre e un massimo di cinque coreografi under 35 e i loro interpreti. I lavori realizzati verranno presentati al pubblico nelle giornate del 2 e 3 dicembre.
Anghiari Dance Hub offrirà i propri spazi per residenze di creazione e collaborerà alla ricerca di altri luoghi di residenza. Il progetto prevede un accompagnamento di tipo organizzativo per approfondire le capacità degli stessi autori a dare una struttura efficace alla propria promozione. Nell'arco del progetto i coreografi avranno, inoltre, anche la possibilità di realizzare attività di audience development in particolare con studenti di scuole elementari, medie o superiori, o con adulti, per sperimentare e approfondire specifiche modalità di sensibilizzazione del pubblico.
Fra i tutor si segnalano Mariagia Maggipinto, Guy Cools, Elena Lamberti, Matteo Fargion, Gianni Staropoli, Luca Ricci, Marco Valerio Amico e Andrea Merendelli.
I coreografi interessati a partecipare al progetto dovranno inviare i materiali richiesti dal bando (lettera di motivazione, progetto coreografico con l’indicazione dell’eventuale collaboratore artistico o organizzativo, curriculum personale e curriculum interpreti, link video dell’ultima creazione realizzata), scaricabile dal sito www.anghiaridancehub.eu, entro le 23,59 di venerdì 29 aprile 2022, all’indirizzo organizzazione@anghiaridancehub.eu.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.anghiaridancehub.eu.
Lucio Fontana e Bruno Munari tra i protagonisti della fiera «C'era una volta... Il libro»
Filippo Tommaso Marinetti, Lucio Fontana e Bruno Munari sono i grandi protagonisti di «C’era una volta il libro», evento dedicato ai volumi antichi, introvabili e fuori catalogo, giunto alla sua decima edizione, in programma sabato 19 e domenica 20 febbraio alla Fiera di Cesena.
Oltre duecento espositori presenteranno testi d’antan di pregio, dal XV secolo in poi, ma anche tante curiosità bibliografiche del più recente Novecento, da ricercate prime edizioni a volumi autografi, oltre a un'infinita varietà di poster cinematografici e pubblicitari, fotografie, cartoline, mappe geografiche, santini sacri e documenti storici di vario tipo.
Tra le proposte più interessanti sarà in fiera la riproduzione anastatica di «Zang Tumb Tuuum» (Edizioni Futuriste di Poesia, Milano 1914) di Filippo Tommaso Marinetti, cinquanta copie numerate in tutto, di quello che è il primo volume delle parole in libertà nonché pil rimo esempio concettuale e pratico di «libro d’artista» del ’900, concepito per una diffusione non più elitaria (come avveniva nei libri simbolisti), ma più allargata, influente, e militante.
In mostra ci sarà anche «Good design. All’insegna del Pesce d’Oro» (Vanni Scheiwiller, Milano 1963), libro di grande importanza che sottopone le forme della natura al giudizio ironico di Bruno Munari. Tra gli esempi di good design c’è, per esempio, l’arancia, «un oggetto quasi perfetto – scrive l’autore - dove si riscontra l’assoluta coerenza tra forma, funzione e consumo».
Sempre a proposito di arte un altro importante testo esposto a Cesena sarà quello di Guido Ballo e Lucio Fontana: «Idea per un ritratto» (1970). In fiera sarà possibile trovare anche un volume che fece epoca per la polemica che accese tra i poeti visiti sul tema del collage: «Entropico» di Franco Vaccari (Sampietro editore, Bologna, 1966).
A completare l’offerta della fiera ci sarà anche una mostra collaterale dedicata alle macchine per scrivere d’epoca: «Quando la mano declinò sul tasto». Curata dal collezionista Cristiano Riciputi, l’esposizione presenta una trentina pezzi che hanno la storia, dalla seconda metà dell’800 agli anni ’30 del secolo successivo. Tra questi, ci saranno la «primatista» Taurus (1908, Milano), la più piccola macchina da scrivere al mondo, grande quanto un orologio da tasca, la prima italiana costruita, pubblicizzata e venduta, di cui esistono una dozzina di esemplari in tutto.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.ceraunavoltantiquariato.com.
«Fil Rouge», una web app per scopre la storia di Campari e del suo museo
Si intitola «Fil rouge» la web app realizzata dalla Galleria Campari, con la collaborazione di sedici studenti del secondo anno del College Story Design, uno dei programmi di studio della Scuola Holden di Torino, per raccontare la storia dell’azienda.
In occasione del corso «Racconti di impresa» (2020-2021), tenuto dalla docente Elisa Fulco, gli allievi hanno realizzato quattordici pillole audio, tante quanto le fermate della Linea rossa della Metropolitana che collegano il museo aziendale di Sesto San Giovanni al Camparino, lo storico caffè fondato nel 1915 daDavide Campari in Galleria Vittorio Emanuele II, nel cuore di Milano.
Scritte in versi e in prosa, le pillole audio rappresentano la versione moderna de «Il Cantastorie di Campari», il visionario e innovativo progetto di comunicazione pubblicato in cinque diversi volumi dal 1927 al 1932. Voluto fortemente da Davide Campari, «Il Cantastorie» nasceva dalla volontà di raggiungere il pubblico con uno strumento di comunicazione innovativo, promuovendo i prodotti Campari attraverso la raffinata poesia di Renato Simoni e le illustrazioni di Sergio Tofano, Bruno Munari, Primo Sinòpico e Ugo Mochi. La storia di Campari, poi, è fortemente legata a quella della metropolitana milanese come ben documenta il celebre manifesto Campari di Bruno Munari ideato in occasione dell’inaugurazione della prima linea nel 1964.
Insieme alla web-app, accessibile in doppia lingua attraverso un QR Code presente al link https://camparifilrouge.orpheo.app/, Galleria Campari ha prodotto anche un agile volumetto di supporto all’ascolto delle pillole audio. Il libretto tascabile, disponibile in Galleria Campari e al Camparino in Galleria, raccoglie al suo interno tutti i testi e le immagini delle opere raccontate.
A ispirare l’innovativo progetto è l’opera icona del brand, lo «Spiritello» – il manifesto realizzata nel 1921 dall’artista Leonetto Cappiello, recentemente celebrato nella mostra Spiritello 100 di Galleria Campari –, personaggio a metà tra il saltimbanco e il giullare, che suggerisce il recupero della tradizione orale, dando voce all’essenza del marchio in chiave contemporanea.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.campari.com.
«I colori dell’arte», su Rai 5 una puntata di «Art Night» dedicata al blu
Si intitola «Blu. I colori dell’arte» il documentario trasmesso venerdì 11 febbraio su Rai5, in occasione della consueta puntata di «Art Night», trasmissione di Rai Cultura dedicata alla storia dell’arte, con Neri Marcorè nei panni del presentatore.
Inesistente nella preistoria, apprezzato dagli egizi (autori del primo pigmento artificiale dell’umanità), poco amato dai greci e dai romani che gli preferivano il rosso come simbolo di regalità, il blu incomincia a essere apprezzato nel Medioevo quando diventa il colore dei re di Francia e viene usato per dare nuova luce al manto della Vergine, alle volte stellate dei mosaici bizantini e ai cieli giotteschi. Da allora, la stima prosegue di secolo in secolo e oggi, secondo i sondaggi, il blu in tutte le sue infinite sfumature – dall’amato cobalto di Pierre-Auguste Renoir e Vincent van Gogh al nuovo YlnMn, scoperto per caso dal chimico Mas Subramanian della Oregon State University di Corvallis - è il colore preferito dell’Occidente.
La storia di questo pigmento è stata ripercorsa nel documentario, in prima visione assoluta su Rai5, attraverso un viaggio che spazia dalle pitture parietali del neolitico a Rignano Garganico al Museo Egizio di Torino, dalla Cappella degli Scrovegni a Padova agli affreschi della Basilica di Assisi. Ci sono, poi, immagini riprese alla Sinagoga Fausto Levi di Soragna (Parma), nelle piantagioni di guado ad Ancona e nel vicino Museo diocesano, all’Oratorio di San Giovanni e all’Orto Botanico di Urbino, alla Fabbrica di colori Maimeri di Milano.
Il documentario - ricco di interviste a direttori di musei, restauratori, maestri tintori e storici dell’arte - ha fatto tappa anche alla Galleria di arte moderna e contemporanea di Roma, che possiede preziosi dipinti di Monet, Cezanne e Pino Pascali (l’opera «32 mq di mare») in cui il blu è protagonista, e a Villa Farnesina a Roma, dove l’Accademico dei Lincei Antonio Sgamellotti, ha scoperto l’utilizzo del blu egizio nel «Trionfo di Galatea» di Raffaello.
La serata di «Art Night» è proseguita con il documentario «Ettore Spalletti. Così com’è», dedicato a uno dei grandi nomi dell’arte contemporanea mondiale, scultore e pittore tra i più apprezzati del Novecento, che ha esposto a Venezia, Parigi, New York e Anversa.
Per maggiori informazioni: https://www.raiplay.it/programmi/artnight.
Filippo Tommaso Marinetti, Lucio Fontana e Bruno Munari sono i grandi protagonisti di «C’era una volta il libro», evento dedicato ai volumi antichi, introvabili e fuori catalogo, giunto alla sua decima edizione, in programma sabato 19 e domenica 20 febbraio alla Fiera di Cesena.
Oltre duecento espositori presenteranno testi d’antan di pregio, dal XV secolo in poi, ma anche tante curiosità bibliografiche del più recente Novecento, da ricercate prime edizioni a volumi autografi, oltre a un'infinita varietà di poster cinematografici e pubblicitari, fotografie, cartoline, mappe geografiche, santini sacri e documenti storici di vario tipo.
Tra le proposte più interessanti sarà in fiera la riproduzione anastatica di «Zang Tumb Tuuum» (Edizioni Futuriste di Poesia, Milano 1914) di Filippo Tommaso Marinetti, cinquanta copie numerate in tutto, di quello che è il primo volume delle parole in libertà nonché pil rimo esempio concettuale e pratico di «libro d’artista» del ’900, concepito per una diffusione non più elitaria (come avveniva nei libri simbolisti), ma più allargata, influente, e militante.
In mostra ci sarà anche «Good design. All’insegna del Pesce d’Oro» (Vanni Scheiwiller, Milano 1963), libro di grande importanza che sottopone le forme della natura al giudizio ironico di Bruno Munari. Tra gli esempi di good design c’è, per esempio, l’arancia, «un oggetto quasi perfetto – scrive l’autore - dove si riscontra l’assoluta coerenza tra forma, funzione e consumo».
Sempre a proposito di arte un altro importante testo esposto a Cesena sarà quello di Guido Ballo e Lucio Fontana: «Idea per un ritratto» (1970). In fiera sarà possibile trovare anche un volume che fece epoca per la polemica che accese tra i poeti visiti sul tema del collage: «Entropico» di Franco Vaccari (Sampietro editore, Bologna, 1966).
A completare l’offerta della fiera ci sarà anche una mostra collaterale dedicata alle macchine per scrivere d’epoca: «Quando la mano declinò sul tasto». Curata dal collezionista Cristiano Riciputi, l’esposizione presenta una trentina pezzi che hanno la storia, dalla seconda metà dell’800 agli anni ’30 del secolo successivo. Tra questi, ci saranno la «primatista» Taurus (1908, Milano), la più piccola macchina da scrivere al mondo, grande quanto un orologio da tasca, la prima italiana costruita, pubblicizzata e venduta, di cui esistono una dozzina di esemplari in tutto.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.ceraunavoltantiquariato.com.
«Fil Rouge», una web app per scopre la storia di Campari e del suo museo
Si intitola «Fil rouge» la web app realizzata dalla Galleria Campari, con la collaborazione di sedici studenti del secondo anno del College Story Design, uno dei programmi di studio della Scuola Holden di Torino, per raccontare la storia dell’azienda.
In occasione del corso «Racconti di impresa» (2020-2021), tenuto dalla docente Elisa Fulco, gli allievi hanno realizzato quattordici pillole audio, tante quanto le fermate della Linea rossa della Metropolitana che collegano il museo aziendale di Sesto San Giovanni al Camparino, lo storico caffè fondato nel 1915 da
Scritte in versi e in prosa, le pillole audio rappresentano la versione moderna de «Il Cantastorie di Campari», il visionario e innovativo progetto di comunicazione pubblicato in cinque diversi volumi dal 1927 al 1932. Voluto fortemente da Davide Campari, «Il Cantastorie» nasceva dalla volontà di raggiungere il pubblico con uno strumento di comunicazione innovativo, promuovendo i prodotti Campari attraverso la raffinata poesia di Renato Simoni e le illustrazioni di Sergio Tofano, Bruno Munari, Primo Sinòpico e Ugo Mochi. La storia di Campari, poi, è fortemente legata a quella della metropolitana milanese come ben documenta il celebre manifesto Campari di Bruno Munari ideato in occasione dell’inaugurazione della prima linea nel 1964.
Insieme alla web-app, accessibile in doppia lingua attraverso un QR Code presente al link https://camparifilrouge.orpheo.app/, Galleria Campari ha prodotto anche un agile volumetto di supporto all’ascolto delle pillole audio. Il libretto tascabile, disponibile in Galleria Campari e al Camparino in Galleria, raccoglie al suo interno tutti i testi e le immagini delle opere raccontate.
A ispirare l’innovativo progetto è l’opera icona del brand, lo «Spiritello» – il manifesto realizzata nel 1921 dall’artista Leonetto Cappiello, recentemente celebrato nella mostra Spiritello 100 di Galleria Campari –, personaggio a metà tra il saltimbanco e il giullare, che suggerisce il recupero della tradizione orale, dando voce all’essenza del marchio in chiave contemporanea.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.campari.com.
«I colori dell’arte», su Rai 5 una puntata di «Art Night» dedicata al blu
Si intitola «Blu. I colori dell’arte» il documentario trasmesso venerdì 11 febbraio su Rai5, in occasione della consueta puntata di «Art Night», trasmissione di Rai Cultura dedicata alla storia dell’arte, con Neri Marcorè nei panni del presentatore.
Inesistente nella preistoria, apprezzato dagli egizi (autori del primo pigmento artificiale dell’umanità), poco amato dai greci e dai romani che gli preferivano il rosso come simbolo di regalità, il blu incomincia a essere apprezzato nel Medioevo quando diventa il colore dei re di Francia e viene usato per dare nuova luce al manto della Vergine, alle volte stellate dei mosaici bizantini e ai cieli giotteschi. Da allora, la stima prosegue di secolo in secolo e oggi, secondo i sondaggi, il blu in tutte le sue infinite sfumature – dall’amato cobalto di Pierre-Auguste Renoir e Vincent van Gogh al nuovo YlnMn, scoperto per caso dal chimico Mas Subramanian della Oregon State University di Corvallis - è il colore preferito dell’Occidente.
La storia di questo pigmento è stata ripercorsa nel documentario, in prima visione assoluta su Rai5, attraverso un viaggio che spazia dalle pitture parietali del neolitico a Rignano Garganico al Museo Egizio di Torino, dalla Cappella degli Scrovegni a Padova agli affreschi della Basilica di Assisi. Ci sono, poi, immagini riprese alla Sinagoga Fausto Levi di Soragna (Parma), nelle piantagioni di guado ad Ancona e nel vicino Museo diocesano, all’Oratorio di San Giovanni e all’Orto Botanico di Urbino, alla Fabbrica di colori Maimeri di Milano.
Il documentario - ricco di interviste a direttori di musei, restauratori, maestri tintori e storici dell’arte - ha fatto tappa anche alla Galleria di arte moderna e contemporanea di Roma, che possiede preziosi dipinti di Monet, Cezanne e Pino Pascali (l’opera «32 mq di mare») in cui il blu è protagonista, e a Villa Farnesina a Roma, dove l’Accademico dei Lincei Antonio Sgamellotti, ha scoperto l’utilizzo del blu egizio nel «Trionfo di Galatea» di Raffaello.
La serata di «Art Night» è proseguita con il documentario «Ettore Spalletti. Così com’è», dedicato a uno dei grandi nomi dell’arte contemporanea mondiale, scultore e pittore tra i più apprezzati del Novecento, che ha esposto a Venezia, Parigi, New York e Anversa.
Per maggiori informazioni: https://www.raiplay.it/programmi/artnight.
«Shuma», al Funaro di Pistoia una favola per raccontare il dramma dei migranti
Racconta il dramma dei migranti con il linguaggio dolce e poetico delle favole lo spettacolo «Shuma», patrocinato dell’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr), che venerdì 11 febbraio, alle ore 21, è andato in scena al Funaro di Pistoia.
La storia, scritta e interpretata da Peppe Macauda, artista già apprezzato dal pubblico del centro pistoiese con «Kryptonite», prende spunto da un fatto di cronaca: un ragazzino del Mali, recuperato in mare dopo il naufragio del 18 aprile 2015, era stato trovato con una pagella cucita all’interno della propria giacca. Quel fatto, raccontato nel libro «ShumaTragliabissi», di Dario Muratore, è stato ridotto per la scena ed è nata così una favola per tutti, compresi i bambini dai 10 anni in su, che si avvale del disegno luci di Simone Fini e della produzione di Santa Briganti.
Il bambino protagonista della storia, mentre cade in mare, inizia un lungo percorso verso il SopraSopra, allegoria delle rotte dei migranti. «In compagnia di un cavalluccio marino, tra mille peripezie e incontri stupefacenti, - si legge nella presentazione - Shuma affronta anche un viaggio interiore in cui si pone il problema di come si possa ridare dignità a un essere umano morto e rimasto senza nome, che si somma alle migliaia di vite perse, che aspirano al diritto di stare meglio. Ci chiede, andando dritto al cuore, di assumerci la responsabilità collettiva di ciò che accade oggi nel nostro mondo, perché siamo tutti parte della medesima comunità, anche se siamo nati dalla ‘parte giusta’ del pianeta».
Lo spettacolo si muove tra realtà e fantasia, attualità e leggenda, tradizione e innovazione. Peppe Macauda, da solo sulla scena, affronta la narrazione attraverso la parola (rifacendosi anche alla tradizione del «cuntu»), il gesto, il canto, la danza. Alla presenza in carne e ossa dell’attore fanno da contrappunto le illustrazioni delicate ed evocative di Bruna Fornaro, proiettate su uno schermo, che pungolano le coscienze degli spettatori.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito: www.ilfunaro.org
«Le storie dell’architettura», al Maxxi quattro incontri sull’evoluzione al femminile della professione di architetto
Si è inaugurato sabato 12 febbraio, alle ore 11:30, il ciclo di incontri «Le storie dell’architettura», a cura di Irene de Vico Fallani, in programma al Maxxi - Museo nazionale delle arti del XXI secolo, in occasione della mostra «Buone nuove. donne in architettura», che racconta l’evoluzione al femminile della professione di architetto dalle pioniere di inizio ‘900 fino alle archistar di oggi.
Il primo incontro, intitolato «Dall’Interior a Tafuri. Alcune riflessioni su riviste di architettura e direzioni femminili», ha visto la presenza la presenza della storica, ricercatrice e critica d’arte contemporanea Paola Nicolin. Introdurrà l’incontro Pippo Ciorra, senior curator del Maxxi Architettura (Auditorium | ingresso € 5 su prenotazione, gratuito per gli architetti iscritti all’Oar).
Obiettivo dell’appuntamento era tracciare un affresco sulla storia delle riviste di architettura dirette da sguardi femminili, con un focus sulle pioniere Piera Peroni e Cynthia Davidson, fondatrici rispettivamente della rivista di culto «Abitare» e del magazine internazionale di architettura «Log».
Sabato 19 febbraio, alle 11:30, è previsto un appuntamento con lo storico e critico di architettura contemporanea Mario Lupano, introdotto da Margherita Guccione, che terrà una conferenza dal titolo «Il posto loro. Donne, modernismo e architettura», dedicata al mitico Bauhaus e alle felici incursioni della progettualità femminile nell’architettura del modernismo come quelle di Eileen Gray e Charlotte Perriand.
Si proseguirà sabato 5 marzo, alle 11:30, con «Architettura in transizione». Pippo Ciorra, introdotto da Margherita Guccione, approfondirà i temi della mostra «Buone nuove» focalizzandosi in particolare sull’impatto che l’emergere di figure femminili sta avendo sull’architettura contemporanea e su temi come sostenibilità ambientale ed energetica, inclusione e utilizzo delle nuove tecnologie digitali.
L’ultimo appuntamento è fissato per sabato 12 marzo, alle 11:30, e vedrà la presenza di Margherita Guccione. L’incontro, intitolato «La sfida delle donne. Da Lina Bo Bardi a Zaha Hadid», sarà introdotto da Elena Tinacci e offrirà l’occasione per approfondire i percorsi distanti nel tempo, ma paralleli per ambizione e determinazione, di queste due straordinarie architette.
Per maggiori informazioni: https://www.maxxi.art/.
Strega Ragazze E Ragazzi, nasce il Premio alla migliore narrazione per immagini
La settima edizione del «Premio Strega ragazze e ragazzi», che accoglie le candidature di libri editi in Italia e all’estero tra il 1° aprile 2021 e il 31 marzo 2022, si arricchisce di una nuova sezione. Per il 2022 è stato il premio alla migliore narrazione per immagini, che va ad aggiungersi alle tre categorie già esistenti del concorso, una per libri destinati a lettrici e lettori dai 6 ai 7 anni (6+), una per lettrici e lettori dagli 8 ai 10 anni (8+), una per lettrici e lettori dagli 11 ai 13 anni (11+) e al premio per il migliore libro d’esordio, lanciato nel 2021.
Il nuovo premio, che mette al centro anche la componente visiva del libro, è dedicato a graphic novel, fumetti, albi illustrati e libri senza parole destinati ai lettori dai 6 ai 13 anni.
Sarà compito del Comitato scientifico, presieduto da Giovanni Solimine e composto da operatori culturali e studiosi di letteratura e editoria per l’infanzia, selezionare la terna dei libri finalisti del nuovo premio alla migliore narrazione per immagini. Il vincitore verrà proclamato nell'ambito della Bologna Children’s Book Fair 2022, dal 21 al 24 marzo a BolognaFiere, palcoscenico quanto mai ideale per un premio che vede nelle immagini il suo fulcro e la sua stessa origine. Sia la terna finalista sia il libro vincitore saranno selezionati dal Comitato scientifico. In aggiunta a quello per l’autore, è previsto anche un premio per l’illustratore dell’opera vincitrice e uno per il traduttore, nel caso sia un libro in traduzione.
Il Comitato scientifico esaminerà, inoltre, le opere candidate nelle tre categorie dai 6 ai 7 anni (categoria 6+), dagli 8 ai 10 anni (categoria 8+) e dagli 11 ai 13 anni (categoria 11+) e sceglierà tra queste le terne finaliste e il vincitore del premio per il migliore libro d’esordio. Gli studenti di oltre cento scuole primarie e secondarie di primo grado, distribuite sul territorio nazionale e all’estero, determineranno con il loro voto le opere vincitrici nelle tre categorie di concorso. Il premio per le categorie di concorso 6+, 8+, 11+, sarà consegnato agli autori vincitori nell’autunno 2022 contestualmente al premio per il migliore libro di esordio. In caso di parità di voti per il primo posto, il premio sarà assegnato ex aequo. Nel caso in cui l’opera più votata sia in traduzione, è previsto un premio di pari entità per il traduttore offerto da BolognaFiere.
Per maggiori informazioni: www.fondazionebellonci.it.
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