ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

domenica 20 febbraio 2022

#notizieinpillole, cronache d'arte della settimana dal 14 al 20 febbraio 2023

A Ivrea, la capitale italiana del libro 2022, una mostra sull’illustratore Jean-Michel Folon
È Ivrea, la città che re Arduino scelse come prima capitale d’Italia e che Adriano Olivetti trasformò in un laboratorio del futuro, la Capitale italiana del libro 2022.
La visione comunitaria che costituì il periodo olivettiano è stato il tema scelto per il dossier di candidatura, alla cui elaborazione hanno partecipato oltre cinquanta persone e sette community del mondo del libro. Grande spazio nel progetto è stato dato alla Lettera 22, la mitica macchina per scrivere portatile ideata dalla Olivetti, una vera e propria icona del nostro tempo, che compare addirittura nel logo di Ivrea Capitale italiana del libro.
La città festeggia la vittoria, annunciata lo scorso 16 febbraio, con una mostra di Jean-Michel Folon (Uccle, 1º marzo 1934 – Principato di Monaco, 20 ottobre 2005), secondo appuntamento del ciclo espositivo «Olivetti e la cultura nell’impresa responsabile», che proseguirà a settembre con una rassegna sui dodici libri strenna ideati da Giorgio Soavi.
Jean-Michel Folon, «l’ultimo grande cartellonista del Novecento», nasce in Belgio nel 1934. Studia architettura a Bruxelles, ma nel 1955 abbandona gli studi universitari per dedicarsi al disegno. Si trasferisce a Parigi, dove è influenzato dalla pittura d’avanguardia di Pablo Picasso e dei surrealisti. Nei primi anni ’60 i suoi disegni sono accolti da alcune riviste americane, ma il suo stile, decisamente anticonformista e straniante, non si afferma immediatamente. La svolta avviene grazie all’incontro con Giorgio Soavi, che in Olivetti ha incarichi di art director nell’ambito della Direzione Pubblicità e Stampa, diretta da Renzo Zorzi. L’artista inizia così la sua collaborazione con l’azienda piemontese. Il sodalizio dura per oltre trent’anni e dà vita a grafiche, poster, libri illustrati, mostre e installazioni, alcune entrate decisamente nella storia.
La rassegna al Museo Garda, visibile fino al 5 giugno, illustra questo incontro fecondo, partendo dai carteggi Folon-Soavi e proponendo, tra l’altro, l’iconico manifesto pubblicitario per la Lettera 22 (1968), le illustrazioni per la prima agenda da tavolo dell’azienda (1969) e per le strenne «La metamorfosi» di Franz Kafka (1973) e «Cronache marziane» di Ray Bradbury (1979), nonché l’installazione nella stazione Waterloo della metropolitana di Londra (1975).
Una sezione dell'esposizione è, poi, dedicata al libro «Le message» (1967), storia di un «petit bon homme», un omino qualunque che, capitato in una grande stanza arredata con un’enorme macchina per scrivere, inizia a saltare di tasto in tasto e, una volta riempito il foglio di lettere e numeri, lo piega a forma di aeroplanino e lo lancia in aria. In modo poetico e fantasioso le immagini di Jean-Michel Folon descrivono così un aspetto tipico della filosofia olivettiana: lanciare le idee e renderle libere, a disposizione di tutti.
Il visitatore si ritrova così immerso in un mondo fatto di colori evanescenti nei toni pastello, di disegni contraddistinti da pochi elementi simbolici e da forme stilizzate: omini volanti e metropolitani, aeroplanini, frecce colorate. Il tutto parla il linguaggio della poesia e del sogno, invitando a sperare in un mondo migliore.
Per maggiori informazioni è possibile consultare i siti https://ivreacapitaledellibro.it/ e https://www.museogardaivrea.it/

Le fotografie sono di Mariano Dallago 

Torino: al via «Futura», la nuova stagione di Casa Fools
Dalla commedia brillante alla performance di teatro-danza, dalla lirica dal vivo alla stand up comedy, passando per spettacoli che riflettono sull’arte contemporanea, su vicende epocali della storia recente o sul nostro presente: è ricco il cartellone della rassegna torinese «Futura – È arrivata la bella stagione», la programmazione 2022 di Casa Fools che ha visto alla direzione artistica il Collettivo Cartellone Condiviso, venticinque persone fra appassionati di teatro e commercianti e residenti del quartiere Vanchiglia.
Ad aprire la stagione è stato, nelle serate di venerdì 18 e sabato 19 febbraio, il monologo comico «Le donne baciano meglio», di e con Barbara Moselli, che ha raccontato, con ironia e leggerezza, il percorso di scoperta dell’omosessualità femminile, partendo dall’esperienza autobiografica dell’autrice.
La programmazione proseguirà il 4 e il 5 marzo con lo spettacolo «Una canzone infinita», delle compagnie Odemà e Filo di paglia, che racconta il golpe di Pinochet attraverso una performance di teatro e danza. L’11 marzo sarà, invece, in scena una nuova produzione originale di Casa Fools: «Opera Pop Live». Luigi Orfeo, regista lirico e attore, si fa autore e interprete di uno show che unisce all’evocazione del racconto teatrale la potenza emotiva del canto lirico, dando vita a un lavoro di ricerca e contaminazione per diffondere fra il grande pubblico l’eccellenza, tutta italiana, del melodramma.
Il 18 e 19 marzo sarà, quindi, la volta di «Io che odio solo te - and f**k you Mrs Maisel», nuovo lavoro di Corinna Grandi che torna alla stand up partendo dalla presa di coscienza epocale dell’arrivo dei 40 anni. L’1 e il 2 aprile sarà, poi, il turno di «Due passi sono» del duo teatrale Carullo – Minasi, la cui cifra stilistica è l’indagine dell’assurdità compulsiva del vivere quotidiano. Mentre il 29 e il 30 aprile si rifletterà con «L’indispensabile *Capitolo 1» del collettivo l’Amalgama, un'indagine all’interno della nostra società attraverso incontri e interviste con persone di diversa età, genere ed estrazione sociale.
A chiudere il cartellone sarà la compagnia Asterlizze che, il 13 e 14 maggio, metterà in scena «Arte», commedia brillante e ironica di Yasmina Reza, vincitrice del premio Molière, che scandaglia con sarcasmo le relazioni umane, attraverso una riflessione sull'arte contemporanea.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.casafools.it.

Nelle foto: 1.«Due passi sono», del duo teatrale Carullo – Minasi, sarà in scena a Torino, a Casa Fools, nelle serate dell'1 e del 2 aprile 2022; 2.«Io che odio solo te - and f**k you Mrs Maisel», nuovo lavoro di Corinna Grandi, sarà in scena a Torino, a Casa Fools, il 18 e il 19 marzo 2022  

Venezia, Carnevale al museo per «ricordare il futuro»
«E più di tutto mi ricordo il futuro». È una citazione del pittore Salvador Dalì a fare da filo rosso a «Remember the future», il cartellone di eventi che Massimo Checchetto, scenografo del teatro La Fenice, ha ideato per il Carnevale 2022 di Venezia.
Tra le tante iniziative in programma fino al primo marzo nelle strade e nei luoghi culturali della città lagunare, tutte consultabili sul sito www.carnevale.venezia.it, ci sono anche quelle promosse dal Muve che ha organizzato, a partire da venerdì 18 febbraio e fino al martedì grasso, l’apertura serale straordinaria, fino alle ore 22, dei Musei di piazza San Marco (Palazzo Ducale e Museo Correr) e del circuito dei Musei del Settecento veneziano (Ca’ Rezzonico, Museo di Palazzo Mocenigo - Centro studi di storia del tessuto, del costume e del profumo e Casa di Carlo Goldoni), visitabili per l’occasione con biglietto cumulativo dalla tariffa particolarmente vantaggiosa (16 euro per l’intero e 13 euro per il ridotto).
«A Venezia anche il Carnevale ha una storia magnifica - spiega Mariacristina Gribaudi, presidente della Fondazione Musei civici di Venezia - con usanze che si sono stratificate anno dopo anno nelle feste popolari e hanno prodotto i dipinti e i racconti che oggi i musei custodiscono, a partire da quel gioiello che è Ca' Rezzonico, il nostro Museo del Settecento veneziano. Il Carnevale è festa di strada e può sembrare strano invitare a festeggiarlo nei musei, ma il Carnevale di Venezia è anche festa antica, le sue immagini sono famose nel mondo e ammirarle è sempre una gioia. Grandi artisti veneziani del passato ci hanno lasciato opere importantissime».
Tra questi c’è Pietro Longhi, che ha dedicato svariati dipinti al Carnevale, il più celebre dei quali è, forse, quello con il rinoceronte Clara, che ci ricorda come nel Settecento durante questa festività, che durava ben tre mesi, in piazza San Marco venivano allestiti dei «casotti» con venditori di vario genere - burattinai, maghi, astrologi, ciarlatani - e anche con animali esotici come leoni, elefanti e, in questo caso, il rinoceronte. Sempre Pietro Longhi rappresenta la bauta, la celebre maschera veneziana, uno dei travestimenti più comuni nel Carnevale antico, soprattutto a partire dal XVIII secolo, rimasto in voga fino a oggi.
Venezia celebra, inoltre, nei suoi musei una tra le più celebri maschere della commedia dell’arte, il Pulcinella, soggetto dei magnifici affreschi di Giandomenico Tiepolo, dipinti per la villa di famiglia a Zianigo vicino a Venezia e oggi custoditi a Ca' Rezzonico, uno dei musei che fanno parte della rete dedicata al Settecento veneziano.
Alle aperture straordinarie si aggiunge un evento gratuito dedicato a bimbi e famiglie a Ca' Pesaro. Domenica 27 febbraio, alle ore 11 e alle ore 14:30, si terrà l’incontro «Una casetta Pop-up», per far scoprire le infinite possibilità creative della carta.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.visitmuve.it

Nelle foto: 1. Pietro Longhi (1701-1785), Colloquio tra baute, Venezia, Ca’ Rezzonico, Museo del Settecento veneziano; 2.Giandomenico Tiepolo (1727-1804), L’altalena dei Pulcinella.Venezia, Ca’ Rezzonico, Museo del Settecento veneziano

Verona, in mostra a Palazzo Maffei il primo Manifesto del futurismo

«Noi vogliamo cantare l'amore del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità»: era il 20 febbraio del 1909 quando sulla prima pagina del quotidiano francese «Le Figaro» veniva pubblicato il Manifesto del Futurismo, l’unica Avanguardia artistica del XX secolo di matrice italiana che, in quegli anni, stava pervadendo tutte la arti con la sua voglia di futuro e la sua rinnovata modalità di linguaggio.
A più di cento anni di distanza, il 19 febbraio, una copia originale del famoso «Le Figaro» con il «Manifeste du Futurisme», elaborato del poeta Filippo Tommaso Marinetti, sarà esposto a Palazzo Maffei di Verona, nella sala che raccoglie alcune delle opere futuriste più significative della Collezione Carlon.
La casa-museo scaligera metterà in mostra anche il facsimile della prima pagina de «L’Arena» del 9 febbraio 1909, rinvenuta negli archivi storici del quotidiano, grazie alla collaborazione del Gruppo editoriale Athesis. Si dimostrerà così come la città di Verona abbia avuto un ruolo di primo piano nella divulgazione dei principi futuristi: «L'Arena» fu, infatti, uno dei sette giornali della penisola a pubblicare il Manifesto di Marinetti in anticipo di almeno una decina di giorni rispetto a «Le Figaro».
A Palazzo Maffei «le sale dedicate al Futurismo - spiega la direttrice Vanessa Carlon- si aprono con un'opera quasi programmatica di Mario Schifano (nella foto, ndr) che riprende e reinterpreta una fotografia famosa del 1912 - realizzata proprio per «Le Figaro» - con Russolo, Carrà, Marinetti, Boccioni e Severini, in occasione della loro prima mostra a Parigi».
Tutti questi artisti sono esposti lungo il percorso espositivo. Tra le tante eccellenze una menzione particolare spetta al nucleo di lavori firmati da Giacomo Balla, tra cui si segnalano «Mercurio che passa davanti al sole» (1914) e «Compenetrazioni iridiscenti 1» (1912), che vede l’artista futurista impegnato nella resa del dinamismo e delle rifrazioni luminose, evocando le sequenze delle onde elettromagnetiche attraverso moduli geometrici. «Linea di velocità e vortice» è, invece, una sorta di installazione in ottone cromato ideata da Giacomo Balla negli stessi anni, ma realizzata intorno al Trenta, quando l’artista si mostra vicino alle posizioni degli aeropittori e alle loro formulazioni su tela di strutture a vortice dinamico nello spazio. Significativo è anche «Linea-forza del pugno di Boccioni», probabile cartone preparatorio per un arazzo progettato per l’Exposition des arts decoratifs di Parigi del 1925. Colpito dalla morte improvvisa di Umberto Boccioni, avvenuta nel 1916, Giacomo Balla «disegna una sagoma grafica che sintetizza il pugno che l’amico, simbolicamente, aveva sferrato al passatismo e al ‘ventre molle’ della borghesia».
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito https://palazzomaffeiverona.com/.

Milano, una statua per Margherita Hack. a realizzarla sarà l’artista bolognese Sissi
Sarà l’artista e accademica bolognese Sissi, nome d’arte di Daniela Olivieri (Bologna, 1977), docente all’Accademia di Firenze e vincitrice di premi internazionali come il Gotham Prize e il New York Prize, a realizzare la scultura per Margherita Hack che verrà inaugurata nel mese di giugno a Milano, in largo Richini, di fronte all’ingresso dell’università degli studi, in un luogo di grande passaggio di cittadini e studenti.
L’opera - commissionata dalla Fondazione Deloitte, in collaborazione con la Casa degli artisti e con il supporto del Comune di Milano - Ufficio Arte negli spazi pubblici - è la prima scultura su suolo pubblico, a Milano e in Italia, dedicata a una donna scienziata.
«Sguardo fisico», questo il titolo del lavoro in bronzo, rappresenterà Margherita Hack, di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita, intenta a osservare le stelle mentre emerge da un vortice raffigurante una galassia. L’astrofisica è raffigurata mentre alza le braccia verso l’alto, simulando un telescopio: un gesto emblematico e un vero e proprio invito alla scoperta e all’immaginazione, che dichiara quella determinazione e tenacia che le permisero di affrontare la sfida con il mondo scientifico, al tempo dominato da figure maschili.
Il progetto di Fondazione Deloitte si inserisce in un percorso iniziato due anni fa con l’istituzione dell’Osservatorio sulle materie Stem, nato con l’obiettivo di contribuire ad alimentare il dibattito nazionale tra università, governo, istituzioni e aziende sulla necessità di stimolare i giovani a seguire un percorso di studi in un ambito come quello Stem (Science, Technology, Engineering e Mathematics), sempre più strategico per il nostro Paese e non solo.
L’opera di Sissi ha vinto un concorso di idee, la cui giuria era presieduta dall’accademico e critico d’arte Vincenzo Trione, a cui hanno partecipato in totale otto artiste italiane e internazionali: oltre a Sissi, infatti figurano Chiara Camoni, Giulia Cenci, Zhanna Kadyrova, Paola Margherita, Marzia Migliora, Liliana Moro e Silvia Vendramel. Fino al 20 febbraio, alla Casa degli artisti, sarà possibile visitare la mostra che presenta al pubblico i testi, i disegni, i rendering e le maquette di tutti gli otto progetti che hanno aderito al concorso.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito: www.casadegliartisti.net

Nelle immagini: 1.Sissi, «Sguardo fisico» : una scultura a Margherita Hack. Schizzo preparatorio, tecnica mista, acquarello, china, 44x37cm; 2. Sissi, «Sguardo fisico» : una scultura a Margherita Hack. Rendering, Largo Fresco Richini, Milano Credits Riccardo Orsini 

«L'uomo dal fiore in bocca», Lucrezia Lante della Rovere ‘rivisita’ Pirandello
È una lettura inedita dell’atto unico «L’uomo dal fiore in bocca» di Luigi Pirandello, dramma borghese che fece il suo debutto al Manzoni di Milano il 24 febbraio 1922, quella che va in scena dal 22 al 27 febbraio al teatro Menotti. A cento anni dalla prima rappresentazione, lo spettacolo pirandelliano ritorna nel capoluogo lombardo con una rilettura che fa uscire dall’oscurità la «Donna vestita di nero», il personaggio femminile che osserva il dialogo, o meglio il semi-monologo, tra un uomo ammalato di epitelioma, prossimo alla morte, e il «pacifico avventore» di un bar, ubicato all’interno di una stazione ferroviaria.
L’uomo ammalato ha deciso di allontanarsi dalla vita e anche dalla moglie che rappresenta il passato, i ricordi, la vita stessa. La sua non è una scelta facile; è una decisione coraggiosa che porta con sé la struggente consapevolezza di quanto tutto sia precario e di come il caso, a volte, si faccia beffa dei nostri piani. Nel testo pirandelliano, ogni elemento della quotidianità passa al vaglio dell’uomo malato, dai braccioli delle sedie ai gesti che i commessi dei negozi compiono per fare un nodo a un pacco, dall’arredamento delle sale d’attesa dei medici all’imprevedibilità dei terremoti in un estremo e unico punto di contatto con la vita che sfugge, della quale egli vuole goderne fino allo stremo delle sue possibilità esistenziali, «come un rampicante alle sbarre d’una cancellata».
Nello spettacolo in scena al Menotti di Milano, per l’adattamento e la regia Francesco Zecca, Lucrezia Lante della Rovere dà voce alla donna muta che Luigi Pirandello ha solo fatto intravedere, una figura femminile a cui l’unica cosa rimasta è quella di «attaccarsi con l’immaginazione alla vita» cercando di non lasciar andare il marito.
L’allestimento, che si avvale delle musiche originali di Diego Buongiorno e del disegno luci di Alberto Tizzone, riprende le indicazioni pirandelliane: la donna è «vestita di nero, con un vecchio cappellino dalle piume piangenti». Nuove, invece, sono le parole di quella donna dolorante che Luigi Pirandello ci ha fatto solo intravedere dietro un cantone.
«Basta scambiarsi un bacio per sentire lo stesso gusto della vita? – si legge nelle note allo spettacolo -. Basta avvicinare le labbra al proprio amore per sentirne il sapore? Basta sciacquarsi la bocca con il presente per non sentire più il sapore persistente del passato? […] Quante domande ci vogliono per sollevare un peso dal cuore? Quante risposte non dobbiamo trovare per amare un dettaglio?». Che cosa può dire e chiedersi una donna che sta per rimanere sola? Lucrezia Lante della Rovere lo racconta, dando nuova vita a un grande classico pirandelliano, a cento anni dalla prima messa in scena.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.teatromenotti.org

Fotografie di Manuela Giusto 

#unmuseoalminuto: all’Adi Design Museum un’installazione permanente per celebrare la creatività e il saper fare delle imprese italiane
Ci sono luoghi che raccontano la storia del nostro saper fare, mettendo sotto i riflettori le idee e le opere che hanno reso celebre nel mondo il «made in Italy». Si tratta dei musei e degli archivi di impresa, protagonisti dell’installazione permanente appena inaugurata all’ingresso dell’Adi Design Museum di Milano: #unmuseoalminuto.
Un grande orologio digitale, con lo scandire del tempo che passa, svela al pubblico oltre centodieci luoghi che conservano oggetti e documenti per raccontare storie straordinarie, di donne e uomini che, consapevoli della dignità del fare impresa, hanno inventato, sperimentato, prodotto, costruito benessere, lavoro, bellezza e inclusione sociale.
Ogni museo è rappresentato da un’immagine identitaria che si alterna, ogni minuto, a quelle degli altri musei e archivi sul quadrante di un grande orologio, metafora della stratificazione nel tempo della cultura di impresa. Il movimento della lancetta dei secondi compone ogni volta un quadrante diverso. Il pendolo, con la sua scansione ritmica, è la rappresentazione simbolica di passato, presente, futuro, e racconta della capacità delle aziende di guardare alla propria storia, di operare nell’oggi e di volgere lo sguardo al futuro in un processo di continua innovazione.
Con questa installazione si sottolinea l’attualità di musei e archivi d’impresa, istituzioni di riferimento, nel tempo e nello spazio, per le comunità e i territori, per la custodia dei saperi locali e della cultura materiale, nei centri urbani così come nei territori in cui si radicano le tante manifatture italiane.
L’opera, progettata da Neo [Narrative Environments Operas], avrà anche una vetrina sui social grazie a un’iniziativa di Assolombarda e Museimpresa, l’associazione Italiana archivi e musei d’Impresa, fondata nel 2001, che rispecchia la grande varietà del tessuto industriale e imprenditoriale nostrano, riunendo realtà rappresentative di vari settori, dal design alla chimica e alle assicurazioni, dalla produzione di macchine per caffè alle società sportive, dai giganti della gomma e della plastica all’industria tessile. Ogni settimana, il lunedì, il mercoledì e il venerdì, fino al prossimo ottobre, sul profilo Instagram di Museimpresa verranno raccontate le storie degli archivi e musei che partecipano all’iniziativa, pubblicando l’immagine del loro quadrante. L’obiettivo è quello di avvicinare anche i più giovani alla cultura d’impresa, uno strumento utile per insegnarci come affrontare le sfide del presente e come progettare il futuro, tanto più in un contesto come quello che stiamo vivendo di profonda trasformazione economica e sociale.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.assolombardia.it.

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