Ha scritto tre secoli di storia di Firenze, dal XV al XVIII secolo, e ha lasciato in eredità un patrimonio storico e artistico di grande rilevanza. Stiamo parlando della famiglia de’ Medici, alla quale è stato da poco dedicato nella città toscana un museo.
La neonata istituzione, ubicata a metà strada tra la Cattedrale e la Basilica della Santissima Annunziata, è frutto della passione di Samuele Lastrucci, giovane direttore d'orchestra e studioso di musica antica e barocca.
Aperto non a caso nell’anno in cui si festeggia il doppio cinquecentenario della nascita di Cosimo I e di Caterina de’ Medici, il museo ha come suo location il piano nobile di un antico palazzo fiorentino in via de’ Servi, quello di Sforza Almeni, che vide camminare tra le sue stanze Eleonora di Toledo e artisti come Bartolomeo Ammannati e Giorgio Vasari.
In queste sale, fatte costruire da Piero d'Antonio Taddei, i visitatori possono ammirare dalla scorsa estate reliquie e cimeli provenienti da collezioni private, installazioni multimediali e opere d’arte, scoprendo così la storia della casata medicea, che ebbe il controllo del Gran Ducato di Toscana dal 1424 al 1737, ovvero dalla signoria di Cosimo il Vecchio a quella di Gian Gastone.
La prima sala è dedicata alla genealogia e offre un ritratto della famiglia de’ Medici attraverso un suggestivo cinema olografico.
La stanza seguente racconta, invece, la nascita del Granducato, le ville di proprietà della famiglia, la flotta dei Cavalieri di Santo Stefano, fondata da Cosimo I°, e la famosa battaglia di Anghiari, combattuta tra le truppe milanesi della famiglia Visconti e l’esercito fiorentino.
Il museo continua, poi, con una grande sala dedicata al mecenatismo artistico, caratteristica peculiare della dinastia, nella quale, oltre a una galleria di pittura virtuale e a una preziosa collezione di monete originali dal XV al XVIII secolo, è possibile ammirare una scultura di Giovanni Battista Foggini ritraente Ferdinando II.
Il percorso continua, quindi, con una sezione dedicata alla moda del tempo, con alcune statue per banchetti su modelli del Giambologna (realmente fuse nello zucchero), e una sala sulla scienza, in cui sono conservate una collezione storica di animali imbalsamati, una serie di minerali e alambicchi legati all'alchimia, un modello del telescopio con il quale Galileo Galilei scoprì i pianeti medicei e persino un documento originale del papa che condannò l'astronomo pisano.
A tutto ciò si aggiungono la piccola sala originariamente utilizzata come cappella palatina dallo Sforza Almeni, all’interno della quale è conservato ancora oggi un prezioso soffitto affrescato del XVI secolo, e una sorta di cantinetta, dove è possibile conoscere i vini preferiti dalla famiglia de’ Medici, tutelati dallo specifico bando emesso da Cosimo III già nel 1716.
Non manca lungo il percorso espositivo anche un piccolo ambiente nel quale ammirare la più fedele ricostruzione tridimensionale al mondo della corona granducale, oggi perduta.
Nella mission della neonata istituzione c’è anche l’organizzazione di mostre temporanee, eventi, incontri, presentazioni editoriali e conferenze.
Tra le rassegne in cartellone si segnala «Cosimo I. Spolveri di un grande affresco», curata dall’antiquario Alberto Bruschi, che offre al pubblico l’occasione di vedere una quindicina di opere tra dipinti, reliquie, curiosità, manoscritti, medaglie, libri a stampa e oggetti di vario genere incentrati sulla figura del granduca toscano.
Tra i pezzi esposti si possono ammirare ben quattro medaglie della settecentesca Serie medicea, opera di Antonio Selvi, che raffigurano Cosimo I, Eleonora di Toledo, Camilla Martelli e il misterioso Don Fagoro (si tratta, in realtà, di Don Pedricco, figlio del granduca, morto a meno di un anno di età, ma raffigurato dall’incisore come un giovinetto di almeno 15 anni e in armatura).
Una delle opere più importanti esposte è il quadro-bozzetto preparatorio di Jacopo Ligozzi per il dipinto «Bonifacio VIII riceve gli ambasciatori fiorentini» nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze, che l’artista terminò nel 1592 e il cui disegno è oggi conservato nel Gabinetto disegni e stampe degli Uffizi.
«La scena -raccontano al Museo de’ Medici- doveva illustrare il momento in cui papa Bonifacio VIII nel 1295, vedendosi attorniato dagli ambasciatori fiorentini che gli rendevano omaggio, esclamò che i fiorentini erano il quinto elemento della Terra, alludendo ovviamente ai quattro elementi costitutivi del cosmo della filosofia presocratica. Solo che Ligozzi pose sul fondo dell’immagine la personificazione della Toscana al centro, affiancata invece che dai quattro elementi, dai quattro continenti, considerando, dunque, anche l'America».
Lungo il percorso espositivo si possono, inoltre, vedere il «Ritratto di Cosimo I» attribuito all’Allori e due reliquie di Pio V, ovvero il guanto della mano destra, con il quale il papa benedisse le truppe della Battaglia di Lepanto, e una pantofola, una di quelle che Cosimo dovette baciare il giorno della sua incoronazione granducale, avvenuta nel 1569. Un momento importante, questo, per la politica cosimiana e per il potere della famiglia de’ Medici, regina indiscussa di Firenze per ancora altri due secoli.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Bronzino (bottega). Ritratto di Cosimo I (attr. Allori); [fig. 2] J. Ligozzi, Bonifacio VIII riceve gli ambasciatori fiorentini, quadro-bozzetto preparatorio, ante 1592; [fig. 3] A. Haelvegh. Ritratto di Cosimo I, acquaforte.c. 1675; [fig. 4] Stemma coniugale Medici-Toledo affisso sullo sprone del Palazzo di Sforza Almeni
Informazioni utili
Cosimo I. Spolveri di un grande affresco. Museo de’ Medici - Palazzo di Sforza Almeni (primo pano), via dei Servi 12 – Firenze. Orari: tutti i giorni, ore 10-18. Biglietti: 9,00 euro intero, 5,00 euro ridotto (da 7 a 25 anni, gruppi di minimo 10 persone, accompagnatori di persone con disabilità, residenti di Firenze); ingresso libero (da 0 a 6 anni, persone con disabilità, guide turistiche e giornalisti accreditati). Informazioni: www.museodemedici.com |museodemedici@gmail.com. Fino al 24 marzo 2020
ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
venerdì 6 dicembre 2019
giovedì 5 dicembre 2019
Da Giambattista Piranesi a Tapio Wirkkala, le mostre del 2020 alla Fondazione Cini di Venezia
Dalla storia dell’arte alla musica, dal teatro agli studi religiosi: è come al solito ricco il programma di iniziative culturali messo in cantiere dalla Fondazione Giorgio Cini di Venezia per il nuovo anno.
A parlare della varietà della proposta sono i numeri degli eventi organizzati: quarantasei incontri tra convegni, giornate di studio, workshop e seminari, oltre venti concerti, cinque nuovi progetti espositivi, più di trenta iniziative editoriali, varie borse di studio e un premio, il «Benno Geiger», per la traduzione poetica.
Nel nuovo anno proseguirà, inoltre, il progetto di valorizzazione del patrimonio monumentale, artistico, materiale e immateriale custodito sull’Isola di San Giorgio Maggiore, promuovendo lo studio e il progetto di digitalizzazione dei suoi archivi.
In quest’ultimo ambito rientra anche il recente progetto di riqualificazione dell’Auditorium «Lo Squero», vincitore del Premio Torta 2017, già pronto per un nuovo anno di grandi appuntamenti.
La nuova stagione concertistica vedrà consolidarsi i rapporti avviati negli anni passati con Asolo Musica, l’Associazione Amici della Musica, Le Dimore del Quartetto, Chamber Music – Premio Trieste e Antiruggine, il laboratorio culturale creato da Mario Brunello, che da oltre dieci anni promuove un’idea di cultura trasversale a molte discipline, con più di trecento serate realizzate, dedicate prevalentemente alla musica, ma anche a letteratura, teatro, architettura, cinema, sport, alto artigianato artistico.
La Cini vanta, inoltre, un'intensa attività convegnistica. Tra i tanti incontri organizzati nel 2020 a Venezia ce ne sono alcuni significativi per chi si occupa di arte come il convegno internazionale su Vittore Carpaccio (11-12 novembre) e l’appuntamento «Il teatro in fotografia. La scena teatrale italiana tra le due guerre» (16-17 novembre).
La fondazione organizzerà, inoltre, la tappa veneziana del «Taihu World Cultural Forum» (7-9 maggio) dedicato allo scambio e al dialogo culturale tra Italia e Cina in occasione del cinquantesimo anniversario (1970-2020) del ristabilimento delle relazioni diplomatiche ufficiali tra la Repubblica popolare cinese e la Repubblica italiana.
Di grande qualità, infine, è il calendario delle mostre in programma. Si inizierà con la riapertura stagionale della Galleria di Palazzo Cini a San Vio, grazie alla partnership di Assicurazioni Generali. A segnare l'avvio delle attività sarà la mostra «Piranesi Roma Basilico» (nelle due foto accanto), organizzata in occasione delle celebrazioni per i trecento anni dalla nascita di Giambattista Piranesi (Venezia, 1720 – Roma, 1778).
La proposta espositiva, in cartellone dal 24 aprile al 23 novembre, prevede la presentazione di una settantina di vedute piranesiane, tutte conservate presso le collezioni grafiche della fondazione, accanto alle rispettive fotografie che Gabriele Basilico effettuò nel 2010 in occasione della mostra veneziana sull'artista, ripercorrendo la quasi totalità dei luoghi piranesiani con la macchina fotografica.
Ad aprirsi all’arte saranno, poi, gli spazi dell’Ala napoleonica della Fondazione Giorgio Cini, dove dal 29 aprile al 15 luglio ci sarà «Est. Storie italiane di territori, città e architetture», a cura di Luca Molinari, già curatore del Padiglione Italia alla dodicesima Biennale di Architettura.
L’esposizione vuole raccontare storie di luoghi e città guardando il mondo verso Est partendo dall’Italia, che rimane il perno del percorso narrativo. Al centro del progetto -raccontano gli organizzatori- c’è «il 'fare italiano', che rifugge una pratica colonizzatrice per un atteggiamento di dialogo e assimilazione di mondi diversi dal nostro, avendo poi la capacità di immaginare e costruire spazi e luoghi significativi per la realtà in cui si sono insediati».
Sarà, quindi, la volta di «Homo Faber: Crafting a more human future. Living Treasures of Europe and Japan», in cartellone dal 10 settembre all’11 ottobre.
Dopo l’incredibile successo dell’edizione inaugurale del 2018, la rassegna celebrerà nuovamente l’artigianato d’eccellenza. Il designer giapponese di fama internazionale Naoto Fukasawa, l’acclamata fotografa nipponica Rinko Kawauchi, l’iconico regista americano Robert Wilson, il collezionista ed esperto britannico Simon Kidston, il professore universitario veneziano Stefano Micelli, l’executive director del Museo d’arte di Hakone Tokugo Uchida, i celebri architetti italiani Michele De Lucchi e Stefano Boeri, la docente londinese di moda Judith Clark, il designer tedesco Sebastian Herkner, gli esperti e consulenti d’arte David Caméo e Frédéric Bodet, il gallerista belga Jean Blanchaert sono i nomi di prestigio chiamati a immaginare i sedici spazi espositivi di «Homo Faber». Saranno loro a creare una visione spettacolare e senza eguali dell’artigianato d’eccellenza contemporaneo, disegnando un ponte tra tradizione e futuro.
Mentre l’attività delle «Le stanze del vetro», iniziativa per lo studio e la valorizzazione dell’arte vetraria veneziana del Novecento, nata dalla collaborazione tra Fondazione Cini e Pentagram Stiftung, prevede due mostre.
Si inizierà con «Venice and American Studio Glass» (26 marzo - 26 luglio), a cura di Tina Oldknow e William Warmus. Più di centocinquanta pezzi provenienti dagli Stati Uniti e dall’Europa permetteranno di esaminare da vicino l’influenza dell’estetica e delle tradizionali tecniche di lavorazione del vetro veneziano nello Studio Glass dagli anni Sessanta ad oggi.
Al centro della rassegna ci sarà la monumentale installazione di Dale Chihuly, «Laguna Murano Chandelier», realizzata a Murano con i maestri veneziani Lino Tagliapietra e Pino Signoretto.
In autunno si terrà, invece, «Tapio Wirkkala e Toni Zuccheri alla Venini» (7 settembre 2020 - 10 gennaio 2021), a cura di Marino Barovier.
L’esposizione guiderà il pubblico tra due aspetti della stessa realtà, due generi quasi agli antipodi ma ugualmente fondanti: il minimalismo del nordico Tapio Wirkkala, che tanto influenzò il dialogo di prospettiva tra Finlandia e Italia, e il Bestiario lagunare di Toni Zuccheri, che trovò nella natura una costante fonte da cui lasciarsi contaminare e ispirare.
Per saperne di più
www.cini.it
A parlare della varietà della proposta sono i numeri degli eventi organizzati: quarantasei incontri tra convegni, giornate di studio, workshop e seminari, oltre venti concerti, cinque nuovi progetti espositivi, più di trenta iniziative editoriali, varie borse di studio e un premio, il «Benno Geiger», per la traduzione poetica.
Nel nuovo anno proseguirà, inoltre, il progetto di valorizzazione del patrimonio monumentale, artistico, materiale e immateriale custodito sull’Isola di San Giorgio Maggiore, promuovendo lo studio e il progetto di digitalizzazione dei suoi archivi.
In quest’ultimo ambito rientra anche il recente progetto di riqualificazione dell’Auditorium «Lo Squero», vincitore del Premio Torta 2017, già pronto per un nuovo anno di grandi appuntamenti.
La nuova stagione concertistica vedrà consolidarsi i rapporti avviati negli anni passati con Asolo Musica, l’Associazione Amici della Musica, Le Dimore del Quartetto, Chamber Music – Premio Trieste e Antiruggine, il laboratorio culturale creato da Mario Brunello, che da oltre dieci anni promuove un’idea di cultura trasversale a molte discipline, con più di trecento serate realizzate, dedicate prevalentemente alla musica, ma anche a letteratura, teatro, architettura, cinema, sport, alto artigianato artistico.
La Cini vanta, inoltre, un'intensa attività convegnistica. Tra i tanti incontri organizzati nel 2020 a Venezia ce ne sono alcuni significativi per chi si occupa di arte come il convegno internazionale su Vittore Carpaccio (11-12 novembre) e l’appuntamento «Il teatro in fotografia. La scena teatrale italiana tra le due guerre» (16-17 novembre).
La fondazione organizzerà, inoltre, la tappa veneziana del «Taihu World Cultural Forum» (7-9 maggio) dedicato allo scambio e al dialogo culturale tra Italia e Cina in occasione del cinquantesimo anniversario (1970-2020) del ristabilimento delle relazioni diplomatiche ufficiali tra la Repubblica popolare cinese e la Repubblica italiana.
Di grande qualità, infine, è il calendario delle mostre in programma. Si inizierà con la riapertura stagionale della Galleria di Palazzo Cini a San Vio, grazie alla partnership di Assicurazioni Generali. A segnare l'avvio delle attività sarà la mostra «Piranesi Roma Basilico» (nelle due foto accanto), organizzata in occasione delle celebrazioni per i trecento anni dalla nascita di Giambattista Piranesi (Venezia, 1720 – Roma, 1778).
La proposta espositiva, in cartellone dal 24 aprile al 23 novembre, prevede la presentazione di una settantina di vedute piranesiane, tutte conservate presso le collezioni grafiche della fondazione, accanto alle rispettive fotografie che Gabriele Basilico effettuò nel 2010 in occasione della mostra veneziana sull'artista, ripercorrendo la quasi totalità dei luoghi piranesiani con la macchina fotografica.
Ad aprirsi all’arte saranno, poi, gli spazi dell’Ala napoleonica della Fondazione Giorgio Cini, dove dal 29 aprile al 15 luglio ci sarà «Est. Storie italiane di territori, città e architetture», a cura di Luca Molinari, già curatore del Padiglione Italia alla dodicesima Biennale di Architettura.
L’esposizione vuole raccontare storie di luoghi e città guardando il mondo verso Est partendo dall’Italia, che rimane il perno del percorso narrativo. Al centro del progetto -raccontano gli organizzatori- c’è «il 'fare italiano', che rifugge una pratica colonizzatrice per un atteggiamento di dialogo e assimilazione di mondi diversi dal nostro, avendo poi la capacità di immaginare e costruire spazi e luoghi significativi per la realtà in cui si sono insediati».
Sarà, quindi, la volta di «Homo Faber: Crafting a more human future. Living Treasures of Europe and Japan», in cartellone dal 10 settembre all’11 ottobre.
Dopo l’incredibile successo dell’edizione inaugurale del 2018, la rassegna celebrerà nuovamente l’artigianato d’eccellenza. Il designer giapponese di fama internazionale Naoto Fukasawa, l’acclamata fotografa nipponica Rinko Kawauchi, l’iconico regista americano Robert Wilson, il collezionista ed esperto britannico Simon Kidston, il professore universitario veneziano Stefano Micelli, l’executive director del Museo d’arte di Hakone Tokugo Uchida, i celebri architetti italiani Michele De Lucchi e Stefano Boeri, la docente londinese di moda Judith Clark, il designer tedesco Sebastian Herkner, gli esperti e consulenti d’arte David Caméo e Frédéric Bodet, il gallerista belga Jean Blanchaert sono i nomi di prestigio chiamati a immaginare i sedici spazi espositivi di «Homo Faber». Saranno loro a creare una visione spettacolare e senza eguali dell’artigianato d’eccellenza contemporaneo, disegnando un ponte tra tradizione e futuro.
Mentre l’attività delle «Le stanze del vetro», iniziativa per lo studio e la valorizzazione dell’arte vetraria veneziana del Novecento, nata dalla collaborazione tra Fondazione Cini e Pentagram Stiftung, prevede due mostre.
Si inizierà con «Venice and American Studio Glass» (26 marzo - 26 luglio), a cura di Tina Oldknow e William Warmus. Più di centocinquanta pezzi provenienti dagli Stati Uniti e dall’Europa permetteranno di esaminare da vicino l’influenza dell’estetica e delle tradizionali tecniche di lavorazione del vetro veneziano nello Studio Glass dagli anni Sessanta ad oggi.
Al centro della rassegna ci sarà la monumentale installazione di Dale Chihuly, «Laguna Murano Chandelier», realizzata a Murano con i maestri veneziani Lino Tagliapietra e Pino Signoretto.
In autunno si terrà, invece, «Tapio Wirkkala e Toni Zuccheri alla Venini» (7 settembre 2020 - 10 gennaio 2021), a cura di Marino Barovier.
L’esposizione guiderà il pubblico tra due aspetti della stessa realtà, due generi quasi agli antipodi ma ugualmente fondanti: il minimalismo del nordico Tapio Wirkkala, che tanto influenzò il dialogo di prospettiva tra Finlandia e Italia, e il Bestiario lagunare di Toni Zuccheri, che trovò nella natura una costante fonte da cui lasciarsi contaminare e ispirare.
Per saperne di più
www.cini.it
mercoledì 4 dicembre 2019
Da Leonardo a Raffaello, Nexo Digital torna nei cinema con «la grande arte»
Si apre con un omaggio a Leonardo da Vinci, in occasione del cinquecentesimo anniversario dalla morte, il nuovo cartellone della rassegna «La grande arte al cinema», promossa da Nexo Digital, con i media partner Radio Capital, Sky Arte e MYmovies.it e in collaborazione con Abbonamento Musei.
Il primo appuntamento della nuova stagione è fissato per le giornate di lunedì 13, martedì 14 e mercoledì 15 gennaio, quando alcuni dei dipinti e dei disegni dell’artista toscano saranno proiettati sul grande schermo delle migliori sale italiane in qualità ultra HD.
Tra le opere incluse nel nuovo docu-film si segnalano, tra le altre, «La Gioconda», «L'ultima cena», «La dama con l'ermellino», «Ginevra de 'Benci», «La Madonna Litta» e «La Vergine delle rocce».
Il progetto filmico si propone, nello specifico, di ripercorrere, attraverso il prisma della sua pittura, anche la vita di Leonardo (1452-1519) e alcuni dei suoi principali tratti distintivi: «l’inventiva -si legge nella sinossi-, le capacità scultoree, la lungimiranza nell’ambito dell’ingegneria militare e la capacità di districarsi nelle vicende politiche del tempo».
I titoli in cartellone per la prima parte dell’anno sono in tutto sette. Il secondo sarà il film «Impressionisti segreti», prodotto da Ballandi Arts e Nexo Digital, per la regia di Daniele Pini.
«Come guardavano il mondo gli impressionisti? Come furono accolte le loro opere? Come sono passate dall’essere rifiutate da critica e pubblico a diventare in pochi anni tra le più amate nel mondo?». Sono queste le domande che tessono la trama del progetto filmico, ideato a partire dall’omonima mostra, in programma fino al prossimo 8 marzo a Roma, negli spazi di Palazzo Bonaparte.
Le due curatrici della rassegna, Claire Durand-Ruel e Marianne Mathieu, accompagneranno il pubblico in un percorso articolato, dove immagini di ampio respiro troveranno il loro contrappunto ideale nelle analisi compiute da esperti, storici, artisti e altre figure legate al mondo della pittura moderna e della cultura visuale.
Al centro del film -in cartellone nelle giornate di lunedì 10, martedì 11 e mercoledì 12 febbraio- ci sono «cinquanta tesori nascosti», fino ad oggi preclusi al grande pubblico, opere di Manet, Caillebotte, Renoir, Monet, Berthe Morisot, Cézanne, Signac e Sisley, che sono il punto di partenza per un approfondimento sui percorsi dei singoli autori e sulle peculiarità del movimento impressionista.
Toccherà, quindi, arricchire la programmazione delle sale cinematografiche italiane al film «Maledetto Modigliani», diretto da Valeria Parisi e scritto con Arianna Marelli in occasione del centenario dalla scomparsa dell’artista (1884-1920).
Dalla Livorno delle origini, patria dei Macchiaioli, alla Parigi di Picasso e di Brancusi, centro della modernità: sono questi i due poli di un percorso all’insegna di un segno unico, tra primitivismo e Rinascimento italiano.
La biografia breve e tormentata dell’artista -in agenda nei cinema italiani lunedì 30, martedì 31 marzo e mercoledì 1° aprile-racconterà anche la storia di amori non consumati, tumultuosi e drammatici con donne dalle personalità estremamente contemporanee come la poetessa Anna Achmatova, la giornalista Beatrice Hastings e la pittrice Jeanne Hébuterne.
La programmazione proseguirà, poi, con «La Pasqua nell’arte», in calendario nelle giornate del 14 e 15 aprile.
«I temi della morte e risurrezione di Cristo -si legge nella sinossi- hanno dominato la cultura occidentale negli ultimi 2000 anni, rivelandosi uno degli eventi di maggior impatto di tutti i tempi, come raccontato dai Vangeli e come rappresentato dai più grandi artisti della storia occidentale».
Girato tra Gerusalemme, gli Stati Uniti e l’Europa, il docu-film distribuito da Nexo Digital esplora le rappresentazioni della Pasqua dai tempi dei primi cristiani sino ai giorni nostri, facendoci vedere come gli artisti abbiano rappresentato la morte e la rinascita in vari modi: chi in maniera trionfante, chi in modo più intimo e primitivo.
Dal 27 al 29 aprile sarà, quindi, il turno di «Botticelli e Firenze. La Nascita della bellezza», prodotto da Sky con Ballandi e Nexo Digital; firma la regia Marco Pianigiani.
Sono gli anni di Lorenzo de' Medici, detto il Magnifico, quelli al centro del docu-film: la bellezza e la cultura convivono con il lato oscuro della città, fatto di lotte per il potere e intrighi di efferata violenza.
Un artista, più di tutti, ha saputo proiettare nelle sue opere, le luci e le ombre di quegli anni, destinati a rimanere indimenticati: Sandro Botticelli (1445-1510).
Sin dall’esordio il maestro toscano si impone come l’inventore di una bellezza ideale, che trova la sua massima espressione in opere come la «Primavera» e la «Nascita di Venere». La morte di Lorenzo Il Magnifico, le prediche apocalittiche di Girolamo Savonarola e i falò delle vanità segnano la parabola discendente del maestro fiorentino, destinato a un oblio di oltre tre secoli. Le sue opere verranno riscoperte dai preraffaeliti e continueranno ad affascinare le successive generazioni di artisti: da Salvador Dalì a Andy Warhol, da David LaChapelle a Jeff Koons e Lady Gaga.
Un mese dopo -dal 25 al 27 maggio- il pubblico della rassegna «La grande arte al cinema» farà un salto nel Rinascimento con «Raffaello. Il giovane prodigio», film diretto da Massimo Ferrari e prodotto da Sky in occasione dei cinquecento anni dalla morte dell’artista rinascimentale.
Dalla madre Magia Ciarla, che morì quando il pittore aveva solo 8 anni, alle estimatrici che lo hanno aiutato nel suo successo, fino alla donna che secondo la leggenda lo porterà alla morte, sono le figure femminili le protagoniste del racconto filmico, teso a mostrare anche come Raffaello (1483-1520) sia stato in grado di concentrare il suo sguardo più che sulla fisicità sulla psicologia delle donne raffigurate, innalzandone in maniera dirompente il carattere.
A chiudere la stagione sarà, dal 22 al 24 giugno, «Lucian Freud. Autoritratto», il docu-film realizzato a partire dalla mostra alla Royal Academy of Arts di Londra, realizzata in collaborazione con il Museum of Fine Arts di Boston, che fino al prossimo gennaio permetterà di vedere oltre cinquanta opere dell’artista, nipote di Sigmund Freud e importante protagonista della scena artistica del dopoguerra londinese.
Un cartellone, dunque, vario quello di questa nuova stagione della rassegna «La grande arte al cinema», che di anno in anno è andata facendosi apprezzare da addetti ai lavori e da semplici appassionati.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Locandina della rassegna «La grande arte al cinema»; [fig. 2] Frame del film su Leonardo da Vinci con il quadro «La dama dell'ermellino», The National Museum in Krakow ® Exihibition on screen; [fig. 3] Momento di preparazione del film «Leonardo. Le opere» ® Exihibition on screen; [fig. 4] Momento di preparazione del fim su Botticelli ® Sky-Federica Belli; [figg. 5 e 6] Momento di preparazione del fim su Raffello ® Sky
Informazioni utili
«La grande arte al cinema» - Nuova stagione 2020. Leonardo. Le opere - 13, 14, 15 gennaio | Impressionisti segreti - 10, 11 e 12 febbraio | Maledetto Modigliani - 30 e 31 marzo e l’1 aprile | La Pasqua nell’Arte - 14 e 15 aprile | Botticelli e Firenze. La Nascita della Bellezza - 27, 28, 29 aprile | Raffaello. Il Giovane Prodigio - 25, 26 e 27 maggio | Lucian Freud. Autoritratto - 22, 23 e 24 giugno. Progetto Scuole: tutti i titoli possono essere richiesti anche per speciali matinée al cinema dedicate alle scuole; per prenotazioni: Maria Chiara Buongiorno, progetto.scuole@nexodigital.it, tel. 02.8051633. Sito internet: www.nexodigital.it.
Il primo appuntamento della nuova stagione è fissato per le giornate di lunedì 13, martedì 14 e mercoledì 15 gennaio, quando alcuni dei dipinti e dei disegni dell’artista toscano saranno proiettati sul grande schermo delle migliori sale italiane in qualità ultra HD.
Tra le opere incluse nel nuovo docu-film si segnalano, tra le altre, «La Gioconda», «L'ultima cena», «La dama con l'ermellino», «Ginevra de 'Benci», «La Madonna Litta» e «La Vergine delle rocce».
Il progetto filmico si propone, nello specifico, di ripercorrere, attraverso il prisma della sua pittura, anche la vita di Leonardo (1452-1519) e alcuni dei suoi principali tratti distintivi: «l’inventiva -si legge nella sinossi-, le capacità scultoree, la lungimiranza nell’ambito dell’ingegneria militare e la capacità di districarsi nelle vicende politiche del tempo».
I titoli in cartellone per la prima parte dell’anno sono in tutto sette. Il secondo sarà il film «Impressionisti segreti», prodotto da Ballandi Arts e Nexo Digital, per la regia di Daniele Pini.
«Come guardavano il mondo gli impressionisti? Come furono accolte le loro opere? Come sono passate dall’essere rifiutate da critica e pubblico a diventare in pochi anni tra le più amate nel mondo?». Sono queste le domande che tessono la trama del progetto filmico, ideato a partire dall’omonima mostra, in programma fino al prossimo 8 marzo a Roma, negli spazi di Palazzo Bonaparte.
Le due curatrici della rassegna, Claire Durand-Ruel e Marianne Mathieu, accompagneranno il pubblico in un percorso articolato, dove immagini di ampio respiro troveranno il loro contrappunto ideale nelle analisi compiute da esperti, storici, artisti e altre figure legate al mondo della pittura moderna e della cultura visuale.
Al centro del film -in cartellone nelle giornate di lunedì 10, martedì 11 e mercoledì 12 febbraio- ci sono «cinquanta tesori nascosti», fino ad oggi preclusi al grande pubblico, opere di Manet, Caillebotte, Renoir, Monet, Berthe Morisot, Cézanne, Signac e Sisley, che sono il punto di partenza per un approfondimento sui percorsi dei singoli autori e sulle peculiarità del movimento impressionista.
Toccherà, quindi, arricchire la programmazione delle sale cinematografiche italiane al film «Maledetto Modigliani», diretto da Valeria Parisi e scritto con Arianna Marelli in occasione del centenario dalla scomparsa dell’artista (1884-1920).
Dalla Livorno delle origini, patria dei Macchiaioli, alla Parigi di Picasso e di Brancusi, centro della modernità: sono questi i due poli di un percorso all’insegna di un segno unico, tra primitivismo e Rinascimento italiano.
La biografia breve e tormentata dell’artista -in agenda nei cinema italiani lunedì 30, martedì 31 marzo e mercoledì 1° aprile-racconterà anche la storia di amori non consumati, tumultuosi e drammatici con donne dalle personalità estremamente contemporanee come la poetessa Anna Achmatova, la giornalista Beatrice Hastings e la pittrice Jeanne Hébuterne.
La programmazione proseguirà, poi, con «La Pasqua nell’arte», in calendario nelle giornate del 14 e 15 aprile.
«I temi della morte e risurrezione di Cristo -si legge nella sinossi- hanno dominato la cultura occidentale negli ultimi 2000 anni, rivelandosi uno degli eventi di maggior impatto di tutti i tempi, come raccontato dai Vangeli e come rappresentato dai più grandi artisti della storia occidentale».
Girato tra Gerusalemme, gli Stati Uniti e l’Europa, il docu-film distribuito da Nexo Digital esplora le rappresentazioni della Pasqua dai tempi dei primi cristiani sino ai giorni nostri, facendoci vedere come gli artisti abbiano rappresentato la morte e la rinascita in vari modi: chi in maniera trionfante, chi in modo più intimo e primitivo.
Dal 27 al 29 aprile sarà, quindi, il turno di «Botticelli e Firenze. La Nascita della bellezza», prodotto da Sky con Ballandi e Nexo Digital; firma la regia Marco Pianigiani.
Sono gli anni di Lorenzo de' Medici, detto il Magnifico, quelli al centro del docu-film: la bellezza e la cultura convivono con il lato oscuro della città, fatto di lotte per il potere e intrighi di efferata violenza.
Un artista, più di tutti, ha saputo proiettare nelle sue opere, le luci e le ombre di quegli anni, destinati a rimanere indimenticati: Sandro Botticelli (1445-1510).
Sin dall’esordio il maestro toscano si impone come l’inventore di una bellezza ideale, che trova la sua massima espressione in opere come la «Primavera» e la «Nascita di Venere». La morte di Lorenzo Il Magnifico, le prediche apocalittiche di Girolamo Savonarola e i falò delle vanità segnano la parabola discendente del maestro fiorentino, destinato a un oblio di oltre tre secoli. Le sue opere verranno riscoperte dai preraffaeliti e continueranno ad affascinare le successive generazioni di artisti: da Salvador Dalì a Andy Warhol, da David LaChapelle a Jeff Koons e Lady Gaga.
Un mese dopo -dal 25 al 27 maggio- il pubblico della rassegna «La grande arte al cinema» farà un salto nel Rinascimento con «Raffaello. Il giovane prodigio», film diretto da Massimo Ferrari e prodotto da Sky in occasione dei cinquecento anni dalla morte dell’artista rinascimentale.
Dalla madre Magia Ciarla, che morì quando il pittore aveva solo 8 anni, alle estimatrici che lo hanno aiutato nel suo successo, fino alla donna che secondo la leggenda lo porterà alla morte, sono le figure femminili le protagoniste del racconto filmico, teso a mostrare anche come Raffaello (1483-1520) sia stato in grado di concentrare il suo sguardo più che sulla fisicità sulla psicologia delle donne raffigurate, innalzandone in maniera dirompente il carattere.
A chiudere la stagione sarà, dal 22 al 24 giugno, «Lucian Freud. Autoritratto», il docu-film realizzato a partire dalla mostra alla Royal Academy of Arts di Londra, realizzata in collaborazione con il Museum of Fine Arts di Boston, che fino al prossimo gennaio permetterà di vedere oltre cinquanta opere dell’artista, nipote di Sigmund Freud e importante protagonista della scena artistica del dopoguerra londinese.
Un cartellone, dunque, vario quello di questa nuova stagione della rassegna «La grande arte al cinema», che di anno in anno è andata facendosi apprezzare da addetti ai lavori e da semplici appassionati.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Locandina della rassegna «La grande arte al cinema»; [fig. 2] Frame del film su Leonardo da Vinci con il quadro «La dama dell'ermellino», The National Museum in Krakow ® Exihibition on screen; [fig. 3] Momento di preparazione del film «Leonardo. Le opere» ® Exihibition on screen; [fig. 4] Momento di preparazione del fim su Botticelli ® Sky-Federica Belli; [figg. 5 e 6] Momento di preparazione del fim su Raffello ® Sky
Informazioni utili
«La grande arte al cinema» - Nuova stagione 2020. Leonardo. Le opere - 13, 14, 15 gennaio | Impressionisti segreti - 10, 11 e 12 febbraio | Maledetto Modigliani - 30 e 31 marzo e l’1 aprile | La Pasqua nell’Arte - 14 e 15 aprile | Botticelli e Firenze. La Nascita della Bellezza - 27, 28, 29 aprile | Raffaello. Il Giovane Prodigio - 25, 26 e 27 maggio | Lucian Freud. Autoritratto - 22, 23 e 24 giugno. Progetto Scuole: tutti i titoli possono essere richiesti anche per speciali matinée al cinema dedicate alle scuole; per prenotazioni: Maria Chiara Buongiorno, progetto.scuole@nexodigital.it, tel. 02.8051633. Sito internet: www.nexodigital.it.
Iscriviti a:
Post (Atom)