ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

mercoledì 17 maggio 2017

Riaperto al pubblico il Museo delle dogane svizzero


Installazioni sorprendenti e filmati in più lingue si propongono di far conoscere a un vasto pubblico l’operato dell'Amministrazione federale delle dogane, dei suoi uomini e delle sue donne. Il museo getta anche uno sguardo più approfondito sulla «gestione dei confini», tema particolarmente importante in un Paese piccolo e con una forte tradizione di neutralità qual è la Svizzera. Nelle sale della nuova realtà museale sono anche riassunte le sfide più contemporanee affrontate ogni giorno dalla dogana elvetica: sfide che si confrontano con tecnologie avanzatissime in un'epoca caratterizzata dal commercio globale e da una maggiore apertura dei confini europei.

Ha da poco riaperto i battenti alle Cantine di Gandria, nel Luganese, il Museo delle dogane svizzero, spazio espositivo che propone una riflessione articolata sulla storia locale, sulle tradizioni e sul folklore cui è legata l’attività del doganiere e della sua eterna controparte: il contrabbandiere.
Vero e proprio gioiello architettonico, incastonato in un ambiente naturale ancora incontaminato e raggiungibile solo per via acquea, l’edificio che ospita la ‘nuova’ realtà museale, diretta da Maria Moser Menna, è stato costruito nel 1835. Per quasi un secolo, ovvero sino al 1921, è stato una caserma con funzioni di posto di guardia del confine svizzero-italiano.
Nel 1935 un ufficiale ticinese, Angelo Gianola, ebbe l’idea di trasformare questo vecchio e ormai inutilizzato sito in un museo e chiese ai suoi colleghi di raccogliere oggetti che potessero raccontare la vita quotidiana delle guardie di confine.
L’apertura del nuovo spazio espositivo avvenne qualche anno dopo la fine della Seconda guerra mondiale, nel 1949. Nelle sale erano esposte inizialmente merci sequestrate, nascondigli e mezzi di trasporto fantasiosi con cui gli «spalloni» tentavano di portare il loro carico al di qua e al di là della frontiera. Anche per questo motivo, il Museo delle dogane svizzero è popolarmente conosciuto come il «Museo dei contrabbandieri».
Nel 1970 il progetto museale è stato rielaborato e la sede ristrutturata. Dopo la riapertura, avvenuta nel 1978, il museo ha conosciuto un crescente successo di pubblico, grazie ai continui aggiornamenti e ampliamenti dell’esposizione permanente e ad alcune mostre temporanee dedicate a temi particolari.
Ora prende il via una nuova stagione, che vede alla gestione il Museo delle culture di Lugano.
Lo sviluppo di cicli di esposizioni d’arte sul tema del confine e delle identità a confronto è uno degli elementi di maggiore innovazione proposti dal Museo delle dogane. E «L’isola degli dèi» è la prima mostra temporanea realizzata espressamente in questo àmbito. In contemporanea proseguirà fino alla fine al 20 ottobre 2018 l’esposizione «Non è tutto oro quel che luccica», incentrata sulla contraffazione e la pirateria.
La mostra dedicata a Gotthard Schuh, allestita fino al 22 ottobre, raccoglie una selezione di trenta splendide foto scattate nel 1938 a Bali; Le opere in mostra sono stampe a partire dai negativi del fondo Gotthard Schuh conservati alla Fotostiftung Schweiz di Winterthur.

Informazioni utili
Museo delle dogane svizzero. Cantine di Gandria – Lugano. Orari: dalle ore 13.30 alle ore 17.30. Ingresso: . CHF 3.-/1.50, ingresso gratuito per i bambini fino ai 6 anni. Note: il museo è aperto solo durante la stagione di navigazione del lago e rimarrà chiuso di inverno. Informazioni: museodogane@lugano.ch o tel. +41.795129907. Sito web: http://www.afd.admin.ch/publicdb/newdb/zollmuseum/it/index.php.

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