Cento anni di stile italiano in trecento fotografie: si potrebbe riassumere così la mostra «Gli Italiani e la moda. 1860-1960», allestita fino al 1° novembre al Museo nazionale di Villa Pisani a Stra, a pochi chilometri di distanza da Venezia. Pur non dimenticando lo sfarzo dell’alta moda, i personaggi famosi che facevano «tendenza», l’esposizione si concentra sui modi di abbigliarsi e di acconciarsi di tutti i giorni, mostrando uomini, donne e bambini che affollavano strade e piazze, uffici e giardini pubblici.
Dalla redingote (abito maschile elegante) alla giacca, dai corsetti alle linee morbide dei tailleur femminili, dal cilindro alla bombetta: il visitatore si ritrova a confronto con i tanti modi italiani dell’abbigliamento nel periodo a cavallo dall’alba dell’Unità nazionale al primo decennio della Repubblica.
Se è vero che l’alta moda detta i canoni dell’estetica dell’abbigliamento, a cui la «buona società» fa riferimento, è altrettanto vero che la moda di tutti i ceti sociali, della quotidianità, ha contraddistinto l’aspetto degli italiani. Nel mondo de «la moda di tutti i giorni», gli abiti e le acconciature discendono o si rifanno ai tipi della «moda alta», imitandola, semplificandola e, spesso, conservando gli elementi della tradizione del costume, a cui soprattutto le generazioni d’età maggiore stentano a rinunciare.
Le fotografie dell’Ottocento raccontano e descrivono un’età ormai perduta nelle cui immagini ritorna la serietà e i modelli dei ruoli sociali e del buon gusto d’allora. Signori in abito elegante e cilindro, con i pantaloni rigorosamente non stirati, sono ripresi dal fotografo nel loro più consono aspetto quanto mai dignitoso. Questi si accostano a signore e signorine chiuse in abiti con uno stretto corsetto, dalle ampie gonne sorrette da apposite strutture, ornato da fiocchi e merletti fatti a mano in casa. re Vittorio Emanuele II prima e Umberto I dopo, mentre la pettinatura delle signore raccoglie in morbidi chignon i lunghi capelli o si ispira alle acconciature ricercate della principessa Sissi.
Le popolane si avvolgono in grandi scialli e le loro lunghe gonne scendono diritte a terra. I lavoratori, invece, indossano per il fotografo l’abito della festa e magari si tolgono la bombetta che durerà loro per una vita. Anche le acconciature si ispirano ai modelli delle classi sociali maggiori, che nell’Ottocento hanno il loro prototipo nella figura del sovrano. Così nei ritratti fotografici, la foggia dei capelli, dei baffi lunghi, folti e arricciati, come del taglio delle barbe, fanno eco a quelli del
Poi, con il Novecento, tutto muta, e mentre gli abiti maschili riscoprono i colori tenui per le stagioni più calde, le donne abbandonano gli ampi e invadenti vestiti per fogge più semplici nel taglio e nel profilo, dall’orlo che svela le caviglie, mentre anche le belle chiome si offrono alle forbici del parrucchiere. Le fotografie registrano ogni cambiamento dell’aspetto e dell’abbigliamento, poiché la fotografia segue e insegue il mondo e la sua realtà umana e sociale.
Così si arriva alle mode degli anni del regime fascista, dove modelli di apparente proto femminismo della buona società si confrontano con la praticità degli abiti maschili, mentre perdura negli uomini l’uso di portare il cappello che per le donne è ancora un elegante vezzo. È con gli anni del secondo Dopoguerra che l’abbigliamento maschile e femminile dividono le loro strade e se gli uomini ancora non abbandonano, nell’impresa della ricostruzione, giacca e cravatta, le donne indossano abiti sempre più pratici e accorciati, individuando nel tailleur il modello e segno della crescente richiesta del riconoscimento di una completa pari dignità con l’altro sesso. A ispirare la gente comune non sono più (solo) re e principesse, ma i divi del cinema: Tyron Power, Amedeo Nazzari, Alida Valli e Rossano Brazzi.
Contemporaneamente a Villa Pisani sarà visibile, fino al 23 luglio, anche la mostra «Lancerotto. Il ritorno di un protagonista», a cura di Monica Pregnolato e Camillo Tonini, prima esposizione dedicata all’artista noalese nel centenario della sua morte. Attraverso trentaquattro dipinti provenienti dalla collezione civica di Noale, da musei pubblici e da collezioni private si evidenzia il ruolo di primaria rilevanza che Lancerotto, prima vicino al realismo pittorico, poi al simbolismo ha ricoperto nella straordinaria stagione pittorica veneta tra Otto e Novecento.
Informazioni utili
Gli italiani e la moda. 1860-1960. Museo Nazionale di Villa Pisani, via Doge Pisani 7 - Stra (Venezia). Orari: fino al 30 settembre, dalle ore 9.00 alle ore 20.00; dal 1° al 29 ottobre, dalle ore 9.00 alle ore 18.00; dal 29 ottobre al 1° novembre, dalle ore 9.00 alle ore 17.00; chiuso il lunedì. Ingresso: villa, parco e mostra - intero € 10,00, ridotto € 7,50 (cittadini UE tra i 18 e i 25 anni); parco e mostra - intero € 7,50, ridotto € 5,00 (cittadini UE tra i 18 e i 25 anni), gratuito per cittadini UE fino ai 18 anni, biglietto unico residenti Riviera del Brenta (Comuni di Campagna Lupia, Campolongo Maggiore, Camponogara, Dolo, Fiesso d’Artico, Fossò, Mira, Noventa Padovana, Stra, Vigonovo) € 5,00. Informazioni: tel. 049.502270. Sito internet: www.villapisani.beniculturali.it o www.munus.com Fino al 1° novembre 2017.
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