Nell’ottobre del 1942, alla vernice della galleria-museo Art of this century di New York, indossò due orecchini spaiati: un mobile d’argento di Alexander Calder e un piccolo paesaggio di Yves Tanguy. Un gesto emblematico, questo, per esibire la propria imparzialità fra l’arte astrattista e quella surrealista. Eppure la leggendaria ereditiera americana Peggy Guggenheim (1898-1979), attenta collezionista e indiscussa mecenate d’arte contemporanea, dimostrò con le sue stesse scelte di vita -dalla liaison con Yves Tanguy al matrimonio con il tedesco Max Ernst- di avere una vera e propria affinità caratteriale con lo spirito anti-conformista e le suggestioni oniriche di André Breton e compagni.
Da questo assunto parte la mostra Peggy Guggenheim e l’immaginario surreale, a cura di Luca Massimo Barbero, con cui si inaugura a Vercelli, nella navata centrale dell’ex chiesa duecentesca di san Marco (gioiello del gotico piemontese, diventata mercato pubblico nel 1884), lo spazio Arca: avveniristica struttura espositiva di più di duecentocinquanta metri quadrati, in acciaio e cristallo, che porta la firma di Ferdinando Fagnola e per la quale l’amministrazione comunale, con la Regione Piemonte, ha messo in cantiere un progetto triennale dedicato proprio alla figura della leggendaria Peggy Geggenheim e alla sua raccolta. Una raccolta tra le più importanti a livello mondiale, che ha casa in diverse città europee ed americane - da New York a Venezia, da Bilbao a Berlino e Las Vegas - e che vanta un’importante selezione di capolavori del cubismo, dell’astrattismo europeo, del surrealismo e dell’espressionisimo astratto americano, con nomi del calibro di Pablo Picasso, Georges Braque, Paul Mondrian, René Magritte, Mark Rothko e Jackson Pollock.
L’attuale mostra, allestita fino a domenica 16 marzo, è incentrata su quel gruppo di avanguardisti che ravvisarono nel sogno e nell’inconscio, nella fantasia e nell’anti-conformismo la porta per andare oltre il visibile, per approdare a una «sur-realtà». Cinquantotto i capolavori esposti: dipinti, disegni, collage, sculture e opere grafiche, pervenuti dal veneziano palazzo Venier e dal newyorkese Salomon R. Guggenheim Museum, per la prima volta presentati insieme in Italia.
Dal Violinista verde (1923-24) di Marc Chagall, rilettura in chiave fantastica di miti e tradizioni popolari russe, si apre un percorso che tocca tutte le fasi del movimento, dagli anni Venti al secondo dopoguerra (l’opera più recente è Oink. Essi vedranno i tuoi occhi di Leonora Carrington, datata 1959). Scorrono così davanti agli occhi del visitatore lavori di «pionieri» dell’immaginario surreale come Pablo Picasso e Giorgio De Chirico - di cui sono esposti rispettivamente Lo studio (1928) e l’emigmatica tela La nostalgia del poeta (1914) - e grandi opere da manuale di storia dell’arte come L’aurora (1917) di Paul Delvaux, Pittura (1953) di Joan Mirò o, ancora, La nascita dei desideri liquidi (1931-32) di Salvador Dalì, per giungere agli intellettualismi di Marcel Duchamp, di cui viene presentata, a chiusura del percorso espositivo, Scatola in una valigia (1941). E’ questo un vero e proprio scrigno in pelle all’interno del quale si possono trovare, come piccoli giocattoli, sessantanove riproduzioni in miniatura delle opere più note dell’artista francese, tra cui l’orinatorio Fontana (1917), l’ampolla L’aria di Parigi (1919) e l’ironica e indimenticabile Gioconda con i baffi (1919).
La mostra non intende, tuttavia, essere esaustiva del movimento surrealista, ma offrire una biografia per immagini, un diario “scritto” a tocchi di pennello e colpi di scalpello della vita di Peggy Guggenheim. Ecco così che tra le opere esposte ritroviamo un olio su cartoncino poco noto di Max Ernst: la prima versione della tela L’Antipapa (1941 ca.), un dono di nozze in cui la collezionista aveva ritrovato, in un profilo, il ritratto di se stessa bambina, all’età di otto anni. E, forse, l’eccentrica mecenate americana si era riconosciuta anche nella donna raffigurata in una delle sue opere più care: il disegno ad acquerello Ritratto di Frau P. nel sud (1924) di Paul Klee, «raffigurazione caricaturale – si legge nel catalogo edito dalla fiorentina Giunti - di una signora del nord, in vacanza in un paese del Mediterraneo, la cui pelle arrossata denuncia la scarsa prudenza nell’indossare un cappello di dimensioni troppo piccole per proteggersi dai raggi del sole». Una signora anticonvenzionale, ricca e, forse, simpaticamente capricciosa, che sembra aver fatto proprio il motto dannunziano «memento audere semper» («ricordati sempre di osare»). Una signora che non può non ricordare l’«ultima dogaressa della Laguna», musa inquieta di artisti e mecenate dal fiuto sorprendente, donna che amò l’arte sopra ogni cosa.
Didascalie delle figure
(fig. 1) Ex chiesa di san Marco, Vercelli. Facciata su via Verdi. Veduta prospettica. Foto di G. Vercellone (fig. 2) Peggy Guggenheim a Palazzo Venier dei Leoni con l'opera Arco di petali (1941) di Alexander Calder; sulla parete alle sue spalle Scarpa azzurra rovesciata con due tacchi sotto una volta nera (1925) di Jean Arp; 1949-55 © The Solomon R. Guggenheim Foundation, foto dell'Archivio CameraphotoEpoche, dono della Cassa di Risparmio di Venezia, 2005 [Le immagini sono state fornite da Stilema – Torino, ufficio stampa della mostra Peggy Guggenheim e l’immaginario surreale]
Informazioni utili
Peggy Guggenheim e l’immaginario surreale. Arca – ex Chiesa di san Marco, piazza san Maro 1 – Vercelli. Orari (la biglietteria chiude mezz’ora prima): dal lunedì al venerdì 14.00-19.00 (scuole e gruppi prenotati 9.00-12.00), sabato e domenica 10.00-20.00. Biglietti: intero € 8.00, gruppi feriali € 6.00, gruppi festivi € 8.00, ridotto € 6.00, scuole € 4.00. Catalogo: Giunti editore, Firenze. Infoline e prenotazioni: PBS, tel. 02.542754; Ad Artem (scuole, gruppi e visite guidate), tel. 02.6597728; Comune di Vercelli – Ufficio Urp, tel. 0161.596333, arcamostre@comune.vercelli.it. Sito internet: www.comune.vercelli.it/arca. Fino al 2 marzo 2008. La mostra è stata prorograta fino al 16 marzo 2008.
Curiosando nel Web
Guggenheim Museum
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