E’ la notte di domenica 20 maggio 2012 quando una forte scossa sismica di magnitudo 5.9 della scala Richter, con epicentro tra San Felice al Panaro e Finale Emilia, semina morte, distruzione e paura nei territori di Modena, Bologna e Ferrara, ma anche di Mantova e Rovigo. Una settimana dopo, martedì 29 maggio 2012, la pianura padana torna a tremare con forza, nell’area tra Mirandola e Medolla.
Stando ai dati riportati sul sito del Parlamento europeo, il bilancio finale è di 27 vittime, circa 300 feriti, 45mila sfollati, oltre 13miliardi di danni stimati ad attività produttive, infrastrutture, beni storico-artistici, edifici religiosi ed edilizia residenziale. Ciò che la fredda precisione dei numeri non può raccontare è, però, il sentimento di impotenza che si è impadronito di chi, in pochi istanti, ha visto cambiare la propria quotidianità, la forza della solidarietà che ha portato molte persone a mobilitarsi in aiuto dell’Emilia ferita, la voglia di tanti piccoli paesi di rimboccarsi le maniche e di guardare al domani. Sono questi gli aspetti su cui si sono concentrati i fotografi milanesi Andrea Armandola e Michela Benaglia con il loro progetto «Gli altri volti, identità di un Terremoto», un «reportage slow» realizzato in undici settimane, tra il giugno e l’ottobre 2012, con un mezzo ormai d’altri tempi come la Rollei 6x6 e lo scatto in pellicola, che documenta storie, sentimenti e sguardi di chi del sisma emiliano è stato protagonista, davanti e dietro le quinte. Ne sono nati centotrentanove ritratti di persone, soprattutto anziani ed extra-comunitari, che il terremoto ha sradicato dalle proprie abitudini e case, costringendole a vivere nelle tendopoli della Protezione civile o nei campi autonomi, costruiti nel giardino di qualche palazzo.
Sono immagini in bianco e nero, riunite ora in una mostra e in un catalogo, che raccontano cosa accade nei paesi colpiti dal sisma quando le telecamere si spengono e i giornalisti non hanno più l’affanno di cercare, tra le macerie, notizie da prima pagina.
Ecco così che Andrea Armandola e Michela Benaglia sono entrati in punta di piedi in una realtà totalmente sconquassata dalla forza della natura e l’hanno osservata con attenzione, sensibilità e rispetto, fissando sulla pellicola l’entusiasmo dei volontari venuti da tutta Italia per offrire il proprio sostegno, i giochi del bambini nei campi, le riunioni serali a base di lambrusco e parmigiano ‘terremotato’, la convivenza forzata tra persone di religioni ed etnie diverse, la voglia dei più giovani di guardare con speranza al futuro, studiando per un esame o catalogando, con la pazienza e la dedizione di un archeologo, pietre di vecchi palazzi rasi al suolo.
Il progetto, promosso dall’associazione «Make for Social Intent», ha trovato ospitalità, grazie all’interessamento dell’Auser di Rimini, nell'area Mastio del Castello Malatestiano, dove prossimamente (la data è in via di definizione) si terrà un’esposizione multisensoriale con foto, videoproiezioni e performance musicali per raccogliere fondi a favore delle popolazioni terremotate. Ma gli organizzatori hanno intenzione di rendere la mostra itinerante e per questo motivo hanno deciso di chiedere il sostegno della rete sulla pagina italiana di ulule.com, il primo sito europeo di crowdfunding, dove è possibile acquistare il catalogo o una delle foto (stampa fotografica manuale ai sali d'argento, su carta baritata o politenata) in edizione limitata e autografata dall'autore. Servono 15mila euro e c’è tempo fino al 15 maggio per realizzare un sogno d’arte e di solidarietà.
Vedi anche
«Ricreazioni», a Mirandola l'arte racconta il territorio
Didascalie delle immagini
[Figg.1, 2, 3 e 4] Una foto del progetto «Gli altri volti, identità di un Terremoto». Ph Michela Benaglia
Informazioni utili
«Gli altri volti, identità di un Terremoto». Raccolta fondi su: http://it.ulule.com/gli-altri-volti
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