L’isola Bella, gioiello paesaggistico del lago Maggiore, ritrova i grandi arazzi fiamminghi del cardinale Mazzarino. Dopo due anni di intervento conservativo, affidato ai tecnici della Royal Manufacturers De Wit di Mechelen in Belgio, i delicatissimi tessuti rinascimentali, considerati tra i più belli di quell’epoca in tutta Europa, ritornano ad ornare Palazzo Borromeo.
Eseguiti, con ogni probabilità, intorno al 1565 a Bruxelles nella bottega di Pieter Coecke, sulla base di cartoni elaborati da Michael Coxie (1499-1592) per le figure e da Wiliem Tons (o Tonis, Thonis, Thoens) per i paesaggi e gli animali, queste opere entrarono a far parte della collezione Borromeo nel 1787, quale dono del cardinale Vitaliano VII al nipote Gilberto V. La provenienza anteriore non è sicura, ma secondo un'ipotesi molto verosimile gli arazzi possono aver fatto parte della collezione del cardinale Mazzarino, nel cui inventario, datato 1661, compare una serie di «panni» identica a quella oggi esposta all’isola Bella per formato, soggetti e temi delle bordure. Il potente ministro di Luigi XIII avrebbe acquistato questi arazzi nel 1654 dalla famiglia de Guise ed è probabile che sia stato il il cardinale Charles de Guise (1525-1574) ad ordinarne l'esecuzione. Un personaggio di spicco quale fu il prelato francese, con un ruolo eminente tanto sul piano politico quanto su quello religioso (fu protagonista della lotta contro i protestanti francesi e della fase finale del Concilio di Trento), può spiegare in parte non solo l'eccezionale qualità artistica della serie, ma anche la scelta dei soggetti che, sotto il velo dell'allegoria, illustrano il tema del «peccato» e quello della «redenzione», resa possibile dalla grazia e dalla provvidenza divina. L'uomo e la sua opera sono assenti dalle immagini, ma i titoli rimandano continuamente alla morale cristiana e al tema della colpa e a quello del riscatto; il male assume in questa serie l'aspetto di animali selvaggi o mitici come il liocorno, secondo una chiave di interpretazione simbolica suggerita da fonti antiche e cristiane.
I panni, restaurati grazie al finanziamento dei principi Borromeo, hanno altezze simili (412 centimetri) ma larghezze diverse (da 502 a 650 centimetri) e appartengono tutti al medesimo insieme come dimostrano, oltre ai dati dello stile, il disegno delle bordure identico in ognuno dei pezzi (ad eccezione dei cartigli con i testi e dei medaglioni che variano in ogni esemplare) e la coerenza della tecnica di esecuzione: una trama di lana e seta con fili d'oro e d'argento con una densità dell'ordito di nove fili per centimetro, e una gamma cromatica di grande varietà, con toni sfumati ed effetti pittorici di grande raffinatezza.
Tutti gli elementi della serie hanno bordure identiche. Esse includono, tra il fogliame e la vegetazione, dieci gruppi di figure rivolte verso il centro, che rappresentano personaggi mitologici contraddistinti da un rapporto significativo con un animale, il cui nome evoca quello di una costellazione. Si vedono, tra gli altri, Ercole e il leone, Diana e il cane, Promoteo e l'aquila, Annuite e il delfino, Romolo e Remo con la lupa, Europa e il toro, Leda e il cigno, Igea incoronata con il serpente. All'interno di questo sistema decorativo comune che costituisce una sorta di cosmografia illustrata, ogni panno include tre medaglioni circolati e un grande cartiglio con testi e soggetti in rapporto alla figurazione principale.
Non c’è animale, vegetale o motto che non risponda a precisi dettami e significati religiosi. Le opere rappresentano, infatti, delle scene che hanno un aspetto apparente, cui sottende una lettura per codici e conoscenze, lettura finalizzata a trasmette precisi messaggi che potremmo definire come catechistici, nel senso che si rifanno a precisi insegnamenti biblici.
«Siate prudenti come i serpenti e semplici come le colombe» (Matteo, 10, 16), «Osserva la formica, pigro, prendi esempio dal suo comportamento» (Proverbi, 6, 6), « Salvami dalle fauci del leone e dal corno del liocorno, difendi la mia fragile esistenza» (Salmi, 22, 22) o «Lo struzzo abbandona in terra le sue uova e le lascia scaldare nella polvere; dimentica che un piede le può calpestare, un animale selvatico le può schiacciare »(Giobbe, 39, 14-15): sono alcune delle espressioni bibliche che si leggono nei cartigli dei sei arazzi esposti (ne manca uno all’appello), tradotte in seta, oro e argento da un laboratorio tra i migliori del Continente, a esplicitare i dettami di un Concilio, quello di Trento chiuso nel 1563, che diede all’arte la funzione di trasmettere i dettami di una religione che impregnava la società.
Informazioni utili
Palazzo Borromeo – Galleria degli Arazzi, Isola Bella – Lago Maggiore (Verbania). Orari di ingresso: ore 9.00-17.30. Ingresso: Palazzo + giardino – intero € 13,00, ragazzi € 5,50, gruppi adulti € 9,50, gruppi ragazzi € 5,00; Isola Bella + Isola Madre – intero € 18,00, ragazzi € 8,00, gruppi adulti € 14,00, gruppi ragazzi € 7,50; Isola Bella + Isola Madre + Rocca d’Angera, intero € 21,50, ragazzi € 11,00, gruppi adulti € 16,50, gruppi ragazzi € 9,50. Informazioni: tel.0323.30556, info@borromeoturismo.it. Sito web: www.isoleborromee.it. Da sabato 16 marzo a domenica 20 ottobre 2013.
Nessun commento:
Posta un commento