Ci sono leggende del muto come Charlie Chaplin e Mary Pickford, brillanti interpreti dei primi film sonori quali Marlene Dietrich e Cary Grant, miti del dopoguerra, da Marlon Brando a Sophia Loren, da Grace Kelly a Paul Newman. Ma «Hollywood Icons», la mostra allestita fino al prossimo 9 ottobre negli spazi di Villa Manin a Passariano, non è l’ennesimo omaggio ai divi dell’epoca d’oro di Hollywood. È, invece, un tributo a chi, dietro le quinte e con il suo lavoro silenzioso, ha contribuito a creare l’alone di leggenda che circonda tante icone cinematografiche del Novecento.
Foto storiche e materiali preziosi per un totale di oltre duecento stampe permettono così di rivivere il sogno di un mondo scomparso attraverso gli scatti di fotografi di scena e ritrattisti che hanno lavorato su importanti set, a partire da Eugenee Robert Richee, del quale rimangono memorabili alcuni scatti con Marlene Dietrich, Robert Coburn, autore delle più belle immagini di Rita Hayworth, e Bud Fraker, artefice della locandina di «Colazione da Tiffany».
Gli scatti in bianco e nero che compongono questa mostra, alla sua prima tappa di un tour mondiale, provengono dalla collezione realizzata da John Kobal, giornalista e scrittore, riconosciuto come uno dei più autorevoli esperti di storia del cinema, il cui libro «The Art of the Great Hollywood Portrait Photographers» è una vera e propria pietra miliare per gli esperti del settore.
Durante la sua vita, terminata prematuramente nel 1991 all’età di 51 anni, lo studioso ha raccolto numerosi cimeli fotografici. Ciò è stato possibile grazie ai suoi frequenti viaggi a New York e Los Angeles, all’epoca in cui era corrispondente americano della BBC per la trasmissione radiofonica «Movie Go Round», negli stessi anni che videro il fallimento dei principali studi cinematografici di Hollywood.
Non poteva esserci momento più propizio per un giovane interessato ad acquisire testimonianze del glorioso passato del cinema americano, del quale rimanevano milioni e milioni di immagini fotografiche realizzate da artisti dell’obiettivo che, con il loro operato veloce, efficiente e talvolta brillante, riuscirono a promuovere lo stile hollywoodiano in tutto il mondo.
Mentre gli studi gettavano letteralmente al macero gli archivi fotografici accumulati sin dall'inizio della produzione dei film, Kobal era lì per raccogliere quanto più poteva e caricarlo nella sua station wagon. Nacque così la sua eccezionale collezione hollywoodiana di ritratti originali d'epoca.
Parecchi anni più tardi, nel 1969, fu invece l'incontro casuale con George Hurrell, il più famoso ritrattista di Hollywood, a spingere Koban a rintracciare i fotografi di scena ancora in vita che l'industria del cinema aveva in gran parte lasciato in disparte. Di questi solo Hurrell aveva continuato a lavorare; altri, come Ted Allan, Laszlo Willinger e Clarence Sinclair Bull si erano oramai ritirati.
Attraverso le interviste, che erano la specialità di Kobal, egli ottenne in prima persona informazioni sulla produzione del glamour destinato a un consumo di massa. Molti dei fotografi accettarono di stampare ancora una volta le immagini dai loro negativi, che il giornalista nel frattempo aveva acquisito dagli studi di Hollywood. Il mondo perduto registrato nei negativi 8x10 fu così resuscitato con le nuove e scintillanti stampe all'argento, anch'esse esposte in questa occasione. La mostra, della quale rimarrà documentazione in un catalogo edito da Skira, propone, infine, anche una sezione dedicata alle immagini degli stessi fotografi, una riservata al dietro le quinte dei set fotografici e con alcuni ritratti dello stesso Koban insieme a tanti protagonisti dell'universo cinematografico da lui tanto amato.
In contemporanea Villa Manin ospita anche la mostra «Ersatz Lights. Case study #1 east west» di Olivo Barbieri (Carpi, Modena, 1954), con duecento opere fotografiche, realizzate tra il 1982 e il 2014, che documentano trent’anni di ricerca sulla luce artificiale e il suo rapporto alchemico con la realtà in diversi Paesi del mondo, dal Giappone alla Cina, dal Cairo a Singapore.
In esposizione c’è anche il progetto «Cinematopgraphy», che allinea ventuno fotografie a colori e in bianco e nero che hanno per soggetto il decadimento delle sale e degli edifici dei cinematografi.
Verrà, inoltre, proiettata per la prima volta l’opera cinematografica integrale del maestro, diciassette film realizzati tra il 1995-2015, dei quali verrà realizzato anche il primo catalogo a cura dell’editore Danilo Montanari.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1 ] Burt Lancaster and Ava Gardner, 1946, [fig. 2] 8 - Director Alfred Hitchcock, 1946; [fig. 3] 9 - Audrey Hepburn, 1954; [fig. 4] Olivo Barbieri, Lugo, Ravenna, 1982
Informazioni utili
«Hollywood Icons» e «Ersatz Lights. Case study #1 east west». Villa Manin - Passariano (Udine). Orari: da martedì a domenica, ore 10.00-19.00; lunedì chiuso. Ingresso: intero € 10,00, ridotto € 8,00 (per over 65, under 18 e convenzioni), ridotto gruppi € 6,00 (minimo 15 persone), gratuito per bambini con età inferiore ai 6 anni, accompagnatori di disabili, giornalisti previo accredito alla e-mail info.@villamanin.it. Informazioni: tel 0432.821211 o www.villamanin.it. Fino al 9 ottobre 2016.
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