Commissionata al compositore dall’ambasciatore francese a Venezia, Jacques-Vincent Languet comte de Gergy, in occasione delle nozze di Luigi XV con la principessa polacca Maria Leszczynska, l’opera fu eseguita per la prima volta la sera del 12 settembre 1725, durante una festa organizzata nel giardino dell’ambasciata a Venezia.
Quel raffinato clima di festa che animò il debutto operistico rivivrà a Codroipo, complice la regia di Elisabetta Brusa, che centrando l’attenzione sull’architettura della residenza friulana farà intravedere e percepire i festeggiamenti in corso all’interno.
Villa Manin si rivela un teatro appropriato per questo gioco di affinità e atmosfere rievocate. La dimora, che fu residenza dell’ultimo doge di Venezia (Ludovico Manin), presenta, infatti, molteplici echi francesi, a partire dagli affreschi di Louis Dorigny, in una delle sale di rappresentanza, che raffigurano le medesime allegorie richiamate dalla composizione di Antonio Vivaldi.
Queste sale, il cui parco è ispirato alla reggia di Versailles (diciotto ettari impreziositi da statue, colline artificiali, specchi d’acqua) furono, inoltre, cornice nel Settecento di una suntuosa cerimonia di nozze, tra la figlia del Re di Sassonia e il re di Napoli.
L’appuntamento, organizzato in collaborazione con la Fondazione Giorgio Cini di Venezia, permetterà al pubblico di riascoltare «La Gloria e Imeneo, RV 687», la seconda delle Serenate francesi, un gruppo di opere composte da Antonio Vivaldi dietro commissione di Jacques-Vincent Languet comte de Gergy, ed eseguite fra la metà degli anni Dieci e Venti del Settecento, per celebrare alcuni fra gli avvenimenti e le ricorrenze più significative inerenti alla storia della monarchia transalpina e, di riflesso, a quella dei suoi rappresentanti diplomatici residenti in Italia.
Oltre a «La Gloria e Imeneo, RV 687», per l’ambasciatore francese a Venezia il musicista italiano compose anche la serenata a tre voci «L’unione della Pace e di Marte, RV 694», il «Te Deum, RV 622» (entrambi perduti, ma eseguiti il 19 settembre 1727 per festeggiare la nascita delle due figlie gemelle di
Antonio Vivaldi, che aveva da poco oltrepassato i quarantacinque anni di età, si trovava all’apice della propria carriera e poteva contare su una solida reputazione internazionale, tanto da essere definito «le plus habile compositeur qui soit à Venise».
Il testo poetico, di autore ignoto, è piuttosto convenzionale: Imeneo, il dio greco figlio di Apollo, e la personificazione allegorica della Gloria fanno a gara per decantare le virtù della coppia di sposi omaggiati nella serenata, prospettando loro le gioie imminenti delle nozze e quelle di là da venire, prodotte dai frutti della loro unione.
La musica di Antonio Vivaldi, che comprende alcuni brani tratti dalle sue più recenti produzioni operistiche, è invece un compendio di quanto di meglio il compositore scrisse durante la terza decade del secolo. Per la brevità dei recitativi, la cui funzione è quasi esclusivamente quella di preparare e collegare i numeri musicali, e per l’assoluta preminenza di questi ultimi, non di rado caratterizzati da una profonda integrazione fra la scrittura vocale e l’accompagnamento orchestrale, questa serenata può essere considerata a tutti gli effetti un «concerto di arie» (Konzertarien),vale a dire quella forma di spettacolo tanto deprecata dalla storiografia musicale ottocentesca quanto apprezzata dal moderno ascoltatore, nei confronti del quale mantiene inalterato tutto il suo fascino e il suo valore.
L’appuntamento rientra nel cartellone di Villa Manin Estate 2016, il cui programma di musica classica, ricco di concerti ad ingresso gratuito, è curato da Claudio Orazi, Sovrintendente del Teatro lirico di Cagliari e già Commissario straordinario della Fondazione Teatro Verdi di Trieste, dopo le esperienze pluriennali all’Arena Sferisterio di Macerata e all’Arena di Verona.
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