Compie cinquant’anni il Teatro Povero di Monticchiello, una fra le più longeve esperienze di teatro di ricerca italiane, nata nel 1967 nel cuore della Val d’Orcia, oggi Patrimonio mondiale dell’Umanità dell’Unesco. Dal 23 luglio al 14 agosto piazza della Commenda torna a trasformarsi in un palcoscenico sotto le stelle per il nuovo «autodramma» (il termine fu coniato da Giorgio Strehler), ideato e realizzato dai borghigiani di Monticchiello con l’intento di riflettere sulla propria storia, ma anche su questioni cruciali per l’intero Paese come la crisi economica, il consumismo, i rapporti giovani-vecchi e il ruolo delle donne nella società contemporanea.
Tutto iniziò «dal basso», in un piccolo centro senza un teatro, senza alcun grande regista o esperto a guidare il progetto e accadde mentre nel resto del mondo fervevano esperienze teatrali che dell’abbattimento del confine tra palcoscenico e vita avevano fatto il centro dell’indagine.
L’esperienza -vero e proprio rito vitale, poetico e di ispirazione- incontrò, negli anni, il favore di molti intellettuali ed addetti ai lavori come il regista Arnaldo Della Giovampaola, il professor Asor Rosa, il giornalista Mario Guidotti, che fu capo-ufficio stampa alla Camera dei deputati. E nelle ultime edizioni sono state ben oltre 4000 le presenze medie all’«autodramma», a conferma di un’esperienza di successo che non si esaurisce con l’appuntamento estivo: «alle spalle di ogni spettacolo -raccontano gli organizzatori- vi è, infatti, un lungo percorso partecipativo: da gennaio iniziano le assemblee pubbliche, aperte a chiunque desideri collaborare oltreché ai membri della compagnia. Si comincia così a raccogliere spunti e riflessioni fino ad arrivare ai temi ritenuti urgenti per l’anno in corso. Da qui parte la discussione collettiva che porta al soggetto e, poi, al copione e alle prove».
Il filo conduttore del nuovo spettacolo -che vede ancora una volta alla regia Andrea Cresti e al quale prendono parte anche tre profughi del Gambia, ospiti del paese dal novembre scorso- si snoda e si sviluppa intorno al tema di un «assedio». Tante le domande che i borghigiani di Monticchiello si pongono e ci pongono: il nemico è dentro o è fuori? Vive meglio chi difende, pur con fatica, uno stile di vita più a misura d’uomo o chi abita posti in cui non mancano i servizi pensati per massimizzare il profitto invece che il benessere? La paura di disperdersi non nasconde forse anche il desiderio di partire, di vivere e reinventarsi, di incontrare l'altro e l'altrove, la possibilità? E se mai fosse: cosa sarà indispensabile portarsi dietro? A cosa non si vuole rinunciare?
In «Notte di attesa», questo il titolo dello spettacolo, si riflette, dunque, sul concetto di dentro e fuori, ovvero sull’essere contemporaneamente nel mondo e fuori di esso, ma su come il teatro sia stato e sia ancora oggi uno strumento per esistere e resistere e, tra una riflessione e l’altra, le parole dialogano con la bellezza di uno scenario naturale fatto delle pietre e delle facciate delle case, degli alti statuari cipressi, delle slanciate mura duecentesche della chiesa.
In occasione dello speciale anniversario e nei giorni di rappresentazione del nuovo spettacolo, il paese ospiterà anche, per le sue vie e piazze, una mostra sulla storia del Teatro povero con materiale afferente alla sua cultura materiale, comprendente video documentari, migliaia di fotografie di volti, posture, scene di vita quotidiana, manifesti di tutti gli spettacoli, tra i quali spicca la lunga serie curata da Alfredo De Santis, uno dei maestri della grafica italiana del secondo Novecento, ma anche costumi e oggetti di scena, particolarissimi elementi scenografici, pagine di copioni in costruzione, vissute, appuntate, cancellate e disegnate.
Fino al 31 agosto sarà, inoltre, visitabile nel borgo la mostra di sculture «Memorie», di Daniela Capaccioli, artista con cui il Teatro Povero condivide l’indagine sulla memoria, sul rapporto dialettico tra passato e presente. Camminando per Monticchiello il pubblico vedrà apparire personaggi, animali, oggetti, opere realizzate in rete metallica che, con la loro trasparenza, -racconta la scultrice- «si presentano allo spettatore come delle ombre di qualcosa che c'era, che ha lasciato la sua impronta, oppure come delle apparizioni di qualcosa che immaginiamo sarà». A chiudere il cartellone sarà, dal 7 al 9 ottobre, un convegno che approfondirà la storia del Teatro povero. Fra le presenze già confermate: Alberto Asor Rosa, intellettuale e studioso di letteratura, gli antropologi Pietro Clemente e Fabio Mugnaini, gli studiosi Marzia Pieri, Andrea Mancini e Gianpiero Giglioni.
Appuntamento tradizionale, prima o dopo lo spettacolo, anche quello con la Taverna di Bronzone, lo storico ristorante gestito dal Teatro Povero che offre la migliore tradizione culinaria locale, con piatti a chilometro zero tra cui i famosi pici, la pasta fatta a mano più conosciuta della Val d’Orcia.
Vedi anche
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Informazioni utili
«Notte di attesa» - auto dramma del Teatro povero di Monticchiello. Piazza della Commenda – Monticchiello (Siena). Orari: tutti i giorni (tranne il 25 luglio e il 1° agosto), ore 21.30.. Ingresso: intero € 13,00, ridotto (per bambini fino a 12 anni) € 7,00. Prenotazioni on-line: http://teatropovero.it/prenotazione/. Il biglietto può essere ritirato solo il giorno dello spettacolo: - dalle 9 alle 19 presso la sede del Teatro povero, in Piazza Nuova 1; - dalle 19.30 fino alle 21.00 alla biglietteria (ingresso alla piazza). Si ricorda che dopo le ore 21.00 decade il diritto di prenotazione. Informazioni: tel. 0578.755118 o info@teatropovero.it. Sito internet: www.teatropovero.it. Dal 23 luglio al 14 agosto 2016.
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