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giovedì 23 marzo 2017

Cremona, Caravaggio e Monteverdi in dialogo al Museo del violino

«Duoi gravicembali, duoi contrabassi de viola, dieci viole da brazzo, un’arpa doppia, duoi violini piccoli alla francese, duoi chitaroni, duoi organi di legno, tre bassi da gamba, quattro tromboni, un regale, duoi cornetti, un flautino alla vigesima seconda, un clarino con tre trombe sordine». Era questo, stando alle annotazioni delle prime edizioni a stampa, l’organico completo dell’orchestra che doveva suonare l’«Orfeo» di Claudio Monteverdi, compositore di cui Cremona celebra quest’anno i quattrocentocinquanta anni dalla nascita con un ricco cartellone di eventi, che avrà la sua punta massima a maggio con l’esecuzione proprio dell’«Orfeo» da parte dell’Accademia Bizantina.
Gli strumenti originali di quell’opera, eseguita per la prima volta quattrocentodieci anni fa, saranno esposti dall’8 aprile al 23 luglio al Museo del violino nella mostra «Monteverdi e Caravaggio, sonar stromenti e figurar la musica», la cui inaugurazione sarà preceduta, nella serata del 7 aprile, dal concerto «La bella più bella», con il soprano Roberta Invernizzi e Franco Pavan al liuto e torba.
Gli strumenti in mostra sono stati scelti secondi criteri di valore filologico ed estetico e provengono dalle maggiori collezioni italiane e internazionali. Particolare attenzione è stata posta nella ricerca di esemplari conservati o riportati, grazie al restauro, senza gli interventi che, nei secoli successivi, si sono rivelati necessari per affrontare i repertori sette e ottocenteschi. Laddove questo non sia stato possibile, a fianco dello strumento ammodernato, sarà presentata una copia con montatura barocca. Applicazioni multimediali permetteranno di ascoltare il suono di ognuno di essi per conoscerne il timbro e identificarne il ruolo nella trama musicale e simbolica dell’«Orfeo».
L’esposizione troverà posto all’interno del percorso museale, per sottolineare le affinità che già tra XVI e XVII secolo legano liuteria e musica. Si potrà anche ripercorrere la nascita del violino grazie alla famiglia cremonese Amati e rileggere il contributo della scuola bresciana, testimoniata dall’opera di Gasparo da Salò, la cui viola tenore con montatura barocca arriva con altri preziosi prestiti dall’Ashmolean Museum di Oxford, e di Giovanni Paolo Maggini di cui sarà esposto un magnifico contrabbasso del 1610, con altri preziosi strumenti di scuola veneziana, terzo straordinario centro di produzione di strumenti musicali dell’epoca.
L’«Orfeo» di Monteverdi ha un lieto fine: il suo eroe diventa simbolo dell’amore che supera la morte. Il ruolo apollineo e salvifico della musica ha ispirato diverse rappresentazioni pittoriche. Tra le più famose c’è certamente «Il suonatore di liuto» di Caravaggio. Questa meravigliosa opera, presentata a Cremona come introduzione agli strumenti musicali e proveniente da una collezione privata, ha una storia affascinante: il dipinto realizzato nel 1597 dal grande pittore per il cardinal del Monte, comprato dal duca di Beaufort nel 1726-1737, portato a Badminton House nel Gloucestershire, dove è rimasto per due secoli e mezzo, venduto nel 1969 come una copia e infine nuovamente a New York nel 2011. Si tratta di un quadro meno famoso rispetto alla versione conservata all’Hermitage e all’altrettanto celebre versione Wildenstein, già esposta al Metropolitan Museum di New York, tuttavia riscoperto e attribuito con certezza a Caravaggio da grandi studiosi come Sir Denis Mahon, Mina Gregori e Claudio Strinati.
La natura morta qui raffigurata è simile a quella utilizzata da Caravaggio per il «Ragazzo morso da un ramarro» e rivela una brillante osservazione degli effetti della luce sul vetro e attraverso l’acqua; tutto viene rappresentato con una eccezionale accuratezza, al punto da poter determinare non solo l’età del liuto e del violino, ma anche seguire ciascun dettaglio delle corde, della scatola dei piroli, del ponticello, della cassa, della tastiera, della rosetta così come questi elementi erano nella realtà. Gli strumenti fanno parte della estesa collezione del cardinale Del Monte e la musica, incipit di quattro madrigali di Jacques Arcadelt, era scritta probabilmente su uno spartito. Caravaggio vede e studia quegli strumenti dal 1595 quando prende servizio presso il cardinale a Roma e dimostra di possedere una discreta formazione musicale, tanto da rappresentare diversi strumenti e partiture in altre sue importanti opere come i «Musici» (1595 circa), «Riposo durante la fuga in Egitto» (1594-1595), «Amor vincit omnia» (1601-1602).
«Così la mostra allestita negli straordinari spazi del Museo del violino, partendo dall’opera di Monteverdi, dai suoi strumenti e dalla luce di Caravaggio -afferma Fausto Cacciatori- ripercorre il clima di cambiamento e novità di un periodo denso di significati per la storia della musica e degli strumenti musicali, e per l’arte del dipingere. Sono gli anni in cui il violino si rivela, per timbro e sonorità, più adatto degli altri strumenti a interpretare i toni del melodramma, ad accompagnare in musica il recitar cantando. Sono gli anni in cui il naturalismo di Caravaggio conferisce a ogni corpo una forma tridimensionale evidenziata dalla particolare illuminazione, lasciando in eredità uno stile proprio, oggi noto non a caso come caravaggismo».

Per saperne di più
Cremona festeggia Monteverdi. A 450 anni dalla nascita 

Informazioni utili
«Monteverdi e Caravaggio, sonar stromenti e figurar la musica». Museo del violino, piazza Marconi – Cremona. Orari: martedì-domenica, ore 10.00-18.00. Ingresso: intero  € 10,00. Informazioni: tel. 0372.801801 o  info@museodelviolino.org. Sito internet: www.monteverdi450.it. Dall’8 aprile al 23 luglio 2017. 

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