A separarli c’è un secolo di distanza, scandito da due guerre mondiali, dalla rivoluzione delle Avanguardie, dalla radicale trasformazione sociale, economica e culturale che ha interessato il loro Paese d’origine, l’Italia, e l’Europa intera. Eppure la pittura di Pietro Sassi (1834 – 1905) e di Pinot Gallizio(1902 – 1964), entrambi piemontesi -il primo di Alessandria, il secondo di Alba– sembra accomunata da una caratteristica peculiare ad entrambi: la convivenza dell’attaccamento viscerale alla propria terra d’origine, alle sue tradizioni, ai suoi costumi, con una sperimentazione aperta alle istanze della cultura figurativa europea, a loro coeva, più avanzata.
Se, infatti, Pietro Sassi, poco più che trentenne, dopo un primo periodo di formazione svolto nella sua città natale e a Torino, viaggia per l’Europa seguendo le tappe formative dei pittori di paesaggio della seconda metà dell’Ottocento, toccando dapprima Ginevra, dove frequenta lo studio di Alexandre Calame, quindi la Savoia e, per ultimo, Parigi, dove, nel 1865, soggiorna per un mese, visitando musei ed esposizioni.
Pinot Gallizio, dal canto suo, farà di Alba un laboratorio di sperimentazione creativa capace di mettere in contatto il piccolo centro del cuneese con alcuni protagonisti della neoavanguardia europea. Ad Alba, infatti, nel 1955 l’artista fonda con il danese Asger Jorn e Piero Simondo, il Laboratorio sperimentale del movimento internazionale per una Bauhaus immaginista, sede di ricerca artistica ed elaborazione teorica, la cui attività risulterà fondamentale per la creazione dell’Internazionale Situazionista che lo stesso Gallizio fonderà nel 1957, con, fra gli altri, Guy Debord, Michèle Bernstein, Ralph Rumney e Constant.
La Galleria Ottocento di Roma celebra questi due importanti artisti piemontesi con una doppia esposizione, allestita in occasione dell’inaugurazione della sua nuova sede espositiva in via Monserrato, sistemata accanto allo storico locale sito nel centro storico capitolino e pensato come spazio riservato a una contaminazione fra la pittura da cavalletto dell’Ottocento e la ricerca di nuovi linguaggi espressivi deflagrata nel Novecento, mettendo in dialogo la ricerca di artisti, lontani per formazione, cultura e sensibilità, ma capaci di incarnare, con analogo talento e furore creativo, il genio italico.
La mostra «Un bisogno ossessionante di cosmo», a cura di Alessio Ponti, si configura pertanto come un percorso costruito su due binari paralleli, lungo i quali, si snodano due significativi percorsi artistici. Da un lato, la pittura ad olio, protesa alla ricerca di soluzioni formali che esaltino i raccordi formali del paesaggio, adottata da Pietro Sassi, si squaderna nella serie di impressioni dal vero eseguite nella città eterna, dove nel 1875 il pittore di Alessandria si trasferisce definitivamente. Dall’altro, le resine plastiche, i pigmenti metallici, le tempere grasse, sismografi del vorticoso ductus pittorico delle opere di Gallizio realizzate nei primi anni Sessanta, rivelano, come scrisse la grande critica d’arte Carla Lonzi, «un bisogno ossessionate di cosmo». La stessa ricerca di infinito che anima le vedute di una «Roma sparita», quella dipinta da Pietro Sassi dalla terrazza del suo studio, dal cuore dei monumenti di età imperiale, dagli scorci ariosi e sconfinati della periferia cittadina e della campagna laziale.
Ad arricchire il percorso espositivo, al fine di documentare il milieu artistico frequentato dall’architetto Marta Lonzi, dalla cui collezione proviene l’intero corpus delle opere di Gallizio in mostra, alcuni lavori realizzati da Carla Accardi ed Enrico Castellani, fra i quali spicca la «Lampada A. L. 70,» un doppio cilindro di metacrilato serigrafato realizzato dalla Accardi proprio in collaborazione con la Lonzi nel 1970.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Pietro Sassi, Il pellegrinaggio alla Madonnina dell’Arapietra, olio su tavola, 15 x 23 cm, firmato e datato sul recto in basso a sinistra P. Sassi 1901. Sul verso, presenti le iscrizioni a matita Espo Roma 1902 e 1901 Luglio 14;. [fig. 2] Pinot Gallizio, Senza titolo, 1963, tecnica mista su cartoncino (resine plastiche, pigmenti metallici, tempere), 50 x 70 cm, dedicato, firmato e datato sul verso a Marta / Pinot / Alba maggio 63, Collezione Marta Lonzi; [fig. 3] Marta Lonzi e Carla Accardi, Lampada A.L.70, 1970. Collezione Marta Lonzi
Informazioni utili
«Un bisogno ossessionante di cosmo». Galleria Ottocento, via di Monserrato, 8 - 9 - Roma. Orari: dal lunedì al sabato, ore 10.00-13.00 e ore 16.00-20.00 (possono variare, verificare sempre via telefono). Ingresso gratuito. Informazioni: tel. 06.6871425 o alessio@ottocento.it. Sito internet: www.ottocento.it. Fino al 19 giugno 2017.
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