È ricco il cartellone di eventi che i Musei civici di Venezia hanno ideato in occasione della cinquantasettesima Mostra internazionale d’arte contemporanea con l’intento di essere non solo depositari della memoria storica della città, ma anche promotori di un’indagine critica e di un’esplorazione sui linguaggi più attuali della ricerca creativa. «Muve contemporaneo», progetto nato nel 2013 per iniziativa di Gabriella Belli, giunge così alla sua terza edizione anche grazie alla collaborazione con prestigiose istituzioni internazionali come il Lacma di Los Angeles, il Guggenheim di Bilbao, il Museum of Fine Arts di Boston, la Royal Academy di Londra e la Phillips Collection di Washington.
Il Museo Correr -che si affaccia su piazza San Marco, cuore pulsante della città lagunare- apre, per esempio, le sue porte a Shirin Neshat con la mostra «La casa dei miei occhi», per la curatela di Thomas Kellein, che espone parte dell’omonima serie di ritratti scattati dall’artista iraniana, di stanza a New York, tra il 2014 e il 2015 in Azerbaijan, Paese crocevia di tante lingue, etnie e religioni.
Il risultato è un grande arazzo di ventisei volti umani, sistemati in pose e abiti simili su uno sfondo scuro, che rimarrà collocato fino al prossimo 26 novembre nella Sala delle Quattro porte al secondo piano del palazzo veneziano, nell’ambito del percorso permanente.
Quasi tutte le persone raffigurate hanno le mani giunte; questo dettaglio è un richiamo ai dipinti religiosi cristiani e in particolare a quelli di El Greco. Sullo sfondo delle stampe, impresse su gelatina d’argento, appaiono testi calligrafici scritti in inchiostro che Shirin Neshat ha in parte tratto da poesie di Nizami Ganjavi, scrittore iraniano del XII secolo che visse in quello che è oggi l’Azerbaijan.
Nella stanza vicina a questa ipnotica installazione -che circonda una bella Madonna gotica in legno, tesoro della collezione dei Musei civici veneziani- è possibile vedere anche il video «Roja» (2016), riflessione, a partire dai sogni e dai ricordi della stessa artista, sulla nostalgia di legami di una donna iraniana per la sua terra e sul tema, quanto molto attuale, della migrazione e dello sradicamento dalle proprie radici.
Al Correr, fino al prossimo 10 settembre, è esposta anche una piccola mostra di Roger de Montebello, per la curatela di Jean Clair. Il lavoro dell’artista franco-americano -affermano gli organizzatori- «si potrebbe definire borderline, al limite tra astrazione e figurazione, sempre guidato da una poetica della luce di grande efficacia, con effetti in bilico tra pensiero e sensazione, che gli fanno esplorare, in una visione quasi metafisica, dettagli delle cose o delle persone, porte sull’acqua, alberi, volti, architetture affacciate sui canali veneziani, specchi in cui si riflettono immagini di architetture».
Sempre in piazza San Marco, ma nel vicino Palazzo ducale, «Muve contemporaneo» propone in anteprima mondiale, e fino al prossimo 24 novembre, il nuovo video dell’artista scozzese Douglas Gordon: «Gente di Palermo». Si tratta di un filmato amatoriale di due minuti o poco più girato dallo stesso artista con il cellulare durante una visita casuale alla Cripta dei Cappuccini a Palermo, un vasto e celebre cimitero sotterraneo che conserva migliaia di cadaveri imbalsamati ed esposti ai visitatori in lunghi e tetri corridoi.
Qui, tra le mummie dei più piccoli, Douglas Gordon si è imbattuto per caso in un delfino gonfiabile abbandonato, che fluttuava verso il soffitto. Il macabro contrasto tra l’aspetto ludico del palloncino e la drammaticità del contesto, tra la vita e la morte, è stato sintetizzato in pochi fotogrammi carichi di pathos, nei quali si racconta la macabra ironia della sorte che porta un giocattolo da luna park tra i corpi di bambini che non potranno giocare mai più.
Il percorso tra le mostre più significative di «Muve contemporaneo» non può non fare tappa a Palazzo Fortuny, dove è allestita fino al prossimo 27 novembre la mostra «Intuition», curata da Daniela Ferretti e Axel Vervoordt, con Dario Dalla Lana, Davide Daninos e Anne-Sophie Dusselier.
Artefatti antichi e opere del passato dialogano con manufatti contemporanei creando una riflessione, colta e affascinante, sui concetti di intuizione, sogno, telepatia, fantasia paranormale, meditazione e potere creativo, per giungere all’ipnosi e all’ispirazione.
Da Vassily Kandinsky a Paul Klee, da Kazuo Shiraga a Lucio Fontana, da André Breton a Joseph Beuys, senza dimenticare le sperimentazioni fotografiche di Raoul Ubac e Man Ray, le opere su carta di Henry Michaux e Joan Miró o le sperimentazioni di figure cruciali dell’attualità come Marina Abramovic e Anish Kapoor, il percorso espositivo analizza i meccanismi segreti della genesi creativa e intellettuale, soffermandosi su quei «lampi improvvisi» che ci permettono di acquisire conoscenze senza prove, indizi o ragionamento cosciente. Ad aprire la carrellata di opere in mostra sono una serie di menhir del periodo Neolitico, provenienti da antiche civiltà europee, che creano un'immediata correlazione tra cielo e terra e che da soli meritano una visita a Palazzo Fortuny.
Interessante è anche la proposta espositiva di Palazzo Mocenigo che, fino al 1° ottobre, presenta nella sua White Room la mostra «Trasformation», a cura di Inger Wästberg, con le opere-gioiello di sei artiste svedesi le cui creazioni sono già al museo nazionale di Stoccolma.
Quelli esposti non sono monili convenzionali, ma manufatti che contengono messaggi, simbolismi e riferimenti subliminali, oltre a essere ornamenti esteticamente belli e affascinanti. Metà delle artiste in mostra lavora con materiali semplici e poco costosi: ecco così -accanto ai lavori di Tobias Alm, Hanna Hedman e Märta Mattsson- le collane di crine di cavallo di Agnes Larsson, l’uso fantasioso delle pelli di salmone e pesce persico di Catarina Hallzon o la corda di cotone usata nelle collane di Sara Borgegard Alga, a sottolineare come il significato artistico possa apportare valore a un pezzo più delle pietre preziose.
Nello stesso museo, ma fuori dal circuito «Muve contemporaneo», merita una visita anche la mostra «Cabinet of Curiosities. La collezione Storp», allestita nel Pòrtego del piano nobile del palazzo per la curatela di Gergana von Heyking. «Naturalia», «Artificialia» e «Mirabilia» sono le tre sezioni in cui è divisa l’esposizione, che allinea una selezione di flaconi e contenitori per profumi, occasione creativa per esercitazioni virtuosistiche, dove il talento del design e dell’esecuzione si accompagna alla scelta di materiali pregiati, come l’oro e l’argento, e a tecniche sofisticate, come gli smalti e l’incisione, capaci di emulare in un prodigioso equilibrio estetico e cromatico la perfezione della natura che può mettere a disposizione materiali speciali come corazze di animali marini, piante e cortecce esotiche.
Poco distante da Palazzo Mocenigo merita una visita Ca’ Pesaro che, in occasione della Biennale d’arte, presenta un nuovo allestimento delle sue collezioni permanenti con l’inserimento, alle Sale 6 e 7, delle opere provenienti dalla raccolta di Chiara e Francesco Carraro. Ottantadue le opere che compongono il lascito, compresi come la splendida collezione di vetri che vede la firma, tra gli altri, di Ercole Barovier, Carlo Scarpa, Fulvio Bianconi, Napoleone Martinuzzi, Archimede Seguso, Paolo Venini e Vittorio Zecchin, o rare creazioni di arredamento di inizio del Novecento, con nomi di grido come quelli di Eugenio Quarti e Carlo Bugatti. Accanto a questi lavori è esposta una selezione di sculture e dipinti di grande livello, che spazia dal grande «Polittico Garagnani» (1957) di Gino Severini, restaurato per l’occasione, alle nature morte di Giorgio Morandi, dagli affascinanti ritratti borghesi di Antonio Donghi, tra cui si segnalano «Gli amanti alla stazione» e «Le villeggianti», alla bella formella in marmo «Maria dà luce ai pargoli cristiani» di Adolfo Wildt, senza dimenticare le sculture «La Pisana» e «Il bevitore» di Arturo Martini.
L’acquisizione a lungo termine della collezione Carraro ha offerto anche l’occasione per ripensare l’intero percorso espositivo, ora arricchito da opere provenienti dai depositi che danno conto di un movimento nato proprio in questo palazzo, quei «Ribelli di Ca’ Pesaro» che negli anni tra il 1908 e il 1924 videro il coinvolgimento di nomi quali Umberto Boccioni e Gino Rossi, o che omaggio artisti simbolo dell'arte contemporanea come Calder, Kandinskij, Klee, Picasso o Matisse.
Un programma, dunque, articolato quello offerto dai Musei civici veneziani per questa estate, che si completa con le mostre sulle isole di Murano e Burano dedicate alla sperimentazione contemporanee nel campo del vetro e del merletto di Gaetano Pesce, Dino Martens e Mario Bissacco, creando così un virtuoso cortocircuito tra ieri, oggi e domani «ideato -racconta Gabriella Belli- soprattutto per chi vive in questa città d’acqua e di terraferma, che nel consumo quotidiano della cultura può intravedere la nascita di una nuova identità. Tutto serve per proiettare la città nel futuro, portandosi appresso la grande storia del suo passato».
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Shirin Neshat, «Anna», from «The Home of My Eyes» series, 2015. Silver Gelatin Print and Ink, 152.4 x 101.6cm (40 x 60 in). Courtesy Written Art Foundation, Frankfurt am Main, Germany; [fig. 2] Shirin Neshat, «Javid», from «The Home of My Eyes» series, 2015. Silver Gelatin Print and Ink, 152.4 x 101.6cm (40 x 60 in). Courtesy Written Art Foundation, Frankfurt am Main, Germany; [fig. 3] Roger de Montebello, «Porta delle Terese», 2014. Oil on canvas, 140x190cm; [fig. 4] Douglas Gordon, un frame del video «Gente di Palermo», 2017; [fig. 5] Giorgio Morandi, «Natura morta», 1943. Opera esposta a Ca'Pesaro nell'ambito dell'allestimento per la presentazione della Collezione Carraro; [fig. 6] Scarabeo diamantato. Opera esposta nella mostra «Trasformation» a Palazzo Mocenigo; [figg. 7 e 8] Veduta della mostra «Intuition» a Palazzo Fortuny
Informazioni utili
Per notizie sugli orari di apertura e sui costi dei biglietti delle mostre in corso ai Musei civici veneziani è possibile consultare il sito http://www.visitmuve.it/.
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