ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

martedì 27 giugno 2017

Robert Indiana e il suo «Love» in mostra a Locarno e Milano

«Robert Indiana è conosciuto in tutto il mondo per la sua opera tridimensionale che recita la parola Love in lettere maiuscole, disposte in un riquadro con la lettera O-inclinata. Nata nella metà degli anni Sessanta come cartolina natalizia del Moma di New York e in breve assurta a inno della pace per poi affermarsi come marchio universale della Hippie Generation, questa scritta, incisa a caratteri cubitali nell’immaginario collettivo è diventata, forse ancor più della Marilyn di Andy Warhol, una delle icone più forti e suggestive dell’arte contemporanea facendo il giro del mondo e arrivando ad offuscare, con la sua notorietà, persino il nome del suo stesso creatore». Così Rudy Chiappini parla di Robert Indiana e della sua opera più celebre, la scultura «Love», vera e propria icona dell’arte contemporanea che si può ammirare in importanti luoghi pubblici di tutto il mondo, dalla Sixth Avenue a New York ai giardini del Museum of Art a New Orleans, fino alla piazza principale di Taipei.
Considerato una delle voci leader della Pop Art con Andy Warhol, Roy Lichtenstein, Claes Oldenburg, Tom Wesselmann e James Rosenquist, l’artista americano è in questi giorni, e fino al prossimo 13 agosto, al centro di una mostra allestita nelle sale della Pinacoteca comunale Casa Rusca di Locarno, che si configura come la sua prima esposizione in un museo svizzero.
Circa una sessantina le opere esposte, che ripercorrono la sua intera carriera dagli anni Cinquanta, quando si trasferisce nella Grande Mela, in un loft nella zona portuale di Coenties Slip, ed entra in contatto con esponenti del movimento minimalista come Ellsworth Kelly, Agnes Martin e Jack Youngerman. Nascono così opere che hanno tutto il fascino di una pittura dalla vena geometrica, pulita, hard-edge.
Accanto a questi primi dipinti, il percorso espositivo presenta le opere su legno dai motivi geometrici degli anni Cinquanta, gli assemblaggi denominati herms realizzati con materiale usurato come assi di legno, metallo e ruote arrugginite, i lavori dei decenni successivi in cui le parole e i segni sono i protagonisti assoluti, per arrivare alla serie dedicata a Marilyn Monroe e alle recenti creazioni in cui i temi della ricerca sono tradotti in ideogrammi cinesi.
Audace, iconica, colorata, celebrativa e apparentemente immediata, quella di Robert Indiana si configura così come un’opera dalla grande efficacia e potenza visiva, che colpisce istantaneamente l’occhio e la mente dello spettatore. Questo anche grazie alla presenza nelle opere di immagini-testo alla portata di tutti, ma che in realtà racchiudono un profondo significato esistenziale o di denuncia sociale. Il «sogno americano» è, per esempio, uno dei temi più ricorrenti e noti della produzione dell’artista. La retorica e l’utopia collettiva di una nazione-modello secondo cui attraverso il duro lavoro, il coraggio, la determinazione sia possibile raggiungere libertà, felicità e benessere materiale ha sempre influenzato il suo immaginario. Ma le opere di Robert Indiana, da «The American Dream, I» del 1961 al dipinto «The Rebecca» (raffigurante una nave statunitense che trasportava schiavi), sono critiche e ciniche nei confronti di quel «sogno»: la promessa dell’uguaglianza, della libertà e della ricerca della felicità contenuta nella Dichiarazione d’Indipendenza appare incompleta, afferma l’artista, nella misura in cui si indirizza solo a una parte della popolazione.
Robert Indiana è, comunque, come tutti gli altri Pop Artist figlio di quella storia. La sua arte «verbale-visuale» nasce in un momento in cui l'America cosmopolita della presidenza Kennedy (1961-1963) reclama se stessa, le proprie immagini, i propri oggetti, i propri vezzi, la propria unicità. Nasce così un sistema comunicativo inedito nel quale i prodotti industriali, le immagini del cinema, i fumetti, i cartelloni pubblicitari e anche i segnali stradali diventano il «contenuto» dell’opera d'arte. «Ci sono più segni che alberi in America. Ci sono più segni che foglie. Per questo penso a me stesso come a un pittore del paesaggio americano», dichiarava a tal proposito Robert Indiana in un’intervista al «New York Times».
Nasce così nel 1965 «Love», una delle immagini più sfruttate e replicate al mondo, stereotipo visivo di un’epoca e di una società riprodotto ancora oggi nelle pubblicità, sulle copertine di libri e dischi, in riviste, poster, sui capi d’abbigliamento e di arredamento. Un’opera dalla forte valenza iconica che apre anche la mostra milanese, al Museo della Permanente, che Danilo Eccher ha voluto dedicare al tema dell’amore. Trentanove le opere esposte fino al prossimo 23 luglio, tra cui si segnalano altri lavori fortemente iconici come la stereotipata e commerciale «Smoker #3» (3-D) di Tom Wesselmann, l’intramontabile «One Multicoloured Marilyn (Reversal Series)» di Andy Warhol e il pulsante «Coração Independente Vermelho #3 (PA)» di Joana Vasconcelos, il gigantesco cuore fatto di posate di plastica rossa che canta, con la voce di Amalia Rodriguez, l’incanto del fado con la sua melodia struggente e nostalgica.
Tra le opere da vedere a Milano, delle quali rimarrà documentazione in un catalogo edito da Skira, si segnalano anche i sei grandi dipinti della serie «Love Forever», mai esposti nel nostro Paese, che presentano elementi caratteristici dell'iconografia che ha reso nota Yayoi Kusama, artista giapponese nominata dal «Time» nel 2016 come una delle cento personalità più influenti del mondo: occhi, volti di profilo e altre forme più indeterminate che richiamano le strutture cellulari, spesso in combinazioni pulsanti, dalle suggestioni surrealiste e psichedeliche.
Completano il percorso espositivo i grandi e sensuali fiori di Marc Quinn e quelli colorati di Nathalie Djurberg & Hans Berg, gli eterni baci in marmo di Marc Queen e Francesco Vezzoli, le video-installazioni di Ragnar Kjartansson, Tracey Moffatt, Nathalie Djurberg e Hans Berg, ma anche opere di Vanessa Beecroft e Gilbert & George. Il tutto concorre a raccontare le diverse sfaccettature dell'amore: felice, atteso, incompreso, odiato, ambiguo, trasgressivo, infantile. Perché, come disse Francis Bacon e come scrive Danilo Eccher a chiusura del suo saggio in catalogo: «dopo tutto, a cosa si interessa la maggior parte dei pittori? Alla vita. Tutti gli artisti sono amanti, amanti della vita, vogliono vedere come riescono a piazzare la trappola in modo che la vita ne venga fuori più vivida e più violenta».

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Robert Indiana, «Love», 1967. Acquaforte e acquatinta, 66 x 66 cm. © Robert Indiana - ProLitteris Zurigo; [fig. 2]  Robert Indiana, Marilyn, Marilyn», 2007. Serigrafia, 100 x 100 cm. © Robert Indiana - ProLitteris Zurigo; [fig. 3]  Robert Indiana, «The Rebecca», 1962. Olio su tela, 152,4 x 121,9 cm. © Robert Indiana - ProLitteris Zurigo; [fig. 4] Robert Indiana, «Love», 1966-1999. Scultura, alluminio policromo (red and gold), 91,5x91,5x45,75 cm. AP 3/4. Courtesy: Galleria d'Arte Maggiore, G.A.M., Bologna, Italia. © Robert Indiana; [fig. 5] Robert Indiana, «Amor», 1998. Scultura, alluminio policromo (blue and red), 104x96,5x50,8 cm. Ed. 3/6 Courtesy: Galleria d'Arte Bologna, Italia. © Robert Indiana

Informazioni utili
«Robert Indiana». Pinacoteca comunale Casa Rusca, piazza Sant’Antonio - Locarno (Svizzera). Orari: martedì - domenica, ore 10.00-12.00 e ore 14.00-17.00; lunedì chiuso. Ingresso: intero CHF 12.-, ridotto  CHF 10.-, studenti dai 16 anni e  gruppi AVS/AI (minimo 10 persone) CHF 6.-, ingresso gratuito per le scuole  e per gli studenti fino ai 16 anni. Prenotazioni e informazioni: +41(0)917563185 o servizi.culturali@locarno.ch. Sito internet: www.museocasarusca.ch. Fino al 13 agosto 2017. 

«Love. L’arte contemporanea incontra l'amore». Museo della Permanente, via Filippo  Turati, 34 - Milano. Orari: tutti i giorni, ore 9.30-19.30 (la biglietteria chiude un'ora prima). Ingresso (con audioguida): intero € 13,00, ridotto da € 11,00 a € 3,00. Informazioni: tel. 02.8929711. Sito internet: www.mostralove.it o www.lapermanente.it. Fino al 23 luglio 2017. 


Nessun commento:

Posta un commento