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venerdì 26 gennaio 2018

Trieste, la Shoah attraverso gli occhi di Anton Zoran Mušič

Le arti figurative hanno spesso il pregio di far continuare a vivere attraverso immagini e sensazioni pagine significative della nostra Storia, ricordando ciò che è stato per far sì che non accada più. È il caso della Shoah: i visi allucinati di Edith Birkin, le scene di grande impatto fotografico di David Olère, i profili tratteggiati di Richard Grune, la disperazione ritratta da Sara Kestelman, i terribili paesaggi di Samuel Bak e le fosse dipinte da Leslie Cole sono soltanto alcune testimonianze del genocidio nazista giunte fino a noi.
Tra gli artisti che hanno impresso nella nostra memoria la brutalità di ciò che è avvenuto nei campi di concentramento c’è anche Anton Zoran Mušič (Boccavizza, 12 febbraio 1909 – Venezia, 25 maggio 2005), a cui la città di Trieste dedica negli spazi del Civico Museo Revoltella, in occasione della Giornata internazionale della memoria 2018, la mostra «Occhi vetrificati».
L’esposizione, per la curatela di Laura Carlini Fanfogna, allinea ventiquattro disegni, tutti inediti, che l’artista realizzò nel 1945, mentre era prigioniero a Dachau, marchiato con il triangolo rosso dei deportati politici, a causa dell’accusa di collaborazione alla Resistenza per la sua amicizia con Ivo Gregorc, membro della Croce Rossa slovena.
Questi lavori erano stati «dimenticati» tra i fascicoli d’archivio conservati in varie istituzioni che si occupano di preservare la memoria storica degli eventi legati alla Seconda guerra mondiale, tra cui l’Istituto regionale per la Storia del movimento di Liberazione nel Friuli Venezia Giulia, e sono ritornati alla luce nel luglio del 2016 nel corso di una ricerca che il professor Franco Cecotti, vicepresidente dell’Aned - Associazione nazionale ex deportati, stava conducendo.
Oggetto del suo interesse era una cartella contenente ciclostilati e materiali intitolata «Gli italiani in Dachau» e risalente al maggio del 1945. La stessa data era riportata anche su una seconda cartella, contrassegnata come «Disegni campo Dachau», dalla quale sono emerse le opere di Mušič al centro dell’esposizione triestina.
I disegni furono realizzati dall’artista appena dopo l’arrivo degli Alleati, quando egli sopravviveva nel campo in una sorta di quarantena, sopraffatto dall’angoscia che ancora lo torturava.
Le ventiquattro opere riunite in mostra facevano parte di un corpus più ampio di pezzi che Mušič donò in parte ai compagni sopravvissuti.
Questi disegni andarono dispersi, fatta eccezione per il nucleo esposto ora al museo Revoltella.
Fissati a matita o inchiostro su supporti disparati come fogli di quaderno, carte di riciclo e persino libri, questi lavori, dove spesso sono raffigurati cadaveri a mucchi e a pile, danno forma all’orrore. Sembrano urla silenziose di dolore, un dolore che l’artista tenne a lungo lontano dalla sua memoria. Ritornato a casa, Mušič si dedicò, infatti, a lungo a raccontare l’amata Venezia e i paesaggi dalmati e solo negli anni Settanta, trascorso un quarto di secolo, riuscì a ritornare sull’argomento con la serie «Noi siamo gli ultimi», raccontando «l’orrido che è insito nell’uomo».
«I ventiquattro disegni di Music, vero tesoro d’arte e di storia, dopo l’esposizione resteranno in deposito nelle nostre collezioni -sottolinea Laura Carlini Fanfogna, curatrice della mostra e direttrice del Servizio civici musei e biblioteche del Comune di Trieste - e saranno affiancati dalla storica video-intervista che vent’anni fa l’artista rilasciò in occasione della sua mostra alla Risiera di San Sabba, rievocando quella deportazione a Dachau».
«Con l'occasione abbiamo voluto anche documentare – racconta ancora la Carlini Fanfogna - la realtà di quel campo e di altri campi di sterminio, attraverso una selezione di immagini che l’Usis-United States Information Service vi realizzò all’arrivo delle truppe alleate. Sono immagini tratte dalla nostra fototeca, ricca di quasi 3 milioni di foto e, tra esse, di un corpus di ben 14 mila concesse proprio dall’Usis».

Informazioni utili
«Occhi vetrificati». Museo Revoltella, via Diaz, 27 - Trieste. Orari: lunedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato e domenica, ore 10.00-19.00; la cassa chiude alle ore 18.15. Ingresso: intero € 7,00, ridotto € 5,00, ridotto scolastico € 3,00. Informazioni: tel. 040.6754350/4158. Sito internet: www.museorevoltella.it. Dal 27 gennaio al 2 aprile 2018. 

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