ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

mercoledì 12 giugno 2019

«#AnneFrank. Vite Parallele»: Helen Mirren porta al cinema il «Diario»

«…E cerco un mezzo per diventare come vorrei essere e come potrei essere se… non ci fossero altri uomini al mondo». Si chiude così il «Diario» di Anna Frank. È il 1° agosto del 1944. La giovane scrive per l’ultima volta a Kitty, la sua amica immaginaria. Le racconta le sue frustrazioni di ragazzina, quel sentirsi «un fastello di contraddizioni», che la rendono sorella di tanti coetanei adolescenti di tutti i tempi. Tre giorni dopo, il 4 agosto 1944, la Gestapo entra nell’appartamento segreto di Amsterdam, in cui Anna Frank si nasconde con la famiglia per sfuggire alla persecuzione nazista. La sua unica colpa è di essere ebrea in un mondo che crede nella superiorità della razza ariana e che considera nemico ciò che è diverso. La giovane viene deportata nel campo di concentramento nazista di Bergen Belsen, dove muore di stenti tra il febbraio e il marzo del 1945, insieme alla sorella Margot, a causa di un’epidemia di tifo. Di lei ci rimangono poche foto e un diario, pubblicato per la prima volta nel 1947 in tremila copie, per volontà del padre Otto, con il titolo «Het Achterhuis» («Il retrocasa»). Sono quelle pagine, la cui fama circola presto in tutta Europa (la prima edizione italiana è del 1954 e vede la prefazione di Natalia Ginzburg per Einaudi), a restituirci il volto di una ragazzina che sogna di diventare scrittrice e che conquista i lettori con il suo strenuo ottimismo e la sua toccante fede nell'umanità a dispetto dei tempi oscuri. «...È un gran miracolo - si legge, infatti, nel «Diario» - che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell'intima bontà dell'uomo che può sempre emergere...».
Se non fosse morta a Bergen Belsen, Anna Frank, nata il 12 giugno 1929 a Francoforte, quest’anno avrebbe compiuto 90 anni. Eventi, trasmissioni tv, libri commemoreranno, nei prossimi mesi, il suo anniversario di nascita. Fabbri Editori, per esempio, le dedica un profilo biografico, a cura di Maria Isabel Sánchez Vegara, nella collana «Piccole donne, Grandi sogni»; mentre Rai Tre manderà in onda, nella serata di giovedì 13 giugno, uno speciale a cura di Corrado Augias.
Tra gli appuntamenti più attesi c’è il documentario «#AnneFrank. Vite parallele», scritto e diretto da Sabina Fedeli e Anna Migotto, con la colonna sonora di Lele Marchitelli, la cui produzione è firmata da 3D Produzioni e Nexo Digital in collaborazione con l’Anne Frank Fonds di Basilea, Sky Arte, il Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa.
Il film, in proiezione nei cinema italiani l’11, 12 e 13 novembre, avrà come guida d’eccezione Helen Mirren, premio Oscar® come migliore attrice per «The Queen».
Come sarebbe stata la vita di Anne Frank se avesse potuto vivere dopo Auschwitz e Bergen Belsen? Cosa ne sarebbe stato dei suoi desideri, delle speranze di cui scriveva nei suoi diari? Cosa ci avrebbe raccontato della persecuzione, dei campi di concentramento? Come avrebbe interpretato la realtà attuale, il rinascente antisemitismo, i nuovi razzismi? Sono tante le domande che ci vengono in mente ripensando ad Anna Frank, la cui storia verrà raccontata da Helen Mirren attraverso le pagine del suo «Diario», un testo straordinario che ha fatto conoscere a milioni di lettori in tutto il mondo la tragedia del nazismo, pur non raccontandolo in maniera diretta.
Il set del film è la camera del rifugio segreto di Amsterdam in cui la ragazzina resta nascosta per oltre due anni. È stata ricostruita nei minimi dettagli dagli scenografi del Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa, fondato da Giorgio Strehler, permettendoci così di ritornare in quel 1942, in cui inizia la storia di Anna Frank nel rifugio olandese. Nella stanza ci sono gli oggetti della sua vita, le fotografie con cui aveva tappezzato le pareti, i quaderni su cui scriveva.
La sua vicenda si intreccia con quella di cinque sopravvissute all’Olocausto, bambine e adolescenti come lei, con la stessa voglia di vivere e lo stesso coraggio: Arianna Szörenyi, Sarah Lichtsztejn-Montard, Helga Weiss e le sorelle Andra e Tatiana Bucci.
L’attrice Martina Gatti, simbolo delle tante teenager che si sentono ancora vicine ad Anna, ci conduce nei luoghi che hanno fatto da scenario alle storie di queste giovani. Viaggia per l'Europa, dal campo di concentramento di Bergen-Belsen in Germania al Memoriale della Shoah di Parigi. Scatta selfie. Scrive post. Compila una sorta di diario digitale, capace di parlare ai suoi coetanei: un modo immediato per mettere in relazione le tragedie passate con il presente, per capire quale sia oggi l’antidoto contro ogni forma di razzismo, discriminazione e antisemitismo. È la sua curiosità, la sua voglia di non restare indifferente, a farci riscoprire l’assoluta contemporaneità delle parole di Anna Frank, ma anche la potenza delle voci di chi ancora può ricordare: Arianna, Sarah, Helga, Andra e Tatiana. Come la giovane tredicenne di Francoforte, queste donne hanno subito, da giovanissime, la persecuzione e la deportazione. A loro è stata negata l’infanzia. Hanno perduto nei lager madri, padri, fratelli, amici, amori. I loro racconti danno così voce al silenzio del «Diario», che si interrompe improvvisamente con l’arresto del 4 agosto 1944.
Non mancano nel documentario testimonianze, come quelle del rabbino Michael Berenbaum, dello storico della Shoah Marcello Pezzetti, dell’etnopsicologa francese Nathalie Zajde, della violinista di fama internazionale Francesca Dego, del giornalista Yves Kugelmann, di Ronald Leopold dell’Anne Frank House e di Alain Granat, direttore del magazine online «Jewpopo».
In occasione dell’uscita del docu-film, nasce anche il profilo Instagram @CaraAnneFrank: come Kitty contemporanee, tutti noi possiamo parlare ad Anne e alle altre testimoni raccontando loro i nostri pensieri e le nostre emozioni sul tema della memoria. È questo l’invito rivolto a studenti e lettori con l’intento di mettere nuovamente in luce l’assoluta contemporaneità del messaggio e delle testimonianze di Anna, Arianna, Sarah, Helga, Andra e Tatiana, strumento per decifrare il mondo attuale e come antidoto contro ogni forma di razzismo.

Per saperne di più 
www.annefrankviteparallele.com

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