In occasione della cinquantanovesima edizione della Biennale d’arte, una delle sale più simboliche di questo edificio antico e pieno di storia, quella dello Scrutinio, ovvero la sede designata all’elezione del Doge, apre per la prima volta le proprie porte all’arte contemporanea.
Su invito della Fondazione Musei civici di Venezia, Anselm Kiefer (Donaueschingen, 1945), artista tedesco che nel corso della sua carriera si è confrontato con i temi della storia e della memoria, presenta, per la curatela di Gabriella Belli e Janne Sirén, il progetto site specific «Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce».
Il titolo della mostra, aperta fino al 29 ottobre, è mutuato dalle parole del filosofo veneto Andrea Emo (Battaglia Terme - Padova, 1901-Roma, 1983), pensatore solitario e quasi dimenticato, che ha visto pubblicata la sua prima raccolta, «Il Dio negativo. Scritti teorici 1925-1981», solo nel 1989, postuma, grazie all’interessamento di Massimo Cacciari e della casa editrice Marsilio.
In un gioco di stratificazioni, che sovrappone storia a storia e che ci ricorda che «niente è eterno sotto il sole», le sfolgoranti cromie del «Giudizio Universale» (1594-1595) di Jacopo Negretti detto Palma il Giovane e l’affollata e spettacolare tela «La battaglia di Lepanto» (1595-1605) di Andrea Michieli detto il Vicentino, che in una visione simultanea narra le ore lunghe e terribili dello scontro navale fra le flotte musulmane dell'Impero ottomano e quelle cristiane della Lega Santa durante la guerra di Cipro (7 ottobre 1571), lasciano temporaneamente spazio ai monumentali pannelli terra-cielo del progetto espositivo di Anselm Kiefer con cui si chiudono le celebrazioni per i 1600 anni dalla fondazione della città di Venezia.
Per comprendere appieno la nuova opera dell’artista tedesco vale la pena ricordare che l’attuale decorazione della Sala dello Scrutinio, un tempo chiamata Sala della Libreria perché conservava al suo interno i preziosi manoscritti lasciati da Francesco Petrarca e dal cardinal Bessarione alla Repubblica, è frutto di un restauro degli anni Ottanta e Novanta del Cinquecento, che ha coperto con nuove tele, una sorta di «Libro d’oro» dedicato alla grandezza della Serenissima, quelle bruciate durante un devastante incendio che colpì Palazzo Ducale nel 1577.
Anselm Kiefer nasconde queste tele con il suo lavoro, «accumulo – scrive Gabriella Belli in catalogo - di strati quasi geologici di materia, magma da cui emergono figure che sembrano alludere ad alcuni episodi della vita della Repubblica e non solo: una bara vuota a ricordare San Marco, una scala per evocare quella di Giacobbe». Ci sono, poi, sommergibili e uniformi di soldati, metafora della forza bellica dei veneziani, una lunga fila di carrelli, macchie d’oro e d’argento, segni di combustione. Mentre le barene ghiacciate di piombo fuso hanno a che vedere con le teorie di Wegener sulla deriva dei continenti. Paradossi e metafore si alternano così davanti allo sguardo del visitatore come in una istantanea fotografica, che fa propria la convinzione di Andrea Emo secondo cui – racconta Anselm Kiefer - «la storia è una catena di azioni illogiche, astoriche, avvenimenti che non hanno nulla a che fare con causa ed effetto. Ogni evento è un passo avanti contro la legge della necessità».
Questi dipinti nascono, dunque, dalla negazione, dalla cancellazione di altri cui si sovrappongono, in un certo senso sono l’esito del fuoco che ha bruciato l’intera decorazione della sala nel 1577, ma anch’essi sono destinati a morire quando si allontaneranno da Palazzo Ducale. Nell’installazione, che occupa anche la Sala della Quarantia Civil Nova, l’artista tedesco riflette, inoltre, sulla posizione unica di Venezia posta tra il Nord e il Sud e sulla sua interazione tra Oriente ed Occidente trovando connessioni altrettanto significative tra queste differenti culture, la storia della città e il testo dell'opera tragica di Goethe, «Faust: Seconda parte» (1832).
La mostra, che si inserisce nel progetto «Muve contemporaneo», è coraggiosa. «Quanti – si interroga Gabriella Belli, che dirige i Musei civici di Venezia - saranno i visitatori che lamenteranno di non aver potuto ammirare il sangue di Lepanto o di Zara, di non aver potuto portare fiori sulla tomba della storia, costretti a guardare in faccia questo tragico tempo presente? Quanti lasceranno con disappunto la sala e quanti si immergeranno invece in queste rovine contemporanee e prenderanno coscienza di come l’arte possa ancora essere un terreno fertile per coltivare domande e quesiti, anche se apre ai nostri occhi verità inaccessibili, anche se ci mostra il buio, la luce e il buio ancora di questo secolo da poco iniziato ma gravido di dolori e di oscuri presagi? I pellegrini dell’arte sopporteranno tutto questo?». Anselm Kiefer, intanto, fa parlare a Palazzo Ducale il linguaggio del contemporaneo. Rende presente e vivo il passato.
Didascalie delle immagini
Anselm Kiefer, «Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce (Andrea Emo)», 2022, installation view. © Anselm Kiefer. Photo: Georges Poncet. Courtesy Gagosian and Fondazione Musei Civici Venezia
Informazioni utili
Anselm Kiefer, «Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce (Andrea Emo)». Palazzo Ducale, Sala dello Scrutinio -Venezia. Orario: tutti i giorni dalle ore 9.00 alle ore 18.00; ultimo ingresso alle ore 17.00. Ingresso: https://muve.vivaticket.it/it/tour/palazzo-ducale/2478. Informazioni:
https://palazzoducale.visitmuve.it/it/mostre/mostre-in-corso/anselm-kiefer/2022/02/22299/anselm-kiefer. Fino al 29 ottobre 2022
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