ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

sabato 21 aprile 2012

Due «soffi» d’arte di Christiane Löhr per il Fai

Peli di cane, crini di cavallo, denti di leone, fiori di bardana, edera, cardo selvatico, erbe indiane e semi di agrimonia. Non stiamo parlando di una pozione magica, ma dei materiali che Christiane Löhr (Wiesbaden, 1965) utilizza per realizzare le sue sculture: piccole e raffinate installazioni organiche che rimandano a oggetti quotidiani o architettonici.
E' il caso anche di «Drei Quader (Tre cubi)» e «Bogenform und kleine Erhebung (Forma d’archi e piccola elevazione)»: le due opere dell’artista tedesca, entrate nei mesi scorsi nella collezione permanente di Villa Panza, la residenza varesina del Fai – Fondo per l’ambiente italiano, dopo essere state esposte, durante l’estate 2010, nella mostra temporanea «Dividere il vuoto».
In questi lavori minimalisti, collocate in dialogo con le opere di Ford Beckman, si ravvisa una volontà di ri-creazione della natura. Una volontà che è, da sempre, la cifra stilistica di Christiane Löhr: semi, piante, crini di cavallo e fiori assumono, infatti, nella sua opera nuova vita; vengono trasformati in realtà della nostra quotidianità come contenitori, calici, boschetti, costruzioni templari o gioielli.
La similitudine tra forma e oggetto, suggerita dal titolo delle opere, è in realtà molto vaga e finisce per perdere importanza di fronte alla modalità creativa, all’eccezionale manualità dell’artista tedesca, che oggi vive tra Colonia e Prato.
Christiane Löhr, allieva di Jannis Kounellis a Düsseldorf, non altera, infatti, i materiali organici che usa per le proprie opere. Li assembla e li innesta tra di loro senza far uso di collanti o di anime di ferro, ma tenendo conto della geometria interna della forma dei semi e dei fiori.
Nascono così costruzioni leggere e fragili, impalpabili e delicate meraviglie architettoniche, microcosmi raffinatissimi e complessi, con i quali è possibile stabilire unicamente un rapporto visivo poiché il tatto le disperderebbe. Ed è proprio in questa evanescenza e precarietà che sta il fascino e la poeticità del lavoro della giovane artista, che vanta già nel proprio curriculum una partecipazione alla Biennale di Venezia, quella del 1999 curata da Harald Szeemann, e numerosi premi e riconoscimenti, tra i quali una borsa di studio per la residenza alla Cité Internationale des Arts (Parigi) e una per il soggiorno in India con il Daad, entrambe del 2000.
Villa Panza diventa, dunque, una tappa per conoscere la ricerca analitica della Löhr sulla forza vitale e misteriosa della natura, sul suo mondo segreto e sulla varietà delle sue espressioni. Una ricerca che assume connotati lirici e poetici, creando  architetture impalpabili, facilmente ascrivibili al panorama interiore, alla nostra emotività e affettività.
«Le opere di Christiane Löhr trasmettono il valore di ancestrali gesti primordiali che sono tipicamente femminili ma soprattutto globali, cioè comprensibili da tutti, anche da culture profondamente diverse da noi»: ha dichiarato il critico Germano Celant. Un soffio di vita sembra animare, dunque, crini di cavallo, denti di leone e fiori di bardana, regalando a chi osserva questo spettacolo della natura, estraneo alla normale temporalità dei cicli naturali, un senso di calma e serenità.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Christiane Löhr ,«Bogenform und kleine Erhebung (Forma d’archi e piccola elevazione)»; [fig.2] Christiane Löhr al lavoro. Foto di Salvatore Mazza [Le foto sono state messe a disposizione dall’ufficio stampa del Fai]

Informazioni utili

Christiane Löhr. «Drei Quader (Tre cubi)» e «Bogenform und kleine Erhebung (Forma d’archi e piccola elevazione)».Villa e collezione Panza,piazzale Litta 1, Biumo - Varese. Orari: 10.00-18.00. Ingresso: adulti € 8,00, bambini € 3,00. Informazioni: tel. 0332.283960 o faibiumo@fondoambiente.it.Sito web: www.fondoambiente.it/beni/villa-e-collezione-panza.asp.

«Titanic», a Trieste una mostra per il centenario

Nella notte tra il 14 e il 15 aprile 1912 avveniva una delle più grandi tragedie che la storia della navigazione ricordi in tempo di pace: il naufragio, nel corso del suo viaggio inaugurale, del transatlantico britannico «Titanic», allora la più grande nave passeggeri del mondo. Un evento, questo, che ha inciso in profondità sull’immaginario collettivo attraverso decine di libri e film che hanno rievocato il disastro che vide la scomparsa degli oltre millecinquecento passeggeri. Sono poche, invece, le testimonianze relative agli anni impiegati dalla compagnia britannica «White Star Line» per la costruzione del «transatlantico inaffondabile», di una grande imbarcazione, cioè, che potesse battere qualunque altra nave per dimensioni, comfort, lusso, sicurezza e che avesse così il dominio delle rotte oceaniche che collegavano il Vecchio continente all’America. Tra queste, una tra le più recenti è rappresentata dal volume «Titanic – dal cantiere all’oceano», scritto dal giovane ricercatore Gaetano Anania. Il libro, frutto di una passione a lungo coltivata dall’autore, racconta la vicenda del «Titanic» da una prospettiva inedita, quella di William Walsh, studente di ingegneria navale che ebbe la possibilità di documentare in un diario i lavori di costruzione della nave nei cantieri «Harland & Wolff» di Belfast. Il ricco apparato iconografico contenuto nel libro, proveniente in buona parte dal prestigioso archivio dello storico navale Maurizio Eliseo, costruisce il cuore della mostra «Titanic – dal cantiere all’oceano», allestita a Trieste, al Centro commerciale «Il Giulia». L’esposizione, curata da Claudio Luglio, raccoglie una quarantina di immagini d’epoca che raffigurano soprattutto gli operai al lavoro e le diverse fasi di lavorazione del transatlantico all’interno dei cantieri irlandesi che, per poter costruire navi di così grandi dimensioni, all’epoca subirono grandi lavori di potenziamento. «In quegli anni - racconta lo storico navale Matteo Martinuzzi - le compagnie inglesi e tedesche, ovvero le principali potenze marittime dell’epoca, si contendevano il primato delle navi più grandi lussuose e veloci, arrivando a costruire veri e propri colossi del mare. La compagnia britannica «White Star Line» progettò la realizzazione di tre transatlantici giganti da oltre 45.000 tonnellate: l’«Olympic», il «Titanic» e il «Britannic». Tutte e tre le imbarcazioni verranno ricordate come le più sfortunate navi mai esistite, con le ultime due affondate e la prima sopravvissuta ad almeno tre gravi incidenti. L’insegnamento che ci ha lasciato la perdita del «Titanic» -conclude Martinuzzi- è la sconfitta della superbia dell’uomo che credeva di aver realizzato qualcosa che la natura mai avrebbe potuto distruggere ed invece non fu così». «La mostra vuole essere un modo originale di rievocare il centenario – dichiara il curatore Claudio Luglio – in quanto la nostra attenzione è diretta a coloro che hanno contribuito alla realizzazione della nave, il più delle volte dimenticati dalle cronache e dalle opere di fiction sul «Titanic». Ma l’esposizione triestina - conclude Luglio – oltre ad avere un forte legame con una città che ha una lunga tradizione navale, intende essere anche un significativo sforzo di aprire ad iniziative culturali un luogo solitamente deputato al commercio come «Il Giulia»».

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Il «Titanic» alla banchina di allestimento; [fig. 2] Le imponenti eliche del «Titanic»


Informazioni utili
Titanic – dal cantiere all’oceano. Centro Commerciale Il Giulia - galleria pianoterra, via Giulia 75/3 – Trieste. Orari: lunedì-sabato, ore 9.30-20.00 e domenica, 10.00-19.30. Ingresso libero. Fino a sabato 28 aprile 2012.

mercoledì 18 aprile 2012

«Pollock Day», un giorno per il genio dell’Action painting

Una giornata per ricordare Jackson Pollock: ecco quanto propone la collezione Peggy Guggenheim di Venezia per sabato 21 aprile 2012. In occasione del centenario della nascita dell’artista americano, considerato uno dei principali rappresentanti dell’Action painting, il museo lagunare proporrà uno specialissimo Pollock Day.
Il programma si aprirà, alle ore 11, con una conferenza sulla terrazza panoramica del museo, dal titolo «Pollock e Peggy. La fortuna critica di Jackson Pollock in Italia negli anni ’50», alla quale seguirà un aperitivo. Insieme a Luca Cerizza, curatore e critico, Giovanni Bianchi, docente di arte contemporanea all’Università di Padova, e Philip Rylands, direttore della collezione Peggy Guggenheim, verrà tracciato un profilo a tutto tondo dell'artista d'oltreoceano. Bianchi delineerà la figura del «personaggio Jackson Pollock», sottolineando l’importanza delle sue radici americane e la sua formazione a contatto con Thomas Benton (massimo rappresentante del Regionalismo americano), con l’opera dei muralisti messicani José Clemente Orozco e David Alfaro Siqueiros, e con l’attenzione posta ai lavori sulla sabbia degli indiani del West. Cerizza si concentrerà, poi, sulla fortuna critica di Pollock in Italia, dal 1948 al 1963, ovvero dalla prima partecipazione del pittore alla Biennale di Venezia, evento che costituisce anche la prima occasione in assoluto per vedere la sua opera oltreoceano, fino agli anni in cui le poetiche informali ed espressioniste-astratte cominciano a essere sostituite da nuove ricerche di matrice più ‘fredda’ e meno esistenziale. Chiuderà Rylands, parlando dello stretto legame che si creò tra Pollock e Peggy Guggenheim, sua scopritrice e prima mecenate.
La giornata proseguirà con la proiezione in loop, dalle 12.30 alle 14.30 nella biblioteca del museo, del video «Jackson Pollock» (Usa, 1951) di Hans Namuth e Paul Falkenberg: un celebre film d'artista sul pittore americano, presentato al MoMa di New York, con la colonna sonora originale di Morton Feldman, che segnò la prima rappresentazione importante della musica del compositore, allora venticinquenne.
Nel pomeriggio, il giardino del museo si trasformerà in un enorme ‘tela’ pronta ad accogliere un dripping a ‘grandezza naturale’, al quale potranno partecipare tutti coloro che vogliono sentirsi Pollock, almeno per un giorno. Alle 14.30 e alle 16 ci sarà un doppio laboratorio, aperto a grandi e piccini, dal titolo «Ciak… (pittura d') azione!». I partecipanti potranno cimentarsi nell’action painting, e potranno così esprimersi attraverso la loro personale pittura d’azione avvicinandosi al tempo stesso al pensiero creativo dell’artista.
Anche il Museum Cafè parteciperà ai festeggiamenti proponendo un omaggio culinario all’artista con il piatto «Pollock 100»: tagliolini fatti in casa in bianco e al nero di seppia con verdurine dell’orto.

Informazioni utili
Pollock Day. Peggy Guggenheim Collection, Dorsoduro 701 – Venezia. Quando: sabato 21 aprile 2012, dalle ore 11.00. Ingresso: € 12,00 (ridotto € 10.00/ € 7.00), conferenza € 5,00, laboratorio € 5.00; i soci del museo e i bambini fino ai 10 anni hanno diritto a ingresso e attività gratuiti. Prenotazione obbligatoria (i posti sono limitati) a membership@guggenheim-venice.it o tel. 041.2405440/412.