ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

venerdì 28 giugno 2013

Aldo Mondino, un artista per l’estate

Mosaici di zucchero, cioccolato e caffè. Tavole con quadrettature che ricordano gli album da colorare dei bambini. Tele con dervisci danzanti, assorti fumatori di narghilè, sultani dell'impero ottomano e figure del mondo arabo. Formelle in vetro dipinto ispirate ai motivi decorativi delle ceramiche Iznik, ma anche installazioni di grandi dimensioni dal carattere ludico. Questo e molto altro compone l'eclettico e multiforme panorama creativo di Aldo Mondino (Torino, 1938-2005), artista piemontese al centro di ben tre mostre allestite in questo inizio d’estate in Italia, tra Milano e Venezia.
«Angurie senza fine» (2003) -una sequenza di quattro cocomeri in legno, acciaio e vetro di Murano, che cita, in maniera ironica, la scultura «Colonna senza fine» di Constantin Bracusi- è stata scelta da Adriano Berengo e James Putnam per il percorso espositivo della mostra «Glasstress. White light / White heat», uno dei tanti eventi collaterali della cinquantacinquesima edizione della Biennale di Venezia, il cui intento è quello di raccontare come gli artisti contemporanei si confrontino con la luce, il calore e gli aspetti intrinseci del vetro e della sua lavorazione.
Sempre nella città lagunare, ma nei suggestivi spazi della Berengo Collection, è aperta fino a domenica 31 luglio la mostra «Ottomané», a cura di Valerio Dehó. Una ventina di opere illustrano l’interesse dell’artista per le culture dell’Est del mondo (conosciute anche attraverso numerosi viaggi in Marocco, Palestina, India e Turchia) e per l’orientalismo europeo di fine Ottocento.
Dal curioso tappeto-mandala «Mekka Mokka» (1988), realizzato con cinquanta chili di caffè in grani su carta da spolvero, alla scultura «Jongleur» (2003), sintesi perfetta tra il vetro di Murano e il bronzo, passando per i gioielli, capolavori dell’oreficeria realizzati a Valenza da progetti autografi, la sperimentazione ironica, intelligente e curiosa di Aldo Mondino regala, in questa mostra, al visitatore coups de théâtre e dettagli colti e raffinati, all'insegna della diversità, dell'esotismo e del viaggio. E’ il caso delle famose «Turcate», chiaro riferimento al folklore turco e omaggio a Giulio Turcato, o degli «Iznik», nei quali viene ricordata la città bizantina e poi turca di Nicea, sede di due concili importantissimi, e vengono rappresentate anche le celebri maioliche ottomane. La mostra veneziana propone, inoltre, un omaggio a Edouard Manet (protagonista in questi stessi giorni di una grande esposizione a Palazzo Ducale), attraverso la tela «Ottomané» (1992), nella quale l’artista piemontese interpreta, attraverso otto quadri, un vaso di fiori dell’impressionista francese.
Il viaggio per l’Italia alla riscoperta di quel «trafficante di immaginazione» e «mago della narrazione» che era Aldo Mondino termina all’ombra della Madonnina, negli spazi della Fondazione Mudima, con la rassegna «Nomade a Milano», aperta fino a venerdì 5 luglio. Il percorso espositivo, a cura di Achille Bonito Oliva, presenta un ricordo degli esordi parigini dei primi anni '60 all'Ecole du Louvre, documentati dalla scultura in bronzo «Tour Eiffel» (1989).
Un’altra opera bronzea, «Grande arabesque» (1995), è collocata all’ingresso della mostra milanese in dialogo con «Ittiodromo» (1967), una potentissima installazione che accosta uno scivolo per bambini a un vero pesce di grandi dimensioni, lasciatovi sgocciolare sulla superficie. E’, questo, l’inizio di un percorso che porterà Aldo Mondino a riflettere sui temi del gioco e dell’infanzia, anche attraverso l’uso di materiali extra-pittorici, effimeri e talvolta edibili che, come egli stesso ha dichiarato: «sono il frutto di quella dimensione miope, di quella distanza che mi fa vedere da lontano un oggetto che da vicino diventa un altro». Lo testimoniano le sue celebri sculture golose e ‘ipercaloriche’ di torrone, pasta di caramella, cioccolato e zucchero, come la spettacolare installazione «Muro del Pianto» (1988), costruita nel cortile della Fondazione Mudima, dove domina un ambiente interamente ricoperto di marshmallows, o l’opera «Raccolto in preghiera» (1986), un enorme tappeto fatto da decine di granaglie diverse, messo in dialogo con i celebri «Tappeti stesi» (1990) in eraclite, i cui colori brillanti restituiscono l’atmosfera di un fantasmagorico suk medio-orientale.
La mostra indaga anche quella parte di ricerca contaminata dalle suggestioni orientali ed esotiche immagazzinate nei tanti viaggi  per il mondo, esponendo, per esempio, i celebri «Dervisci» danzanti, presentati per la prima volta alla Biennale di Venezia del 1993.
In tutto questo lungo iter creativo, centrale rimane sempre la pittura. E anche in questo caso, l’artista torinese si differenzia dai contemporanei, usando un supporto particolarissimo: il linoleum, un materiale ottenuto pressando su una tela robusta di iuta e di cotone un impasto di linossina, polvere di legno di sughero, resine e pigmenti colorati. Ecco così scorrere sulle pareti della Fondazione Mudima opere come «Rabbino» (1990), «Gojesca» (1991) o «Gertrude Stein» (1993); mentre al pianoterra è ambientata la grande installazione «I cacciatori di orchidee» (2005), che riafferma quel misto di nostalgia per l’esotico, per l’arcano misterioso e l’immancabile ironia che ha sempre contraddistinto l’opera di Aldo Mondino
Sperimentazione, gioco, multi-etnicità, esotismo e humor appaiono, dunque, essere i caratteri distintivi del maestro torinese. Un artista che ha passato tutta la sua vita in viaggio, alla ricerca di nuove tecniche e nuove espressioni. Un fantastico narratore per immagini capace, ogni volta, di stupire e di strappare un sorriso.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Aldo Mondino, «Turcata», anni 2000, olio su linoleum e cioccolatini, cm 120x90;[fig. 2] Aldo Mondino, «Muro del pianto», 1988, zucchero bianco e zucchero di canna, cm400x600; [fig. 3] Aldo Mondino, «Grande Arabesque» (esemplare n.3di9), 1995, bronzo, h. cm 300; [fig. 4] Aldo Mondino, «Angurie senza fine», 2003, legno di noce, acciaio, vetro soffiato di Murano, cm 203x40

Informazioni utili
«Ottomané». Berengo Collection, San Marco 412/413 – Venezia. Orari: tutti i giorni, ore 10.00-23.00. Ingresso libero. Catalogo: disponibile in mostra. Informazioni:Archivio Aldo Mondino, tel. 02.33607705 o info@aldomondino.it;
Berengo Studio, tel. 041.5276364/739453. Fino a mercoledì 31 luglio 2013. 

«Glasstress. White Light/White Heat». Palazzo Cavalli-Franchetti, S. Marco 2847 - Venezia; 
Scuola Grande Confraternita di San Teodoro, San Marco 4810 - Venezia; Berengo Centre for Contemporary Art and Glass, Campiello della Pescheria - Murano (Venezia). Orari: tutti i giorni, ore 10.00-18.00. Ingresso: intero € 10,00, ridotto € 8,00. Catalogo: disponibile in mostra. Informazioni:Archivio Aldo Mondino, tel. 02.33607705 o info@aldomondino.it;
Berengo Studio, tel. 041.5276364/739453. Fino a domenica 24 novembre 2013.

«Aldo Mondino. Nomade a Milano». Fondazione Mudima, via Tadino 26 - Milano. Orari: dal lunedì al venerdì, ore 11.00-13.00 e ore 15.00-19.30. Ingresso libero. Catalogo: disponibile in mostra. Informazioni: Archivio Aldo Mondino, tel. 02.33607705 o info@aldomondino.it; Fondazione Mudima, tel. 02.29409633 o info@mudima.net. Sito internet: www.mudima.net. Fino a venerdì 5 luglio 2013. 


mercoledì 26 giugno 2013

«Grandi maestri, piccole sculture»: un viaggio nel Novecento con la collezione Bertini

Collezionare è una passione che ha stregato Loriano Bertini (Prato, 1930), ex imprenditore del settore tessile, negli anni Sessanta e che oggi lo vede ideatore di raccolte molte diverse tra loro, alcune delle quali donate, nel corso degli anni, a fondazioni bancarie e musei italiani. E’ il caso degli oltre seicento panni antichi datati tra il XIV e il XIX secolo, primo nucleo del Museo del tessuto di Prato, o delle quattrocento maioliche storiche, in parte conservate presso il Museo archeologico e della ceramica di Montelupo Fiorentino, o ancora delle vedute toscane realizzate tra il Cinquecento e l’Ottocento, attualmente nell’archivio della Fondazione Ente Cassa di Risparmio di Firenze.
Il nome di Loriano Bertini è, però, principalmente legato alla raccolta di libri d’artista, formata da circa 4.300 volumi pubblicati in Italia e all’estero tra il 1890 e il 1999, che lo Stato italiano acquistò più una decina d’anni fa ad un’asta da Christie's e che ora è conservata presso la Biblioteca nazionale centrale di Firenze. Si tratta di opere preziose, in parte esposte nella mostra «Figurare la parola» (17 ottobre 2003-18aprile 2004), utili per ricostruire la storia dell’editoria d’arte espressa dai principali movimenti del Novecento, tra le quali sono conservati testi illustrati da Odilon Redon, Otto Dix, George Grosz, Vassilij Kandiskij, Paul Klee e libri-oggetto di Alberto Burri, Carlo Carrà, Massimo Campigli.
Un viaggio tra le correnti artistiche del XX secolo è anche quello che si dipana nel nuovo omaggio alla passione collezionistica di Loriano Bertini: la mostra «Grandi maestri, piccole sculture. Da Depero a Beverly Pepper», per la curatela di Lara-Vinca Masini, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia presso gli spazi del cinquecentesco Palazzo Sozzifanti di Pistoia.
Circa duecento opere scultoree, selezionate tra le oltre seicento acquistate dal collezionista pratese negli ultimi anni, tracciano una mappa, per exempla e dal taglio didattico, delle arti figurative del secolo scorso, che spazia dalle avanguardie del primo Novecento, come Espressionismo, Futurismo e Cubismo, fino al Minimalismo e alla Transavanguardia, toccando anche segmenti di ricerca come la Pop art, l'Arte povera, lo Spazialismo e la Poesia visiva.
La rassegna, documentata da un catalogo della casa editrice Gli Ori, fa dialogare, dunque, opere dai materiali e dalle tecniche più disparate, il cui «unico requisito comune è, per usare le parole di Roberto Cadonici, quello del formato, che si iscrive rigorosamente nella categoria del ‘piccolo’». Ecco così scorrere sotto gli occhi del visitatore un giocoso «Pappagallo» (1916-1917) in legno colorato del futurista Fortunato Depero, una «Donna seduta» (1969) in vetro blu di Pablo Picasso, un ironico «Autoritratto» (s.d.) in bronzo di Man Ray con un paio di occhiali sbarrati dalle grate, un impalpabile «Arlecchino» (1953-1956) in ceramica policroma di Lucio Fontana e un’espressiva «Maschera» (1950) teatrale di Leoncillo.
Tra i tanti pezzi esposti, attraggono, poi, la nostra attenzione l’eleganza surrealista della scultura «Cabinet anthropomorphique» (1973) di Salvador Dalì, un classico «Cardinale seduto» (1960) di Giacomo Manzù, un simpatico «Meccano colorato» (1960 ca.) di Enrico Baj, un minuscolo gioiello in metalli smaltati di Roy Lichtenstein («Modern Head», 1968) e un «Coltello» (2000) dalla lama affilata di Jannis Kounellis: espressioni eterogenee di quegli incontri fortuiti e di quegli amori accidentali, spesso incomprensibili, che sono la linfa vitale di una collezione d’arte. (sam)

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Enrico Baj, «Meccano», anni Sessanta; ferro colorato in blu, rosso e verde, con lamine, ruote e cilindri, h. cm 29; [fig. 2] Salvador Dalì,« Cabinet anthropomorphique», 1973; bronzo, h. cm 64; [fig. 3] Beverly Pepper, Bozzetto per grande scultura destinata alla mostra personale al Forte Belvedere, Firenze, 1998; ferro, h. cm 22 (senza base)

Informazioni utili 
«Grandi maestri, piccole sculture. Da Depero a Beverly Pepper». Palazzo Sozzifanti, ingresso vicolo dei Pedoni, 1 - Pistoia. Orari:martedì-venerdì, ore 14.30-19.30; sabato e domenica, ore 10.00-18.00. Ingresso;: € 3,00. Catalogo: Gli Ori, Prato-Pistoia. Informazioni: tel. 0573.974226 (dal lunedì al venerdì, dalle ore 8.30 alle ore 13.30). Fino a domenica 30 giugno 2013.  



lunedì 24 giugno 2013

Per non dimenticare Pina Bausch. Una settimana di eventi per il debutto italiano di «Sweet Mambo»

E’ un ampio omaggio a Pina Bausch (Solingen, 27 luglio 1940 – Wuppertal, 30 giugno 2009), coreografa tedesca che ha cambiato la storia del teatro e della danza, quello che va in scena a Bari, in occasione della ‘prima’ italiana dello spettacolo «Sweet Mambo» del Tanztheater Wuppertal, penultima creazione dell’artista, ideata un anno prima della sua scomparsa, il cui debutto si ebbe il 30 maggio 2008 in Germania, al Schauspielhaus di Wuppertal.
Da lunedì 24 a domenica 30 giugno, il capoluogo pugliese ospiterà incontri, masterclass e proiezioni cinematografiche dedicati all’autrice dei balletti «Le Sacre du Printemps» e «Café Müller». Un insieme di eventi, questo, la cui organizzazione è curata da Lucrezia Zazzera per il Teatro pubblico pugliese e che coinvolgerà diversi luoghi della città, dal Palazzo ex Poste all’arena Quattro Palme, dalla sala Murat a piazza Santa Maria del Buon Consiglio.
Ad aprire la manifestazione sarà, all’università degli studi «Aldo Moro» di Bari, il video girato durante lo spettacolo «Café Müller» (lunedì 24 giugno, ore 17.30), il lavoro più autobiografico e noto dell’artista, creato nel 1978 e definito da lei stessa un «lamento d'amore», una metafora, traslata nel respiro dei corpi, dell'impossibilità di un contatto autentico con l'altro. A seguire ci sarà la proiezione di «Bilder Aus Stücken der Pina Bausch», in cui si evoca il processo creativo della coreografa tedesca attraverso alcuni estratti degli spettacoli «Er nimmt Sie an der Hand und führt Sie in das Schloss die anderen folgen» (una rilettura del «Macbeth» di William Shakespeare, mai rappresentata in Italia), «Nelken», «Walzer» e «Palermo Palermo», pezzo dedicato al capoluogo siciliano, nel quale un muro di veri mattoni copre il boccascena del teatro e crolla a vista a inizio spettacolo.
L’omaggio barese continuerà con «Blaubart» (martedì 25 giugno, ore 17.30), uno dei pezzi più cupi e possenti dell’artista, montato nel 1977 a partire dall’opera «Il Castello di Barbablù» di Béla Bartók, fondamentale per comprendere il lavoro di connessione tra coreografia e teatro parlato. Subito dopo verrà proiettato il ritratto-documentario «Pina Bausch», realizzato da Anne Linsel nel 2006, che ricorda, attraverso le parole della stessa coreografa e dei suoi più stretti collaboratori, il lavoro condotto dagli esordi nella scuola di Essen fino alla creazione del Tanztheater Wuppertal.
L’omaggio barese prevede, quindi, la proiezione speciale di «Die Klage der Kaiserin / Il lamento dell’imperatrice» (mercoledì 26 giugno, ore 21), primo e unico lavoro cinematografico diretto dall’artista tedesca, che trasporta sullo schermo lo stile e i temi che hanno reso celebre il Tanztheater. Le riprese, iniziate nell’ottobre del 1987 e terminate nella primavera del 1989, sono il frutto di una serie di improvvisazioni dei danzatori, in gran parte componenti della compagnia di Wuppertal. Il film, privo di una tradizionale trama narrativa, è un susseguirsi di scene percorse da complesse associazioni tematiche, visive e musicali.
Tutto ruota attorno alla cittadina tedesca, ripresa nei suoi angoli più disparati: la campagna e i boschi, le strade del centro, il treno sopraelevato, una scuola di ballo, una serra, un solario, la sala prove nel vecchio cinema in disuso, dove si è compiuto tutto il lavoro di concezione e montaggio dei pezzi del Tanztheater Wuppertal.
Si passerà, poi, alla proiezione del film «1980 Ein Stück von Pina Bausch / un pezzo di Pina Bausch» (giovedì 27 giugno, ore 17.30), mirabile e avvolgente affresco sulla vita che narra la tenerezza e la nostalgia dell’infanzia, assieme al senso della fine e dell’addio, e che prende il suo titolo dall’anno in cui venne creato, lo stesso della morte di Rolf Borzik, primo scenografo e compagno della coreografa tedesca. La rassegna prevede, quindi, la proiezione del film sul balletto «Walzer. Ein Stück von Pina Bausch / un pezzo di Pina Bausch» (venerdì 28 giugno, ore 16.00), mai rappresentato in Italia, nel quale si parla dell'esilio, della separazione e della difficoltà o impossibilità di essere amati. Sono, poi, in agenda il documentario «A primer for Pina», realizzato dalla scrittrice e critica americana Susan Sontag, e un incontro con Leonetta Bentivoglio e Lutz Förster, direttore artistico del Tanztheater Wuppertal.
A chiudere l’iniziativa, che prevede anche un masterclass di danza contemporanea con Fernando Carlos Suels Mendoza e Thusnelda Mercy, sarà la proiezione speciale del balletto «Le Sacre du printemps / La Sagra della Primavera» (domenica 30 giugno, ore 22), opera di Igor Stravinsky, della quale ricorre quest’anno il centenario della creazione, che Pina Bausch montò nel 1975.
Punta di diamante della rassegna sarà, ovviamente, il debutto italiano, al teatro Petruzzelli di Bari, dello spettacolo «Sweet Mambo», sulla relazione tra i due sessi, programmato per la serata di venerdì 28 giugno, alle ore 20.30, e con repliche nei tre giorni successivi (sabato 29 e domenica 30 giugno, alle 18.00; lunedì 1° luglio, alle 20.30). Sul palco salirà il Tanztheater Wuppertal Pina Bausch, diretto artisticamente da Lutz Förster, compagnia che ritorna in Italia dopo due anni di assenza (l’ultima esibizione si ebbe al Piccolo Teatro di Milano, nel febbraio del 2011). Le scene e i video sono di Peter Pabst, i costumi di Marion Cito, la collaborazione musicale di Matthias Burkert e Andreas Eisenschneider. Conclusa la rassegna barese, la compagnia tedesca ha in programma un’altra tappa italiana, anch’essa organizzata da Andres Neumann International. Sarà, infatti, ospite del teatro San Carlo di Napoli, dove dall’11 al 14 luglio porterà un repertorio di grande impatto: l’indimenticabile «Café Müller», che Pedro Almodóvar scelse per la scena iniziale del film «Parla con lei», e «Le Sacre du Printemps / La Sagra della Primavera», nel quale trenta ballerini, quindici uomini e quindici donne, gli uni a torso nudo, le altre in vesti leggere, danzano, su un palco coperto di argilla, un rito asciutto e violento.

Didascalie delle immagini 
[Figg. 1 e 2]Una scena di «Sweet Mambo», con il Tanztheater Wuppertal Pina Bausch. Coreografia di Pina Bausch; [figg. 3]Una scena di «Palermo, Palermo», con il Tanztheater Wuppertal Pina Bausch. Coreografia di Pina Bausch; [fig. 4] Una scena di «Café Müller», con il Tanztheater Wuppertal Pina Bausch. Coreografia di Pina Bausch

Informazioni utili 
Omaggio a Pina Bausch. Bari, sedi varie. Informazioni: Teatro pubblico pugliese, tel. 080.5580195; teatro Petruzzelli, tel.080.9752840. Sito web: www.teatropubblicopugliese.it/stagione_rassegna/omaggio-a-pina-bausch_144.html e www.fondazionepetruzzelli.it. Da lunedì 24 a lunedì 1° luglio 2013.