«Rendere quotidiano ciò che spesso è un’eccezione» è l’obiettivo che si pone il Funaro per il 2017, anno nel quale Pistoia vestirà i panni di Capitale italiana della cultura. Ecco così che anche l’ordinario può diventare straordinario come racconta «Leo», spettacolo per la regia del canadese Daniel Brière, ideato e interpretato da Tobias Wegner, che sarà in scena il 10 e l’11 febbraio.
Presentato in molti stati dell’America, in Russia, Australia, Giappone, Cina, Corea, in numerosi Paesi europei e in Africa, in un quasi ininterrotto tour iniziato nel 2012, il titolo, al suo debutto sulla scena toscana, è vincitore di prestigiosi premi del Festival di Edimburgo e dell’Adelaide Fringe Festival.
«Leo» – si legge nella presentazione- «è uno spettacolo di teatro fisico per un pubblico di tutte le età, costruito su un’ingegnosa interazione tra performance dal vivo e proiezioni video, con cui sfida e destabilizza i sensi e la percezione della realtà fisica».
Di tutt’altro stile l’appuntamento che il 10 marzo vedrà tornare a Pistoia Daniel Pennaro: «Un amore esemplare», tratto dal fumetto «Un amour examplaire» (edizioni Dargaud), con la regia di Clara Bauer e i disegni di Florence Cestac, che sarà in scena insieme a Massimiliano Barbini e Ludovica Tinghi, sulle musiche di Alice Pennacchioni. Lo spettacolo, prodotto dalla compagnia Mia di Parigi con il Funaro, racconta la storia d'amore di Jean e Germaine, una storia così vera da sembrare inventata e così bella da doversi condividere.
Spazio, quindi, il 23 e 24 marzo a «Terre noire», una produzione del Théâtre Nationale de Nice (Francia) in prima nazionale, che vede alla regia Irina Brook su un testo originale da lei commissionato al pluripremiato drammaturgo italiano Stefano Massini. Lo spettacolo mostra la battaglia psicologica, degna di un thriller hollywoodiano ma tratta da una storia vera, di una donna sola contro alcune multinazionali prive di scrupoli, in un mondo in pericolo, dove l’umanità perde il suo posto per far spazio al denaro.
Il 21 aprile andrà, invece, in scena in prima nazionale la nuova versione di «Blake Eternallife Show», una produzione del Teatro del Carretto, con le voci di Elena Nenè Barini ed Elsa Bossi, Giacomo Vezzani alla tastiera e Fabio Pappacena alla chitarra. Dopo due anni di lavoro e la residenza artistica al Funaro, dal 18 al 21 aprile, questa indagine artistica diventa un live in bilico tra musica rock, teatro e videoarte, in cui si racconta di un William Blake, vissuto tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, incisore, disegnatore e soprattutto poeta, artista visionario, libero, provocatorio, inafferrabile e capace di rivoluzionare il linguaggio poetico con immagini che ancora oggi impressionano perché eterne.
Mentre il 6 maggio i riflettori saranno puntati su Alessandro Bergonzoni, che sarà al Funaro per un progetto speciale: la proiezione del film «Urge» e una conferenza dal titolo «Città e Cultura». Il film è tratto dallo spettacolo omonimo, un monologo che combatte artisticamente e civilmente le vacuità e le «metastasi culturali» della società di massa. Una giornata per interrogarsi sul tema a partire dal bergonzoniano assunto: «urge grandezza non mania di grandezza, urge fantasia».
Il 21 giugno verrà presentata, dopo il debutto al Festival Aperto di Reggio Emilia, la seconda data italiana di «A Fury Tale», spettacolo di Cristiana Morganti, volto noto della Compagnia Pina Bausch che, dal 2011, ha intrapreso con successo la carriera da solista e coreografa (accompagnata fin dall’inizio dal Funaro in veste di produttore), diventando, in poco tempo, fra i danzatori italiani più apprezzati anche all’estero. Con questo appuntamento, vengono messe in scena due danzatrici, Breanna O’Mara e Anna Wehsarg, che esplorano in modo sorprendente la favola poetica, feroce, ironica che può nascere dall’incontro di due donne alte, dalla pelle chiara e i capelli rossi, uguali ma diverse.
La stagione riprenderà, dopo la pausa estiva, con Enrique Vargas e il suo Teatro dei sensi che, dal 16 al 22 settembre presenteranno in prima nazionale «Il filo di Arianna», primo spettacolo della compagnia, che compone con «Oracoli» e «L’eco dell’ombra», la trilogia dei grandi labirinti. In questa creazione, concepita come un viaggio per uno spettatore alla volta chi è coinvolto è invitato a percorrere un cammino mitologico sulle orme del Minotauro, per superare i propri limiti. Si tratta –si legge nella nota stampa- di «un gioco teatrale sulla memoria del corpo, archetipi e paure, condotto nell’oscurità, per acuire sensi, intuizione e la dimensione poetica che risiedono in ciascuno». Chiude la programmazione, l’1 e il 2 dicembre, la prima nazionale di «Aladino» dei praghesi Fratelli Forman, uno spettacolo con marionette, ombre, musica e una straordinaria scenografia che conduce il pubblico nei paesaggi esotici e incantati de «Le mille e una notte».
Dieci spettacoli, di cui quattro in debutto nazionale, proposti da artisti di sei differenti Paesi compongono, dunque, il cartellone del Funaro, che miscela linguaggi e discipline per accompagnare il pubblico alla scoperta di un teatro che fa proprie due differenti direttrici: mondo e territorio. Grande spazio nel cartellone ha anche la formazione con corsi di teatro per tutte le età e laboratori con i maestri della scena contemporanea come Mark Down di Blind Summit Theatre che, l’8 luglio, parlerà delle marionette giapponesi (il Bunraku).
Completano l’offerta le iniziative legate alla biblioteca del Funaro come Il «Raccontamerende», «Leggiamo poi si vedrà», i «Compleanni d’autore» e il «Cinetandem», ovvero il cinema più piccolo del mondo.
Informazioni utili
Il Funaro centro culturale, via del Funaro 16/18 – 51100 Pistoia, tel/fax 0573.977225, tel 0573.976853, e–mail: info@ilfunaro.org. Sito web: www.ilfunaro.org.
ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
venerdì 23 dicembre 2016
giovedì 22 dicembre 2016
Da Vivaldi a Sottsass: il 2017 della Fondazione Giorgio Cini
Sarà dedicato a Vittorio Cini, di cui nel 2017 ricorrono i quarant’anni dalla morte, il nuovo programma delle attività culturali della Fondazione Giorgio Cini. Sei nuovi importanti progetti espositivi, diciannove appuntamenti tra convegni, giornate di studio e seminari, oltre venti concerti, ma anche borse di studio, pubblicazioni e un premio per la traduzione poetica intitolato alla memoria di Benno Geiger compongono il cartellone degli eventi ideati dall’istituzione veneziana per il nuovo anno.
Nel 2017 la Fondazione Cini celebrerà, inoltre, altri due importanti anniversari: i settant’anni alla costituzione dell’Istituto italiano Antonio Vivaldi e i dieci anni del Centro studi per la ricerca documentale sul teatro e il melodramma europeo.
Per celebrare il primo appuntamento la fondazione veneziana organizzerà dal 7 al 16 luglio, con la Akademie für Alte Musik Bremen della Hochschule für Künste Bremen, una settimana di studi interamente dedicata al repertorio vivaldiano.
Tra i convegni in cartellone si segnalano, inoltre, «Le opere veneziane di Monteverdi: nuove proposte di lettura e messa in scena – Monteverdi’s Venetian Operas: Sources, Performance, Interpretation» (16-18 giugno), ma anche i due appuntamenti promossi dal Centro studi del vetro dedicati rispettivamente a Vittorio Zecchin (14 marzo 2017) ed Ettore Sottsass (25 maggio 2017).
Accanto a queste iniziative, la fondazione porterà avanti nel nuovo anno anche la valorizzazione del patrimonio immobiliare, mobiliare, materiale e immateriale custodito sull’Isola di San Giorgio Maggiore, promuovendo lo studio dei suoi archivi, grazie all’erogazione di borse di studio.
Grande protagonista della nuova stagione sarà lo Squero. Oltre al Quartetto di Venezia, che consolida quanto iniziato nel 2016, divenendo quartetto in residenza, il nuovo auditorium della Fondazione Cini vede nuove prestigiose collaborazioni e propone un vero e proprio cartellone dedicato alla musica classica. La stagione si aprirà con un grande nome, Mario Brunello, che eseguirà il primo di sei concerti dedicati a Bach (21 gennaio, 4 marzo, 8 aprile, 28 ottobre, 18 novembre, 2 dicembre). Il Quartetto di Venezia e l’associazione Asolo Musica proporranno, invece, un nuovo ciclo di otto concerti che vedrà anche la partecipazione di solisti importanti, come Alessandro Carbonare e Oscar Ghiglia (28 gennaio, 25 febbraio, 22 aprile, 27 maggio, 22 luglio, 16 settembre, 14 ottobre, 16 dicembre). Entrano in gioco, poi, con quattro date anche i Sonatori de la Gioiosa Marca (11 febbraio, 25 marzo, 9 settembre, 21 ottobre) e I Solisti della Fenice (24 settembre e 11 novembre).
Tra gli appuntamenti fuori cartellone si ricorda, infine, il «Concerto per cinque pianoforti e sei voci», evento conclusivo della nona edizione della Solti Peretti Répétiteurs Masterclass, incentrato sul repertorio del bel canto (20 aprile).
Per quanto riguarda le mostre si segnala la riapertura, dal 21 aprile al 15 novembre, della Galleria di Palazzo Cini a San Vio, con due appuntamenti. Il programma inizierà in primavera con la rassegna Afterglow: Pictures of Ruins dell’artista e fotografo brasiliano Vik Muniz, curata da Luca Massimo Barbero; mentre in autunno, per iniziativa del Centro studi teatro, è previsto un progetto espositivo dedicato all’attrice Lyda Borelli, moglie di Vittorio Cini, nel quale saranno esposti materiali originali come quadri, fotografie, locandine, documenti autografi e memorabilia.
In occasione della cinquantasettesima Biennale d’arte la Fondazione ospiterà, inoltre, una mostra su Alighiero Boetti (dal 12 maggio al 30 luglio) e «Yesterday/Today/Tomorrow», installazione dell’artista irlandese Bryan Mc Cormack (dal 12 maggio al 13 agosto).
Importanti anche i progetti in cantiere a Le stanze del vetro iniziativa per lo studio e la valorizzazione dell’arte vetraria veneziana del Novecento nata dalla collaborazione tra Fondazione Cini e Pentagram Stiftung. Si inizia con la mostra «Ettore Sottsass: il vetro» (10 aprile – 30 luglio), a cura di Luca Massimo Barbero, che prende in esame in maniera esaustiva, attraverso l’esposizione di circa duecento pezzi, la produzione dell’architetto italiano dedicata al vetro, un materiale che lo interessa fin dagli anni Quaranta, quando presenta alcuni oggetti alla Biennale del 1948.
In autunno ci sarà, invece, la rassegna «Vittorio Zecchin 1921-1926: l’eleganza del vetro trasparente» (10 settembre 2017 - 7 gennaio 2018), curata da Marino Barovier, che metterà in luce l’attività vetraria di Vittorio Zecchin a partire dal 1921, con la sua direzione artistica della V.S.M. Cappellin Venini & C., per la quale propone forme di notevole eleganza che si contraddistinguono subito dalle coeve realizzazioni muranesi, spesso connotate da eccessivi virtuosismi.
Informazioni utili
Fondazione Giorgio Cini, Isola di San Giorgio Maggiore - Venezia, tel. 041.2710357, fax 041.2710221. Sito internet: www.cini.it.
Nel 2017 la Fondazione Cini celebrerà, inoltre, altri due importanti anniversari: i settant’anni alla costituzione dell’Istituto italiano Antonio Vivaldi e i dieci anni del Centro studi per la ricerca documentale sul teatro e il melodramma europeo.
Per celebrare il primo appuntamento la fondazione veneziana organizzerà dal 7 al 16 luglio, con la Akademie für Alte Musik Bremen della Hochschule für Künste Bremen, una settimana di studi interamente dedicata al repertorio vivaldiano.
Tra i convegni in cartellone si segnalano, inoltre, «Le opere veneziane di Monteverdi: nuove proposte di lettura e messa in scena – Monteverdi’s Venetian Operas: Sources, Performance, Interpretation» (16-18 giugno), ma anche i due appuntamenti promossi dal Centro studi del vetro dedicati rispettivamente a Vittorio Zecchin (14 marzo 2017) ed Ettore Sottsass (25 maggio 2017).
Accanto a queste iniziative, la fondazione porterà avanti nel nuovo anno anche la valorizzazione del patrimonio immobiliare, mobiliare, materiale e immateriale custodito sull’Isola di San Giorgio Maggiore, promuovendo lo studio dei suoi archivi, grazie all’erogazione di borse di studio.
Grande protagonista della nuova stagione sarà lo Squero. Oltre al Quartetto di Venezia, che consolida quanto iniziato nel 2016, divenendo quartetto in residenza, il nuovo auditorium della Fondazione Cini vede nuove prestigiose collaborazioni e propone un vero e proprio cartellone dedicato alla musica classica. La stagione si aprirà con un grande nome, Mario Brunello, che eseguirà il primo di sei concerti dedicati a Bach (21 gennaio, 4 marzo, 8 aprile, 28 ottobre, 18 novembre, 2 dicembre). Il Quartetto di Venezia e l’associazione Asolo Musica proporranno, invece, un nuovo ciclo di otto concerti che vedrà anche la partecipazione di solisti importanti, come Alessandro Carbonare e Oscar Ghiglia (28 gennaio, 25 febbraio, 22 aprile, 27 maggio, 22 luglio, 16 settembre, 14 ottobre, 16 dicembre). Entrano in gioco, poi, con quattro date anche i Sonatori de la Gioiosa Marca (11 febbraio, 25 marzo, 9 settembre, 21 ottobre) e I Solisti della Fenice (24 settembre e 11 novembre).
Tra gli appuntamenti fuori cartellone si ricorda, infine, il «Concerto per cinque pianoforti e sei voci», evento conclusivo della nona edizione della Solti Peretti Répétiteurs Masterclass, incentrato sul repertorio del bel canto (20 aprile).
Per quanto riguarda le mostre si segnala la riapertura, dal 21 aprile al 15 novembre, della Galleria di Palazzo Cini a San Vio, con due appuntamenti. Il programma inizierà in primavera con la rassegna Afterglow: Pictures of Ruins dell’artista e fotografo brasiliano Vik Muniz, curata da Luca Massimo Barbero; mentre in autunno, per iniziativa del Centro studi teatro, è previsto un progetto espositivo dedicato all’attrice Lyda Borelli, moglie di Vittorio Cini, nel quale saranno esposti materiali originali come quadri, fotografie, locandine, documenti autografi e memorabilia.
In occasione della cinquantasettesima Biennale d’arte la Fondazione ospiterà, inoltre, una mostra su Alighiero Boetti (dal 12 maggio al 30 luglio) e «Yesterday/Today/Tomorrow», installazione dell’artista irlandese Bryan Mc Cormack (dal 12 maggio al 13 agosto).
Importanti anche i progetti in cantiere a Le stanze del vetro iniziativa per lo studio e la valorizzazione dell’arte vetraria veneziana del Novecento nata dalla collaborazione tra Fondazione Cini e Pentagram Stiftung. Si inizia con la mostra «Ettore Sottsass: il vetro» (10 aprile – 30 luglio), a cura di Luca Massimo Barbero, che prende in esame in maniera esaustiva, attraverso l’esposizione di circa duecento pezzi, la produzione dell’architetto italiano dedicata al vetro, un materiale che lo interessa fin dagli anni Quaranta, quando presenta alcuni oggetti alla Biennale del 1948.
In autunno ci sarà, invece, la rassegna «Vittorio Zecchin 1921-1926: l’eleganza del vetro trasparente» (10 settembre 2017 - 7 gennaio 2018), curata da Marino Barovier, che metterà in luce l’attività vetraria di Vittorio Zecchin a partire dal 1921, con la sua direzione artistica della V.S.M. Cappellin Venini & C., per la quale propone forme di notevole eleganza che si contraddistinguono subito dalle coeve realizzazioni muranesi, spesso connotate da eccessivi virtuosismi.
Informazioni utili
Fondazione Giorgio Cini, Isola di San Giorgio Maggiore - Venezia, tel. 041.2710357, fax 041.2710221. Sito internet: www.cini.it.
mercoledì 21 dicembre 2016
Berenice Abbott e Pablo Picasso: due artisti alla Peggy Guggenheim di Venezia
«Quando ero a Parigi Berenice Abbott mi aveva chiesto di prestarle cinquemila franchi per comprarsi una macchina fotografica. Disse che voleva metter su uno studio di fotografia e per ripagarmi in qualche modo [..] fece delle bellissime foto a me, Sindbad e Pegeen: non avrebbe potuto ripagarmi in maniera migliore». Così Peggy Guggenheim ricorda, nelle sue memoria, il primo incontro con la celebre fotografa americana che iniziò la propria carriera, tra il 1923 e il 1925, nello studio di Man Ray dedicandosi inizialmente ai ritratti, e immortalando personaggi famosi, tra cui Max Ernst e la stessa Peggy.
Non stupisce, dunque, che la Fondazione Solomon R. Guggenheim abbia voluto arricchire la propria raccolta acquisendo, per la sua sede veneziana, sei preziose stampe in bianco e nero di Berenice Abbott (1898 – 1991), che nel 1942 immortalò la pionieristica galleria-museo newyorkese «Art of This Century», progettata dall’architetto di origini austriaco-rumene Frederick Kiesler e composta da alcuni spazi espositivi innovativi che la rendono fin da subito il luogo più stimolante per l’arte contemporanea della Grande Mela.
Qui Peggy espone la propria collezione di arte cubista, astratta e surrealista e organizza mostre temporanee dei maggiori artisti europei e di autori americani allora poco noti al grande pubblico come Robert Motherwell, William Baziotes, Mark Rothko, Richard Pousette-Dart, Clyfford Still e Jackson Pollock.
Le opere, il design e l’allestimento rivoluzionario sono ancora oggi un punto di riferimento nei manuali di museologia e attestano lo spirito avanguardistico di Peggy come gallerista, mecenate e collezionista.
La notorietà di Art of This Century fu in gran parte dovuta anche alle fotografie che Berenice Abbott scatta tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre di quell’anno, poco dopo l’apertura dello spazio. Gli scatti sono diventati negli anni sinonimi della galleria-museo newyorkese.
Le sei stampe acquisite oggi dal museo veneziano sono un importante documento storico di Art of This Century dei suoi principali spazi espositivi: la Galleria surrealista, quella astratta e la cosiddetta Biblioteca delle opere d'arte. La veduta della Galleria surrealista mostra i dipinti non incorniciati montati su bracci mobili appesi alle pareti concave di legno, mentre le sculture sono appoggiate su strutture cosiddette correaliste progettate da Kiesler. Le sei foto appartennero originariamente a Kiesler, una provenienza che ne enfatizza ulteriormente il valore storico.
In questi giorni la collezione Peggy Guggenheim sta facendo parlare di sé anche per il ritorno nei suoi spazi dell’opera «Lo Studio (L’Atelier)» di Pablo Picasso, recentemente sottoposta a restauro grazie ai fondi della banca BSI, Institutional Patron del museo dal 2001.
«Quel bianco incredibile ha finalmente recuperato la sua luminosità» sostiene il conservatore del museo, Luciano Pensabene Buemi, che ha eseguito il restauro sul lavoro, in mostra fino a metà gennaio a Venezia, prima di essere esposto nella mostra newyorkese «Visionaries: Creating a Modern Guggenheim». «Si possono adesso distinguere i due bianchi utilizzati da Picasso per dare profondità differenti agli elementi della composizione. Inoltre la pulitura ha messo in evidenza come l’artista abbia voluto sperimentare una diversa superficie materica dei bianchi creando alcune figure con impasti ricchi di colore e altre con stesure che lasciano intravedere il grigio della preparazione. Gli altri colori presenti nel dipinto, il rosso, il verde, i gialli, il grigio sono ora più vividi e saturi».
Decisamente innovativo, nell’ambito di questo intervento, è stato l'utilizzo sperimentale della nanotecnologia e l’applicazione di nanogel selettivi che hanno permesso di rimuovere lo sporco accumulatosi nel tempo e le vernici non originali. Il lavoro di ricerca e di restauro si è di fatto inserito all’interno del progetto europeo Nanorestart (NANOmaterials for the REStoration of works of ART) finanziato dalla Commissione europea, che ha come obiettivo lo sviluppo di nanomateriali per la pulitura selettiva delle opere moderne e contemporanee. Il progetto è stato presentato, in anteprima, lo scorso 25 novembre alla Tate Britain di Londra durante il simposio «Picasso, Picabia, Ernst. New perspectives».
Informazioni utili
Collezione Peggy Guggenheim - Palazzo Venier dei Leoni, Dorsoduro 701 - Venezia. Orari: 10.00-18.00; chiuso il martedì. Ingresso: intero € 14.00; ridotto convenzioni € 12.00; ridotto senior 65 € 11,00, studenti fino ai 26 anni € 8.00; gratuito 0-10 anni. Informazioni: tel. 041.2405411, fax 041.5206885, e-mail: info@guggenheim-venice.it. Sito web: www.guggenheim-venice.it.
Non stupisce, dunque, che la Fondazione Solomon R. Guggenheim abbia voluto arricchire la propria raccolta acquisendo, per la sua sede veneziana, sei preziose stampe in bianco e nero di Berenice Abbott (1898 – 1991), che nel 1942 immortalò la pionieristica galleria-museo newyorkese «Art of This Century», progettata dall’architetto di origini austriaco-rumene Frederick Kiesler e composta da alcuni spazi espositivi innovativi che la rendono fin da subito il luogo più stimolante per l’arte contemporanea della Grande Mela.
Qui Peggy espone la propria collezione di arte cubista, astratta e surrealista e organizza mostre temporanee dei maggiori artisti europei e di autori americani allora poco noti al grande pubblico come Robert Motherwell, William Baziotes, Mark Rothko, Richard Pousette-Dart, Clyfford Still e Jackson Pollock.
Le opere, il design e l’allestimento rivoluzionario sono ancora oggi un punto di riferimento nei manuali di museologia e attestano lo spirito avanguardistico di Peggy come gallerista, mecenate e collezionista.
La notorietà di Art of This Century fu in gran parte dovuta anche alle fotografie che Berenice Abbott scatta tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre di quell’anno, poco dopo l’apertura dello spazio. Gli scatti sono diventati negli anni sinonimi della galleria-museo newyorkese.
Le sei stampe acquisite oggi dal museo veneziano sono un importante documento storico di Art of This Century dei suoi principali spazi espositivi: la Galleria surrealista, quella astratta e la cosiddetta Biblioteca delle opere d'arte. La veduta della Galleria surrealista mostra i dipinti non incorniciati montati su bracci mobili appesi alle pareti concave di legno, mentre le sculture sono appoggiate su strutture cosiddette correaliste progettate da Kiesler. Le sei foto appartennero originariamente a Kiesler, una provenienza che ne enfatizza ulteriormente il valore storico.
In questi giorni la collezione Peggy Guggenheim sta facendo parlare di sé anche per il ritorno nei suoi spazi dell’opera «Lo Studio (L’Atelier)» di Pablo Picasso, recentemente sottoposta a restauro grazie ai fondi della banca BSI, Institutional Patron del museo dal 2001.
«Quel bianco incredibile ha finalmente recuperato la sua luminosità» sostiene il conservatore del museo, Luciano Pensabene Buemi, che ha eseguito il restauro sul lavoro, in mostra fino a metà gennaio a Venezia, prima di essere esposto nella mostra newyorkese «Visionaries: Creating a Modern Guggenheim». «Si possono adesso distinguere i due bianchi utilizzati da Picasso per dare profondità differenti agli elementi della composizione. Inoltre la pulitura ha messo in evidenza come l’artista abbia voluto sperimentare una diversa superficie materica dei bianchi creando alcune figure con impasti ricchi di colore e altre con stesure che lasciano intravedere il grigio della preparazione. Gli altri colori presenti nel dipinto, il rosso, il verde, i gialli, il grigio sono ora più vividi e saturi».
Decisamente innovativo, nell’ambito di questo intervento, è stato l'utilizzo sperimentale della nanotecnologia e l’applicazione di nanogel selettivi che hanno permesso di rimuovere lo sporco accumulatosi nel tempo e le vernici non originali. Il lavoro di ricerca e di restauro si è di fatto inserito all’interno del progetto europeo Nanorestart (NANOmaterials for the REStoration of works of ART) finanziato dalla Commissione europea, che ha come obiettivo lo sviluppo di nanomateriali per la pulitura selettiva delle opere moderne e contemporanee. Il progetto è stato presentato, in anteprima, lo scorso 25 novembre alla Tate Britain di Londra durante il simposio «Picasso, Picabia, Ernst. New perspectives».
Informazioni utili
Collezione Peggy Guggenheim - Palazzo Venier dei Leoni, Dorsoduro 701 - Venezia. Orari: 10.00-18.00; chiuso il martedì. Ingresso: intero € 14.00; ridotto convenzioni € 12.00; ridotto senior 65 € 11,00, studenti fino ai 26 anni € 8.00; gratuito 0-10 anni. Informazioni: tel. 041.2405411, fax 041.5206885, e-mail: info@guggenheim-venice.it. Sito web: www.guggenheim-venice.it.
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