«La purezza della misericordia», «La libertà della compassione», «La rinascita della vita» e «La liberazione della passione»: sono questi i titoli delle quattro sculture che Jan Fabre (Anversa, 14 dicembre 1958) ha realizzato per la Cappella del Pio Monte della Misericordia a Napoli.
Si tratta di un ritorno in città per l’artista, che la scorsa estate ha presentato, con il titolo di «Oro rosso», la sua ricerca sulla vita e sulla morte, sulla vanitas e sulla bellezza in quattro sedi partenopee: il Museo e Real Bosco di Capodimonte, il Museo Madre, la storica galleria Studio Trisorio e, appunto, la Chiesa del Pio Monte della Misericordia.
In questi spazi Jan Fabre aveva allestito, per la curatela di Melania Rossi, «The Man Who Bears the Cross (L’uomo che sorregge la croce)», un autoritratto in cera, del 2015, in cui l’artista tiene in bilico, sul palmo della mano, una croce di oltre due metri.
L’iniziativa aveva riscosso un grande successo e un fortissimo afflusso di pubblico, affascinato dal modo in cui l’opera si era armonizzata con il contesto della chiesa sia dal punto di vista estetico-formale che in senso concettuale e spirituale.
Da questo appuntamento espositivo è nata l’idea di allestire in maniera permanente al Pio Monte della Misericordia un insieme di nuove opere di Jan Fabre, recuperando così anche un passato glorioso dell’istituto che, nell’allestimento della propria cappella, ha sempre fatto ricorso all’arte contemporanea (tale era, all’epoca in cui fu introdotta, la pittura del Caravaggio, così come quella di Battistello, di Luca Giordano e di altri artisti ancora).
L’artista belga ha così creato un corpus di quattro sculture in corallo rosso che rappresentano complesse associazioni simboliche e iconografiche, concepite per essere poste in stimolante dialogo con i dipinti seicenteschi già esistenti nella chiesa.
I lavori - ciascuno alto 110 centimetri e del peso di circa 50 chilogrammi - sono interamente ricoperti di corallo rosso, sotto forma di roselline, perle e mezze perle e di piccoli cornetti.
La scelta del materiale -prodotto naturale che, sebbene raro e prezioso, è già ampiamente documentato nella produzione artistica napoletana- è evidentemente carico di significati simbolici e implica una suggestione spirituale di energia e di forza vitale.
Se fin dai primi anni Ottanta il corpo in tutte le sue forme è l’oggetto centrale della ricerca di Jan Fabre e un tema ricorrente della sua produzione artistica, un posto particolare, in questa costellazione concettuale, è occupato dal cuore -elemento centrale di ciascuna scultura- simbolo, al tempo stesso fisico e spirituale, di compassione e di amore universale, e rappresentazione dell’unità centrale di una saggezza costituita da sentimento e pensiero.
Nelle sculture ideate per Cappella del Pio Monte della Misericordia, la cui inaugurazione si terrà il prossimo 21 dicembre, a ciascuno dei quattro cuori raffigurati sono legati elementi diversi, ma sempre muniti di forte suggestione simbolica e in relazione costante con il contesto estetico e spirituale di riferimento.
«La purezza della misericordia» presenta un giglio, attributo dell’immacolata purezza di Maria, e la mascella d’asino, metafora direttamente prelevata dalle «Sette Opere di Misericordia» di Caravaggio (1606 -1607) per indicare l’atto di «dare bere agli assetati». «La libertà della compassione» raffigura una colomba, simbolo dello Spirito Santo, e rinvia al «San Paolino che libera lo schiavo» di Giovan Bernardo Azzolino (1626-1630). «La rinascita della vita» con l’edera, figura della resurrezione e della vita eterna, che avvolge la croce, simbolo centrale del cristianesimo e albero della vita, intende porsi in dialogo con la «Deposizione» di Luca Giordano (1771). Nella scultura «La liberazione della passione», infine, la torcia, emblema di illuminazione e di speranza, e la chiave, simbolo di San Pietro e della porta del regno dei cieli, si pongono in rapporto con il «San Pietro che resuscita Tabithà» di Fabrizio Santafede (1611).
Il progetto, che vede ancora una volta la curatela di Melania Rossi, è stato reso possibile grazie alla generosità e all’amore per l’arte del collezionista Gianfranco D’Amato e di Enzo Liverino, proprietario di una storica azienda che lavora ed esporta corallo. Per l’occasione verrà pubblicato un catalogo edito da Electa Mondadori, con testi di Luigi Pietro Rocco di Torrepadula, Gianfranco D’Amato e Vincenzo Liverino, saggi di Stefano Causa, Bianca Cerrina Feroni, Dimitri Ozerkov, Melania Rossi, Els Wuyts, oltre ai disegni collage realizzati dall’artista.
Un progetto, dunque, composito quello del Pio Monte della Misericordia, grazie al quale Jan Fabre si confronta ancora una volta con il brillio del corallium ruber del Mediterraneo, lavorato nella cittadina vesuviana di Torre del Greco, e con la storia di Napoli.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Jan Fabre, «La Libertà della Compassione». Cappella del Pio Monte della Misericordia, Napoli. Foto: Luciano Romano; [fig. 2] Jan Fabre, «La Purezza della Misericordia». Cappella del Pio Monte della Misericordia, Napoli. Foto: Luciano Romano Jan Fabre; [fig. 3] Jan Fabre, «The Man Who Bears the Cross (L’uomo che sorregge la croce)». Cappella del Pio Monte della Misericordia, Napoli. Foto: Luciano Romano
Informazioni utili
Jan Fabre - La Purezza della Misericordia | La Libertà della Compassione | La Rinascita della Vita | La Liberazione della Passione. Installazione permanente di quattro sculture in corallo. Pio Monte della Misericordia, Via dei Tribunali 253 - Napoli. Orari: lunedì – sabato, ore 9.00–18.00; domenica, ore 9.00–14.30; ultimo ingresso consentito 30 minuti prima della chiusura. Ingresso: intero € 8,00, ridotto € 6,00. Informazioni: segreteria@piomontedellamisericordia.it. Ufficio stampa: Alessandra Santerini, email alessandrasanterini@gmail.com, cell. 3356853767 | Giovanni Sgrignuoli, email giovanni@gmspress.com, cell. 3289686390. Sito internet: www.piomontedellamisericordia.it. Dal 22 dicembre 2019.
ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
giovedì 12 dicembre 2019
mercoledì 11 dicembre 2019
«La critica e l’arte di Leonardo da Vinci», Crossmedia ristampa il saggio di Lionello Venturi
Gli anniversari, come i restauri, si rivelano spesso straordinarie occasioni di studio, approfondimento e conoscenza. A questo assunto non è venuto meno il cinquecentenario dalla morte di Leonardo da Vinci, che ha permesso di riscoprire i molteplici interessi dell’artista toscano.
In questo scorcio di fine anno, il calendario prevede ancora, nel nostro Paese, qualche appuntamento leonardesco interessante. Mentre a Milano ha da poco inaugurato, al Museo della scienza e della tecnica, una mostra permanente con centosettanta opere e trentanove installazioni multimediali che raccontano l’interesse del maestro per l’arte della guerra, il volo e le vie d’acqua, Torino risponde con una rassegna, alla Biblioteca reale, che allinea nove disegni autografi dell’artista, tra i quali il celebre «Autoritratto».
Sotto la Mole, al Museo storico nazionale d’artiglieria, nel Mastio della Cittadella, c’è, in questi giorni, anche la possibilità di vedere all’opera un robot progettato da Camau mentre disegna «La Gioconda». La performance, più spettacolare e divulgativa che rigorosamente scientifica, fa parte del percorso espositivo di «Leonardo da Vinci. I volti del genio», la rassegna a cura dello spagnolo Christian Gálvez, che ha il suo pezzo forte nella «Tavola lucana», una tempera su legno realizzata tra la fine del XV secolo e l’inizio del XVI secolo, ritrovata nel 2008 da Nicola Barbatelli, che raffigura il volto dell’artista ripreso di tre quarti in semi-profilo, con caratteristiche fisiche molto diverse dalle aspettative e da quelle già evidenziate dal famoso ritratto della Biblioteca reale di Torino.
Anche Firenze celebra, in questi ultimi giorni di dicembre, l’anniversario leonardesco e la fa in maniera insolita, con la presentazione al complesso monumentale di Santo Stefano al Ponte, a due passi da Ponte vecchio, di un libro fondamentale per gli studi sull’artista.
Lunedì 16 dicembre, alle ore 17, Roberta Barsanti, direttrice del Museo leonardiano di Vinci, e Raffaele Nencini presenteranno, infatti, la ristampa del volume «La critica e l’arte di Leonardo da Vinci» (160 pagine, 25 euro), un classico di Lionello Venturi, storico dell’arte che ha lavorato nei musei di Venezia, Roma e Urbino e che si è distinto, nei suoi anni torinesi, per essere stato uno dei pochi docenti italiani a rifiutare di firmare il giuramento di fedeltà al fascismo.
L’iniziativa editoriale è stata fortemente voluta da Crossmedia Group, realtà fiorentina attiva dal 2008 che, in anni recenti, ha creato prodotti innovativi per la fruizione e la valorizzazione dei beni culturali come le mostre multimediali, immersive e itineranti, su Raffaello, Magritte e Leonardo.
Apparso nel 1919 in occasione del quattrocentesimo anniversario della morte dell’artista toscano, il libro era fuori catalogo da tempo: l’ultima ristampa del volume risaliva, infatti, al 1988, quando la Zanichelli editore di Bologna ne aveva pubblicato un’edizione anastatica.
L’anniversario del mezzo millennio è sembrata, quindi, l’occasione giusta per riportare il testo sul mercato editoriale e renderlo disponibile alle nuove generazioni di studiosi e appassionati di Leonardo.
Il libro, uno dei testi più importanti di Lionello Venturi insieme con «Il gusto dei primitivi», è un saggio inconsueto, che viola la consueta regola della trattazione monografica, preferendo un taglio per tematiche. La natura, i contemporanei, la scienza, le fonti e il disegno sono gli argomenti trattati.
Il critico d’arte Giulio Carlo Argan ne parlava come di un libro profondamente segnato dall'esperienza bellica, che lo studioso aveva vissuto in prima persona come tenente in un reparto di fanteria.
L’opera, di grande vivacità intellettuale, è percorsa da un forte disprezzo verso i pregiudizi e da una notevole capacità di sintesi. Lionello Venturi separa l'indagine dello scienziato dall'opera dell'artista, e ammette spregiudicatamente che molti aspetti della prima ritornano inesorabilmente nella seconda.
In questo libro appare, inoltre, per la prima volta uno dei fondamenti del fare critica dello studioso, che, muovendo dallo storicismo crociano, ha approfondito le questioni metodologiche della storia dell'arte introducendo il concetto di gusto come elemento soggettivo di cultura figurativa.
Per saperne di più
www.ctcrossmedia.com
In questo scorcio di fine anno, il calendario prevede ancora, nel nostro Paese, qualche appuntamento leonardesco interessante. Mentre a Milano ha da poco inaugurato, al Museo della scienza e della tecnica, una mostra permanente con centosettanta opere e trentanove installazioni multimediali che raccontano l’interesse del maestro per l’arte della guerra, il volo e le vie d’acqua, Torino risponde con una rassegna, alla Biblioteca reale, che allinea nove disegni autografi dell’artista, tra i quali il celebre «Autoritratto».
Sotto la Mole, al Museo storico nazionale d’artiglieria, nel Mastio della Cittadella, c’è, in questi giorni, anche la possibilità di vedere all’opera un robot progettato da Camau mentre disegna «La Gioconda». La performance, più spettacolare e divulgativa che rigorosamente scientifica, fa parte del percorso espositivo di «Leonardo da Vinci. I volti del genio», la rassegna a cura dello spagnolo Christian Gálvez, che ha il suo pezzo forte nella «Tavola lucana», una tempera su legno realizzata tra la fine del XV secolo e l’inizio del XVI secolo, ritrovata nel 2008 da Nicola Barbatelli, che raffigura il volto dell’artista ripreso di tre quarti in semi-profilo, con caratteristiche fisiche molto diverse dalle aspettative e da quelle già evidenziate dal famoso ritratto della Biblioteca reale di Torino.
Anche Firenze celebra, in questi ultimi giorni di dicembre, l’anniversario leonardesco e la fa in maniera insolita, con la presentazione al complesso monumentale di Santo Stefano al Ponte, a due passi da Ponte vecchio, di un libro fondamentale per gli studi sull’artista.
Lunedì 16 dicembre, alle ore 17, Roberta Barsanti, direttrice del Museo leonardiano di Vinci, e Raffaele Nencini presenteranno, infatti, la ristampa del volume «La critica e l’arte di Leonardo da Vinci» (160 pagine, 25 euro), un classico di Lionello Venturi, storico dell’arte che ha lavorato nei musei di Venezia, Roma e Urbino e che si è distinto, nei suoi anni torinesi, per essere stato uno dei pochi docenti italiani a rifiutare di firmare il giuramento di fedeltà al fascismo.
L’iniziativa editoriale è stata fortemente voluta da Crossmedia Group, realtà fiorentina attiva dal 2008 che, in anni recenti, ha creato prodotti innovativi per la fruizione e la valorizzazione dei beni culturali come le mostre multimediali, immersive e itineranti, su Raffaello, Magritte e Leonardo.
Apparso nel 1919 in occasione del quattrocentesimo anniversario della morte dell’artista toscano, il libro era fuori catalogo da tempo: l’ultima ristampa del volume risaliva, infatti, al 1988, quando la Zanichelli editore di Bologna ne aveva pubblicato un’edizione anastatica.
L’anniversario del mezzo millennio è sembrata, quindi, l’occasione giusta per riportare il testo sul mercato editoriale e renderlo disponibile alle nuove generazioni di studiosi e appassionati di Leonardo.
Il libro, uno dei testi più importanti di Lionello Venturi insieme con «Il gusto dei primitivi», è un saggio inconsueto, che viola la consueta regola della trattazione monografica, preferendo un taglio per tematiche. La natura, i contemporanei, la scienza, le fonti e il disegno sono gli argomenti trattati.
Il critico d’arte Giulio Carlo Argan ne parlava come di un libro profondamente segnato dall'esperienza bellica, che lo studioso aveva vissuto in prima persona come tenente in un reparto di fanteria.
L’opera, di grande vivacità intellettuale, è percorsa da un forte disprezzo verso i pregiudizi e da una notevole capacità di sintesi. Lionello Venturi separa l'indagine dello scienziato dall'opera dell'artista, e ammette spregiudicatamente che molti aspetti della prima ritornano inesorabilmente nella seconda.
In questo libro appare, inoltre, per la prima volta uno dei fondamenti del fare critica dello studioso, che, muovendo dallo storicismo crociano, ha approfondito le questioni metodologiche della storia dell'arte introducendo il concetto di gusto come elemento soggettivo di cultura figurativa.
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martedì 10 dicembre 2019
«Artonauti», un nuovo album di figurine dedicate al Novecento e ai Monuments Men
Le figurine da collezione non sono più riservate solo al mondo dei calciatori e dei cartoni animati. Dallo scorso marzo per i più piccoli è stato pensato anche un album dedicato alla storia dell’arte: «Artonauti».
Il primo numero, incentrato sui grandi artisti e sulle opere celebri dei secoli compresi tra la preistoria e Paul Gauguin, è stato un vero e proprio successo con ben quattro ristampe in pochi mesi.
Grazie alla creatività e alla passione di Daniela Re e di Marco Tatarella, fondatori dell’impresa sociale non-profit WizArt, Ale, Morgana e il cane Argo ritornano così in edicola, dal prossimo 13 dicembre, con una nuova avventura. Questa volta si va alla scoperta delle Avanguardie storiche del primo Novecento insieme a nonna Artemisia e ai Monuments Men, gli eroi silenziosi che durante la Seconda guerra mondiale hanno salvato il patrimonio artistico europeo da uno dei più grandi furti della storia.
I tre protagonisti si ritroveranno magicamente catapultati negli Stati Uniti del 1943, nello Studio Ovale del presidente Franklin Delano Roosvelt, che li manderà in Europa alla ricerca della «Madonna di Bruges», capolavoro di Michelangelo trafugato dai nazisti. Qui Ale, Morgana e il cane Argo avranno modo di conoscere i grandi protagonisti delle Avanguardie storiche, spesso vittime di censura da parte del regime nazista per aver prodotto «arte degenerata».
Le opere pubblicate non corrispondono, però, a quelle storicamente ritrovate dai Monuments Men: sono alcuni dei principali capolavori di Matisse, Picasso, Munch, Klee, Kandinsky, Marc, Klimt, Miró, Chagall, Modigliani, Goncharova, Boccioni e Mondrian, tra gli altri.
«Il Novecento: alla ricerca dei tesori perduti», questo il titolo del nuovo album dedicato alla memoria di Khaled al-Asaad (archeologo siriano decapitato dall’Isis), è ancora più ricco e interattivo del precedente: si compone di centosedici pagine, quindici tavole di illustrazione, ben centododici opere d’arte da ricostruire grazie a trecentoventiquattro figurine e ventiquattro indovinelli, tra «aguzza la vista», rebus e giochi di parole, oltre a veri e propri indizi per portare avanti la caccia al tesoro e ritrovare la «Madonna di Bruges».
Venticinque coppie di Twin Cards collezionabili consentiranno ai bambini dai 7 ai 14 anni, questo il target del nuovo album, di allenare la memoria, riconoscendo le opere a partire dai dettagli.
Sarà, inoltre, possibile scoprire i luoghi dove sono conservate le tele pubblicate grazie a una mappa.
Infine per raccontare lo stretto legame tra arti visive e musica che ha caratterizzato il Novecento, sette QR code permetteranno di ascoltare altrettante proposte musicali legate a sette diversi artisti presenti nell’album.
Ma c’è di più, grazie al concorso «In viaggio con gli Artonauti» i fortunati che troveranno un Golden Ticket nei propri pacchetti di figurine, potranno godere di un’esperienza creata ad hoc con Elesta Art Travel, tour operator specializzato in viaggi culturali che ha predisposto itinerari speciali, dedicati ai vincitori: una visita a una città d’arte, a un museo o un tour esperienziale alla scoperta delle bellezze di una città italiana, per un totale di ventuno premi.
Grazie al classico gioco «ce l’ho, ce l’ho, mi manca», con le figurine di «Artonauti» l’arte diventa, dunque, un gioco da ragazzi, che conquista anche i più grandi, a partire dagli insegnanti che subito hanno intuito le sue potenzialità dell'album come stimolo culturale per i più giovani e per le famiglie.
Vedi anche
Artonauti, arrivano in edicola le figurine della storia dell'arte
Per saperne di più
www.artonauti.it
Il primo numero, incentrato sui grandi artisti e sulle opere celebri dei secoli compresi tra la preistoria e Paul Gauguin, è stato un vero e proprio successo con ben quattro ristampe in pochi mesi.
Grazie alla creatività e alla passione di Daniela Re e di Marco Tatarella, fondatori dell’impresa sociale non-profit WizArt, Ale, Morgana e il cane Argo ritornano così in edicola, dal prossimo 13 dicembre, con una nuova avventura. Questa volta si va alla scoperta delle Avanguardie storiche del primo Novecento insieme a nonna Artemisia e ai Monuments Men, gli eroi silenziosi che durante la Seconda guerra mondiale hanno salvato il patrimonio artistico europeo da uno dei più grandi furti della storia.
I tre protagonisti si ritroveranno magicamente catapultati negli Stati Uniti del 1943, nello Studio Ovale del presidente Franklin Delano Roosvelt, che li manderà in Europa alla ricerca della «Madonna di Bruges», capolavoro di Michelangelo trafugato dai nazisti. Qui Ale, Morgana e il cane Argo avranno modo di conoscere i grandi protagonisti delle Avanguardie storiche, spesso vittime di censura da parte del regime nazista per aver prodotto «arte degenerata».
Le opere pubblicate non corrispondono, però, a quelle storicamente ritrovate dai Monuments Men: sono alcuni dei principali capolavori di Matisse, Picasso, Munch, Klee, Kandinsky, Marc, Klimt, Miró, Chagall, Modigliani, Goncharova, Boccioni e Mondrian, tra gli altri.
«Il Novecento: alla ricerca dei tesori perduti», questo il titolo del nuovo album dedicato alla memoria di Khaled al-Asaad (archeologo siriano decapitato dall’Isis), è ancora più ricco e interattivo del precedente: si compone di centosedici pagine, quindici tavole di illustrazione, ben centododici opere d’arte da ricostruire grazie a trecentoventiquattro figurine e ventiquattro indovinelli, tra «aguzza la vista», rebus e giochi di parole, oltre a veri e propri indizi per portare avanti la caccia al tesoro e ritrovare la «Madonna di Bruges».
Venticinque coppie di Twin Cards collezionabili consentiranno ai bambini dai 7 ai 14 anni, questo il target del nuovo album, di allenare la memoria, riconoscendo le opere a partire dai dettagli.
Sarà, inoltre, possibile scoprire i luoghi dove sono conservate le tele pubblicate grazie a una mappa.
Infine per raccontare lo stretto legame tra arti visive e musica che ha caratterizzato il Novecento, sette QR code permetteranno di ascoltare altrettante proposte musicali legate a sette diversi artisti presenti nell’album.
Ma c’è di più, grazie al concorso «In viaggio con gli Artonauti» i fortunati che troveranno un Golden Ticket nei propri pacchetti di figurine, potranno godere di un’esperienza creata ad hoc con Elesta Art Travel, tour operator specializzato in viaggi culturali che ha predisposto itinerari speciali, dedicati ai vincitori: una visita a una città d’arte, a un museo o un tour esperienziale alla scoperta delle bellezze di una città italiana, per un totale di ventuno premi.
Grazie al classico gioco «ce l’ho, ce l’ho, mi manca», con le figurine di «Artonauti» l’arte diventa, dunque, un gioco da ragazzi, che conquista anche i più grandi, a partire dagli insegnanti che subito hanno intuito le sue potenzialità dell'album come stimolo culturale per i più giovani e per le famiglie.
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