ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

giovedì 19 dicembre 2019

Milano, da Palazzo Marino al Museo Diocesano: quadri come strenne di Natale

Puntuali, con l’avvicinarsi del Natale, tornano le mostre dedicate a un solo quadro: un ospite da ammirare con attenzione scrupolosa, come un diamante prezioso in uno scrigno.
A Milano c’è l’imbarazzo della scelta. A Palazzo Marino, in Sala Alessi, sono arrivati dalla Pinacoteca civica di San Gimignano due grandi tondi (del diametro di 162 centimetri con la cornice e di 110 senza), che compongono «L’Annunciazione» (nella seconda foto) realizzata da Filippino Lippi tra il 1483 e il 1484, a 26 anni, quando era allievo di Sandro Botticelli ed era già impegnato in importanti committenze come quella della Cappella Brancacci a Firenze.
Le due opere, raffiguranti «L’Angelo annunziante» e «L’Annunziata» (nella prima foto), furono commissionate all’artista dal Comune per ornare la Sala del Municipio. Sei anni dopo, nel 1490, i Priori e i Capitani di San Gimignano vollero dotare i dipinti di due preziose cornici, intagliate, dipinte e dorate, eseguite da un anonimo artigiano, forse locale, che gli studiosi identificano con Antonio da Colle, attivo nella città toscana nella seconda metà del Quattrocento.
All’iniziativa natalizia di Palazzo Marino, in programma fino al 12 gennaio, si uniscono i Municipi 2, 3, 7 e 8 del Comune di Milano, dove sarà possibile ammirare due importanti opere delle collezioni civiche del Castello Sforzesco: «L’Adorazione dei pastori», attribuita dalla bottega di Paolo Caliari detto il Veronese, in mostra prima villa Scheibler (fino al 18 dicembre) e poi all’Emeroteca di via Cimarosa (dal 21 dicembre al 12 gennaio), e «L’Annunciazione» di Panfilo Nuvolone, allestita prima alla Cascina Turro (fino al 18 dicembre) e quindi all’Auditorium Cerri (dal 21 dicembre al 12 gennaio).
La prima tela mostra il momento in cui i pastori, avvertiti dagli angeli, si recano a rendere omaggio a Gesù, appena nato in una capanna, addossata a un edificio monumentale.
Questo tipo di composizione è in linea con quanto elaborato dal maestro veneto nella fase tarda della sua attività: la struttura del dipinto è allargata e le figure sono affondate in più marcate zone d’ombra, come si può rilevare anche nell’«Adorazione dei pastori» conservata nelle raccolte del Castello di Praga. La struttura dello sfondo è semplificata rispetto ai più tipici dipinti del Veronese, tuttavia la critica ritiene ipotizzabile un suo intervento diretto. 
«L’Annunciazione» di Panfilo Nuvolone è, invece, un chiaro esempio della scuola di pittura lombarda. Per molto tempo fu ascritta a Camillo o a Giulio Cesare Procaccini, ma oggi trova il suo punto di riferimento nella fase tarda e meno conosciuta dell’artista, la cui ultima opera, la pala di San Giuseppe per l’oratorio di Grumello, firmata e datata, costituisce un punto di riferimento per questa tela come mostrano le affinità con le figure angeliche e le impalpabili velature dei bianchi con cui è reso il bouquet di gigli. Nella rappresentazione dei fiori è evidente la celebrata esperienza di Nuvolone come pittore di nature morte.
Mentre al Museo diocesano, nei Chiostri di Sant’Eustorgio, i riflettori sono puntati su Artemisia Gentileschi e la sua «Adorazione dei magi» (nella terza e nella quarta foto), concessa eccezionalmente dalla Diocesi di Pozzuoli, per la cui Cattedrale fu eseguita tra il 1636 e il 1637.
Il dipinto è parte di un ciclo commissionato dal vescovo spagnolo Martín de Léon y Cárdenas dopo il 1631, anno dell’eruzione del Vesuvio che risparmiò la città puteolana.
Ad Artemisia Gentileschi furono affidate ben tre tele (oltre all’«Adorazione dei Magi», i «Santi Procolo e Nicea» e «San Gennaro nell’anfiteatro») che eseguì fra il 1635 e il 1637, anno della sua partenza per l’Inghilterra. In questo dipinto la pittrice elabora la lezione caravaggesca alla luce dei nuovi contatti con gli artisti napoletani: la sua predilezione per una gamma cromatica essenziale, risolta sulle variazioni dei toni marroni, rossi, blu e gialli si associa alla straordinaria attenzione per la verità delle cose, come si nota, ad esempio, nello splendido oggetto d’argento portato dal re mago in ginocchio e ad una attenta e scenografica resa degli effetti luce-ombra.

La figura della Vergine è descritta con grande dignità, mentre con dolcezza porge il bambino alla venerazione dei Magi, sotto gli occhi di San Giuseppe che, secondo la tradizione iconografica dell’episodio evangelico, resta defilato sullo sfondo.
La composizione è dominata dalle imponenti figure dei Magi in primo piano, riccamente abbigliati, e alla moda con manti di stoffe preziose (la figura del re moro appare rovinata in seguito all’incendio che colpì la cattedrale nel 1964).
La solennità dell’evento epifanico e dei gesti di riverenza e rispetto dei Magi si coniugano all’atmosfera di affettuosa intimità che si crea grazie ad un sapiente gioco di sguardi.
Milano offre così molteplici occasioni ai suoi cittadini e ai turisti per riflettere sul mistero della nascita di Gesù, Verbo che si fa carne per amore del mondo e degli uomini.

Informazioni utili
L'Annunciazione di Filippino Lippi. Palazzo Marino, Sala Alessi, piazza della Scala, 2 - Milano. Orari: tutti i giorni dalle ore 9.30 alle ore 20.00 (ultimo ingresso alle ore 19.30), giovedì dalle ore 9.30 alle ore 22.30 (ultimo ingresso alle ore 22.00); chiusura anticipata alle ore 18 il 24 e 31 dicembre 2019 (ultimo ingresso alle ore 17.30) | Festività del 25 e 26 dicembre, del 1° e 6 gennaio, dalle ore 9.30 alle ore 20.00 (ultimo ingresso alle ore 19.30). Ingresso libero. Informazioni: tel. 800.167.619. Sito: www.comune.milano.it. Fino al 16 gennaio 2020.

 L’adorazione dei Magi di Artemisia Gentileschi. Museo Diocesano Carlo Maria Martini, ingresso da piazza Sant’Eustorgio, 3 – Milano. Orari: da martedì a domenica, dalle ore 10.00 alle ore 18.00; chiuso il lunedì (eccetto festivi); la biglietteria chiude alle ore 17.30. Biglietto Museo Diocesano Carlo Maria Martini: intero € 8,00; ridotto e gruppi € 6,00; scuole e oratori € 4,00. Biglietti cumulativi (Museo Diocesano, Museo della Basilica di Sant’Eustorgio, Cappella Portinari, Cimitero paleocristiano): intero € 10,00; ridotto e gruppi € 8,00; scuole e oratori € 6,00. Catalogo: Silvana Editoriale. Informazioni: tel. 02.89420019; 02 89402671; info.biglietteria@museodiocesano.it. Fino al 26 gennaio 2020

mercoledì 18 dicembre 2019

Dall'Ermitage a Roma: alla Rhinocerhos di Alda Fendi i «Santi Pietro e Paolo» di El Greco

Un rinoceronte in resina a grandezza naturale, realizzato nei laboratori di Cinecittà, troneggia sotto l’Arco di Giano. A esaltarne il profilo sono le luci calde del premio Oscar Vittorio Storaro, che vanno a comporre la scritta «Roma esisterà finché esisteranno gli uomini». È questo il biglietto da visita con cui la Fondazione Alda Fendi – Esperimenti accoglie, dall’autunno 2018, il pubblico negli spazi della sua galleria Rhinocerhos, un palazzo del Seicento tra il Velabro, il Palatino e la Bocca della Verità, riqualificato dall’estro creativo dell’architetto francese Jean Nouvel.
Lo spazio, distribuito su 3500 metri quadrati e sei piani, è ispirato ai «Passages di Parigi» di Walter Benjamin e propone una modalità innovativa e straordinaria, con mostre, creazioni multimediali, action, interferenze artistiche che vanno dalle arti visive a quelle performative come documenta il progetto «Istantanee dell’assurdo», una ricognizione sulla surrealtà come punto di vista, che vede protagonisti Eugène Ionesco e Samuel Beckett.
Nel 2018, in occasione dell’apertura, la galleria ha avviato anche una collaborazione con il Museo statale dell’Ermitage di San Pietroburgo, grazie alla quale è stato concesso in prestito «L’adolescente» di Michelangelo, visto da oltre ventiduemila visitatori. Quest’anno, grazie all’accordo triennale firmato con l’ente russo, si replica: il Natale porta alla Rhinocerhos un vero e proprio omaggio a Roma e ai suoi patroni con l’esposizione dei «Santi Pietro e Paolo» di El Greco.
Entrata nelle collezioni del museo sulla Neva nel 1911, quale dono di Pëtr Pavlovič Durnovo, governatore generale di Mosca durante la Rivoluzione russa del 1905, l’opera è esposta abitualmente nella sala dei capolavori dell’arte spagnola, accanto a una delle «Skylight Halls», che caratterizzano il cosiddetto Nuovo Ermitage, realizzato tra il 1839 e il 1851.
Il quadro è emblematico dello stile ormai pienamente maturo di El Greco, «entrato nella storia della pittura come il più grande autore della Spagna del XVI secolo - scrive il curatore dell’esposizione Svyatoslav Savvateev nel saggio del catalogo pubblicato da Il Cigno GG Edizioni - e divenuto uno degli artisti più conosciuti e celebrati di tutta la storia dell’arte europea».
Le opere dell’artista - grande precursore del primo modernismo e padre nobile delle nuove generazioni artistiche, secondo la definizione dello storico dell’arte tedesco Julius Meier-Graefe- danno vita a uno stile tormentato e tragico, dove si scontrano attualità realistica ed evocazione visionaria, che unisce e rielabora il colore di Tiziano, il luminismo di Tintoretto ed elementi tratti da Correggio, Parmigianino, Raffaello e Dürer. Anche il dipinto dell’Ermitage, realizzato dall’artista probabilmente tra il 1587 e il 1592, è un’opera profonda e spiritualmente intensa.
I due apostoli vengono rappresentati insieme, secondo una consuetudine di antica origine, all’interno di uno spazio buio - cosa piuttosto eccezionale nell’opera del pittore greco - e con la propria tradizionale iconografa: Pietro con la chiave della porta del Paradiso e Paolo mentre tiene in mano un libro aperto, in riferimento alle sue lettere scritte alle prime comunità cristiane.
Paolo, deciso e scapigliato, è in primo piano e con la mano sinistra compie un gesto fermo, con l’indice puntato su un volume; l’apostolo Pietro è in una posizione serena, eretta, ha uno sguardo contemplativo ma allo stesso tempo penetrante e riflessivo. Il suo sguardo è volto nella stessa direzione di quello di Paolo in modo da conferire alla composizione unità e finalità espressive, come suggerisce anche la dinamica della mano destra dei due santi, che sembrano muoversi l’una verso l’altra per dar vita a un insieme inscindibile.
L’esposizione è affiancata dalla proiezione di immagini tratte da due film dedicati a El Greco, diretti rispettivamente da Luciano Salce (1966) e Iannis Smaragdis (2007), e dalla riproduzione in formato 1:1 di alcune tra le più importanti opere della collezione spagnola dell’Ermitage, che permetteranno al pubblico di contestualizzare l’opera esposta alla Rhinocerhos. In particolare si incontreranno Francisco de Zurbarán, ammirato per un naturalismo tipicamente caravaggesco e un «realismo drammatico», e Luis de Morales, attivo soprattutto in Estremadura, ma apprezzato in tutta la Spagna e soprannominato «El divino Morales» per la spiccata predilezione per i soggetti religiosi.
In linea con la politica culturale della Fondazione Alda Fendi – Esperimenti la mostra è a ingresso gratuito: un messaggio simbolico e concreto, questo, perché la cultura deve essere di tutti. Deve essere -dicono dalla galleria- «un patrimonio dell’umanità».

Informazioni utili
I Santi Pietro e Paolo di El Greco. Palazzo rhinoceros,  via dei Cerchi, 21 - Roma. Orari: martedì-domenica, ore 12.00-24.00. Ingresso gratuito. Informazioni: 340.6430435, info@fondazionealdafendi- esperimenti.it. Fino al 15 marzo 2020. 

martedì 17 dicembre 2019

A Lugano un nuovo spazio per il Masi: riapre Palazzo Reali

Lugano ritrova uno dei suoi spazi espositivi. Dopo tre anni di lavori di ristrutturazione, ha riaperto al pubblico Palazzo Reali, nuova sede del Masi - Museo d’arte della Svizzera italiana, i cui spazi ospiteranno la collezione permanente e saranno dedicati a progetti legati ad artisti locali o a maestri di respiro internazionale, che prediligono per le loro opere gli ambienti raccolti di una dimora storica.
Il restyling dell’edificio, condotto dall’Amministrazione cantonale sotto la regia dell’architetto Piero Conconi, ha interessato gli spazi amministrativi, gli impianti d’illuminazione e di climatizzazione e la grande vetrata a pianterreno. Quest’ultima, assieme all’apertura su via Canova, precedentemente oscurata, contribuisce oggi a illuminare le sale, mettendo in dialogo l’interno dell’edificio con lo spazio urbano circostante.
All’interno della storica dimora di proprietà del Cantone Ticino trovano ora spazio gli uffici, le sale espositive, un atelier creativo, un laboratorio di restauro, una biblioteca, distribuiti su tre piani.
Si corona così il sogno di una doppia sede per il Masi: Palazzo Reali andrà, infatti, ad affiancare il Lac – Lugano arte & cultura.
A segnare il debutto del ritrovato spazio espositivo è il nuovo allestimento della collezione permanente, a cura di Cristina Sonderegger, che si sviluppa sui tre piani espositivi, testimoniando la storia del museo attraverso documenti audiovisivi provenienti dagli archivi della Radiotelevisione svizzera, accessibili tramite un totem multimediale.
I lavori esposti coprono un periodo che spazia dalla fine del Trecento agli anni Cinquanta del Novecento. La pittura di ritratto nell’Ottocento, il Simbolismo, il Ritorno all’ordine degli anni Venti, la fotografia degli anni Trenta, l’Espressionismo sono solo alcuni degli approfondimenti che, sala dopo sala, scandiscono il percorso espositivo, nel quale le opere vengono raggruppate per autore, nuclei tematici, periodi storici e correnti artistiche.
L’allestimento porta alla luce, a piano terra, l’intervento a parete di Niele Toroni, «Impronte di pennello n. 50 ripetute a intervalli regolari», realizzato per l’apertura al pubblico del Museo cantonale d’arte nel 1987; al suo fianco sono esposti «Spartaco» (1847–50 ca.) di Vincenzo Vela – di cui ricorre il bicentenario della nascita –, «Golena» (2016) del giovane artista ticinese Marco Scorti e una «Deposizione» lignea risalente al XIV–XV secolo.
Al primo piano il percorso espositivo si apre con la pittura religiosa del periodo compreso tra il Trecento e Cinquecento, di cui fa parte «La Natività con due angeli» (1530–35) del Giampietrino. A questa sezione ne segue una dedicata alla pittura del Seicento e Settecento con artisti delle terre ticinesi come Pier Francesco Mola, Giovanni Serodine e Giuseppe Petrini.
Attraverso una galleria di ritratti femminili il visitatore è, dunque, immerso nella pittura di matrice neoclassica, popolare, scapigliata e naturalista, ammirando così anche il cambiamento dei vestiti e delle acconciature tra la fine del Settecento e i primi anni Trenta del Novecento.
Le sale successive ospitano esempi di pittura e scultura di derivazione simbolista tra Svizzera, Ticino e Lombardia, fra cui si segnalano «Anbetung II» (1893–94) di Ferdinand Hodler, «Il canto dell’aurora» (1910–12) di Luigi Rossi e «Maternità» (1886–87) di Gaetano Previati. Sono, inoltre, presenti alcuni paesaggi realizzati a cavallo tra Ottocento e Novecento, dai quali emergono il naturalismo velato di simbolismo di Filippo Franzoni e il divisionismo di Edoardo Berta e Umberto Boccioni.
Al secondo piano, l’allestimento è incentrato sull’arte della prima metà del Novecento. Si trovano opere, tra gli altri, di Achille Funi, Carlo Carrà e Mario Sironi, Jean Arp, Fritz Glarner, Wilhelm Schmid, Christian Rohlfs, Hermann Scherer e Werner Neuhaus, testimoni delle varie Avanguardie del periodo.
Conclude questo primo allestimento della collezione permanente un omaggio a uno dei massimi esponenti del Dadaismo e delle sperimentazioni cinematografiche, ovvero Hans Richter, di cui sono esposti l’opera «Rythmus 23» e una serie di disegni preparatori, assieme alla proiezione dell’omonimo filmato.
Nel 2020, a fianco delle opere della collezione, Palazzo Reali presenterà le fotografie del duo Harry Shunk & János Kender (dal 1° marzo al 14 giugno), dei vincitori del concorso Bally Artist of the Year Award (dal 29 marzo al 26 aprile), di Vicenzo Vicari (dal 30 agosto al 1° gennaio 2021), e del Prix Manor Ticino (dall’8 novembre al 14 febbraio 2021).
Un programma, dunque, vario quello di Palazzo Reali, che va a confermare la ricca stagione d’arte di Lugano, che nel 2019 ha anche visto l’apertura del Musec a Villa Malpensata.

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] F. Hodler, Adorazione II, 1893-1894; [fig. 2] Giampietrino, Natività con due angeli, 1530-1535; [fig. 3] P.F. Mola, Socrate insegna ai giovani la conoscenza di sé, 1940-1650; [fig. 4] N. Toroni, Impronte di pennello n. 50, 1987. Foto Dona De Carli, Locarno

Informazioni utili
Museo d’arte della Svizzera italiana - sede di Palazzo Reali, via Canova, 10 - Lugano (Svizzera). – 6900 Lugano. Orari: martedì – domenica, ore 13:00 – 17:00. Ingresso gratuito (fino al 31.12.2019). Informazioni: +41 (0)58 866 4240, info@masilugano.ch. Sito internet: masilugano.ch