ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

giovedì 18 febbraio 2021

«Ritratti d’oro e d’argento», in mostra a Torino gli antichi busti reliquari dell’area alpina

Aiutano a ricostruire un tassello della storia dell’oreficeria medievale in Piemonte e nel ducato di Savoia i diciotto busti reliquario che vanno a comporre il percorso espositivo della mostra dossier «Ritratti d’oro e d’argento», la prima inaugurata negli spazi di Palazzo Madama, a Torino, dopo il passaggio del Piemonte in zona gialla.
Curata di Simonetta Castronovo, l’esposizione ha portato, in Sala Atelier, nelle belle vetrine di legno realizzate da Fontana Arte negli anni Trenta, una selezione di opere in oreficeria o in legno scolpito, datate tra il Trecento e il primo Cinquecento e provenienti da tutte le diocesi del Piemonte, che raffigurano santi legati alle devozioni del territorio o alle titolazioni di alcune chiese locali. Accanto a questi lavori sono esposti anche esemplari provenienti dalla Svizzera, dai cantoni di Vaud e del Vallese, e dall'Alta Savoia.
Sotto gli occhi dei visitatori scorrono così raffigurazioni di san Teobaldo di Albasan Giovenale di Fossanosant'Evasio di Casalesan Secondo di Asti e san Venanzio di Sarezzano, simboli strettamente identitari di alcune zone della regione, accanto a effigi «più internazionali» di santi legati alla storia della dinastia sabauda come san Giorgio e san Maurizio. C’è anche un’immagine di sant’Orsola, venerata soprattutto in ambito germanico anche in relazione al culto delle undicimila vergini, di cui viene presentato in mostra un busto ligneo intagliato e dipinto, realizzato a Colonia e arrivato in Piemonte come dono di Manfredi di Montafia, uno dei tanti mercanti «lombardi» attivi nel nord Europa nel Medioevo.
Documentati già dall’XI secolo per contenere i resti mortali dei santi o anche oggetti a loro collegati come gli strumenti del martirio o le vesti, e per questo dotati di vetri e feritoie, i busti sono a tutti gli effetti dei ritratti in oreficeria, solitamente in rame o in argento dorato, spesso arricchiti da pietre preziose, vetri colorati e smalti.
Questi manufatti non sono, però, solo opere d’arte, ma anche oggetti devozionali ancora «vivi» nelle proprie comunità di riferimento, spesso utilizzati in occasione di cerimonie religiose: «lo dimostra il fatto - racconta la curatrice Simonetta Castronovo - che il busto di Giovenale tornerà temporaneamente nella sua città, a Fossano, a maggio, proprio in occasione della festa dedicata al patrono». Questo è un pezzo importante per la storia del museo torinese, perché commissionato all’orafo Severino Dorerio dal principe Ludovico d’Acaia che, all’inizio del 400, viveva proprio nel castello che oggi conosciamo come Palazzo Madama.
I diciotto busti e teste di reliquiario esposti a Torino sono presentati in ordine cronologico, dal più antico, la santa Felicola dell’abbazia di Sainte-Marie d’Aulps (Haute-Savoie) – una santa gotica e sorridente, che guarda alla scultura delle cattedrali, tra Parigi e la Francia settentrionale, negli anni di regno di Filippo il Bello -, fino alla santa Margherita del Musée d’art et d’histoire di Ginevra, un busto ligneo del 1500 circa, improntato al nuovo realismo di radice fiamminga. Tra questi due estremi, scorre una galleria di volti, opera di artisti di estrazioni culturali diverse, che mostrano le tante sfaccettature di questa tipologia di arredi sacri, dal gotico al tardogotico, senza dimenticare il naturalismo pieno della seconda metà del Quattrocento.
Nella vetrina centrale, il busto in argento di Giove (II-III sec- d. C.), capolavoro del Museo archeologico Regionale di Aosta e ritrovato nel 1914 in uno scavo archeologico al Piccolo san Bernardo, introduce il tema dei modelli: furono, infatti, anche i busti in metallo di età romana, raffiguranti divinità olimpiche o imperatori, i primi modelli cui guardarono gli orafi medievali per realizzare i ritratti dei santi. Questa tipologia di riproduzione, che di solito sottolineava un carattere ieratico e solenne, ben si adattava alla raffigurazione dei santi, modelli di fede, virtù e carità, cui l’uomo medievale guardava con reverenza.
L’esposizione a Palazzo Madama, organizzata in partnership con il Museo del tesoro della cattedrale di Aosta e con la Soprintendenza per i beni e le attività culturali della Valle d'Aosta, in collaborazione con la Consulta regionale per i Beni culturali ecclesiastici di Piemonte e Valle d’Aosta, nasce da un’iniziativa condivisa con i musei della rete internazionale «Art Médiéval dans les Alpes», fondata nel 2001 con l’intento di lavorare su progetti riguardanti il patrimonio artistico alpino, tanto sul fronte piemontese e valdostano che su quello francese e svizzero, con riferimento, quindi, ai confini storici del ducato di Savoia.
La mostra si lega, quindi, a una serie di esposizioni che apriranno nello stesso periodo sui due versanti delle Alpi, sotto il titolo comprensivo di «Artistes et artisans dans les États de Savoie au Moyen Âge. De l’or au bout des doigts». In Italia sono previste altre due esposizioni: una ad Aosta, dove dal 27 marzo al 6 giugno sarà allestita un’esposizione dei busti reliquario di area valdostana realizzati nel Medioevo; l'altra a Susa, dove dal 5 febbraio al 5 aprile, verranno presentati gli oggetti rinvenuti all’interno della preziosa Cassa di Sant’Eldrado, capolavoro dell’arte romanica custodito nella Parrocchiale della Novalesa, con una ricostruzione dell’urna.
Palazzo Madama continua così anche il suo sostegno al territorio regionale, in un’ottica di promozione turistica, per creare un’offerta di qualità, estesa e diffusa. Un’offerta quanto mai interessante in questo momento storico caratterizzato da un turismo di prossimità.

Per saperne di più 

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Veduta della mostra «Ritratti d’oro e d’argento», a Palazzo Madama di Torino. Foto: Perottino. Nell'immagine: Orafo lombardo (?), Busto reliquiario di san Venanzio, metà XV secolo. Lega di stagno e piombo in fusione, poi sbalzata, cesellata e dorata. Sarezzano (AL), Oratorio della Madonna Addolorata; [fig. 2] Veduta della mostra «Ritratti d’oro e d’argento», a Palazzo Madama di Torino. Foto: Perottino. Nell'immagine:Arte romana, Busto di Giove Dolicheno, fine del II-inizio del III secolo d.C. Lamina d’argento sbalzata e cesellata. Aosta, Museo Archeologico Regionale; [fig. 3] Veduta della mostra «Ritratti d’oro e d’argento», a Palazzo Madama di Torino. Foto: Perottino; [fig. 4] Veduta della mostra «Ritratti d’oro e d’argento», a Palazzo Madama di Torino. Foto: Perottino; [fig. 5] Bertramino de Zuttis (documentato a Milano dal 1404 al 1434) Busto reliquiario di san Bernardo di Aosta, 1424. Argento sbalzato e cesellato, rame traforato, inciso e dorato, smalti en ronde bosse, vetri colorati (busto); ottone dorato e rame (statuette d i reimpiego); legno argentato (base). Novara, Duomo; [fig. 6] Colonia, Busto reliquario di santa Giustina, compagna di sant’Orsola, 1348-1360. Legno intagliato, dipinto e dorato. Vicoforte (CN), Monastero di Santa Chiara; [fig. 7] Bottega del Valais, Busto reliquiario di san Maurizio, metà XV secolo. Legno di tiglio intagliato, dipinto dorato e argentato. Bagnes, chiesa parrocchiale di Saint-Maurice 

Informazioni utili 
 Ritratti d’oro e d’argento. Reliquiari medievali in Piemonte, Valle d’Aosta, Svizzera e Savoia. Palazzo Madama - Museo civico d’arte antica, piazza Castello – Torino. Orari:mercoledì giovedì e venerdì, dalle ore 13 alle ore 20; sabato e domenica, dalle ore 10 alle ore 19 (ingressi garantiti con prenotazione o prevendita on-line); chiuso il lunedì e martedì | le biglietterie chiudono un’ora prima. Prenotazioni: Theatrum Sabaudiae via e-mail all'indirizzo ftm@arteintorino.com o al numero +39.011.5211788. Prevendita TicketOne: www.ticketone.it. Ingresso: intero € 10.00, ridotto € 8.00. Sito internet: www.palazzomadamatorino.it. Dal 5 febbraio fino al 30 AGOSTO 2021 (mostra prorogata).

mercoledì 17 febbraio 2021

A Bologna un focus su Giorgio Morandi e le sue nature morte

Riparte con un nuovo appuntamento del progetto espositivo «Re-Collecting», nato da un’idea del direttore Lorenzo Balbi con l’intento di offrire approcci originali, e quando possibile anche inusuali, per conoscere il cospicuo patrimonio delle collezioni felsinee, il Museo Morandi di Bologna.
Dopo la mostra sul «fascino segreto dei suoi fiori», è la volta di un focus su uno dei temi più amati da Giorgio Morandi: la natura morta, declinata nei suoi aspetti tonali e compositivi. 
I dieci lavori in mostra, selezionati da Giusi Vecchi, appartengono tutti all’ultima stagione della ricerca artistica morandiana, quella che va dal secondo dopoguerra agli anni Sessanta, caratterizzata da una cospicua produzione e da una ricchezza creativa, che fa registrare un numero altissimo di nature morte (quasi settecento) rispetto all’esiguo numero di paesaggi (poco più di cento).
La ragione è da ricercarsi nella lunga assenza dell’artista dalla residenza di villeggiatura di Grizzana (dopo il 1944, vi ritornerà solo nel 1959) e nella sua tendenza ad approfondire e indagare con maggiore rigore stilistico il tema delle variazioni.
Come scrive Francesco Arcangeli, «mai, forse, come in questi anni fra il '45 e il '50, Morandi è stato ‘pittore per la pittura’».
Questa fase matura della vicenda artistica morandiana vede affermarsi l’idea di serie e di variante
Gli oggetti protagonisti dei dipinti di questo periodo, pur essendo sempre gli stessi ai quali il maestro ricorre durante la sua vita (bottiglie, scatole, vasi), risultano, però, investiti da un’atmosfera carica di una più limpida tensione psicologica, rappresentati talora nella loro suggestiva monumentalità oppure costretti in un'architettura in cui le forme si compenetrano e si rincalzano, serrandosi in blocchi compatti al centro della tela. In altri casi i suoi modelli vengono allineati o sfalsati di poco tra loro, quasi a scomparire l’uno dietro l’altro, colpiti da una luce che si fa sempre più chiara e impalpabile. La materia pittorica si alleggerisce, tanto quanto basta per vibrare di nuovi accordi tonali, che sfumano nelle diverse gradazioni di bianchi e di grigi, giungendo, specie nei lavori più tardi, a una dissoluzione dei contorni degli oggetti che, pur nella loro labile presenza, continuano ad affermare il valore dell’esistenza.
Guardando all’opera dell’artista bolognese, è fondamentale soffermarsi sulla componente luministica delle sue creazioni. Tutti gli interpreti e i critici più attenti hanno sottolineato come anche il colore in Morandi sia espressione di luce. Perfino quando le immagini sulla tela ci appaiono severe e melanconiche, la luce penetra e trasforma la materia, divenendone elemento essenziale, sostanza della sua pittura. Morandi lavora sulla percezione del nostro occhio e attraverso il colore sfrutta queste sensazioni, definendo le forme dei suoi oggetti nelle infinite tonalità e sfumature di vibrazioni di cui è capace e abile esecutore. Perciò la sua viene detta «pittura tonale» ed è impresa impossibile definire quante gradazioni di grigi e di bruni esistano nei fondi e nelle superfici dei suoi quadri o quante sfumature di verde nei suoi paesaggi.
Il percorso espositivo della mostra, che si intitola «Morandi racconta. Tono e composizione nelle sue ultime nature morte», dà pienamente ragione della profonda maturità artistica raggiunta dall'artista, ben espressa anche negli acquerelli, realizzati con maggiore assiduità soprattutto a partire dal 1956. È proprio in questa tecnica che Morandi arriva all’estrema semplificazione delle forme che, per la mancanza del piano d’appoggio, sembrano fluttuare nello spazio, come fossero anime, presenze fantasmagoriche, impalpabili simulacri che si rivelano nell’alternanza di pieni e vuoti.
Sono, inoltre, visibili in mostra materiali e documenti che accompagnano il visitatore nel cuore dell’approccio compositivo morandiano, come la ricostruzione di una composizione con gli oggetti e modelli originali, vasi di vetro con colore in polvere, la tavolozza con pennelli e colori provenienti dall’atelier dell’artista, oltre a lettere, cartoline, riviste e fotografie normalmente conservate nell’archivio del Museo Morandi.
Completa l’esposizione, di cui rimarrà documentazione in un agile pubblicazione a cura dell’Istituzione Bologna Musei in distribuzione gratuita, un video, realizzato grazie alla collaborazione di Lucia Luna Gallina, in cui la curatrice Giusi Vecchi racconta la stagione creativa di Morandi oggetto del focus espositivo.
Non appena le condizioni dell’emergenza sanitaria in corso lo consentiranno, inoltre, il museo organizzerà un incontro con Mariella Gnani, restauratrice che da anni indaga l’opera morandiana, così da offrire al pubblico l’opportunità di osservare da vicino, tramite uno stereomicroscopio, particolari delle tele del maestro e svelare così alcuni segreti della sua tecnica e dei suoi unici impasti cromatici. Un’occasione in più, questa, per approfondire l’arte di un pittore molto amato del Novecento, il maestro delle silenziose quotidianità, che ci ha lasciato un mondo fatto di forme elegantemente geometriche e di poetica atmosfera contemplativa.

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Vasi di colore in polvere. Istituzione Bologna Musei |Casa Morandi; [Fig. 2] Tavolozza di Morandi. Istituzione Bologna Musei | Casa Morandi; [fig. 3] Giorgio Morandi, Natura morta, 1955 (V.971). Olio su tela. Collezione Cristina e Giuliana Pavarotti. Provenienza Deposito in comodato gratuito da luglio 2011;: [figg. 4,5 e 6] Vedute della mostra «Morandi racconta. Tono e composizione nelle sue ultime nature morte». Museo Morandi, Bologna. Foto: Roberto Serra

Informazioni utili 
Morandi racconta. Tono e composizione nelle sue ultime nature morte, a cura di Giusi Vecchi. Museo Morandi, via Don Minzoni, 14 – Bologna. Orari di apertura: martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, ore 16-20; sabato, domenica e festivi su prenotazione obbligatoria effettuata entro le 24 ore precedenti la visita, ore 10-20; chiuso il lunedì. Ingresso: intero € 6,00, ridotto € 4,00. Note: dal lunedì al venerdì sarà possibile accedere ai musei sia su prenotazione sul sito Mida Ticket (https://www.midaticket.it/eventi/musei-civici-di-bologna) sia direttamente alle casse (solo con carte e bancomat) in base alla disponibilità nei diversi slot orari, come da capienza massima secondo le norme di sicurezza legate all’emergenza Covid-19.
Il sabato, la domenica e nei festivi infrasettimanali la prenotazione sarà sempre obbligatoria e dovrà essere effettuata entro le 24 ore precedenti la visita, sempre sul sito Mida Ticket (https://www.midaticket.it/eventi/musei-civici-di-bologna). Nel week-end e nei festivi non sarà dunque possibile accedere presentandosi nei musei senza biglietti pre-acquistati on line. Informazioni: tel. +39.051.6496611, info@mambo-bologna.org. Sito internet: www.mambo-bologna.org. Facebook: MAMboMuseoArteModernaBologna. Instagram: @mambobologna. Twitter: @MAMboBologna. YouTube: MAMbo channel.  Fino al 23 maggio 2021

martedì 16 febbraio 2021

«Progetto Pop-App»: Torino celebra il libro animato con un centro studi, un museo, quattro mostre, un convegno e una rivista

Un centro studi, un convegno internazionale, una rivista on-line, un nuovo spazio espositivo e quattro mostre temporanee da visitare in modalità digitale: è ricco il programma dell’edizione 2021 del progetto «Pop-App», lanciato nel 2019 dalla Fondazione Tancredi di Barolo e dall’università «La Sapienza» di Roma non solo per evidenziare le potenzialità artistiche, creative ed educative dei libri animati, ma anche per sottolinearne i legami con le tecnologie e le applicazioni digitali, sempre più presenti nel nostro quotidiano. 
Dopo la sospensione dello scorso febbraio, a causa della pandemia, il progetto riprende il suo cammino e trova anche una sede permanente nella città di Torino, all’interno della Fondazione Tancredi di Barolo, che conserva al suo interno il Musli – Museo della scuola e del libro d’infanzia, la più importante collezione di libri animati a disposizione del pubblico presente in Italia, con oltre mille esemplari tra Otto e Novecento.
Il nuovo centro studi, che vedrà alla direzione Gianfranco Crupi e Pompeo Vagliani, verrà presentato nell’ambito del convegno «Pop-App. International conference on description, conservation and use of movable books» in programma dal 16 al 19 febbraio (tutti i giorni, dalle 15.30 alle 18.30) in modalità on-line dal Salone d’onore di Palazzo Barolo. L’evento - riservato a cinquecento partecipanti registrati sulla piattaforma Zoom (il link di riferimento è https://zoom.us/webinar/register/WN_k_XYLLrnQ7KkisGHsdpseg), ma aperto a tutti tramite il canale YouTube (dove rimarranno visibili le registrazioni degli interventi in programma) - vedrà la presenza di trenta relatori italiani e stranieri, fra cui le statunitensi Suzanne Karr Schmidt, della Newberry Library di Chicago, e Jacqueline Reid-Walsh, della Pennsylvania State University, considerate tra le massime esperte mondiali per quanto riguarda rispettivamente il libro animato antico e quello moderno.
«È la prima conferenza internazionale di questo genere realizzata in Europa – assicurano Pompeo Vagliani e Gianfranco Crupi –; si parlerà di antico e moderno del libro animato e dell’apertura verso le nuove frontiere dell’interattività multimediale e del pop-up design contemporaneo, grazie anche all’apporto di Massimo Missiroli. Vi saranno focus su descrizione, catalogazione, restauro e valorizzazione di questi beni. Vogliamo coinvolgere non solo studiosi, ma anche studenti e appassionati di libri e libri animati».
Il nuovo centro studi permanente nasce a Torino per coordinare a livello nazionale e internazionale le ricerche scientifiche, le attività di conservazione e valorizzazione del libro animato e avrà come oggetto sia i volumi di interesse storico che la multimedialità e il libro d’artista. Nello specifico l’istituzione vuole, inoltre, contribuire a definire gli standard di catalogazione e le modalità di conservazione e restauro, favorendo la fruibilità anche on-line del patrimonio di libri animati, sviluppando una rete di collegamento e di confronto con i fondi conservati nelle istituzioni pubbliche, private, collezionisti ed esperti, coinvolgendo il mondo della scuola, favorendo l’utilizzo del libro animato come mezzo per lo sviluppo della creatività.
«In occasione del convegno internazionale – sottolinea Pompeo Vagliani – il Musli presenterà un allestimento inedito, con l’inaugurazione di una nuova sala espositiva messa a disposizione dall’Opera Barolo e realizzata anche con il contributo degli eredi di Emilio Clara, grande bibliofilo torinese. Verranno esposte nuove acquisizioni relative a preziosi libri animati antichi e a materiali del pre-cinema, fruibili anche attraverso postazioni e applicativi multimediali realizzati ad hoc».
Dal 18 febbraio il Pop-App Musli sarà visibile in presenza così come le quattro mostre ideato in occasione di questo importante appuntamento inaugurale, durante il quale verrà presentata anche la rivista on-line «Journal of Interactive Books», diretta da Gianfranco Crupi, con cui il centro studi piemontese racconterà ai lettori, a partire dal prossimo autunno, i libri animati. In febbraio il museo sarà aperto: giovedì 18 e venerdì 19 febbraio, dalle 15.00 alle 17.30, e da lunedì 22 a giovedì 25 febbraio, dalle 15.00 alle 17.30. In base alla situazione epidemiologica verranno, in seguito, indicate nuove date di apertura. 
Le mostre in cartellone, visitabili virtualmente a partire dal 17 febbraio, si aprono con la rassegna «Made in China. New trends in new environment», a cura degli studiosi Massimo Missiroli e Pompeo Vagliani, che si sono avvalsi per l'occasione della collaborazione di Guan Zhongping della Chongqing University of Education. Diciannove libri pop up contemporanei, destinati all’infanzia, pubblicati in Cina e visibili per la prima volta in Italia, consentono di avvicinarsi al mondo, in parte sconosciuto, degli artisti, paper-engineer ed editori cinesi. Questi volumi, molto avanzati dal punto di vista cartotecnico, trattano tematiche specifiche quali la natura, il fantasy e i festeggiamenti per ricorrenze tipiche come il Capodanno. Il 2020, anno del Topo, ha visto, per esempio, la pubblicazione del primo pop up cinese raffigurante Topolino, prodotto dalla Disney.
La mostra «Italian Style. 10 opere di 10 artisti del libro animato italiano contemporaneo», a cura di Massimo Missiroli e Pompeo Vagliani, presenta, invece, una selezione di lavori editi e inediti di autori che hanno in comune l’utilizzo creativo di soluzioni cartotecniche originali, esempio significativo dello stato dell’arte del libro animato in Italia.
Mentre «Pop up for creativity» è un’esposizione di dieci libri animati realizzati dagli studenti del liceo artistico Passoni di Torino. Infine, la mostra «Tante teste tanti cervelli. Lanterna magica delle facce umane», realizzata in collaborazione con il Museo nazionale del cinema, allinea circa settanta libri animati, illustrati, abbecedari e giochi dell’Ottocento e del primo Novecento provenienti dall’archivio e dalla biblioteca della Fondazione Tancredi di Barolo. L’esposizione, per la curatela di Pompeo Vagliani, esplora i rapporti tra libri animati e pre-cinema, con un focus specifico sul tema delle metamorfosi del volto. 
Un programma, dunque, ricco e completo quello del «Progetto Pop-App», che permette al pubblico di ammirare la magia del libro animato, piccolo gioiello d’arte tutto da sfogliare. 

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Coverdi «Progetto Pop-App»; [fig. 2] Esempi delle opere esposte nella mostra «Made in China. New trends in new environment»; [fig. 3] Sebastianus Theodoricus, Nouae quaestiones sphaerae, hoc est, de circulis coelestibus & primo mobili, in gratiam studiosae iuuentutis scriptae, VVitebergae, 1578; [fig. 4] The History and Adventure of Little Henry, exemplified in a series of figures, 4a ed., London, S. & J. Fuller, 1810 ; [fig. 5] Allestimento della sala del MUSLI con diorami teatrali e libri teatro. Roberto Cortese © ASCT 2020 ; [fig. 6] Globo meccanico di carta da costruire, produzione tedesca di inizio Ottocento

Informazioni utili
Per assistere al convegno di «Progetto Pop-App» è necessario registrarsi (gratuitamente), utilizzando il seguente link: https://zoom.us/webinar/register/WN_k_XYLLrnQ7KkisGHsdpseg. A registrazione avvenuta, gli iscritti riceveranno il link zoom per accedere alle quattro sessioni del convegno come attendees, che permetterà loro di interagire tramite chat durante le fasi di dibattito. Per tutti i partecipanti sarà disponibile in formato pdf, prima del convegno, l’insieme degli abstract e dei curricula dei relatori. Le mostre saranno visitabili virtualmente, a partire dal 17 febbraio sul sito www.pop-app.org. Altre informazioni su: www.fondazionetancredidibarolo.com