Curata di Simonetta Castronovo, l’esposizione ha portato, in Sala Atelier, nelle belle vetrine di legno realizzate da Fontana Arte negli anni Trenta, una selezione di opere in oreficeria o in legno scolpito, datate tra il Trecento e il primo Cinquecento e provenienti da tutte le diocesi del Piemonte, che raffigurano santi legati alle devozioni del territorio o alle titolazioni di alcune chiese locali. Accanto a questi lavori sono esposti anche esemplari provenienti dalla Svizzera, dai cantoni di Vaud e del Vallese, e dall'Alta Savoia.
Sotto gli occhi dei visitatori scorrono così raffigurazioni di san Teobaldo di Alba, san Giovenale di Fossano, sant'Evasio di Casale, san Secondo di Asti e san Venanzio di Sarezzano, simboli strettamente identitari di alcune zone della regione, accanto a effigi «più internazionali» di santi legati alla storia della dinastia sabauda come san Giorgio e san Maurizio. C’è anche un’immagine di sant’Orsola, venerata soprattutto in ambito germanico anche in relazione al culto delle undicimila vergini, di cui viene presentato in mostra un busto ligneo intagliato e dipinto, realizzato a Colonia e arrivato in Piemonte come dono di Manfredi di Montafia, uno dei tanti mercanti «lombardi» attivi nel nord Europa nel Medioevo.
Documentati già dall’XI secolo per contenere i resti mortali dei santi o anche oggetti a loro collegati come gli strumenti del martirio o le vesti, e per questo dotati di vetri e feritoie, i busti sono a tutti gli effetti dei ritratti in oreficeria, solitamente in rame o in argento dorato, spesso arricchiti da pietre preziose, vetri colorati e smalti.
Questi manufatti non sono, però, solo opere d’arte, ma anche oggetti devozionali ancora «vivi» nelle proprie comunità di riferimento, spesso utilizzati in occasione di cerimonie religiose: «lo dimostra il fatto - racconta la curatrice Simonetta Castronovo - che il busto di Giovenale tornerà temporaneamente nella sua città, a Fossano, a maggio, proprio in occasione della festa dedicata al patrono». Questo è un pezzo importante per la storia del museo torinese, perché commissionato all’orafo Severino Dorerio dal principe Ludovico d’Acaia che, all’inizio del 400, viveva proprio nel castello che oggi conosciamo come Palazzo Madama.
I diciotto busti e teste di reliquiario esposti a Torino sono presentati in ordine cronologico, dal più antico, la santa Felicola dell’abbazia di Sainte-Marie d’Aulps (Haute-Savoie) – una santa gotica e sorridente, che guarda alla scultura delle cattedrali, tra Parigi e la Francia settentrionale, negli anni di regno di Filippo il Bello -, fino alla santa Margherita del Musée d’art et d’histoire di Ginevra, un busto ligneo del 1500 circa, improntato al nuovo realismo di radice fiamminga. Tra questi due estremi, scorre una galleria di volti, opera di artisti di estrazioni culturali diverse, che mostrano le tante sfaccettature di questa tipologia di arredi sacri, dal gotico al tardogotico, senza dimenticare il naturalismo pieno della seconda metà del Quattrocento.
Nella vetrina centrale, il busto in argento di Giove (II-III sec- d. C.), capolavoro del Museo archeologico Regionale di Aosta e ritrovato nel 1914 in uno scavo archeologico al Piccolo san Bernardo, introduce il tema dei modelli: furono, infatti, anche i busti in metallo di età romana, raffiguranti divinità olimpiche o imperatori, i primi modelli cui guardarono gli orafi medievali per realizzare i ritratti dei santi. Questa tipologia di riproduzione, che di solito sottolineava un carattere ieratico e solenne, ben si adattava alla raffigurazione dei santi, modelli di fede, virtù e carità, cui l’uomo medievale guardava con reverenza.
L’esposizione a Palazzo Madama, organizzata in partnership con il Museo del tesoro della cattedrale di Aosta e con la Soprintendenza per i beni e le attività culturali della Valle d'Aosta, in collaborazione con la Consulta regionale per i Beni culturali ecclesiastici di Piemonte e Valle d’Aosta, nasce da un’iniziativa condivisa con i musei della rete internazionale «Art Médiéval dans les Alpes», fondata nel 2001 con l’intento di lavorare su progetti riguardanti il patrimonio artistico alpino, tanto sul fronte piemontese e valdostano che su quello francese e svizzero, con riferimento, quindi, ai confini storici del ducato di Savoia.
La mostra si lega, quindi, a una serie di esposizioni che apriranno nello stesso periodo sui due versanti delle Alpi, sotto il titolo comprensivo di «Artistes et artisans dans les États de Savoie au Moyen Âge. De l’or au bout des doigts». In Italia sono previste altre due esposizioni: una ad Aosta, dove dal 27 marzo al 6 giugno sarà allestita un’esposizione dei busti reliquario di area valdostana realizzati nel Medioevo; l'altra a Susa, dove dal 5 febbraio al 5 aprile, verranno presentati gli oggetti rinvenuti all’interno della preziosa Cassa di Sant’Eldrado, capolavoro dell’arte romanica custodito nella Parrocchiale della Novalesa, con una ricostruzione dell’urna.
Palazzo Madama continua così anche il suo sostegno al territorio regionale, in un’ottica di promozione turistica, per creare un’offerta di qualità, estesa e diffusa. Un’offerta quanto mai interessante in questo momento storico caratterizzato da un turismo di prossimità.
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Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Veduta della mostra «Ritratti d’oro e d’argento», a Palazzo Madama di Torino. Foto: Perottino. Nell'immagine: Orafo lombardo (?), Busto reliquiario di san Venanzio, metà XV secolo. Lega di stagno e piombo in fusione, poi sbalzata, cesellata e dorata. Sarezzano (AL), Oratorio della Madonna Addolorata; [fig. 2] Veduta della mostra «Ritratti d’oro e d’argento», a Palazzo Madama di Torino. Foto: Perottino. Nell'immagine:Arte romana, Busto di Giove Dolicheno, fine del II-inizio del III secolo d.C. Lamina d’argento sbalzata e cesellata. Aosta, Museo Archeologico Regionale; [fig. 3] Veduta della mostra «Ritratti d’oro e d’argento», a Palazzo Madama di Torino. Foto: Perottino; [fig. 4] Veduta della mostra «Ritratti d’oro e d’argento», a Palazzo Madama di Torino. Foto: Perottino; [fig. 5] Bertramino de Zuttis (documentato a Milano dal 1404 al 1434) Busto reliquiario di san Bernardo di Aosta, 1424. Argento sbalzato e cesellato, rame traforato, inciso e dorato, smalti en ronde bosse, vetri colorati (busto); ottone dorato e rame (statuette d i reimpiego); legno argentato (base). Novara, Duomo; [fig. 6] Colonia, Busto reliquario di santa Giustina, compagna di sant’Orsola, 1348-1360. Legno intagliato, dipinto e dorato. Vicoforte (CN), Monastero di Santa Chiara; [fig. 7] Bottega del Valais, Busto reliquiario di san Maurizio, metà XV secolo. Legno di tiglio intagliato, dipinto dorato e argentato. Bagnes, chiesa parrocchiale di Saint-Maurice
Informazioni utili
Ritratti d’oro e d’argento. Reliquiari medievali in Piemonte, Valle d’Aosta, Svizzera e Savoia. Palazzo Madama - Museo civico d’arte antica, piazza Castello – Torino. Orari:mercoledì giovedì e venerdì, dalle ore 13 alle ore 20; sabato e domenica, dalle ore 10 alle ore 19 (ingressi garantiti con prenotazione o prevendita on-line); chiuso il lunedì e martedì | le biglietterie chiudono un’ora prima. Prenotazioni: Theatrum Sabaudiae via e-mail all'indirizzo ftm@arteintorino.com o al numero +39.011.5211788. Prevendita TicketOne: www.ticketone.it. Ingresso: intero € 10.00, ridotto € 8.00. Sito internet: www.palazzomadamatorino.it. Dal 5 febbraio fino al 30 AGOSTO 2021 (mostra prorogata).