Dopo la mostra sul «fascino segreto dei suoi fiori», è la volta di un focus su uno dei temi più amati da Giorgio Morandi: la natura morta, declinata nei suoi aspetti tonali e compositivi.
I dieci lavori in mostra, selezionati da Giusi Vecchi, appartengono tutti all’ultima stagione della ricerca artistica morandiana, quella che va dal secondo dopoguerra agli anni Sessanta, caratterizzata da una cospicua produzione e da una ricchezza creativa, che fa registrare un numero altissimo di nature morte (quasi settecento) rispetto all’esiguo numero di paesaggi (poco più di cento).
La ragione è da ricercarsi nella lunga assenza dell’artista dalla residenza di villeggiatura di Grizzana (dopo il 1944, vi ritornerà solo nel 1959) e nella sua tendenza ad approfondire e indagare con maggiore rigore stilistico il tema delle variazioni.
La ragione è da ricercarsi nella lunga assenza dell’artista dalla residenza di villeggiatura di Grizzana (dopo il 1944, vi ritornerà solo nel 1959) e nella sua tendenza ad approfondire e indagare con maggiore rigore stilistico il tema delle variazioni.
Come scrive Francesco Arcangeli, «mai, forse, come in questi anni fra il '45 e il '50, Morandi è stato ‘pittore per la pittura’».
Questa fase matura della vicenda artistica morandiana vede affermarsi l’idea di serie e di variante.
Questa fase matura della vicenda artistica morandiana vede affermarsi l’idea di serie e di variante.
Gli oggetti protagonisti dei dipinti di questo periodo, pur essendo sempre gli stessi ai quali il maestro ricorre durante la sua vita (bottiglie, scatole, vasi), risultano, però, investiti da un’atmosfera carica di una più limpida tensione psicologica, rappresentati talora nella loro suggestiva monumentalità oppure costretti in un'architettura in cui le forme si compenetrano e si rincalzano, serrandosi in blocchi compatti al centro della tela. In altri casi i suoi modelli vengono allineati o sfalsati di poco tra loro, quasi a scomparire l’uno dietro l’altro, colpiti da una luce che si fa sempre più chiara e impalpabile. La materia pittorica si alleggerisce, tanto quanto basta per vibrare di nuovi accordi tonali, che sfumano nelle diverse gradazioni di bianchi e di grigi, giungendo, specie nei lavori più tardi, a una dissoluzione dei contorni degli oggetti che, pur nella loro labile presenza, continuano ad affermare il valore dell’esistenza.
Guardando all’opera dell’artista bolognese, è fondamentale soffermarsi sulla componente luministica delle sue creazioni. Tutti gli interpreti e i critici più attenti hanno sottolineato come anche il colore in Morandi sia espressione di luce. Perfino quando le immagini sulla tela ci appaiono severe e melanconiche, la luce penetra e trasforma la materia, divenendone elemento essenziale, sostanza della sua pittura. Morandi lavora sulla percezione del nostro occhio e attraverso il colore sfrutta queste sensazioni, definendo le forme dei suoi oggetti nelle infinite tonalità e sfumature di vibrazioni di cui è capace e abile esecutore. Perciò la sua viene detta «pittura tonale» ed è impresa impossibile definire quante gradazioni di grigi e di bruni esistano nei fondi e nelle superfici dei suoi quadri o quante sfumature di verde nei suoi paesaggi.
Il percorso espositivo della mostra, che si intitola «Morandi racconta. Tono e composizione nelle sue ultime nature morte», dà pienamente ragione della profonda maturità artistica raggiunta dall'artista, ben espressa anche negli acquerelli, realizzati con maggiore assiduità soprattutto a partire dal 1956. È proprio in questa tecnica che Morandi arriva all’estrema semplificazione delle forme che, per la mancanza del piano d’appoggio, sembrano fluttuare nello spazio, come fossero anime, presenze fantasmagoriche, impalpabili simulacri che si rivelano nell’alternanza di pieni e vuoti.
Sono, inoltre, visibili in mostra materiali e documenti che accompagnano il visitatore nel cuore dell’approccio compositivo morandiano, come la ricostruzione di una composizione con gli oggetti e modelli originali, vasi di vetro con colore in polvere, la tavolozza con pennelli e colori provenienti dall’atelier dell’artista, oltre a lettere, cartoline, riviste e fotografie normalmente conservate nell’archivio del Museo Morandi.
Completa l’esposizione, di cui rimarrà documentazione in un agile pubblicazione a cura dell’Istituzione Bologna Musei in distribuzione gratuita, un video, realizzato grazie alla collaborazione di Lucia Luna Gallina, in cui la curatrice Giusi Vecchi racconta la stagione creativa di Morandi oggetto del focus espositivo.
Non appena le condizioni dell’emergenza sanitaria in corso lo consentiranno, inoltre, il museo organizzerà un incontro con Mariella Gnani, restauratrice che da anni indaga l’opera morandiana, così da offrire al pubblico l’opportunità di osservare da vicino, tramite uno stereomicroscopio, particolari delle tele del maestro e svelare così alcuni segreti della sua tecnica e dei suoi unici impasti cromatici. Un’occasione in più, questa, per approfondire l’arte di un pittore molto amato del Novecento, il maestro delle silenziose quotidianità, che ci ha lasciato un mondo fatto di forme elegantemente geometriche e di poetica atmosfera contemplativa.
Il percorso espositivo della mostra, che si intitola «Morandi racconta. Tono e composizione nelle sue ultime nature morte», dà pienamente ragione della profonda maturità artistica raggiunta dall'artista, ben espressa anche negli acquerelli, realizzati con maggiore assiduità soprattutto a partire dal 1956. È proprio in questa tecnica che Morandi arriva all’estrema semplificazione delle forme che, per la mancanza del piano d’appoggio, sembrano fluttuare nello spazio, come fossero anime, presenze fantasmagoriche, impalpabili simulacri che si rivelano nell’alternanza di pieni e vuoti.
Sono, inoltre, visibili in mostra materiali e documenti che accompagnano il visitatore nel cuore dell’approccio compositivo morandiano, come la ricostruzione di una composizione con gli oggetti e modelli originali, vasi di vetro con colore in polvere, la tavolozza con pennelli e colori provenienti dall’atelier dell’artista, oltre a lettere, cartoline, riviste e fotografie normalmente conservate nell’archivio del Museo Morandi.
Completa l’esposizione, di cui rimarrà documentazione in un agile pubblicazione a cura dell’Istituzione Bologna Musei in distribuzione gratuita, un video, realizzato grazie alla collaborazione di Lucia Luna Gallina, in cui la curatrice Giusi Vecchi racconta la stagione creativa di Morandi oggetto del focus espositivo.
Non appena le condizioni dell’emergenza sanitaria in corso lo consentiranno, inoltre, il museo organizzerà un incontro con Mariella Gnani, restauratrice che da anni indaga l’opera morandiana, così da offrire al pubblico l’opportunità di osservare da vicino, tramite uno stereomicroscopio, particolari delle tele del maestro e svelare così alcuni segreti della sua tecnica e dei suoi unici impasti cromatici. Un’occasione in più, questa, per approfondire l’arte di un pittore molto amato del Novecento, il maestro delle silenziose quotidianità, che ci ha lasciato un mondo fatto di forme elegantemente geometriche e di poetica atmosfera contemplativa.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Vasi di colore in polvere. Istituzione Bologna Musei |Casa Morandi; [Fig. 2] Tavolozza di Morandi. Istituzione Bologna Musei | Casa Morandi; [fig. 3] Giorgio Morandi, Natura morta, 1955 (V.971). Olio su tela. Collezione Cristina e Giuliana Pavarotti. Provenienza Deposito in comodato gratuito da luglio 2011;: [figg. 4,5 e 6] Vedute della mostra «Morandi racconta. Tono e composizione nelle sue ultime nature morte». Museo Morandi, Bologna. Foto: Roberto Serra
Informazioni utili
Morandi racconta. Tono e composizione nelle sue ultime nature morte, a cura di Giusi Vecchi. Museo Morandi, via Don Minzoni, 14 – Bologna. Orari di apertura: martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, ore 16-20; sabato, domenica e festivi su prenotazione obbligatoria effettuata entro le 24 ore precedenti la visita, ore 10-20; chiuso il lunedì. Ingresso: intero € 6,00, ridotto € 4,00. Note: dal lunedì al venerdì sarà possibile accedere ai musei sia su prenotazione sul sito Mida Ticket (https://www.midaticket.it/eventi/musei-civici-di-bologna) sia direttamente alle casse (solo con carte e bancomat) in base alla disponibilità nei diversi slot orari, come da capienza massima secondo le norme di sicurezza legate all’emergenza Covid-19.
Il sabato, la domenica e nei festivi infrasettimanali la prenotazione sarà sempre obbligatoria e dovrà essere effettuata entro le 24 ore precedenti la visita, sempre sul sito Mida Ticket (https://www.midaticket.it/eventi/musei-civici-di-bologna). Nel week-end e nei festivi non sarà dunque possibile accedere presentandosi nei musei senza biglietti pre-acquistati on line. Informazioni: tel. +39.051.6496611, info@mambo-bologna.org. Sito internet: www.mambo-bologna.org. Facebook: MAMboMuseoArteModernaBologna. Instagram: @mambobologna. Twitter: @MAMboBologna. YouTube: MAMbo channel. Fino al 23 maggio 2021
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