ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

giovedì 15 aprile 2021

Al via la V edizione di «kunst.stück», il concorso che premia le etichette dei vini

«Un progetto serio, bello, giovane, e al tempo stesso anche ironico, democratico e innovativo»: viene raccontato con queste parole il bando di concorso «kunst.stück» (in italiano: «opera d'arte»), lanciato per il quinto anno consecutivo dalla Cantina Kaltern, una delle aziende vitivinicole più importanti dell'Alto Adige con i suoi 450 ettari e circa 1.200 vigneti. La call to action, aperta fino al 25 aprile, alle ore 23.59, è rivolta ad artisti e designer affermati o emergenti, chiamati a realizzare un'etichetta d'arte che sappia interpretare il vitigno più rappresentativo dell’anno.
In questa edizione l’incoronazione a «kunst.stück» è andata a una parcella di Pinot Grigio, vitigno che è un po’ la «cenerentola» – se così si può dire – dei vitigni autoctoni e non, presenti nelle ripide vigne dell’Alto Adige e del lago di Caldaro. Anche se non sempre l'eccezione è la regola: «in alcune parcelle molto vocate e in certe annate, si può cogliere la vera grandezza del Pinot Grigio e il suo splendore», ci insegna l'enologo Andrea Moser. Questo è successo nell’annata 2019, dal ritmo sui generis, che, tra pioggia e sole, ha permesso a Cantina Kaltern di raccogliere uve Pinot Grigio di altissima qualità. Il tema del concorso di quest'anno è così «Il grande momento di Cenerentola».
A ogni edizione, infatti, l'argomento del concorso cambia e, in questi cinque anni, è nata una collezione di vini «opere d’arte della natura», vestiti con altrettante opere d’arte e prodotte in edizione limitata.
Le edizioni passate hanno visto, per esempio, nel 2014 le varietà di Pinot Bianco interpretate da Claudio Paternoster, artista che ha convinto sia la giuria sia il pubblico con la sua elegante interpretazione creativa. Margit Pittschieler ha, invece, vinto il concorso per l'etichetta del «kunst.stück» Cabernet Sauvignon Riserva 2015; la giovane di Bressanone è stata in grado di convincere il pubblico della votazione on-line con la sua interpretazione del tema «Un vino di mondo, di casa a Caldaro». Mentre il Kalterersee classico superiore 2016 porta un’etichetta creata dal designer e docente milanese Stefano Mandato, che ha concepito un’opera d’arte tesa a raccontare la «gioia di vivere al lago di Caldaro». Infine, il Merlot dalla vendemmia 2018 porta il vestito di Anita Ladurner, che ha lavorato sul tema «Baciato dal sole».
Le opere realizzate diventano così un fermo immagine del tempo che scorre. «Gli acini, come perle, - raccontano, a tal proposito, dalle Cantina Cantina Kaltern, che premierà il vincitore con mille euro - racchiudono un tesoro che verrà svelato dalla mano dell’uomo e rinchiuso nuovamente, stavolta in una bottiglia. Resterà lì, in silenziosa attesa del momento in cui si alzerà il sipario e verrà il suo momento da protagonista, un assolo, al centro della scena. E l’esperienza diventerà memoria, impresso ricordo nel cuore e nella mente: kunst.stück». 

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mercoledì 14 aprile 2021

Nasce a Viareggio la Fondazione Alfredo Catarsini

Ha attraversato anagraficamente tutto il Novecento. Ha sperimentato le principali correnti artistiche del secolo scorso, dal Naturalismo all’Espressionismo, dal Primitivismo al Neocubismo. È stato il padre di due «ismi» del XX secolo: il Riflessismo, mutuato dalla breve esperienza nel Secondo futurismo, e il Simbolismo meccanico, le cui opere dedicate agli ingranaggi tecnologici gli valsero la Medaglia d’oro al Salon Babjlone di Parigi nel 1971. Ha partecipato più volte alla Biennale di Venezia (nel 1942, nel 1948 e nel 1950). Ha preso in mano non solo la tavolozza e il pennello, ma anche la penna, dando alle stampe il romanzo «Giorni neri» (1968), che verrà ripubblicato a breve dalla casa editrice La nave di Teseo, e scrivendo il libro «Tra l’incudine e il martello», ancora inedito. Ha conosciuto intellettuali del calibro di Amedeo Modigliani, Filippo Tommaso Marinetti, Lorenzo Viani, Carlo Carrà, Giuseppe Ungaretti, Emilio Vedova, Afro e Moses-Levy. Figura dall’atteggiamento riservato e schivo, ancora poco conosciuta al grande pubblico, Alfredo Catarsini (Viareggio, 17 gennaio 1899 – Viareggio, 28 marzo 1993), che Antonio Paolucci ha definito «il pittore toscano dell’emozione», è tornato in questi giorni sotto i riflettori. Per volontà della nipote del maestro viareggino, Elena Martinelli, e di suo marito Gianvittorio Serralunga, è nata, anche in ricordo della madre Mity Catarsini, la Fondazione Alfredo Catarsini 1899.
La nuova istituzione, che ha sede a Viareggio, ha come scopi statutari la conservazione e la valorizzazione dell’opera intellettuale e artistica del pittore toscano, ma si propone anche – si legge nella presentazione – una serie di «azioni volte a perseguire, proporre, valorizzare la promozione, la divulgazione, l’istruzione, la ricerca, la formazione di tutte le attività inerenti le discipline artistiche in ogni forma e espressione attraverso la diffusione e l’ampliamento della conoscenza umana, i contatti tra persone, enti ed associazioni». Mostre, seminari, convegni, dibattiti, stage, festival, ricerche e catalogazioni, ma anche eventi didattici pensati per le scuole di ogni ordine e grado, caratterizzeranno, dunque, l’attività della Fondazione Catarsini per i prossimi anni. 
 Contemporaneamente si lavorerà alla valorizzazione dell’atelier dell’artista, riallestito nel 2003 in due stanze nelle soffitte di Palazzo Paolina Bonaparte a Viareggio (in via Machiavelli 2). Lo studio si presenta così come è stato lasciato dal pittore - con cavalletti, quadri, sedie, pennelli e ritagli di giornale - e rievoca le atmosfere parigine degli atelier artistici di inizio Novecento.
Unitamente allo studio, in un’altra sala della soffitta di Palazzo Paolina Bonaparte trova spazio l’archivio storico dell’artista, riordinato a cura dell’Istituto storico Lucchese e attualmente curato dalla storica dell’arte Claudia Menichini.
Viareggio conserva, inoltre, nelle proprie collezioni una trentina di opere, donate nel 2001 da Mity e Orazio Catarsini al Comune, oggi conservate nella Galleria civica d'arte moderna e contemporanea Lorenzo Viani di Viareggio.
Il lancio della nuova istituzione avviene in un momento preciso, cioè in occasione dei trent’anni trascorsi dalla mostra antologica di Palazzo Paolina Bonaparte a Viareggio, l’ultima della lunga carriera  di Alfredo Catarsini, ma soprattutto a quarant’anni dalla grande personale di Palazzo Strozzi a Firenze del 1981, dove furono mostrate oltre trecento e settanta opere dell’artista. L’anniversario viene celebrato in questi giorni con una retrospettiva allestita a Villa Bertelli di Forte dei Marmi. L’esposizione, intitolata «Esplorazioni», si avvale della curatela di Elena Martinelli e della collaborazione di Adolfo Lippi, Claudia Menichini e Andrea Pucci. Aperta gratuitamente in presenza fino al 6 giugno (secondo le disposizioni governative in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Coronavirus), ma visibile anche tramite virtual tour in 3D e in risoluzione K4 con approfondimenti di vario tipo, la mostra allinea una selezione di sessantaquattro opere dell’artista viareggino, selezionate tra il 1934 e il 1982, divise in quattro sezioni: paesaggi; figure, ritratti, autoritratti e disegni; Riflessismo e Simbolismo meccanico. In aggiunta, vi sono alcuni documenti inediti provenienti dall’Archivio storico della fondazione e un video dedicato alla vicenda dell’artista con opere, immagini della sua casa natale e del suo atelier.
Elemento imprescindibile della Fondazione Alfredo Catarsini 1899 è il sito www.fondazionecatarsini.com, ricco di contenuti, immagini, proposte e costantemente aggiornato. Articolato in cinque sezioni, il sito è dedicato, nella prima parte, all’artista. Vengono presentati la biografia, la bibliografia e il curriculum espositivo. Segue, poi, la ricca sezione d’arte con gli autoritratti, le darsene, i disegni, le figure femminili, le marine, le nature morte, i paesaggi, il Riflessismo, il Simbolismo meccanico e i soggetti sacri. Viene esplicata anche l’attività letteraria composta da racconti, articoli e libri. Mentre la terza sezione del sito ospita le pagine dedicate alla fondazione e alle sue attività e iniziative, comprese quelle relative agli allestimenti degli spazi di Catarsini nei musei civici di Viareggio e la pagina «Gallery» con i video dedicati all’artista. Ci sono, infine, due sezioni che si riferiscono all’area media e ai contatti.
In occasione della presentazione della fondazione toscana, è stato, poi, realizzato un volume dal titolo «Alfredo Catarsini. L’arte vera affascinante amica», edito da Belforte editori. In quasi duecento pagine, con circa novanta documenti e ottanta immagini, il libro ripercorre la parabola artistica del maestro anche attraverso una serie di contributi scritti per l’occasione da Vittorio Sgarbi, Cristina Acidini, Andrea Buscemi, Alessandra Belluomini Pucci, Paola Chini, Elena Torre, Andrea Pucci ed Elena Martinelli.
Per ricordare che il pittore viareggino fu insegnante dal 1951 al 1968 all’Istituto d’arte «Stagio Stagi» di Pietrasanta, la fondazione proporrà anche il «Premio Alfredo Catarsini» per la migliore opera grafico/pittorica eseguita dal vero ex tempore con libertà di tecnica e interpretazione; il riconoscimento, che a causa dell’emergenza sanitaria verrà assegnato nel 2022, è riservato agli studenti degli istituti superiori della Regione Toscana.
Tra i prossimi appuntamenti in cartellone c’è anche la Festa dell’arte, in programma dal prossimo 24 luglio, con l'apertura a ingresso libero della casa-museo in via Palermo 4 a Viareggio. Per l’occasione i visitatori potranno ammirare una selezione di oltre duecento opere lasciate dal maestro al momento della sua scomparsa, rappresentanti l’intera parabola stilistica, nonché partecipare a visite guidate al suo interno. L’evento permetterà così di accostarsi alla figura di un artista che ha sperimentato tutti i linguaggi delle avanguardie senza subirli; li ha sperimentati e li ha elaborati, li ha ripresi e li ha abbandonati, non seguendo però un percorso cronologico né progressivo, ma scegliendo di volta in volta ciò che lo stato d’animo o un’urgenza formale gli suggeriva, come lui stesso ha scritto: «Il soggetto è un pretesto per fare l’arte, quindi tutto è legittimo, non esiste il dilemma di passare dall’astratto al figurativo e viceversa, per l’artista è lo stesso. La pittura muta come mutano le stagioni». La pittura, dunque, per Alfredo Catarsini non è «una vana ambizione», ma «un bisogno supremo di vita interiore».

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] A. Catarsini, Autoritratto, olio su legno, 1943 ca.; [fig. 2] Archivio storico Catarsini, Villa Paolina Bonaparte, Viareggio; [figg. 3 e 4] Atelier Catarsini, Villa Paolina Bonaparte, Viareggio; [fig. 5] A. Catarsini, Ritratto di Mity, olio su tema, 1941

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martedì 13 aprile 2021

«ARThletes», con Suzuki l’arte incontra il mondo dei motori

Il gusto italiano incontra la competenza tecnica e la cultura giapponese. La divisione italiana di Suzuki Motor Corporation ha pensato di celebrare il nuovo scooter della casa di Hamamatsu, il Burgman 400 MY22, con «ARThletes». L’ispirazione arriva dalle prossime Olimpiadi di Tokyo, evento che vedrà i migliori atleti del mondo confrontarsi in varie specialità sportive.
La scelta di presentare un progetto artistico in occasione dell’uscita del Model Year 2022, prevista per luglio, proprio nei giorni della trentaduesima edizione dei giochi olimpici, non è casuale. Il Burgman 400 è, infatti, considerato - dichiara Enrico Bessolo, direttore commerciale di Suzuki - «un atleta elegante», una vera e propria icona per gli amanti delle due ruote, come conferma la sua ultradecennale permanenza sul mercato. 
Da questa considerazione è nata l’idea di incrociare i destini dell’azienda nipponica con la storia delle Olimpiadi e di ideare «ARThletes», una mostra di opere tese a sottolineare i valori dell’atleta, che vedrà al lavoro quattro artisti italiani di fama internazionale che hanno dimostrato grandi affinità con la cultura giapponese. La tecnica scelta dai curatori - la gallerista Lorenza Salomon e l’illustratore Ale Giorgini, fondatore dell’agenzia Magnifico e vincitore nel 2017 del «Good Design Award» del Chicago Museum of Design - è quella dell’illustrazione, per le capacità di quest’arte - si legge nella nota stampa - «di essere attuale in ogni epoca storica e di suggestionare un ampio pubblico pur rimanendo espressione artistica autoriale».
Per la mostra Suzuki ha chiesto a Gianluca Folì, Riccardo Guasco, Francesco Poroli e i Van Orton, duo creativo composto da due fratelli gemelli Stefano e Marco, di interpretare quattro caratteristiche fondamentali del nuovo Burgman 400 – eleganza, sportività, stabilità e sicurezza – abbinandole ad altrettanti sport olimpici - tuffi, atletica leggera, ginnastica artistica e scherma - da rappresentare in quattro opere uniche che diventeranno, poi, altrettante livree per un Burgman da collezione.
I quattro artisti selezionati sono dei veri e propri talenti dell’illustrazione. Gianluca Folì, con all’attivo collaborazioni con «The Boston Globe», il «New York Time», il «Wall Street Journal», il «Los Angeles Times» e il «Corriere della Sera», è stato selezionato e premiato nel 2015 dalla «Society of Illustrators» di New York con la medaglia d’oro categoria Editorials and Books; nello stesso anno è stato anche medaglia di bronzo alla «Society of Illustrators» di Los Angeles.
Riccardo Guasco mescola poesia e ironia creando illustrazioni per far sorridere gli occhi. Le sue opere sono apparse in campagne pubblicitarie, riviste, libri, navi e biciclette; tra le sue collaborazioni ci sono, tra l’altro, Eni, Tim, Poste Italiane, Martini, Ferrari, Touring club italiano, Emergency e Greenpeace.
Francesco Poroli
, premiato da «Society of Illustrators» di New York e «The Society of Publication Designers», ha collaborato con «The New York Times Magazine», «Wired», «GQ» e «Il Sole24 Ore», ma anche con Facebook, Campari, Apple, NBA, Barilla, FCA e molti altri. Nel 2017 ha pubblicato «Like Kobe - Il Mamba spiegato ai miei figli» per Baldini&Castoldi.
I Van Orton, infine, vantano collaborazione con marchi quali Marvel, Microsoft, Armani, Bmw e artisti come Pearl Jam. La loro arte è fortemente influenzata dalla cultura pop e da un design ispirato alle vetrate delle chiese, per poi evolversi con innesti simmetrici e linee luminose.


A proposito del progetto, Lorenza Salamon ha dichiarato in conferenza stampa: «A ogni artista abbiamo affidato un tema che corrisponde ad altrettanti punti di forza del veicolo per intraprendere un viaggio fra il virtuale e il reale la cui tappa finale è la prossima Olimpiade che si terrà a Tokyo».
Mentre Ale Giorgini ha sottolinea quanto sia importante in un momento storico come quello che stiamo vivendo il progetto «ARThletes»: «L’illustrazione – ha affermato, a tal proposito, il creativo - è un linguaggio universale che abbatte i confini. Un linguaggio che unisce popoli e culture diverse, proprio come le Olimpiadi. In un momento come quello che stiamo vivendo, credo sia ancora più importante riuscire a creare connessioni – anche solo virtuali – fra luoghi e persone. In un periodo in cui siamo stati costretti a limitarlo, celebrare il movimento e la libertà è un dovere morale».
Suzuki celebra così le Olimpiadi e lo sport con un progetto di ampio respiro, che unisce gesto atletico e gesto artistico, per parlare direttamente al cuore delle persone con un linguaggio estremamente variegato: «ecco allora – raccontano ancora da Suzuki Italia - che le opere in mostra potranno riprendere stilemi tipici dei writer urbani oppure di artisti acclamati come Basquiat» per dar vita a uno scooter da collezione.

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