ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

venerdì 19 novembre 2021

#notizieinpillole, le cronache d'arte della settimana dal 15 al 21 novembre 2021

ELOGIO ALL’ANTICO: QUATTRO IMPERDIBILI ASTE DA CAMBI
Porcellane, argenti, cornici, dipinti, arredi: sono pezzi che raccontano una storia quelli che vanno in scena dal 19 al 22 novembre a Genova, nelle sale del Castello Mackenzie, prima di essere battuti all'incanto. La casa d’aste Cambi chiude, infatti, questo mese con tre giorni di aste dedicate al collezionismo tradizionale, presentando più di milletrecento lotti, che spaziano dalla mise en place di lusso agli Old Masters.
Si inizierà il 23 novembre con «L’art de la table», un appuntamento diventato ormai una tradizione da Cambi, che presenterà raffinatissimi servizi da tavola preziosi cristalli, rari argenti, oltre a qualche bizzarro oggetto decorativo che rende gli appuntamenti conviviali ancora più eleganti.
Tra i servizi saranno all’asta anche le celebri creazioni Herend, Flora Danica, Royal Copenaghen ed Hermès; mentre per i bicchieri saranno in catalogo molti cri-stalli Saint-Louis e Baccarat, il tutto arricchito da rari argenti e da preziose tovaglie ricamate a mano.
La giornata successiva, il 24 novembre, si dividerà tra una selezione di circa trecento cornici del XVI-XVII-XVIII secolo e un catalogo di dipinti antichi. Tra i pezzi più pregevoli che verranno battuti nel pomeriggio spiccano «Davide e Betsabea» del sarzanese Domenico Fiasella (stima: 10.000 – 15.000 euro), uno dei principali esponenti della scuola barocca in Liguria, e un grande olio su tela attribuito al senese Niccolò Tornioli raffigurante l’«Apparizione della Madonna con il Bambino a un santo sacerdote mentre celebra una funzione» (stima: 10.000 – 15.000 euro), di-pinto che accoglie influenze emiliane in un palinsesto di rigore compositivo e che ricorda le esperienze del tardo manierismo senese.
Le tornate dedicate all’antico si concluderanno giovedì 25 novembre con l’ultimo imperdibile ap-puntamento: «Dimore italiane», una raccolta di opere e arredi provenienti da importanti collezioni. Tra i lotti in asta, come il nucleo di arazzi fiamminghi e l'importante monetiera, spicca la collezione di Terry Vaina, interior designer di fama internazionale, conosciuta soprattutto per i suoi interventi a Capri e a Roma. La raccolta di opere presentata da Cambi descrive la sua straordinaria vita e carriera da creativa, in continuo movimento tra Roma, Parigi e il Messico.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito cambiaste.com

Nelle foto: 1. Niccolò Tornioli (attribuito a), Apparizione della Madonna con il Bambino a un santo sacerdote mentre celebra una funzione; 2. Scuola romana del XVIII secolo, Madonna con Bambino. Stima: 6.000 - 8.000 euro

«ROMA ARTE IN NUVOLA»: ALL’EUR UNA NUOVA FIERA D’ARTE
È una delle architetture più scenografiche e avanguardistiche della capitale a ospitare la prima edizione di «Roma Arte in Nuvola», la fiera internazionale di arte moderna e contemporanea, diretta da Adriana Polveroni, in programma dal 18 al 21 novembre nel quartiere Eur.
La Nuvola, progettata da Massimiliano Fuksas;, accoglie nello spazio di 7.000 metri quadrati un centinaio di gallerie italiane e straniere specializzate nel Novecento e nelle tendenze emergenti di oggi con opere che includono pittura, scultura, installazione, video, performance. L’offerta espositiva è suddivisa in tre sezioni: «Main section», «New entries», «Solo show». L’arte moderna si sviluppa al «General Floor (piano terra) mentre il contemporaneo al «Forum» (primo livello).
A sottolineare la vocazione internazionale della capitale, ogni anno la fiera ospita l’arte di un Paese straniero. Si inizia con la mostra «Israel Landscape», curata da Ermanno Tedeschi e Vera Pilpoul, che presenta le opere di diciassette artisti, nati o attivi in Israele, che operano tra scultura, pittura, fotografia e ricamo: dall’israeliana di origine etiope Michal Mamit Worke all’artista proveniente da un villaggio druso Fatma Shanan, fino a esponenti della comunità ortodossa come Chana Goldberg.
Gli ampi spazi della Nuvola hanno, inoltre, consentito l’allestimento di più di una trentina di progetti speciali: mostre ed exhibit realizzati da artisti, istituzioni culturali e collezioni, che proporranno lungo il percorso opere, installazioni e video, tra cui «L’omaggio a Lucio Dalla» di Domenica Regazzoni o «Carta bianca. Una nuova storia. 49 artisti x 49 copertine», un progetto di Valentina Ciarallo per «Vogue».
Sono, inoltre, in cartellone i talk «Ripensando Roma. E non solo», con una trentina di ospiti tra direttori di musei, artisti, critici collezionisti, rappresentanti di spazi indipendenti, che faranno il punto sulla situazione post pandemica e sulle prospettive future. «L’arte a Roma: un affare pubblico e privato», «Diritto e mercato, tra Art Bonus, fiscalità, Iva», «Arte e comunicazione: new media, social media ed editoria» sono gli argomenti al centro degli appuntamenti.
Durante la fiera saranno assegnati anche quattro premi: «The Best» per la migliore presentazione d’artista per stand, allestimento, comunicazione e grafica; «Rock» per l’allestimento più originale dello stand; «Young» per la migliore galleria under 5 (ovvero le gallerie appena nate) e «Absolute Modern» per il migliore allestimento tra le gallerie di arte moderna.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.romaarteinnuvola.eu.

Nelle foto: 1. Iakovos Volkov, Tear the system apart (Resist), 2021. Fluorescent lights, VHS tapes and nails, 375x200cm. Alibi Gallery,Atene; 2. Claudio Costa, Il nido dell'ambra, 1981. Tecnica mista, 90 x 60 cm. Galleria Michela Rizzo,Venezia 
 
«BUONGIORNO SIGNOR MORANDI», QUINDICI PROTAGONISTI DELLA CULTURA ITALIANA NEI DISEGNI DI GIORGIO LODI
Ci sono i ritratti degli storici dell’arte Francesco Arcangeli, Cesare Brandi, Palma Bucarelli e Roberto Longhi, ma anche di personaggi del cinema come Michelangelo Antonioni, Vittorio De Sica e Monica Vitti nella mostra «Buongiorno, signor Morandi», allestita fino al prossimo 9 gennaio a Bologna, negli spazi di Casa Morandi.
Il titolo dell’esposizione, curata da Carlo Zucchini, racchiude l’essenza del progetto: ricostruire, attraverso una selezione di ritratti, ma anche lettere, fotografie e altri materiali, la costellazione di persone illustri - amici e conoscenti - che hanno incontrato l’artista nel corso della sua vita.
Documentare questo aspetto della vita di Giorgio Morandi permette di scardinare l’immagine più volte erroneamente veicolata di un artista isolato e di testimoniare come la riservatezza e la discrezione dietro cui l’artista si è sempre trincerato non gli abbiano impedito di intrattenere ricche relazioni intellettuali con artisti, letterati, critici, collezionisti e personalità del mondo del cinema.
I ritratti, in tutto quindici, sono stati realizzati da Giorgio Lodi, con un tratto al limite del naif e del fumetto. Sono disegni che stupiscono per la precisione del tratto e la cura del dettaglio che raggiunge la sua massima espressione nella trama dei vestiti e delle stoffe. Questi volti, attraverso un sapiente uso del chiaroscuro e un’attenzione quasi maniacale alla verosimiglianza, ci raccontano la dimensione intima e quotidiana dell’artista.
L’esposizione, a ingresso gratuito, è aperta il sabato, dalle ore 14 alle ore 17 e la domenica, dalle ore 10 alle ore 13 e dalle ore 14 alle ore 17. Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.mambo-bologna.org/museomorandi/.

DA FORTUNATO DEPERO A ANDY WARHOL: LE MOSTRE DEL SALONE DELLA CULTURA
Da Fortunato Depero a Bruno Munari, senza dimenticare Andy Warhol: è ricco di mostre il Salone della cultura, in programma il 20 e il 21 novembre all’interno del nuovissimo spazio di Superstudio Maxi a Milano (sabato e domenica, dalle ore 10:00 alle ore 20.00; ingresso € 7,00). In questa quinta edizione - che si tiene negli stessi giorni di BookCity, manifestazione dedicata alla lettura che ha scelto come tema portante la parola «Dopo» - saranno presenti oltre duecento espositori che presenteranno circa 400mila titoli: dall’incunabolo (volume manoscritto antecedente al 1455) al libro d’artista, senza dimenticare vere e proprie chicche per i collezionisti. Tra i pezzi in visione si segnalano una rarità come il «Varon Milanes» di Giovanni Capis (1606), esistente in pochissimi esemplari, e la «Storia genuina del Cenacolo insigne dipinto da Leonardo da Vinci», pubblicata da padre Domenico Pino, prima monografia del 1796.
Sei le mostre in programma. Si omaggerà Dino Buzzati, a cinquant’anni dalla scoperta, con un’esposizione delle prime edizioni delle sue opere letterarie: dal «Deserto dei Tartari» alle varie ristampe dell’«Invasione degli orsi in Sicilia», fiaba della quale verrà esposta anche la prima pubblicazione, quella del 1945 sul mitico «Corriere dei Piccoli». Lettere, edizioni straniere e alcuni quadri completeranno il percorso espositivo a cura di <Marco Perale. Di Fortunato Depero sarà, invece, visibile per la prima volta il manoscritto «Il pubblico e l'artista», redatto tra il 1946 e il 1947. Attraverso uno stratagemma – quello di un dialogo immaginario con tre visitatrici presenti a una sua mostra, nel 1946 a Milano –, il maestro roveretano espone la sua concezione artistica, l’impatto che l’arte del Novecento ha avuto con il Futurismo, il suo modo di vedere la creatività e la vita. Mentre di Bruno Munari sarà in mostra l’intera collana «I satelliti», inventata all’inizio degli anni 70 per l’editore Bompiani, in un percorso che spazia da «L’uomo come fine» di Alberto Moravia a «La scienza e la classe operaia» di Bogdanov.
Andy Warhol, il papà della Pop art, verrà omaggiato con una selezione di una quarantina di sue copertine per LP, alcune delle quali entrate nella storia dell’arte e del costume, come quella di «Sticky fingers» dei Rolling Stones (1971), con una vera cerniera lampo per jeans montata sulla cover.
Altra mostra da non perdere è «War Rugs», con venti straordinari esemplari di tappeti afghani, provenienti dalle raccolte – complementari per gusto e genere di manufatti - di Luca Emilio Brancati e Amedeo Vittorio Bedini, che insieme hanno firmato il volume «Tappeti delle guerre afghane» (Luni Editrice).
Non mancherà, infine, un tributo alla Croce rossa italiana con la rassegna «Dalla Grande guerra e dalla Spagnola al Covid -19», nella quale potrà essere visto anche un campo di primo soccorso del primo conflitto bellico.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.salonedellacultura.it.  

«GHIRIBIZZI», ALLA FONDAZIONE CINI DI VENEZIA VENTUNO DISEGNI INEDITI DI GILLO DORFLES
La Fondazione Giorgio Cini di Venezia rende omaggio al genio creativo di Gillo Dorfles (1910-2017), pietra miliare nella critica d'arte del Novecento, con la mostra «Ghiribizzi», a cura di Aldo Colonetti e Luigi Sansone. Nella Sala mostre della Biblioteca in Manica Lunga sono esposte fino al 31 gennaio ventidue opere, di cui ventuno disegni inediti e il dipinto «Vitriol».
Tra i lavori in mostra, tutti pubblicati nel catalogo pubblicato per l’occasione da Electa, si segnalano: «Tra le onde», un segno continuo che delinea due figure amorfe tentacolari che fluttuano divertite in mare, «La gara dei seni», dove due esseri femminili mettono apertamente in mostra le loro forme, e «Ripulsa», in cui un uomo di spalle si allontana tristemente dopo avere ricevuto un rifiuto dalla sua ‘bella’. Si possono anche vedere «Un cane fedele», una divertente scenetta con un cane che segue fedelmente il suo ‘padrone’ dalle sembianze luciferine; «Al sole dei tropici», dove domina un’atmosfera di calura estiva resa dal sole e dall’albero sfrondato, e «Lavata di testa» con il suo intreccio convulso di segni.
In mostra c’è anche il quadro «Vitriol» (2010, nella foto) acronimo della frase latina «Visita interiora terrae rectificando invenies occultum lapidem» (Visita l’interno della terra e rettificando troverai la pietra nascosta). L’opera rappresenta una figura amorfa grigio-verde definita dal curatore Luigi Sansone «inquietante ed enigmatica, i cui occhi accesi, penetranti e ipnotici scrutano e incantano da lontano». Al centro della figura appare racchiusa in sequenza la scritta latina e si notano le sette lettere scritte in nero a grandi caratteri che formano la parola «Vitriol».
Per maggiori informazioni: www.cini.it.

AL CINEMA UN DOCUMENTARIO SU FRIDA KAHLO DI ALI RAY
Chi era veramente Frida Kahlo? Prova a rispondere a questa domanda il nuovo documentario di Ali Ray, prodotto da Phil Grabsky e distribuito da Adler Entertainment, nelle sale cinematografiche italiane dal 22 al 24 novembre.
Girato per la maggior parte nella celebre abitazione dell’artista, Casa Azul (Casa Blu), a Città del Messico, il film offre un accesso privilegiato alle opere di Frida Kahlo e mette in evidenza la fonte della sua febbrile creatività, la sua resilienza e la sua ineguagliabile passione per la vita, la politica, gli uomini e le donne.
Una serie di interviste e commenti qualificati di esperti di fama mondiale scavano nei meandri del mondo della pittrice messicana, restituendoci un ritratto personale e intimo, che va oltre i colori brillanti dei suoi abiti, le grandi sopracciglia, le corone di fiori tra i capelli, ovvero tutto ciò che l’ha resa un’icona del Novecento.
«Dirigere questo film – racconta Ali Ray - ha cambiato totalmente la mia visione di Frida Kahlo come artista. Prima non le avevo prestato molta attenzione, sentendomi un po' scoraggiata dall'onnipresenza della sua immagine come icona sulle copertine di cuscini e magliette. Ora, avendo studiato le sue opere più da vicino e comprendendo il loro contesto di tempo e luogo, ne sono completamente affascinata. Avere accesso alle sue lettere personali è stata una parte fondamentale della realizzazione del film e nella mia comprensione del suo lavoro. Mi ha permesso di vedere come la fragilità e le insicurezze rivelate nelle sue lettere siano state elaborate attraverso l'atto della pittura. Le sue tele meticolosamente dipinte erano il suo modo di interpretare il mondo, la sua politica, le sue passioni ed emozioni, trasformandole in immagini di forza, sfida e comprensione».
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito http://www.adler-ent.com/.



A BOLOGNA UNA MOSTRA IMMERSIVA SU FRIDA KAHLO
Abiti sgargianti, monili di ispirazione etnica e tribale, esuberanti fiori tropicali, colorati teschi di zucchero per il Giorno dei morti: l’iconografia del Messico ha la sua musa in Frida Kahlo, una delle artiste più amate del Novecento. Tutto questo rivive fino al prossimo 27 febbraio a Bologna, negli spazi di Palazzo Belloni (in via de’ Gombruti 13/ a), con la mostra immersiva «Ojos que no ven corazón que no siente» («Occhio non vede, cuore non duole»), promossa dalla star up torinese Next Exibition e curata da Alejandra López.
Nelle sale storiche della dimora felsinea, risalente al periodo a cavallo fra il XVII e il XVIII secolo, sono allestite trentotto immagini, non stampe originali ma riproduzioni moderne, che ripercorrono le varie fasi della vita dell’artista: l’infanzia, la giovinezza con la sua voglia di ribellione, l’incontro con il marito Diego Rivera, i legami con i surrealisti León Trotsky e André Breton, la passione per gli animali.
Nel percorso sono presenti anche riproduzioni di abiti e monili, oltre alle ricostruzioni di due ambienti cari a Friga Kahlo: la camera da letto e lo studio di Casa Azul. In mostra si possono, poi, vedere proiezioni multimediali che trasportano e coinvolgono ancora di più il visitatore nel mondo della pittrice messicana, come un corridoio di farfalle e luci arcobaleno, e un documentario di Sky Arte sul rapporto d’amore con Diego Rivera, dal titolo «Artists in Love».
Per maggiori informazioni sulla mostra, sugli orari di apertura e sui costi dei biglietti è possibile consultare la pagina https://fridakhaloexperience.com/.

«I GATTI NELL'ARTE», UN LIBRO POP-UP CON LE ILLUSTRAZIONI DI SUSAN HERBERT
È da poco uscito in libreria «I gatti nell’arte» (cartonato 16 x 20 cm, 16 pagine pop-up interamente illustrate, € 12,90, codice ISBN: 978-88-6648-461-5), un libro pop-up di 24 Ore Cultura che celebra lo straordinario talento di Susan Herbert, illustratrice britannica diventata famosa per le sue reinterpretazioni in chiave felina dei grandi capolavori della storia.
Dal «Ritratto dei coniugi Arnolfini» di van Eyck a «La nascita di Venere» di Botticelli, da «Las Meninas» di Velázquez all’«Ofelia» di Millais, il volume racchiude alcune tra le illustrazioni più belle realizzate dall’artista, le cui opere fanno ormai parte dell’immaginario collettivo fin dagli anni Novanta. Susan Herbert è infatti conosciuta come una delle «cat artist» più rinomate del mondo, con un tratto raffinato e molto attento ai particolari.
Ogni opera del libro è accompagnata da piccoli testi ironici e valorizzata dall’effetto tridimensionale, che sembra quasi portare il lettore nella camera matrimoniale dipinta da van Eyck, davanti al bancone del bar parigino Folies-Bergère o ancora sull’altalena insieme alla fanciulla protagonista del quadro di Fragonard.
Le splendide illustrazioni rivelano non solo un sottile umorismo, ma anche una rara capacità di catturare quegli atteggiamenti felini così immediatamente riconoscibili per tutti gli amanti dei gatti.
Per maggiori informazioni: www.24orecultura.com.

AL VIA I RILIEVI PER LA REALIZZAZIONE DEL GEMELLO DIGITALE DELL’ORATORIO DI SAN GIORGIO A PADOVA
Dopo aver dato nuova luce, grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e di Iguzzini, agli affreschi di Altichiero da Zevio, inseriti dall’Unesco tra i patrimoni dell’umanità, la Veneranda Arca di S. Antonio punta ora, grazie alle nuove tecnologie, alla realizzazione di un modello digitale dell’oratorio di San Giorgio, situato in piazza del Santo a Padova.
Il gemello digitale, grazie alla messa a disposizione delle competenze e metodologie di Geomapping 3D ad alta precisione dell’azienda Geolander.it di Conselve (Pordenone), rappresenterà l’edificio storico in ogni suo elemento, dando la possibilità di fruire nel tempo dei dati raccolti in modo da mantenere immutata la sua identità originaria anche durante futuri ed eventuali lavori di restauro.
Il lavoro messo in atto prevede una prima fase di rilievo, che vedrà l’utilizzo delle moderne tecnologie della fotogrammetria digitale ad alta definizione e della rilevazione laser scanner, dalle quali saranno ricavate le cosiddette nuvole di punti. A partire dall’elaborazione e fusione dei dati raccolti verrà poi ricostruito digitalmente l’edificio, arrivando alla realizzazione del modello digitale gemello nella sua interezza.
Il progetto rientra nelle azioni promosse nell’ambito del comitato di pilotaggio che presiede, sotto l’egida del Comune e la partecipazione degli enti proprietari, la gestione dei siti affrescati del Trecento, ora inseriti nella World Heritage List, e va pienamente nel senso delle raccomandazioni dell’organismo internazionale, per una conservazione e una valorizzazione attenta dei beni ora riconosciuti patrimonio dell’umanità, come è appunto l’oratorio di San Giorgio.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.arcadelsanto.org. Vedi anche: https://foglidarte.blogspot.com/2021/03/padova-oratorio-san-giorgio-altichiero-da-zevio.html

ANCORA DUE MESI PER VEDERE LA MOSTRA «TURANDOT E L’ORIENTE FANTASTICO DI PUCCINI, CHINI E CARAMBA»
È stata prorogata fino a domenica 23 gennaio la mostra «Turandot e l’Oriente fantastico di Puccini, Chini e Caramba» al Museo del tessuto di Prato. Per l’occasione il percorso espositivo si arricchisce di una nuova opera: un inedito bozzetto eseguito a matita da Galileo Chini su un foglio di carta dell’hotel Splendid di Milano, albergo in cui l’artista soggiornava quando doveva mostrare i bozzetti delle scenografie della «Turandot» a Casa Ricordi.
Dell’opera, databile tra il 1924 e il 1926, si erano perse le tracce dal 1964, quando Gianni Vianello l’aveva pubblicata nella monografia «Galileo Chini e il liberty in Italia». L’attuale proprietario si è spontaneamente proposto di prestare al museo pratese il bozzetto, importante per gli studi sui costumi della Turandot perché presenta dettagli di scenografie, di costumi e di copricapi.
Un’altra novità è l’ingresso in mostra del dipinto «Figura femminile vestita con costume orientale - ricordo del Siam» (1935), olio di Galileo Chini, che va a sostituire la «Danzatrice siamese». Il nuovo dipinto è un ulteriore testimonianza di come il pittore, anche a distanza di tempo dal suo viaggio in Siam, ripensa costantemente all’Oriente, citando nei suoi dipinti gli oggetti della sua collezione. La corona con cui è raffigurato il personaggio, infatti, è simile a quella esposta al Museo del Tessuto insieme al costume Thai.
Nell’ambito delle attività collaterali, che prevedono anche visite guidate ogni domenica pomeriggio, è in programma una conferenza on-line dal titolo «I gioielli di Turandot. Documenti storici e restauro», incentrata sull’ornamento da testa del primo atto e sulla fastosa corona del secondo atto. L’appuntamento è in programma per martedì 15 dicembre, alle ore 17:30, su Facebook e YouTube. Presenta Daniela Degl’Innocenti, conservatrice del Museo del tessuto di Prato e curatrice della mostra; intervengono Elisabetta Franchi dell’Archivio Corbella di Milano, ed Elena della Schiava, restauratrice che ha eseguito il restauro sui gioielli.
Per maggiori informazioni è possibile consultare la pagina www.museodeltessuto.it/mostra-turandot/.

«NAUFRAGHI SENZA VOLTO», AL PICCOLO DI MILANO UNA LETTURA TEATRALE SULLE TRAGEDIE DEL MEDITERRANEO
È raro soffermarsi a pensare alla sofferenza di chi ha visto una persona cara partire alla ricerca di un futuro migliore senza sapere se ce l’abbia fatta, se stia bene o se lo rivedrà mai. Questo sentimento ha un nome. Si chiama «ambiguous loss» («perdita ambigua») e lo si prova quando il silenzio fa rumore e instilla un dubbio. Chi è partito, forse, non ce l’ha fatta, ma rielaborare un lutto in assenza di un corpo a confermarne la morte è difficile, se non impossibile.
Se alla sofferenza personale si aggiungono carenze di carattere tecnico, come vuoti normativi e inadempienze da parte di enti e istituzioni, il dolore si trasforma in rabbia e il problema diventa anche sociale. Lo sanno bene a Labanof, Laboratorio di antropologia e odontologia forense dell’Università degli Studi di Milano, diretto da Cristina Cattaneo, che, attraverso le analisi autoptiche, restituisce identità e dignità ai profughi morti in mare.
Da questa esperienza è nato un libro, «Naufraghi senza volto» (Raffaello Cortina Editore, Premio Galileo 2019), che lunedì 29 novembre, alle ore 20:30, va in scena al Piccolo Teatro Strehler di Milano in una lettura teatrale con Angela Finocchiaro e Renato Sarti.
Il libro, scritto da Cristina Cattaneo, e lo spettacolo raccontano i naufragi dell’ottobre 2013 e, soprattutto, la tragedia del 18 aprile 2015. In quest’ultimo caso, la nave affondò con circa novecento persone a bordo e l’equipe del Labanof effettuò sui 566 corpi recuperati le analisi autoptiche, la catalogazione dei vestiti e degli oggetti ritrovati e mise i risultati al servizio dei familiari dei dispersi, per permettere loro il riconoscimento delle vittime. Il Labanof è riuscito a realizzare un piccolo miracolo: restituire alle vittime senza nome dei naufragi del Mediterraneo «una storia, un’identità e perfino la dignità».
Il costo dei biglietti varia dai 33 ai 26 euro. Per informazioni è possibile consultare il sito www.piccoloteatro.org.

«SECOND LIFE: TUTTO TORNA»: UN CONCORSO D’ARTE PER RACCONTARE LA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE
Nuovi linguaggi per parlare di salvaguardia del pianeta e di sostenibilità ambientale: ecco quanto cerca «Second life: tutto torna», un concorso per giovani artisti under 29 lanciato da Alia Servizi Ambientali Spa, l’azienda toscana che gestendo il ciclo integrato dei rifiuti urbani nelle province di Firenze, Prato e Pistoia, offre una seconda vita ai nostri scarti.
Gli artisti si dovranno misurare con qualsiasi materiale - pittura, scultura, fotografia, audiovideo - sui temi della salvaguardia del pianeta, della sostenibilità ambientale, del riciclo, riuso e recupero della materia, della valorizzazione degli scarti che ogni giorno produciamo nelle nostre case che, se ben differenziati e valorizzati attraverso una moderna rete impiantistica, possono avere una seconda vita e tornare ad essere utili limitando il nuovo spreco di risorse, inquinamento, emissioni.
Curatore del progetto, che intende diventare un appuntamento annuale, è Marco Meneguzzo, docente di storia dell’Arte all'Accademia di Brera con una straordinaria esperienza da curatore di mostre per le più importanti istituzioni pubbliche e private italiane. In giuria ci saranno anche Arturo Galansino, direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi, Valentina Gensini, direttore artistico di Murate Art District, Sergio Risaliti, direttore artistico del Museo Novecento di Firenze, Alexander Pereira, sovrintendente del Maggio musicale fiorentino, Monica Preti, direttrice di Pistoia Musei, ed Emanuele Lepri, segretario generale del Museo Pecci di Prato.
La call è aperta fino al 26 novembre; le opere selezionate saranno esposte in prestigiose sedi tra Pistoia, Prato e Firenze, a partire da dicembre e verranno pubblicate in un catalogo di Mandragora.
Tra i progetti selezionati, ne saranno scelti tre che Alia si impegna ad acquisire con un premio in denaro rispettivamente di 2500 euro al primo classificato, 1500 euro al secondo e 1000 euro al terzo.
Il bando è scaricabile nella sezione Educational del portale www.aliaserviziambientali.it o sul sito www.secondlifecontest.it.

MILANO DRAWING WEEK: QUATTORDICI GALLERIE PER UN PERCORSO ALLA SCOPERTA DEL DISEGNO MODERNO E CONTEMPORANEO
Non solo disegni, ma anche acquerelli, collages, gouaches e pastelli: le opere su carta saranno protagoniste, dal 20 al 28 novembre, della prima edizione di Milano Drawing Week, nuovo appuntamento annuale ideato dalla Collezione Ramo.
Per nove giorni il pubblico potrà sperimentare un percorso attraverso le varie sfumature del disegno, facendo tappa in quattordici gallerie della città: Cabinet Studiolo, Castiglioni Fine Arts, Galera San Soda, Francesca Minini, Galleria Fumagalli, Galleria Monica De Cardenas, Galleria Raffaella Cortese, kaufmann repetto, Loom Gallery, M77 Gallery, Mega, OPR Gallery, Schiavo-Zoppelli Gallery e Studio Guenzani.
Al suo debutto Milano Drawing Week vede le opere degli artisti contemporanei Riccardo Beretta, Marco Pio Mucci, Miss Goffetown, Dennis Oppenheim, Francesco Simeti, Marco Belfiore, Marcello Maloberti, Magdalena Suarez Frimkess, Marco Andrea Magni, Braco Dimitrijevic, Costanza Candeloro, Ettore Tripodi, Andrea Sala e Stefano Arienti dialogare con quelle di grandi maestri del secolo scorso come Domenico Gnoli, Filippo de Pisis, Carol Rama, Mario Merz, Enrico Baj, Alighiero Boetti, Giorgio Morandi, Carla Accardi, Luciano Fabro, Giorgio de Chirico, Dadamaino e Ugo La Pietra.
Per maggiori informazioni è possibile consultare la pagina milanodrawingweek.com.
 
Nella foto: Filippo de Pisis, Senza titolo (Natura morta con oggetti, penna e fiore), 1944. Acquerello su cartoncino, 31.9 x 45.3 cm. Courtesy Collezione Ramo, Milano

mercoledì 17 novembre 2021

«Fuori dai cori»: fra’ Damiano Zambelli da Bergamo e l’arte dei «quadri di tarsia»

Ci fu un momento storico in cui Bologna fu caput mundi. L’episodio risale a cinque secoli fa, più precisamente al 24 febbraio 1530, quando Carlo V d’Asburgo, uno dei più importanti imperatori del Sacro romano impero, veniva incoronato da papa Clemente VII, al secolo Giulio de’ Medici, con una solenne cerimonia nella basilica di San Petronio, dopo essere stato cinto della Corona ferrea di re d' Italia due giorni prima, il 22 febbraio, nel Palazzo pubblico. Per preparare l’evento, che si sarebbe tenuto nello stesso giorno del suo compleanno, l’imperatore partì con una flotta navale da Barcellona alla volta di Genova nel mese di luglio del 1929 e giunse a Bologna quattro mesi dopo, il 5 novembre, facendo prima tappa nei centri di Piacenza, Reggio Emilia, Castelfranco Emilia e Borgo Panigale.
Nei mesi precedenti all’incoronazione, la città si trasformò in un cantiere febbrile: le fonti descrivono archi trionfali dipinti, scenografie con architetture classiche, finte statue, sculture effimere che non esistono più. Tutto ciò faceva parte di una strategia: l’arte italiana era, per Carlo V, il linguaggio adatto a celebrare un dominio «su cui non tramontava mai il sole» («in meinem Reich geht die Sonne niemals unter», diceva l’imperatore) e Bologna doveva diventare una seconda Roma. Per questo motivo, vennero chiamati in città i più capaci architetti, artisti, artigiani del tempo e tra loro c’erano pittori e scultori di grande fama, come Aspertini, Vasari, Parmigianino e Tiziano. Proprio in quei mesi, al convento di San Domenico, si stavano realizzando i «quadri di tarsia» per il dossale del presbiterio, ora visibile sul fondo della cappella maggiore. L’opera era stata commissionata al converso domenicano fra’ Damiano Zambelli (Bergamo, 1480 circa - Bologna, 1549), il «principe degli intarsiatori» rinascimentali, trasferitosi nel 1528 a Bologna, dove rimase attivo per circa un ventennio.
Carlo V – racconta una cronaca autografa, recentemente ritrovata nella Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna - fece visita all’artista e vide quelle opere «così misteriosamente lavorate, e così ben colorite senza punta di pennello, ma si bene coloriti legnami». In quell’occasione il frate domenicano fece dono al sovrano di una Crocifissione e incise anche il nome dell’imperatore in uno dei riquadri del registro inferiore del dossale, dove ancora oggi è visibile.
Questo racconto, già noto alla storiografia, è in parte pubblicato nel catalogo di Éditions Ligéa di Parigi che accompagna la mostra «Fuori dai cori. Tre «quadri di tarsia» di fra Damiano Zambelli da Bergamo», allestita fino al 5 dicembre al Museo Davia Bargellini, in occasione delle celebrazioni internazionali per l’ottavo centenario della morte di San Domenico.
La piccola esposizione bolognese - curata da Mark Gregory D’Apuzzo, Lorenzo Mascheretti e Massimo Medica - presenta per la prima volta al pubblico due nuovi «quadri di tarsia» di collezione privata - in passato nella raccolta di Longari Arte Milano - rappresentanti una Flagellazione e una Crocifissione, affiancati per la prima volta al commesso ligneo conservato, almeno dal 1851, al Museo Davia Bargellini, anch’esso raffigurante una Crocifissione (1530-1540). L’intento dei curatori è stato quello di raccogliere manufatti affini per dimensione e destino, così da raccontare una tecnica artistica posta all’«incrocio di tutte le arti» - per usare le parole di André Chastel - e particolarmente diffusa nel corso del Quattrocento e del Cinquecento, che consisteva nel realizzare mosaici con tasselli di essenze lignee differenti, per colore e texture, che raffiguravano scorci architettonici o paesaggi naturali.
Completa il percorso espositivo un focus, attraverso pannelli esplicativi, all’interno del coro della basilica di San Domenico a Bologna, capolavoro del frate artista bergamasco, eseguito con aiuti a partire dal 1541 e terminato poco dopo la morte dell’artista.
La carriera di fra’ Damiano coincise con la stagione più esuberante, seppur terminale, della pratica artistica dei «quadri di tarsia». Come documenta la mostra bolognese, la sua produzione non si limitò alla realizzazione tradizionale di arredi liturgici e mobili presbiteriali, ma «uscì dai cori» attraverso l’esecuzione di veri e propri lavori destinati a un precoce collezionismo privato. Tra i primi estimatori dell’arte di fra’ Damiano, accanto ai grandi nomi di Carlo V, Alfonso d’Este e Paolo III, si registrano quelli di Francesco Guicciardini, Leandro Alberti e Sabba da Castiglione. Le opere esposte a Bologna sono un esempio di questa fortuna collezionistica e dimostrano la larga richiesta di simili oggetti da parte della committenza aristocratica.
Oltre a creare l’occasione per riflettere sul fenomeno di collezionismo di tale tipologia di prodotti artistici a partire dal XVI secolo, riunire le tre tarsie offre il pretesto per un ragionamento sulle loro tecniche di produzione: l’eccezionale accostamento dei due pezzi gemelli raffiguranti la Crocifissione consente di meditare sulla pratica del riuso dei cartoni preparatori, assai diffusa all’interno delle botteghe coeve.
Infine, si segnala una curiosità. Non è possibile, al momento, correlare la Crocifissione presente in mostra a quella che fra’ Damiano Zambelli donò a Carlo V durante la visita al Convento di San Domenico. Ma la straordinaria ricchezza del manufatto, composto da essenze diverse e dalla presenza di ornamenti in peltro, fa pensare a una destinazione prestigiosa. La riscoperta provenienza del «quadro a tarsia» - la rinomata collezione Krupp von Bohlen und Halbach, famiglia di imprenditori siderurgici tedeschi legata alla dinastia imperiale germanica – fa correre la fantasia.

Didascalie delle immagini
[Figg. 1,2 ,3 e 4] Fra Damiano Zambelli (1480 circa - 1549) Crocifissione, 1530 circa (dettaglio) cm 80 x 55,5 Milano, collezione privata Foto Roberto Serra;  [fig. 5]Fra Damiano Zambelli (1480 circa - 1549) Crocifissione, 1530-1540 cm 87 x 63 Bologna, Museo Davia Bargellini Foto Roberto Serra Courtesy Istituzione Bologna Musei  

Informazioni utili 
«Fuori dai cori. Tre «quadri di tarsia» di fra Damiano Zambelli da Bergamo». Museo civico d’arte industriale e Galleria Davia Bargellini, Strada Maggiore, 44 – Bologna. Orari: martedì, mercoledì, giovedì, ore 10:00 – 15:00, venerdì, ore 14:00 – 18:00; sabato, domenica, festivi, ore 10:00 – 18:30; chiuso lunedì non festivi. Ingresso gratuito. Informazioni: tel. +39.051.236708 o museiarteantica@comune.bologna.it. Sito internet. www.museibologna.it/arteantica. Fino al 5 dicembre 2021.

martedì 16 novembre 2021

«Anatomia umana», un’opera di Salvatore Astore per Torino

«Da bambino, quando mi chiedevano cosa avrei voluto fare da grande, io candidamente rispondevo che non avrei voluto fare ma essere Leonardo da Vinci, perché vedevo la sua figura in modo fiabesco, come un mago buono alla Merlino con tanto di barba lunga e bianca, con il pennello e la matita che apparivano ai miei occhi strumenti magici con cui creare pitture incantate e disegni che sembravano formule alchemiche». Così, con la passione per il genio toscano nel cuore e l’interesse per la natura e la condizione dell’essere umano in testa, Salvatore Astore (San Pancrazio Salentino, Brindisi, 1957) inizia il suo viaggio nel mondo dell'arte sperimentando soprattutto tecniche e materiali legati al contesto urbano industriale e realizzando principalmente sculture di medie e grandi dimensioni in ferro o in acciaio saldato.
«Minimalismo organico» e «moderno antropocentrismo» sono i termini usati per definire questo stile, che trova ulteriore linfa dall’incontro, a metà degli anni Novanta, con l’artista americano Sol Lewitt.
In questo solco si muove anche l’ultimo lavoro dello scultore pugliese di nascita e torinese d’adozione: il gruppo scultoreo «Anatomia umana», un regalo della galleria Mazzoleni alla sua città, Torino.
Il lavoro è composto da una coppia di grandi sculture verticali in acciaio inox (altezza 5,20 - 5,50 metri, larghezza della base circa 3,6 metri), simili fra loro ma con sviluppi formali diversi, appositamente studiate e realizzate per instaurare un dialogo con lo spazio urbano circostante.
Nei giorni scorsi, le due strutture verticali sono state incardinate al suolo, senza piedestallo, una di fronte all’altra in posizione leggermente asimmetrica, nello spazio pedonale lastricato in pietra, contornato da due bande erbose, in corso Galileo Ferraris, all' incrocio con via Cernaia. L’essenzialità enigmatica e minimale delle forme scultoree si impone, dunque, in uno degli incroci cardine della viabilità torinese, di fronte al Mastio della Cittadella, maestosa fortezza militare, rimando all’illustre passato di capitale della città di Torino.
Le sculture acquistano, inoltre, uno specifico senso urbanistico e diventano segni plastici che valorizzano esteticamente l’inizio della lunga prospettiva dove svetta sullo sfondo il monumento a Vittorio Emanuele II.
La dimensione degli spazi concavi interni delle opere, in contrapposizione alle superfici convesse esterne, si impone come protagonista e si inserisce all’interno di una dinamica dove l’alternanza tra vuoto e pieno viene scandita dal nostro immaginario.
L’artista, in una sapiente retorica concettuale, sperimenta geometrismo e volumi, giungendo a una frontiera labile dove svanisce l’intervento umano e prosegue quello della natura, dando nascita a nuove forme, nuove anatomie, delle sorte di calotte craniche, la cui compattezza è attraversata da profonde saldature. 
«Le saldature – racconta Francesco Poli - diventano un analogo delle strutture ossee con scansioni e connessioni di armonica simmetria: le curvature hanno una tensione adeguata; le superfici fredde sono allo stesso tempo cariche di una particolare energia; le convessità esterne danno forza di suggestione alle cavità interne». 
«Questo recente mio lavoro scultoreo in cui volutamente risaltano due enormi fori sagomati a forma di calotta cranica, sono – a mio modo di vedere – la traduzione plastica di concetti come materia, peso, forma, vuoto che ho sempre indagato nel mio fare scultura - racconta Salvatore Astore -. Il tentativo di mettere in relazione la parte con il tutto, la forma visibile delle cose con l’aspetto immateriale della conoscenza, così come l’urgenza di ricercare l’organicità della forma, è il mio modo di proseguire la ricerca sull’uomo e sul rapporto fra l’uomo e il mondo. In questo, «Anatomia umana», è sicuramente un omaggio personale al grande genio del Rinascimento, l’artista che, più di ogni altro, ha messo l’uomo in relazione alla conoscenza». Leonardo e i suoi disegni anatomici sono, dunque, ancora il modello di Salvatore Astore, il faro luminoso di un’arte dalla sapiente retorica concettuale e dallo sperimentalismo geometrico.

Didascalie delle immagini
Le fotografie sono di Cecilia Allemandi 

Informazioni utili 
www.mazzoleniart.com