«Tra pupi e kabuki, tra arancino e sushi, una commedia gastronomica in salsa nipponico-sicula, imperdibile e tutta da gustare». È così che la Bilancia Produzioni presenta lo spettacolo «Bedda Maki – Come reSUSHItare il ristorante e vivere felici», per la regia di Roberto Marafante, in agenda al cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio nella serata di venerdì 21 aprile, alle ore 21.
La commedia, inserita nel cartellone cittadino «BA Teatro», è l’ottavo e ultimo appuntamento della stagione «Mettiamo in circolo la cultura», ideata da Maria Ricucci dell’agenzia «InTeatro» di Opera (Milano) con l’intento di offrire al pubblico occasioni di riflessione, ma anche di divertimento leggero, attraverso otto spettacoli di prosa con noti personaggi della scena contemporanea, da Stefania Sandrelli a Sebastiano Somma, da Anna Galiena a Enzo Decaro.
Il testo drammaturgico, scritto da Chiara Boscaro e Marco Di Stefano, ha vinto la quarta edizione del concorso «Una commedia in cerca d'autori», con il quale la sala di via Calatafimi prosegue la propria collaborazione con la Bilancia Produzioni, realtà che gestisce il teatro Martinitt di Milano e il teatro de’ Servi di Roma, e con altre sale di comunità del territorio come il cine-teatro Cristallo di Cesano Boscone, la Sala Argentia di Gorgonzola e il teatro San Rocco di Seregno.
Con uno stile comico e frizzante, lo spettacolo porta il pubblico alla scoperta di tanti temi attuali: dai «problemi mai risolti tra il nostro nord e il nostro sud» alla crisi delle attività commerciali, dalla «spasmodica ricerca del nuovo ‘a tutti i costi’» all’improbabile culto del mondo degli chef, dalla solidità della cucina italiana Doc alle tendenze fatue del food che strizzano l’occhio alle mode enogastronomiche del resto del mondo.
Sul palco saliranno cinque giovani e talentuosi attori professionisti -Roberta Azzarone, Caterina Gramaglia, Franco Mirabella, Lorenzo Parrotto e Arturo Scognamiglio- che porteranno gli spettatori tra i tavoli di un ristorante siciliano a Milano, «La tonnara di Toni», che, dopo aver deliziato per decenni il palato dei milanesi, viene soppiantato nel cuore dei suoi clienti dallo street food e dalla cucina fusion (e anche un po’ illusion): arancini al ragù e parmigiana di melanzana, tutti rigorosamente fritti, sembrano avere, infatti, fatto il loro tempo.
Il proprietario deve trovare centomila euro per pagare i debiti oppure sarà costretto a chiudere per sempre i battenti. La cameriera Maria e il figlio Calogero, sbarbatello dall’aria spavalda con una fidanzata brianzola borghese e un po’ snob, cercano di aiutarlo e, per sconfiggere la crisi, provano a trasformare il locale in un’azienda di ristorazione particolarmente all’avanguardia, capace di attrarre la movida meneghina, in cui i capisaldi della gastronomia isolana vengono trasformati in ricette sushi-fusion. Il piatto forte? Il Bedda Maki: melanzana fritta al posto dell’alga, riso, ripieno di tartare di tonno, cuore di pistacchio allo zafferano.
Anche il look del locale viene svecchiato. Le obsolete decorazioni polverose vengono sostituite con fiori di loto, lanterne e paraventi. Tutto è pronto, ma per far decollare nuovamente gli affari bisogna far sapere ai milanesi di questo grande cambiamento e il modo più semplice e veloce sono i social network. Star indiscussa del momento, in ambito di tendenze culinarie, è il food blogger Yannis Beretta. Sarà lui a recensire il locale. Toni e Maria riusciranno ad illuderlo?
«Tra travestimenti, dichiarazioni d’amore inaspettate, equivoci, scontri generazionali, hipster, twitter, finte disquisizioni estetiche e vere risate», la stagione 2016/2017 del cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio si chiude, dunque, con uno «spettacolo giovane, frizzante e gustoso», che lancia anche la nuova edizione, la quinta, del concorso nazionale «Una commedia in cerca d'autori».
Il contest, la cui consegna dei materiali è fissata per il 24 aprile, è rivolto alle giovani e talentuose penne italiane tra i 18 e 40 anni. «L’intento -spiega La Bilancia Produzioni- è di dare una sferzata a un filone, quello della commedia brillante contemporanea, che spesso in Italia risulta assente o poco presente nei teatri, nelle scuole e nei laboratori di recitazione, propensi piuttosto a replicare, riformulare e reinterpretare i classici antichi e moderni». Premio per il testo vincitore è la produzione dello spettacolo, con una tournée in giro per l’Italia. Tutti i dettagli del bando sono consultabili sulla piattaforma www.commedieitaliane.it.
Informazioni utili
«Bedda Maki – Come reSUSHItare il ristorante e vivere felici». Cinema teatro Manzoni, via Calatafimi, 5 - Busto Arsizio (Varese). Quando: venerdì 21 aprile 2017, ore 21.00. Ingresso: € 30,00 per la poltronissima, € 26,00 (intero) o € 24,00 (ridotto) per la poltrona, € 25,00 (intero) o € 23,00 (ridotto) per la galleria; le riduzioni sono previste per studenti, over 65 e per gruppi (Cral, scuole, biblioteche e associazioni) composti da minimo dieci persone. Botteghino: la prevendita dei biglietti avrà inizio da venerdì 14 aprile 2017 e si terrà dal lunedì al venerdì, dalle ore 17.00 alle ore 19.00. Informazioni: cell. 339.7559644 o tel. 0331.677961 (negli orari di apertura del botteghino e in orario serale, dalle ore 20.30 alle ore 21.30, tranne il martedì). Sito internet: www.cinemateatromanzoni.it.
ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
lunedì 10 aprile 2017
venerdì 7 aprile 2017
Val di Non, Castel Valer apre le porte al pubblico
Chi non ha mai sognato di vedere un antico castello? Ma di vederlo proprio così come è in un film o come lo si immagina leggendo un libro. Autentico, non ricostruito o inventato da uno scenografo o da uno scrittore. Entrare, visitarlo, osservare da vicino la sua storia, provare a immaginare alcune scene che lo hanno animato nel corso di secoli: incontri, banchetti, danze, combattimenti, scene di vita quotidiana. Per quanto, tuttavia, si abbia il desiderio di poterlo fare sembra impossibile perché il tempo scorre, i proprietari cambiano, le dimore antiche mutano, e, piano piano, la loro identità ed evoluzione si disperdono e si sfaldano in restauri, vendite, ricollocazioni molto spesso improbabili delle cose, ammodernamenti.
In Val di Non, terra di meli e di castelli, è, però, avvenuto un piccolo miracolo: nel comune di Ville d’Ananunia, c’è un castello con nove secoli di vita che è rimasto felicemente fedele alla sua eredita storico-artistica e che dal 7 aprile sarà visitabile. Si chiama Castel Valer e in questa antica dimora –composta di ottantotto sale e stanze - tutto è stato perfettamente conservato, nulla si è disperso e, secolo dopo secolo, le sue sale abitate dal 1368 da un’unica famiglia hanno mantenuto viva non solo la loro storia, ma tutto ciò che le riempie: mobili, opere d’arte, oggetti di uso quotidiano, suppellettili, armi, documenti, tappeti, arazzi. Lo stesso vale per le camere, le cucine, i corridoi e tutte le altre aree. Senza tralasciare, naturalmente la bellezza e l’imponenza della struttura architettonica che, tra gli altri elementi fuori dal comune, vanta anche il primato di possedere la torre più alta dell’intera provincia (quaranta metri).
La famiglia da cui è abitato senza interruzioni dal 1368 è quella dei conti Spaur che da una zona apparentemente lontana dalla grande storia europea ha avuto una posizione di spicco nelle vicende del Tirolo, dell’Impero austro-ungarico, della Baviera e di altre corti della Mitteleuropa. Anche per questo, con passione, caparbietà ed encomiabile senso del valore dell’eredità di un luogo, intesto non solo come spazio privato, ma come palinsesto della storia del suo territorio, ha rispettato il maniero conservandolo perfettamente, mentre lo stava -e lo sta- abitando.E il dato straordinario di Castel Valer è proprio il fatto che tutto quello che è, internamente ed esternamente, non è frutto di un processo asetticamente museale, ma è legato organicamente alla sua evoluzione nei secoli, alla storia degli Spaur e alla loro quotidianità.
Per capire meglio quanto sia unico questo evento vale la pena di dare uno sguardo alla storia della dimora: le prime notizie che la riguardano datano l’anno 1211 quando fungeva da guardia militare. Le serie successive di cinte murarie risalgono al XIV (Castel di sotto) e al XVI (Castello di sopra) secolo. E solo questi due dati possono essere sufficienti a far capire quanto sarà emozionante varcare la soglia del maniero trentino. Sarà come fare davvero un viaggio nel tempo e attraversare le aree accessibili permetterà quasi di ripercorrere i passi dei nobili Spaur, oltre che dei loro ospiti, e di veder scorrere davanti agli occhi una parte della storia dell’Europa. Il pubblico potrà visitare, infatti, la cappella di San Valerio, la sala dei cavalli, il ponte, il cortile, i giardini, la cantina, il salone degli stemmi, la cucina gotica e gli studi adiacenti, la loggia e loggiato e le camere madruzziane. Dal 2017, sarà, inoltre, possibile anche fare richiesta di parte del castello per eventi privati in alcune aree.
Come è potuto accadere? Anche questo è un piccolo miracolo. In Val di Non, infatti, pubblico e privato si sono incontrati e questo incontro ha visto interagire il conte Ulrico Spaur e l’Azienda per il Turismo della Val di Non, con il comune intento di trovare una nuova dimensione di vita e di apertura sul mondo per uno dei castelli meglio conservati, nella fedeltà alla sua storia dei suoi nove secoli, di tutto l’arco alpino, e, forse, dell’Europa continentale. E grazie all’accordo tra proprietà e Azienda per il Turismo, per la prima volta in assoluto in Trentino, un sito culturale privato sarà valorizzato da un ente preposto alla promozione turistica del territorio, mediante l’organizzazione e la gestione delle sue aperture al pubblico, degli eventi ad esse legati, di tutte le attività di biglietteria, degli interventi delle guide e dell’intera parte logistica.
Menzione speciale anche alle guide che accompagneranno i visitatori: il gruppo di persone che si alterneranno nel corso dei giorni di apertura sarà costituito da laureati in Conservazione dei beni culturali e da giovani residenti in Val di Non, formati specificamente dalla Soprintendenza ai beni storico-artistici della provincia di Trento. L’apertura di Castel Valer non sarà, quindi, solo una bella esperienza per i suoi visitatori, ma offrirà anche nuove opportunità professionali a giovani e neo-laureati. E non poteva che essere così. Ogni castello che si rispetti deve fare da sfondo a una storia a lieto fine.
Informazioni utili
Castel Valer - Ville d’Ananunia (Trento). Note: Il castello sarà visitabile ogni mese, escluso novembre, per un numero variabile dalle sei alle otto giornate, con sei visite quotidiane; a luglio e agosto le visite saranno giornaliere. Ingresso (con visita guidata): € 10,00. Informazioni: APT Val di Non, tel. 0463.830133 o info@castel-valer.com. Sito internet: visitcastelvaler.it o www.visitvaldinon.it.
In Val di Non, terra di meli e di castelli, è, però, avvenuto un piccolo miracolo: nel comune di Ville d’Ananunia, c’è un castello con nove secoli di vita che è rimasto felicemente fedele alla sua eredita storico-artistica e che dal 7 aprile sarà visitabile. Si chiama Castel Valer e in questa antica dimora –composta di ottantotto sale e stanze - tutto è stato perfettamente conservato, nulla si è disperso e, secolo dopo secolo, le sue sale abitate dal 1368 da un’unica famiglia hanno mantenuto viva non solo la loro storia, ma tutto ciò che le riempie: mobili, opere d’arte, oggetti di uso quotidiano, suppellettili, armi, documenti, tappeti, arazzi. Lo stesso vale per le camere, le cucine, i corridoi e tutte le altre aree. Senza tralasciare, naturalmente la bellezza e l’imponenza della struttura architettonica che, tra gli altri elementi fuori dal comune, vanta anche il primato di possedere la torre più alta dell’intera provincia (quaranta metri).
La famiglia da cui è abitato senza interruzioni dal 1368 è quella dei conti Spaur che da una zona apparentemente lontana dalla grande storia europea ha avuto una posizione di spicco nelle vicende del Tirolo, dell’Impero austro-ungarico, della Baviera e di altre corti della Mitteleuropa. Anche per questo, con passione, caparbietà ed encomiabile senso del valore dell’eredità di un luogo, intesto non solo come spazio privato, ma come palinsesto della storia del suo territorio, ha rispettato il maniero conservandolo perfettamente, mentre lo stava -e lo sta- abitando.E il dato straordinario di Castel Valer è proprio il fatto che tutto quello che è, internamente ed esternamente, non è frutto di un processo asetticamente museale, ma è legato organicamente alla sua evoluzione nei secoli, alla storia degli Spaur e alla loro quotidianità.
Per capire meglio quanto sia unico questo evento vale la pena di dare uno sguardo alla storia della dimora: le prime notizie che la riguardano datano l’anno 1211 quando fungeva da guardia militare. Le serie successive di cinte murarie risalgono al XIV (Castel di sotto) e al XVI (Castello di sopra) secolo. E solo questi due dati possono essere sufficienti a far capire quanto sarà emozionante varcare la soglia del maniero trentino. Sarà come fare davvero un viaggio nel tempo e attraversare le aree accessibili permetterà quasi di ripercorrere i passi dei nobili Spaur, oltre che dei loro ospiti, e di veder scorrere davanti agli occhi una parte della storia dell’Europa. Il pubblico potrà visitare, infatti, la cappella di San Valerio, la sala dei cavalli, il ponte, il cortile, i giardini, la cantina, il salone degli stemmi, la cucina gotica e gli studi adiacenti, la loggia e loggiato e le camere madruzziane. Dal 2017, sarà, inoltre, possibile anche fare richiesta di parte del castello per eventi privati in alcune aree.
Come è potuto accadere? Anche questo è un piccolo miracolo. In Val di Non, infatti, pubblico e privato si sono incontrati e questo incontro ha visto interagire il conte Ulrico Spaur e l’Azienda per il Turismo della Val di Non, con il comune intento di trovare una nuova dimensione di vita e di apertura sul mondo per uno dei castelli meglio conservati, nella fedeltà alla sua storia dei suoi nove secoli, di tutto l’arco alpino, e, forse, dell’Europa continentale. E grazie all’accordo tra proprietà e Azienda per il Turismo, per la prima volta in assoluto in Trentino, un sito culturale privato sarà valorizzato da un ente preposto alla promozione turistica del territorio, mediante l’organizzazione e la gestione delle sue aperture al pubblico, degli eventi ad esse legati, di tutte le attività di biglietteria, degli interventi delle guide e dell’intera parte logistica.
Menzione speciale anche alle guide che accompagneranno i visitatori: il gruppo di persone che si alterneranno nel corso dei giorni di apertura sarà costituito da laureati in Conservazione dei beni culturali e da giovani residenti in Val di Non, formati specificamente dalla Soprintendenza ai beni storico-artistici della provincia di Trento. L’apertura di Castel Valer non sarà, quindi, solo una bella esperienza per i suoi visitatori, ma offrirà anche nuove opportunità professionali a giovani e neo-laureati. E non poteva che essere così. Ogni castello che si rispetti deve fare da sfondo a una storia a lieto fine.
Informazioni utili
Castel Valer - Ville d’Ananunia (Trento). Note: Il castello sarà visitabile ogni mese, escluso novembre, per un numero variabile dalle sei alle otto giornate, con sei visite quotidiane; a luglio e agosto le visite saranno giornaliere. Ingresso (con visita guidata): € 10,00. Informazioni: APT Val di Non, tel. 0463.830133 o info@castel-valer.com. Sito internet: visitcastelvaler.it o www.visitvaldinon.it.
giovedì 6 aprile 2017
Venezia, Loris Cecchini in mostra a T Fondaco dei Tedeschi
Non solo centro dello shopping deluxe, ma anche luogo dove apprezzare le più recenti ricerche dell’arte contemporanea: si presenta così T Fondaco dei Tedeschi, il nuovo lifestyle department store di Dfs – Duty Free Shopper nel cuore di Venezia.
L'edificio, fondato nel XIII secolo per accogliere i commerci e le attività dei tedeschi che arrivavano in città, è stato distrutto da un incendio nel 1505 per essere, quindi, ricostruito e riaperto a tempo di record nel 1508.
A inizio dell’Ottocento lo stabile è stato trasformato in dogana voluta da Napoleone e, a partire dal 1870, è stato adibito a ufficio postale (la scritta Telecomunicazioni rimane sulla calle, come segno di rispetto del passato).
Oggi, dopo otto anni di chiusura e tre di cantiere che hanno visto all’opera l’architetto e urbanista Rem Koolhaas, il «Fontego» si presenta come un polo del lusso articolato su oltre settemila metri quadrati; il quarto piano, l’ultimo, è dedicato ai progetti culturali grazie alla crezione dell’Event Pavilion.
Dopo il successo di pubblico ottenuto dall’opera «Under Water» di Fabrizio Plessi, questo spazio si rinnova con un allestimento, curato da Hervé Mikaeloff, altrettanto suggestivo, che offrirà ai visitatori l’opportunità di un’immersione totale nell’opera e nella particolare atmosfera creata da Loris Cecchini. Presente di recente alle Biennali di Venezia e di Shanghai, l’artista si è fatto apprezzare sulla scena internazionale dell’arte contemporanea all’inizio degli anni 2000, grazie alle sue grandi installazioni che si collocano al crocevia tra scultura, architettura e dimensione organica e che confondono le percezioni dello spettatore per stimolarne l’immaginario.
L’installazione site-specific «Waterbones», presentata al T Fondaco dei Tedeschi e composta da migliaia di sottili moduli di acciaio assemblati l’uno all’altro, si inserisce nella sua serie di opere delicate e naturali, sospese tra costruzione e decostruzione.
Appoggiata alle pareti o appesa al soffitto vetrato del padiglione collocato all’ultimo piano del T Fondaco, la forma organica realizzata da Cecchini contamina l’intero spazio e gioca con la gravità, interagendo con l’architettura e creando un effetto tridimensionale, al contempo naturale e artificiale, statico e dinamico. I moduli di «Waterbones» possono essere assemblati all’infinito e combinarsi in innumerevoli modi, richiamando alla mente gli algoritmi matematici alla base della natura. Così l’installazione costituisce una metafora biologica straniante, ai confini tra scienza ed estetica: un punto di contatto tra narrazione poetica e produzione industriale.
In questa osmosi espressiva creata tra le forme biologiche e la struttura architettonica, Cecchini mette in scena un mondo in equilibrio tra realtà e finzione, che interroga la natura stessa della materia. «Vorrei che lo spazio dell’opera rimanesse quello del miraggio e si collocasse da qualche parte tra delirio e realtà, astrazione e utilità, sospensione e materialità», dichiara l’artista, invitando l’osservatore a perdersi nella moltitudine di realtà su cui si aprono le infinite possibili interpretazioni di questi frammenti di natura fluttuanti e sospesi in una dimensione concreta ed evanescente al tempo stesso.
Informazioni utili
«Waterbones» - Personale di Loris Cecchini. T Fondaco dei Tedeschi, Calle del Fontego dei Tedeschi, Ponte di Rialto - Venezia. Orari: tutti i giorni, 10.00-20.00. Ingresso libero. Informazioni: tel. 041.3142000. sito internet: https://www.dfs.com/en/venice/stores/t-fondaco-dei-tedeschi-by-dfs?cid=seo-yextfb-yext. Dal 7 aprile al 27 novembre 2017.
L'edificio, fondato nel XIII secolo per accogliere i commerci e le attività dei tedeschi che arrivavano in città, è stato distrutto da un incendio nel 1505 per essere, quindi, ricostruito e riaperto a tempo di record nel 1508.
A inizio dell’Ottocento lo stabile è stato trasformato in dogana voluta da Napoleone e, a partire dal 1870, è stato adibito a ufficio postale (la scritta Telecomunicazioni rimane sulla calle, come segno di rispetto del passato).
Oggi, dopo otto anni di chiusura e tre di cantiere che hanno visto all’opera l’architetto e urbanista Rem Koolhaas, il «Fontego» si presenta come un polo del lusso articolato su oltre settemila metri quadrati; il quarto piano, l’ultimo, è dedicato ai progetti culturali grazie alla crezione dell’Event Pavilion.
Dopo il successo di pubblico ottenuto dall’opera «Under Water» di Fabrizio Plessi, questo spazio si rinnova con un allestimento, curato da Hervé Mikaeloff, altrettanto suggestivo, che offrirà ai visitatori l’opportunità di un’immersione totale nell’opera e nella particolare atmosfera creata da Loris Cecchini. Presente di recente alle Biennali di Venezia e di Shanghai, l’artista si è fatto apprezzare sulla scena internazionale dell’arte contemporanea all’inizio degli anni 2000, grazie alle sue grandi installazioni che si collocano al crocevia tra scultura, architettura e dimensione organica e che confondono le percezioni dello spettatore per stimolarne l’immaginario.
L’installazione site-specific «Waterbones», presentata al T Fondaco dei Tedeschi e composta da migliaia di sottili moduli di acciaio assemblati l’uno all’altro, si inserisce nella sua serie di opere delicate e naturali, sospese tra costruzione e decostruzione.
Appoggiata alle pareti o appesa al soffitto vetrato del padiglione collocato all’ultimo piano del T Fondaco, la forma organica realizzata da Cecchini contamina l’intero spazio e gioca con la gravità, interagendo con l’architettura e creando un effetto tridimensionale, al contempo naturale e artificiale, statico e dinamico. I moduli di «Waterbones» possono essere assemblati all’infinito e combinarsi in innumerevoli modi, richiamando alla mente gli algoritmi matematici alla base della natura. Così l’installazione costituisce una metafora biologica straniante, ai confini tra scienza ed estetica: un punto di contatto tra narrazione poetica e produzione industriale.
In questa osmosi espressiva creata tra le forme biologiche e la struttura architettonica, Cecchini mette in scena un mondo in equilibrio tra realtà e finzione, che interroga la natura stessa della materia. «Vorrei che lo spazio dell’opera rimanesse quello del miraggio e si collocasse da qualche parte tra delirio e realtà, astrazione e utilità, sospensione e materialità», dichiara l’artista, invitando l’osservatore a perdersi nella moltitudine di realtà su cui si aprono le infinite possibili interpretazioni di questi frammenti di natura fluttuanti e sospesi in una dimensione concreta ed evanescente al tempo stesso.
Informazioni utili
«Waterbones» - Personale di Loris Cecchini. T Fondaco dei Tedeschi, Calle del Fontego dei Tedeschi, Ponte di Rialto - Venezia. Orari: tutti i giorni, 10.00-20.00. Ingresso libero. Informazioni: tel. 041.3142000. sito internet: https://www.dfs.com/en/venice/stores/t-fondaco-dei-tedeschi-by-dfs?cid=seo-yextfb-yext. Dal 7 aprile al 27 novembre 2017.
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