Dopo il restauro della tela «Cristo e la Cananea» di Ludovico Carracci, avvenuto qualche anno fa, la Pinacoteca di Brera potrà, dunque, veder tornare alla sua antica bellezza anche la tela «Cristo e l'adultera» di Agostino Carracci, il cui intervento conservativo dovrebbe essere terminato per la la fine dell'estate.
«Si concluderà così - afferma Sandrina Bandera, direttore della Pinacoteca di Brera e Soprintendente per i Beni storici,
«Per Brera si tratta di un recupero importante, su opere - afferma Ede Palmieri, che ne ha diretto il restauro - che hanno sempre goduto dell'ammirazione degli studiosi e dei visitatori, e un eccezionale momento di studio: il tempo del restauro costituisce sempre un'occasione importante per gli studi storico artistici, e non solo dal punto di vista della migliore conoscenza della tecnica pittorica e dell'iter creativo dell'artista. In questo caso è stato possibile ipotizzare una nuova lettura iconografica dei dipinti in relazione agli affreschi presenti in palazzo Sampieri, quale svolgimento di un complesso e coltissimo programma iconografico. Nella «Samaritana» incantano inoltre la dolcissima ambientazione pastorale della scena, derivata dal clima culturale suggerito dai poemi del Tasso, la sospesa solennità del momento, la calibratura dei gesti e degli affetti, la piacevolezza della armonia cromatica».
«Entrambi i dipinti - racconta ancora Ede Palmieri- erano già stato sottoposti ad un intervento di restauro più di mezzo secolo fa, nel 1956 in occasione dell'esposizione alla mostra dei Carracci a Bologna. Si è deciso di sottoporli ad una nuovo intervento, finanziato da Credit Suisse, perché le opere presentavano una vernice offuscata e ossidata, una crettatura a maglie larghe con pericolosi sollevamenti e numerosi fenomeni di deadesione e piccole cadute di colore. Oltre che sulla tela si è intervenuti anche sulla cornice in foglia d'oro intagliata, che si è scoperto essere di provenienza Sampieri».
«Una serie di indagini scientifiche a carattere non invasivo, in diverse lunghezze d'onda, sono state effettuate preliminarmente all'intervento conservativo sul dipinto. Hanno permesso - continua Ede Palmieri - sia di confortare e supportare con dati tecnici le scelte operative effettuate in sede di restauro, sia di meglio comprendere l'iter creativo e la tecnica pittorica di Annibale. Neanche con le analisi riflettografiche e le transilluminazioni in infrarosso, che permettono di leggere particolari celati al di sotto della pellicola pittorica, è stato possibile individuare un disegno preparatorio: la stesura di Annibale risulta fresca e sciolta; proprio per questo però molti, e ben visibili soprattutto in IR, sono stati i ripensamenti in corso d'opera, in particolare nella figura del Cristo. Le analisi in infrarosso falso colore (IRC) hanno evidenziato, tra l'altro, un particolare raffinato uso dei pigmenti azzurri minerali: ad esempio nel manto del Cristo l'azzurrite e il più prezioso blu di lapislazzuli sono usati fianco a fianco per arricchire l'effetto cromatico finale. I due pigmenti blu vengono usati in modo complementare anche nel paesaggio: il cielo appare in falso colore rosa in presenza di blu di lapislazzuli, e blu in presenza di azzurrite. E le analisi chimiche effettuate hanno confermato i risultati delle indagini fotoradiografiche».
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