Da Roma a Milano, per ritornare definitivamente a Venezia. E’ questo il viaggio che compirà nei prossimi giorni «L’ultima cena» di Jacopo Robusti, detto Tintoretto (1519- 1594), opera recentemente sottoposta a un attento restauro conservativo, grazie al finanziamento della banca Cariparma-Crédit Agricole.
Dopo essere stata esposta alle Scuderie del Quirinale, nella grande antologica che Vittorio Sgarbi ha voluto dedicare al maestro veneziano, la tela, da sempre conservata in Laguna, nella chiesa di San Polo, sarà eccezionalmente esposta, da giovedì 14 a martedì 19 giugno 2012 (e per i soli clienti Vodafone anche nella giornata di mercoledì 13 giugno 2012), al Museo diocesano di Milano, nella Sala dell’Arciconfraternita.
L’opera, realizzata tra il 1574 e il 1575, fu commissionata all’artista veneto, definito da Giorgio Vasari «il più terribile cervello che abbia mai avuto la pittura», dalla Scuola del Sacramento della chiesa di San Polo.
Soggetto della raffigurazione, che è stata riportata a nuova vita nell’arco di soli tre mesi, grazie ad un’equipe diretta da Giulio Manieri Elia, direttore del Museo di Palazzo Grimani e Vicedirettore delle Gallerie dell’Accademia, è il noto episodio evangelico dell'ultima cena, ambientato in un interno domestico.
Rispetto a precedenti tele di uguale soggetto, il Tintoretto fissa il suo occhio non sull’annuncio del tradimento di Giuda, ma sul momento dell’Eucarestia sub specie panis. Un dettaglio, questo, evidenziato da Carlo Ridolfi nel 1648, all’interno del volume «Le maraviglie dell'arte, ovvero Le vite degli illustri pittori veneti e dello Stato»: «In san Polo ammirasi un'altra Cena, ove Nostro Signore comunica gli Apostoli, diversandosi in quella dalle inventioni operate in questo proposito, non mancando al Tintoretto materia di nuovi concetti, poiché era l'ingegno suo un'Erario d'ogni più rara curiosità».
In questo modo, l'artista traduceva in immagine la disposizione del concilio di Trento nella quale si affermava che sotto la sola specie del pane è contenuto interamente il corpo di Cristo e la corredava di una serie di episodi, dedicati a illustrare il lavoro dei suoi committenti, che erano tenuti ad assistere gli ammalati, a sfamare gli indigenti, e a portare l'ostia consacrata per la comunione ai parrocchiani incapaci di raggiungere la chiesa.
«I protagonisti dell'evento -afferma Margaret Binotto, nella scheda dell’opera- recitano la parte loro assegnata dal testo evangelico, ma nel contempo si fanno portatori di altri più sottesi e simbolici significati. Cristo si alza all'improvviso e spalanca le braccia per distribuire il pane ai due discepoli con un gesto che prefigura l'imminente sacrificio sulla croce: al movimento dei due che si chinano a ricevere il pane consacrato si contrappone dinamicamente l'atto caritatevole degli apostoli che si allontanano dalla mensa pasquale per sfamare il mendicante infermo in primo piano e, a destra, la bimbetta, dando così concretezza d'immagine alla benedizione monastica della Cena. Tra i partecipanti al rito il più riconoscibile è Giuda, che porta alla cintura la bisaccia e appoggia la mano traditrice sul tavolo».
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Jacopo Robusti, detto Tintoretto, «Ultima Cena», 1574-75. Olio su tela, 228 x 535 cm. Venezia, Chiesa di San Polo. Tela completa; [fig. 2, fig. 3 e fig. 4] Jacopo Robusti, detto Tintoretto, «Ultima Cena», 1574-75. Olio su tela, 228 x 535 cm. Venezia, Chiesa di San Polo. Particolare
Informazioni utili
«Tintoretto. L’ultima cena». Museo diocesano, Corso di Porta Ticinese, 95 – Milano. Orari: da giovedì 14 a martedì 19 giugno, ore 10.00–24.00; lunedì 18 giugno, ore 10.00-18.00. Ingresso gratuito. Informazioni: tel. 02.89420019; info.biglietteria@museodiocesano.it. Sito web: www.museodiocesano.it. Da giovedì 14 a martedì 19 giugno 2012.
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