«Le giovani erano spesso bellissime; i loro corpi gentili e forti scivolavano nell’acqua con la naturalezza di un essere che si trova nel proprio elemento. Ma le anziane, con le tracce di numerose maternità nel petto, nel ventre o nei fianchi, riempivano di meraviglia e d’ammirazione per la loro bravura». Così Fosco Maraini (Firenze, 15 novembre 1912 – 8 giugno 2004), in uno dei suoi numerosi reportage di viaggio, realizzato nel 1954 e pubblicato nel 1960 dall’edizioni Leonardo Da Vinci, descriveva le donne degli Ama, capaci di perlustrare il fondo marino e di scendere in apnea fino a venti metri senza alcuna attrezzatura, se non una lama per staccare i molluschi.
Alla vita quotidiana di queste straordinarie pescatrici subacquee che vivevano sulle isole di Hèkura e Mikurìa, al largo delle coste occidentali del Giappone, è dedicata la mostra «L’incanto delle donne del mare», in programma per tutta estate al Mao – Museo d’arte orientale di Torino, grazie a un accordo siglato con il Museo delle culture di Lugano, diretto da Francesco Paolo Campione, in occasione del decimo anniversario della scomparsa di Fosco Maraini, viaggiatore, antropologo, fotografo, scrittore e poeta che fece del viaggio la sua condizione di vita e che usò la fotografia come una «scrittura con la luce» per descrivere luoghi lontani come il Tibet, l'India, la Thailandia, la Cambogia, la Cina e la Corea.
L’esposizione, che gode del patrocinio del Consolato generale del Giappone e della Japan Foundation di Roma, allinea una trentina di scatti di Leica in bianco e nero, testimonianza preziosa di un mondo ormai scomparso: la pesca di un tradizionale mollusco, l'awabi, che costituiva l’occupazione più diffusa nei mesi estivi e la fonte di reddito principale dell'intera comunità degli Ama. Il compito era tradizionalmente affidato a donne giovani e atletiche che, coperte dal solo kuroneko, una specie di perizoma, si immergevano giornalmente nel mare come sirene per cercare nei fondali l'awabi, staccarlo dalle rocce con una semplice lama ricurva, portarlo in superficie e posarlo in un cesto galleggiante.
Di quel mondo magico, oggi sono superstiti solo alcune anziane, ma usano attrezzature moderne e la suggestione non è più la stessa; per questo il lavoro di Fosco Maraini, oltre all’innegabile qualità delle fotografie, è considerato ancora oggi la fondamentale testimonianza di un mondo scomparso.
Per l’occasione le trenta immagini presentate al Mao, per la curatela di Alessia Borellini e Sara Mallia, sono arricchite dalla proiezione di un cortometraggio realizzato dallo stesso etnologo fiorentino, da una serie di volumi conservati presso il Gabinetto scientifico e letterario G.P. Vieusseux, da una preziosa selezione stampe xilografiche giapponesi dell’Ottocento (ukiyo-e) e dalle attrezzature realizzate per le riprese subacquee. Si tratta di tre «mini-scafandri» in acciaio utili a proteggere la macchina fotografica durante le immersioni, costruiti su disegni dello stesso Fosco Maraini che le aveva già sperimentate alle Eolie nelle riprese del film «Vulcano» con Anna Magnani.
È così che lo scrittore toscano scivolò tra le onde del Sol Levante per fissare sulla pellicola i volti sorridenti di giovani pescatrici nipponiche, che innocentemente mostrano la nudità dei propri corpi e che si immergono, dritte come frecce, nel blu del mare per riportare a galla molluschi, destinati a ricchi buongustai. (sam)
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Fosco Maraini, Svestirsi per il tuffo, Copy 2014, MCL - Vieusseux- Alinari; [fig. 2] Fosco Maraini, Ama, Copy 2014, MCL - Vieusseux- Alinari; [fig. 3] Fosco Maraini, Nel giardino delle Posidonie, Copy 2014, MCL - Vieusseux- Alinari;
Informazioni utili
«L’incanto delle donne del mare». Mao – Museo d’arte orientale, via San Domenico 11 – Torino. Orari: martedì-domenica, ore 10.00-18.00 (la biglietteria chiude un’ora prima), chiuso il lunedì. Ingresso: intero € 10,00, ridotto e 8,00, gratuito fino ai 18 anni. Informazioni: tel. 011.4436928. Sito internet: www.maotorino.it. Fino al 21 settembre 2014.
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