ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

giovedì 5 febbraio 2015

Da Rossetti a Vinovo, il fascino e lo splendore della porcellana torinese in mostra alla Fondazione Accorsi-Ometto

Era il 1725 quando Torino vedeva nascere, grazie al talento creativo di Giovanni Battista Rossetti e del nipote Giorgio Giacinto, la sua prima manifattura di maioliche. Sabbie di Antibes, piombo e stagno di provenienza inglese, argille della collina torinese diedero vita all’impasto della prima ceramica sabauda e alla produzione di oggetti ordinari e preziosi per una clientela molto vasta, tra i quali spiccavano soprammobili e servizi da tavola dipinti di blu sul fondo bianco dello smalto, decorati con motivi floreali e «a grottesca» del tipo «alla Berain», identici a quelli che, negli stessi anni, Filippo Juvarra utilizzava per impreziosire le volte delle residenze sabaude. Solo successivamente, più o meno intorno alla metà del secolo, la fabbrica dei Rossetti arrivò a un tipo di decoro rococò e policromo, con ghirlande floreali e ornati a forma di conchiglia posti intorno a scene galanti e soggetti mitologici.
Ma la storia della maiolica in terra piemontese, negli anni a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento, è legata anche ai nomi di altre due fabbriche, la Vische e la Vinovo, come ben racconta la mostra «Fascino e splendore della porcellana di Torino», allestita fino al 28 giugno al Museo di arti decorative Accorsi - Ometto, per la curatela di Andreina d’Agliano e di Cristina Maritano.
Grazie allo spoglio di documenti di archivio e alla revisione di oggetti presenti in raccolte pubbliche e private, la rassegna focalizza l’attenzione sulle storie di chi faceva uso quotidiano dell’«oro bianco» all’interno delle dimore signorili, attraverso ceramiche, ma anche diversi esempi di argenteria, tele e incisioni.
Ad aprire il percorso espositivo è un quadro di Martin van Meytens raffigurante il conte Giacinto Roero di Guarene, proprietario delle ceramiche Rossetti; si prosegue, quindi, entrando in un cabinets des porcelaines, nel quale vengono esposti diversi esemplari Blanc de Chine e alcune statuine di dignitari cinesi in porcellana a pasta tenera, eseguite nella manifattura torinese fra il 1737 e il 1743. Oltre alla produzione bianca, sono in mostra lavori dipinti in policromia, fra cui un vaso di Palazzo Madama, ente che collabora alla rassegna promossa dalla Fondazione Accorsi-Ometto.
La mostra propone, poi, una sezione dedicata alla manifattura fondata nel 1765 dal conte Ludovico Birago di Vische, che nella sua breve attività (1765-1768) vide produrre statuine e prototipi ispirati ai disegni rocaille di Meissonnier e dell’argentiere torinese Boucheron, come documentano due opere esposte: una zuccheriera dipinta in monocromia porpora e una straordinaria salsiera.
Una serie di sculture in porcellana bianca verniciata e in biscuit prendono, quindi, in esame la produzione della manifattura di Vinovo negli anni in cui alla direzione ci furono Giovanni Vittorio Brodel e Pierre Antoine Hannong, autore della formula della porcellana dura in Francia.
Un servizio da cioccolata introduce alla produzione vascolare del periodo Hannong, dalla quale si evince l'influsso di Meissen e Vincennes – Sèvres sulla produzione della fabbrica attraverso opere come uno splendido porta tè, proveniente da Ca' Rezzonico, e alcuni manufatti delle collezioni di palazzo Pitti. Si arriva, quindi, a una tavola imbandita con vasellame, abbinato a splendidi argenti e vetri dell'ultimo quarto del Settecento, che ricreano un ambiente di grande splendore al quale fanno anche riscontro alcuni quadri; il centro tavola riporta, per esempio, una serie di «Gridi di strada» in porcellana, raffiguranti mestieri e personaggi di piazze e mercati dell’epoca, cui fa da sfondo un'opera del pittore Giovan Michele Graneri (1679-1755), tra i più celebri artisti di bambocciate piemontesi.
Vengono, quindi, prese in esame varie tipologie scultoree della manifattura Vinovo in diversi periodi di gestione, da quella di Pierre Antoine Hannong a quella dello scultore Giovanni Lomello. Tra i pezzi esposti spiccano una bellissima «Visitazione di Maria» (1789), una «Vergine addolorata» e un'«Assunzione», attribuibile molto probabilmente allo scultore Tamietti. Si trovano, poi, opere legate alla committenza di casa Savoia, fra le quali si segnalano il gruppo della «Maestà sabauda», proveniente da Palazzo Madama, e due straordinari vasi attribuibili agli anni di regno di Carlo Emanuele IV (1796-1802).
Il percorso espositivo prevede, quindi, un omaggio alla produzione vascolare realizzata sotto la direzione  di Vittorio Amedeo Gioanetti, che rilevò la manifattura nel 1780 tenendola fino alla morte, avvenuta nel 1815. Fra gli oggetti di spicco sono da segnalare un servizio da caffè a fondo verde e i due ritratti dei sovrani Vittorio Amedeo III e Maria Antonietta di Borbone, eseguiti a bassorilievo dallo scultore Giovanni Battista Bernero (1736–1796) da cui derivano alcuni ritratti a medaglione in porcellana. Mentre a chiudere la mostra è una sezione dedicata alla scultura neoclassica di stampo archeologico e mitologico di Giovanni Lomello, in cui compaiono alcuni lavori di alta qualità come «Mario che piange sulle rovine di Cartagine», il «Prometeo» e alcune teste di imperatori, desunti dai tomi delle «Antichità di Ercolano», conservati alla Biblioteca reale di Torino.
Contestualmente, Palazzo Madama ospita la mostra «Il mondo in una tazza» che documenta l'evoluzione delle forme e la varietà dei decori nelle tazzine da tè, caffè e cioccolata prodotte dalle manifatture europee nel Settecento, ripercorrendo tutti i temi raffigurati: dai motivi di origine cinese e giapponese a quelli tratti dai libri di storia naturale, dai paesaggi derivati da incisioni olandesi e tedesche alle scene mitologiche e della letteratura cavalleresca.
La rassegna, visitabile fino al 19 aprile, presenta anche l'installazione «Esistenza di porcellana» dell’artista Matilde Domestico, ispirata alle poesie di Emily Dickinson.
Il lavoro unisce oggetti e frammenti di carta e di porcellana su cui emergono parole in acciaio. Intorno una superficie di polvere di marmo di Carrara, il caolino, un materiale refrattario. Tutti gli elementi nel complesso rimandano all’idea di fabbrica, a una realtà viva e produttiva. In sottofondo una base sonora composta dalla sovrapposizione ed elaborazione di rumori meccanici, suoni metallici ripetitivi registrati all'interno dei reparti di fabbricazione dell'industria porcellane Ipa, si propaga tra le tintinnanti ceramiche antiche e contemporanee.

Didascalie delle immagini   
[Fig. 1] Manifattura di Vinovo (periodo Gioanetti, 1780-1815), «Zampognaro», 1780-1790; [fig. 2] Manifattura di Vinovo (periodo Gioanetti, 1780-1815), «Visitazione», 1783. Porcellana; [fig. 3]  Manifattura di Vinovo (periodo Gioanetti, 1780-1815), Coppia di candelieri, 1780-1785. Porcellana. Collezione privata; [fig. 4] Manifattura di Vinovo (periodo Gioanetti, 1780-1815), Servito da caffè, 1785 circa. Porcellana. Collezione privata; [fig. 5] Manifattura di Vinovo (periodo Hannong, 1776-1779), Porta tè, 1776-1779. Porcellana. Venezia, collezione Nani Mocenigo, in deposito presso Ca’ Rezzonico, Museo del Settecento veneziano

Informazioni utili
«Fascino e splendore della porcellana di Torino. Rossetti, Vische, Vinovo. 1737-1825». Museo di arti decorative Accorsi – Ometto, Via Po, 55 - Torino. Orari: martedì-venerdì, ore 10.00–13.00 e ore 14.00–18.00; sabato e domenica,ore 10.00–13.00 e ore   14.00–19.00. Ingresso: inrero € 8,00, ridotto € 6,00, con abbonamento Torino Musei € 3,00. Informazioni: tel. 011.837.688 int. 3. Sito web: www.fondazioneaccorsi-ometto.it. Fino al 28 giugno 2015. 

«Il mondo in una tazza». Palazzo Madama - Museo civico d’arte antica, piazza Castello - Torino. Orari: martedì - sabato, ore 10.00 - 18.00; domenica, ore 10.00 - 19.00; chiuso il lunedì (la biglietteria chiude un'ora prima). Ingresso:   intero € 10,00, ridotto € 8,00, gratuito  per ragazzi fino ai 18 anni e abbonati Musei Torino Piemonte. Informazioni: tel. 011.4433501. Sito web: www.palazzomadamatorino.it. Fino al 19 aprile 2015. 


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