ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

martedì 12 gennaio 2021

«La forma dell’oro», un anno di mostre in vetrina per Buildingbox. Si inizia con Paolo Canevari

L’oro è considerato da sempre uno dei metalli più preziosi. Emana luce e trasmette calore. Per questo motivo è stato utilizzato sin dall’antichità, e più precisamente dall’epoca degli antichi egizi, nel mondo dell’arte ora come simbolo di regalità ora come metafora di una dimensione sacra e ultraterrena, priva di tempo. Ma che tipo di fascino esercita oggi questo metallo? E a quali scopi se ne serve l’arte contemporanea? Risponde a queste domande «La forma dell'oro», il nuovo progetto espositivo di «Buildingbox», un ciclo in dodici appuntamenti a cadenza mensile, a cura di Melania Rossi, che vuole dare una panoramica sull’utilizzo del «re dei metalli» attraverso installazioni dalle modalità e dalle pratiche diverse.
Definito «carne degli dei» dagli antichi egizi e oggetto simbolo della discordia nel mito greco, l’oro diviene nell’interpretazione cristiana sia emblema della manifestazione divina sia incarnazione della vanità terrena e dei vizi umani, conservando nel corso dei secoli un alto valore espressivo tanto nella sfera del sacro quanto in quella del profano.
Nella tradizione rappresentativa, l’oro è definito da una polifonia di metafore che vanno dal divino al demoniaco, dallo spirituale al materiale, dalla perfezione alla corruzione. Lo spettro della sua potenza simbolica è tale da arrivare persino ad alludere all’assenza, alla negazione dello spazio-tempo e della gravità.
I pittori d’epoca medievale e del primo Rinascimento se ne servivano per rappresentare ciò che eccede la realtà materiale e supera l’uomo.
L’aura mistica propria di tecniche antiche quali il fondo oro, il lustro e la doratura rappresentano l’imprescindibile punto di partenza per tutti gli artisti che ancora oggi scelgono di inserire questo elemento nella loro prassi artistica.
La contemporaneità non può non guardare a una storia tanto importante e ricca di significati. Tutti lucenti nella loro doratura, le opere e i lavori site-specific degli artisti selezionati da Melania Rossi (in oro vero o falso, oppure in bronzo, ottone, plastica, ceramica, vetro, carta) richiamano inevitabilmente la tradizione storico-artistica, portando al contempo la personale ricerca di ogni autore. Ciascun artista offre, infatti, un punto di vista diverso sul metallo nobile, osservato con seduzione alchemica o volontà dissacratoria. Alcuni, considerandolo un colore, ne hanno studiato le proprietà pittoriche; altri, considerandolo un materiale plastico, ne hanno indagato le potenzialità scultoree. Altri artisti, invece, hanno operato dei ribaltamenti di senso rispetto ai significati mitici, filosofici e letterari assunti dall’oro lungo le epoche.
«La forma dell’oro» è, dunque, una mostra fatta di eccezioni: «qui, -racconta Melania Rossi- è tutto oro quel che luccica».
Le dodici installazioni selezionate saranno visibili sette giorni su sette, ventiquattro ore su ventiquattro nella vetrina «Buildingbox» a Milano, in via Monte di Pietà 23, proponendo un confronto senza pause tra diversi ed eccellenti modi di intendere l’aurum, metallo nobile, eterno e incorruttibile nella sua natura più pura.
Ad aprire il progetto è Paolo Canevari (Roma, 1963) che presenta una serie di «Golden Works», opere appartenenti al ciclo «Monumenti della Memoria», iniziato dall'artista tra il 2011 e il 2012 per rispondere in maniera radicale all'inquinamento visivo quotidiano a cui è sottoposto anche il territorio dell’arte.
In questi monocromi oro, l'artista, che parla per la sua opera di minimalismo barocco, si allontana da qualsiasi autocompiacimento, affidando a un artigiano la lavorazione manuale a foglia oro, tecnica antichissima usata sia in Europa sia in Asia. 
Le silhouette di questi lavori richiamano le antiche pale d'altare in cui però non viene rappresentata nessuna storia di santi, nessuna parabola; lo sguardo non ha alcun appiglio tranne il lieve riflesso della nostra stessa immagine; sembra quasi un’eco pittorica, il ricordo del quadro.
Paolo Canevari sceglie di non partecipare alla Babele di immagini contemporanea, piuttosto cerca il contenuto dell’opera nell’assenza di immagine, sembra voler evocare lo spirito delle cose in un dorato silenzio visivo. Quello che potrebbe sembrare un paradosso rende, invece, l'opera libera da condizionamenti e messaggi precostituiti, dove la forma diventa contenuto e la materia - l'oro - dà essa stessa il senso. Privata di informazioni, la tavola a foglia oro ci obbliga ad esercitare la nostra fantasia, diventa uno spazio di libertà dove rievocare mentalmente immagini, esperienze, sogni. «La mia ambizione -afferma a tal proposito l'artista- è quella di far scomparire, come un’illusionista, il possesso fisico dell’arte, e riportare l’arte alla sua essenza spirituale, all’elevazione del pensiero come opera».

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Paolo Canevari, Monumenti della Memoria (Golden Works), 2019, oro su tavola, 142 x 90 cm. Ph. Agostino Osio courtesy l’artista e Galleria Christian Stein; [fig. 2] La vetrina di BUILDINGBOX in via Monte di Pietà 23, a Milano; [fig. 3] Paolo Canevari, Monumenti della Memoria (Golden Works), 2019, oro su tavola, 140 x 90 cm. Ph. Agostino Osio courtesy l’artista e Galleria Christian Stein

Informazioni utili 
La forma dell'oro. BUILDINGBOX, via Monte di Pietà, 23 - Milano. Le dodici mostre in calendario nel 2021 sono visibili 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Primo appuntamento: Paolo Canevari, Monumenti della Memoria (Golden Works), 2019. Dal 12 gennaio al 10 febbraio 2021. Sito internet: www.building-gallery.com

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